CALTANISSETTA -
Questore Pina Albertino AGNELLO assegna direzione Digos a Lorena LATINO e
Volanti a Marcantonio Di Dio.
.La decisione
operativa è stata adottata la scorsa settimana dal Questore Pinuccia
Albertina Agnello la quale ha assegnato i nuovi incarichi ai due
funzionari della Polizia di Stato della Questura, d’intesa con i
corrispondenti Servizi del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Il
Commissario Capo dott.ssa Lorena Latino è il nuovo dirigente della
Digos, in sostituzione del Commissario Arcangelo Graci, che dal 1°
gennaio sarà collocato in quiescenza; il Commissario dr Marcantonio Di
Dio è, invece, il nuovo dirigente dell’U.P.G.S.P. Sezione Volanti, in
sostituzione della dott.ssa Lorena Latino. Il Questore ha augurato ai
due funzionari un buon lavoro al servizio della collettività nissena,
confidando nella riconosciuta e qualificata professionalità di entrambi.
Caltanissetta
– GdF in esercizio commerciale a Gela
sequestra 11044 cd e dvd pirata.
Denunciato il titolare F.A. 47enne, residente a Gela. La
Guardia di Finanza di Gela ha svolto
l’operazione antipirateria scoprendo un
traffico di DVD pirata. I militari hanno
comminato sanzioni per 2milioni€.
L’assidua attività di controllo del
territorio da parte delle Fiamme Gialle,
costantemente impegnate a tutelare i
cittadini da possibili frodi, ha permesso di
individuare a Gela un centro di riproduzione
e commercio di film ed album musicali
piratati. Le indagini sono state svolte
dagli uomini della Compagnia della GdF di
Gela e sono sfociate, il 26 ottobre 2015,
nella perquisizione di un esercizio
commerciale e, successivamente,
dell’abitazione del titolare, F.A.
47enne, residente a Gela. L’operazione si è
conclusa con il sequestro di 11.044 CD e DVD
riproducenti film ed album musicali di
recente uscita, 8 hard disks, 2 tablets,
2 pc, 1 totem plurimasterizzatore (in
grado di masterizzare contemporaneamente 11
DVD) e 800€ in contanti. Il titolare
dell’esercizio commerciale perquisito è
stato denunciato a piede libero alla locale
Procura della Repubblica e gli è stata
comminata una sanzione di circa 2 milioni di
euro. 5. Le Fiamme Gialle gelesi continuano
la loro attività di tutela economica e
finanziaria del territorio.
Gela
– Fratricida sgozza congiunto per futili motivi.
Vincenzo Valenti di 39enne metalmeccanico di Gela ha inferto ieri
fratello Alessandro, 28 anni, panettiere, tre coltellate uccidendolo. La
vittima è stata attinta dai fendenti sia al braccio, che alla tempia ed
anche al petto. Secondo una prima ricostruzione, dei militari dell’arma che
stanno seguendo le indagini, i fratelli si sarebbero incontrati in via
Benedetto Bonanno davanti all'abitazione di Alessandro, per chiarimenti.
Dalle parole i 2 sarebbero passati ai fatti con il tragico epilogo. I
carabinieri, nel corso dell’indagine hanno trovato nella casa di via Nicolò
Paci residenza di Vincenzo Valenti, un coltello posto in un catino. Numerosa
la famiglia dei 2 congiunti: 11 fratelli, 6 maschi e 5 femmine. Secondo
quanto accertato dagli inquirenti tra i 2 fratello non correva buon sangue,
tanto che i litigi sarebbero stati sempre più frequenti. Vincenzo, era
celibe e viveva con la famiglia d’origine insieme a 4 sorelle e 5 fratelli.
Alessandro era sposato e padre di una bambina lavorava nel panificio col
suocero. Vincenzo Valenti dopo le formalità di rito è stato associato nel
carcere di Gela a disposizione dell’Autorità Giudiziaria e per gli
interrogatori.
