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Write for absolution

Se qualcosa mi ha insegnato

questa vita

è che la vita non insegna nulla

se non la guardi

con occhi sgranati

- dallo spavento –

per capire, al di là dell’orrore.

Da lì, dalla paura

può prendere forma

la fenice dello spirito,

nonostante un corpo trafitto,

nonostante lacerazioni e graffi

nonostante il desiderio di non volere nulla,

nemmeno la redenzione.


I MONOLOGHI DELLA BAMBOLA VUDÙ

Monologo della bambola Vudù

Non sono ancora abbastanza morta

da poter stare in silenzio,

non sono ancora abbastanza trafitta

- crocifissa –

da essere martire silente di fronte

alla superficialità impune.

Io sono qui

e non intendo andarmene

prima di avervi rivomitato addosso

tutta l’iniquità assorbita

dalla mia pelle di corda e stracci.

Non potrete non ascoltare:

le orecchie non hanno

palpebre da chiudere,

che la mia voce sia condanna,

condanna o assoluzione.


 

 



SILVIA FAVARETTO

Verde Laguna di Silvia Favaretto:  passione, resilienza ed amore tutto d’un fiato a Venezia con scorrevolezza



ultimo aggiornamento

 

VENEZIA - Verde Laguna, primo romanzo di Silvia Favaretto, è opera di resilienza pregevole che appassiona, si legge con scorrevolezza tutto d’un fiato. Il lettore, entra nella Venezia del Novecento, passando dai bombardamenti anglosassoni ai cambiamenti politici e sociali della guerra fino al boom economico. La famiglia, l’amore, il dolore e la rinascita sono gli elementi di una storia vera che appassiona e travolge il lettore. Le emozioni che si percepiscono leggendo VERDE LAGUNA sono quelle vissute dalla protagonista Ida, dalla sorellina Anna e dal fratello Ferdi divenuti presto orfani di guerra. La resilienza è infatti l’elemento trainante dell’opera di Silvia Favaretto. La  capacità di non lasciarsi abbattere per Ida dalle difficoltà della vita, di reagire e di rialzarsi più forte di prima. Ida dimostra che si possa imparare ad adattarsi al vento ed alle tempeste come fanno gli alberi, sviluppando radici forti e rami flessibili, così da potersi mantenersi ancorati a terra, ma nello stesso tempo imparare ad adattarsi ai cambiamenti. Ida è come l'Araba Fenice che rinasce dalle proprie ceneri dopo la morte e proprio per questo motivo, simboleggia anche il potere della resilienza, ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, coltivando le risorse che si trovano dentro di noi. Mai lasciarsi abbattere dalle difficoltà, ma rialzarsi più forti di prima come hanno fatto i tre fratelli: ANNA, FERDI ed IDA. VERDE LAGUNA è storia storia vera di vita che parte dalla frase pronunciata dalla richiesta della piccola Silvia alla nonna Ida : “Nonna, mi racconti di quando eri piccola?”. La capacità descrittiva dell’autrice evidenzia sia linguaggio forbito e preciso che comprensibilità per chiunque. VERDE LAGUNA è un’opera che oltre a suscitare sentimenti e conoscenze storiche avvince per le vicissitudini dei protagonisti. Lo scritto potrebbe essere la trama di un film attuale con i “venti di guerra” sempre presenti in tutti i tempi. Il fiore all’occhiello di VERDE LAGUNA scritto da Silvia Favaretto ed edito da Mazzanti Libri è nel fatto che i protagonisti ANNA, FERDI ed IDA ROSSELLI tuttora in vita abbiano potuto apprezzarlo e rivivere la resilienza. 

 

VENEZIA Breve nota biografica dell’autrice Silvia Favaretto (Venezia, 1977) è dottore di ricerca in studi iberici ed angloamericani presso l’università Ca’ Foscari di Venezia. È giurato nei premi internazionali di poesia Castello di Duino e La Carta di Altino. Dal 2002 ha pubblicato libri di poesia e narrativa breve in Italia, Argentina, Colombia, Costa Rica, Honduras, El Salvador e Messico. Ha vinto premi letterari sfociati in pubblicazioni individuali come nel caso del Premio Ibiskos 2007 (primo premio di poesia per il libro “Parole d’acqua”) e il Premio Torresano della casa editrice Gilgamesh nel 2020 (primo premio di poesia per il libro “La notte dei corpi”). Nel 2021 il manoscritto inedito di questo romanzo ha vinto una menzione d’onore al premio Franco Ciliberti dell’archivio Cattaneo. Nel 2022 viene pubblicato “I monologhi della bambola vudù” (Fara edizioni) in seguito a vincita del concorso Narrapoetando 2021. È insegnante, traduttrice e Presidente dell’associazione culturale Progetto 7LUNE dal 2014.