Mazzarino CL
– Tenta di uccidere figlia 10 mesi in pozzo
rete fognaria. La donna avrebbe tentato di
uccidere la piccola, ma è stata bloccata dai
carabinieri ed arrestata in flagranza di reato
con l'accusa di tentato omicidio. La donna di 43
anni si trova ora ai domiciliari. La bimba è
stata affidata ad una Comunità specializzata. A
chiedere aiuto, ieri pomeriggio, è stato il
padre della bambina. I carabinieri sono stati
avvisati anche da numerosi passanti che hanno
visto la donna che correva in lacrime verso un
pozzetto di acque reflue con la piccola in
braccio. La bambina era nata da un rapporto
extraconiugale. La donna avrebbe avuto, secondo
gli investigatori, anche l'intenzione di
suicidarsi. Lo ha dichiarato ai carabinieri lei
stessa subito dopo essere stata bloccata da
alcuni passanti prima che compisse l'insano
gesto. All'origine della decisione di tentare
l'omicidio-suicidio ci sarebbe il fallimento di
entrambi i rapporti di coppia: con marito e
amante.
Caltanissetta – Evade dai domiciliari, torna in cella.
Agenti, appartenenti alla 3^ Sezione - Reati contro la Persona - della
Squadra Mobile nissena, diretta dalla d.ssa Marzia Giustolisi, il 22 agosto
2013 hanno tratto in arresto Michelangelo MANTIONE, 55enne nato a
Caltanissetta, a seguito di Ordine di esecuzione per revoca dell’espiazione
presso il domicilio delle pene detentive emesso dall’Ufficio esecuzione
penale della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ordinario di
Caltanissetta a firma del Procuratore Aggiunto dr. Gabriele Paci, per
scontare 10 mesi e 20 giorni giorni reclusione. A Michelangelo MANTIONE è
stato revocato il beneficio degli arresti domiciliari, “misura” nella quale
lo stesso si trovava in quanto resosi responsabile nella notte del 23 ed il
24 giugno 2012 di un furto in abitazione. Il magistrato di sorveglianza
presso il Tribunale di Caltanissetta, Dott. Luca Rossomandi, il 22 agosto
2013 ha revocato al personaggio la misura di detenzione domiciliare.
Michelangelo MANTIONE, infatti, è stato rintracciato, il 21 agosto 2013, da
uomini della Sezione Volanti della Questura di Caltanissetta, fuori dal suo
domicilio, senza autorizzazione. Il soggetto era al “ Circolo degli Amici” a
Caltanissetta dove veniva trovato, a seguito di perquisizione personale, in
possesso di 1 coltello a serramanico. Michelangelo MANTIONE, difeso
dall’avvocato Dacquì Giuseppe del Foro di Caltanissetta, dopo gli
adempimenti di rito è stato associato presso la Casa Circondariale di
Caltanissetta.
Caltanissetta- 1 pusher preso in azione.
La Squadra Mobile di Caltanissetta 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e
delitti contro la P.A., con l’ausilio di personale della locale Sezione
Volanti, ha tratto in arresto un disoccupato nisseno
Francesco FIANDACA
27enne meglio conosciuto come “Pantani”, sorpreso in flagranza dei reati di
detenzione e spaccio di sostanza stupefacente. I tutori dell’ordine, nel
corso di servizi di controllo del territorio mirati al contrasto ed alla
repressione sia del traffico illecito delle sostanze stupefacenti e
psicotrope, che del dilagante fenomeno dei furti in abitazione, disposti dal
Questore di Caltanissetta Filippo Nicastro, operando con pattuglie civetta
della Squadra Mobile guidata dalla Dr.ssa Marzia Giustolisi, a
Caltanissetta nel centralissimo corso V. Emanuele, dinanzi il bar, di nuova
apertura sito a fianco della locale Università hanno notato il sorvegliato
speciale di Pubblica Sicurezza Francesco FIANDACA. Il sospetto si è
incontrato con 1 soggetto che, in braccio teneva 1 neonato, che gli
consegnava una banconota, ricevendo in cambio un involucro che quest’ultimo
andava a posare nella sua autovettura LANCIA “Musa”. L’uomo,
successivamente identificato per G. G. di 46 anni, dopo aver posato
l’involucro nell’autovettura raggiungeva nuovamente il FIANDACA ed dinanzi
entrava nel bar. Quei movimenti, sebbene fulminei, non sfuggivano agli
Agenti dell’Antirapina che si erano appostati. I tutori dell’ordine hanno
bloccato immediatamente i due, sottoponendoli ad immediata perquisizione sul
posto, che dava esito positivo. Gli agenti, in una tasca del FIANDACA hanno
rinvenuto 1 banconota da 20€ che gli era stata data dall’assuntore G.G.
in cambio della sostanza stupefacente tipo hashish , in quantità di quasi 1
grammo, rinvenuta nascosta nella tasca di in 1 borsone per neonati, riposto
sul sedile della macchina di quest’ultimo. Altri uomini della Sezione
Volanti, intanto sono intervenuti nel bar, ed hanno rinvenuto e sequestrava
altri 3 involucri contenenti sostanza stupefacente, dello stesso tipo, per
un totale di 9.3 grammi, che FIANDACA alla vista della Polizia aveva
buttato vicino al cestino butta carte, nel disperato tentativo, risultato
vano, di disfarsi dello stupefacente. I poliziotti, in considerazione dei
fatti hanno proceduto a perquisizione domiciliare dell’abitazione di
Francesco FIANDACA, con esito positivo. Gli agenti in un cassetto del
comodino nella camera da letto hanno rinvenuto un altro pezzo di hashish, di
½ gr. circa, simile agli altri sequestrati, che veniva parimenti
sequestrata. I poliziotti, nel corso della stessa perquisizione domiciliare
hanno rinvenuto 1 consolle play station Sony modello PSP, completa di
custodia e carica batteria, che veniva sequestrata in considerazione del
fatto che l’arrestato non poteva provarne la lecita provenienza. I
successivi accertamenti tecnici esperiti dal locale Gabinetto Provinciale di
Polizia Scientifica hanno confermato che la sostanza stupefacente
sequestrata era tutta dello stesso tipo hashish, per un peso complessivo di
11.3 gr.. L’arrestato,
che annovera a suo carico svariati precedenti penali per spaccio di
stupefacenti, furto, ricettazione ed associazione per delinquere
finalizzata ai furti, tali da essere destinatario della misura di
prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica sicurezza, difeso
dall’avvocato di fiducia Maria Francesca Assennato, dopo gli adempimenti di
rito, così come disposto dal Pubblico Ministero Dr.ssa Donatella Pianezzi,
veniva associato presso la locale casa circondariale a disposizione
dell’Autorità Giudiziaria. L’acquirente G.G. veniva segnalato per uso
di sostanze stupefacenti ai sensi dell’art. 75/5° del D.P.R. 309/90, e nei
prossimi giorni la sua posizione sarà valutata dal competente Ufficio
Territoriale del Governo, anche ai fini della sospensione della patente di
guida e di altri documenti, così come previsto dalla normativa vigente.
Il rinvenimento della consolle play station Sony modello PSP, per la quale
sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi, al fine di compararne
la similitudine con altri oggetti simili, asportati di recenti a seguito di
furti in abitazioni, conferma ancora una volta l’esistenza del triste
connubio furti e droga che vede la commissione di furti di varia natura da
parte di giovani soggetti dediti anche al traffico di stupefacenti.