I monologhi della bambola vudù  

Opera poetica vincitrice al concorso Narrapoetando

Il timore

Una bambola vudù spaventata

vede la morte ovunque:

con occhi sbarrati osservo

pungiglioni di vespa

il becco dei corvi

l’arco con cui suona il violino

il mio innamorato

e il suo sorriso

ancora più affilato

ancora più tagliente

ancora più pungente

mentre si avvicina il giorno

in cui non vorrà più giocare con le mie corde.


A volte sorrido

A volte sorrido

mentre mi trafiggono:

non sanno che

solo la bambola vudù

riesce ad ascoltare

la melodia segreta

del respiro delle statue.

Anch’io faccio passare l’aria tra

l’acciaio che punge

e la morbida stoffa,

mi dà un momentaneo sollievo.

Altre volte arriva il carnefice

ed è lui a sussurrarmi all’orecchio

“Ammazzati”

e io lo guardo alzare

il pungolo d’acciaio

scegliendo sempre la vita

scegliendo comunque

la dolorosa e isterica vita

a ogni suo colpo,

perché da qualche parte nevica

e ci sono luoghi in cui

non è necessario sanguinare.



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Silvia Favaretto ha vinto al concorso Narrapoetando 2022

 

I monologhi della bambola vudù  Opera poetica vincitrice al concorso Narrapoetando

MOTIVAZIONI DELLA GIURIA

Lo stile è originale, l’opera risulta compatta, declinando, all’interno di una cornice sempre fedele a sé stessa, tutta una serie di temi collaterali, attuali e ben proposti.(Eleonora Rimolo) Fu Diotima che mostrò a Socrate la via dell’amore. Ascoltando quest’opera abbiamo la possibilità di farci illuminare un’altra via (è un’altra via?), la via del dolore, da una bambola vudù. E forse Diotima era in Socrate come in noi la bambola, che dalla nascita conosce quanto questi nostri tempi ci hanno trovati impreparati a ricordare: che siamo nudi e soli e che già nel nostro venire al mondo facciamo l’esperienza del sangue e del dolore. Quest’immagine misura la nostra misteriosa responsabilità. Ci sono due strade che molto probabilmente non sono due strade, che molto probabilmente sono la stessa strada e due modi di percorrerla, come in più modi possiamo reagire al blackout. La luce se ne va e possiamo arrabbiarci, possiamo angosciarci, possiamo chiamare i fornitori della corrente e l’amministratore del condominio o perdere tempo a cercare quelle pile che non sbucheranno mai. Potremo poi, o alla fine dovremo, accettare il fatto che, semplicemente, ci sono giorni in cui la luce se ne va. Che questi spilloni, che continuamente ci trafiggono, esistono, che esiste il dolore e la sofferenza, oltre ogni ogni nostro perché. E anche se lo sentiamo che senza il chiarore, senza la luce che manca, questa vita è impossibile, nessun tentativo di spiegare il black out la farà tornare. Allora piangeremo di paura senza sapere come fare. Questa è la strada e accettarla, piano piano, ci dice la bambola, ci porta a un’altra luce, diversa. La poesia Blackouts, come tante altre poesie di quest’opera, è un piccolo manuale di sopravvivenza, un esercizio di consapevolezza, che ha senso tenere in tasca in questi giorni o anni, o in questa vita. Perché ascoltare la bambola vudù è anche fare amicizia con quella voce di creatura sorda e indefessa che è la talpa; è annusarla, la luce, oltre gli occhi, oltre la nostra paura della solitudine, oltre il nostro desiderio di chiarore. La bambola vudù ci porta per mano a scoprire che dentro questa luce, oltre questo buio, attraverso una fedeltà incomprensibile, esiste un’altra luce e non dobbiamo aver paura, perché il nostro straccio di corpo sa ricevere ogni ago e questo è importante, perché tutti i nostri incontri avranno uno spillone in mano e sempre crediamo di sapere cosa ci aspetta, eppure accadde un giorno che la bambola vudù incontrò una mano con un ago, e un filo d’oro, e non fu infilzata; la mano si dispose a ricucirne ogni parte rotta e ne fece un crogiolo di cicatrici dorate. Così anche le opere, i libri, come ogni esperienza, nascondono nell’incontrarle un ago. La bambola vudù con sé per noi si porta dietro un filo d’oro. Ho voluto ringraziare la voce della bambina saggia con un briciolo di quanto mi ha insegnato. (Gregorio Iacopini)


 

 

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