Caltanissetta
- Operazione “Cobra2”, manette ad 1 irreperibile, era in
Germania. La Squadra Mobile di Caltanissetta nel
pomeriggio di ieri ha tratto in arresto
Gianmarco INGAGLIO
26enne
nato a Catania, altro indagato nell’operazione “Cobra2”,
condotta da questa Squadra Mobile, perché ritenuto
responsabile del reato p. e p. art. 73 comma 1 del DPR
309/90. Il soggetto di San Cataldo, la notte del 25 giugno
scorso era irreperibile perché si trovava all’estero, in
Germania. Il personaggio secondo gli investigatori era il
braccio operativo di Marcello TOSCANO che vendeva all’INGAGLIO
la droga da lui acquistata a Palermo. Le indagini della
polizia avrebbero evidenziato che sarebbe stato poi l’INGAGLIO
a spacciare la sostanza stupefacente a San Cataldo, tant’è
che alla lunga erano insorti contrasti tra i due poiché l’INGAGLIO
voleva occuparsi in “autonomia” dell’attività di spaccio in
quel centro. Gianmarco INGAGLIO, di seguito alla notifica
dell’ordinanza della misura cautelare della custodia
cautelare in carcere emesso il 18 giugno 2013 dal
Tribunale di Caltanissetta – Ufficio del Giudice per le
Indagini Preliminari - è stato accompagnato presso la Casa
Circondariale di Caltanissetta. L’arrestato ha nominato
l’Avvocato Giovanni Lomonaco del Foro di Caltanissetta.
Caltanissetta
– 2 picchiano anziana in casa per rapina. I
malfattori, hanno agito nel pomeriggio, alle ore 17.50
circa, quando era in corso la festa del Patrono di
Caltanissetta San Michele. Si tratta di due giovani
già
noti Manaue SAGONA 24enne e Marco ALFIERI
27enne, che avrebbero agito con modalità raccapriccianti. I
soggetti hanno consumavano una rapina aggravata ai danni di
una donna anziana quasi ottantenne, causandole lesioni
aggravate, mentre si trovava nella sua abitazione sita in
via Fra Giarratana. La risposta della giustizia è arrivata
in tempi immediati ed infatti nel pomeriggio, a seguito di
serrate e tempestive indagini della Squadra Mobile, guidata
dalla d.ssa Marzia Giustolisi, Sezione Reati contro il
Patrimonio e delitti contro la pubblica amministrazione, su
richiesta dei Pubblici Ministeri Elena Caruso e Donatella
Pianezzi, sono state emesse due ordinanze di custodia
cautelare in carcere a carico dei soggetti, che venivano
immediatamente arrestati dagli uomini dell’Antirapina.
Caltanissetta
– 2 fratelli, figli ergastolano Angelo PALERMO, presi con cocaina.
Poliziotti della Squadra Mobile - 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e
delitti contro la P.A., hanno tratto in arresto due fratelli nisseni,
Giuseppe 32enne, già noto e Massimo PALERMO 27enne, figli del ben
più noto Angelo PALERMO, in atto detenuto per ergastolo. I 2 sono
stati sorpresi in flagranza dei reati di trasporto e detenzione di sostanza
stupefacente finalizzata allo spaccio, in concorso tra loro. I tutori
dell’ordine, stavano svolgendo servizi di controllo del territorio mirati al
contrasto ed alla repressione sia del traffico illecito delle sostanze
stupefacenti e psicotrope, e del dilagante fenomeno dei furti in
abitazione. L’attività era stata disposta dal Questore di Caltanissetta
Filippo Nicastro, e svolta con pattuglie civetta Antirapina della Squadra
Mobile nissena, guidata dalla dr.ssa Marzia Giustolisi, a Caltanissetta in
viale Sicilia. Gli investigatori appena dopo la mezzanotte, hanno rilevato
la presenza di un’auto sospetta con a bordo i fratelli PALERMO, che
transitavano con fare circospetto. I soggetti guardandosi attorno e
procedevano a marcia lenta. I movimenti sospetti, sebbene apparentemente
insignificanti ad occhi profani, non sono sfuggiti agli Agenti
dell’Antirapina che hanno bloccato immediatamente i due giovani,
sottoponendoli a perquisizione sul posto. I poliziotti hanno rinvenuto 1
involucro di plastica contenente all’interno sostanza stupefacente del tipo
cocaina purissima, in quantità di oltre 5 grammi, che Massimo PALERMO
teneva celata nei boxer. L’elevata quantità della sostanza stupefacente
sequestrata, con la quale si sarebbero potute confezionare almeno 40 dosi
dopo il taglio, per un ricavo di circa 2.500 euro, coniugata alla condizione
di indigenza dei due fratelli PALERMO dovuta al fatto di essere disoccupati,
ha confermato ai poliziotti come la sostanza che 2 tenevano fosse destinata
allo spaccio al minuto. I due germani sono stati arrestati e la sostanza
stupefacente sequestrata. Gli agenti hanno effettuato successive
perquisizioni nelle abitazioni dei due fratelli, 1 coniugato e l’altro
celibe. Gli inquirenti non hanno rinvenuto altri elementi di interesse
investigativo, ed i due arrestati difesi dagli avvocati di fiducia,
rispettivamente l’avvocato Maria Francesca Assennato per Giuseppe PALERMO, e
l’avvocato Michele Micalizzi per Massimo PALERMO, dopo gli adempimenti di
rito, così come disposto dal Pubblico Ministero Dr. Di Stefano sono stati
associati presso la locale Casa Circondariale a disposizione dell’Autorità
Giudiziaria. Gli arresti, che si vanno a sommare ai numerosi effettuati nei
giorni scorsi, oltre a riscontrare l’incisivo impegno operativo delle
pattuglie Antirapina sul territorio, confermano ancora una volta l’esistenza
del triste connubio: furti e droga che vede la commissione di furti di varia
natura da parte di giovani soggetti dediti all’uso indiscriminato di droghe.
Catania
– “Carcere duro” per Lucio Giugno. Il Ministero della Giustizia, il
2 maggio 2013, su richiesta della Procura Distrettuale di Catania ha
sottoposto
Giancarlo Maria Lucio GIUGNO,
ritenuto boss di Niscemi, 54enne, al regime di detenzione dell’art. 41 bis o
carcere duro. La richiesta della DDA di Catania fa seguito ad una serie di
ordinanze di custodia cautelare in carcere che sono state eseguite dalla
Squadra Mobile di Caltanissetta, a carico degli esponenti di spicco della
consorteria mafiosa “cosa nostra” e “stidda” operanti nel territorio di
Niscemi. Le inchieste di rilievo : Operazione di Polizia denominata “REWIND”,
allorquando, in data 15 febbraio 2013, uomini della Sezione Criminalità
Organizzata della Squadra Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con il
Commissariato di P.S. di Niscemi, hanno eseguito a carico di Giancarlo
GIUGNO ed altri 9 soggetti appartenenti a "cosa nostra" 10 ordinanze di
custodia cautelare in carcere, emesse il 6 febbraio 2013 dal G.I.P. del
Tribunale di Catania dott. Alessandro Ricciardolo su richiesta della
Direzione Distrettuale Antimafia di Catania. Giancarlo GIUGNO e gli altri
arrestati rispondevano quali mandanti e concorrenti morali, per essersi
riuniti in un covo sito nelle campagne tra Acate e Niscemi, e aver deciso e
progettato, l’omicidio di Roberto BENNICI, ritenuto esponente, rivale dei
Russo. Accusa aggravata dall’art. 7 l. 203/1991, avendo commesso il fatto al
fine di agevolare la realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa
"cosa nostra". Altro duro colpo alla consorteria mafiosa niscemese è stato
inferto il 22 aprile 2013, Operazione di Polizia denominata “COLPO SU
COLPO”, quando agenti della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra
Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con il Commissariato di P.S. di
Niscemi hanno eseguito 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere,
emesse il 10 aprile 2013 dal G.I.P. del Tribunale di Catania dott. Luigi
Barone su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania,
sempre a carico del GIANCARLO MARIA LUCIO GIUGNO + altri 7 appartenenti alle
consorterie mafiose tra cosa nostra e stidda, tra cui il noto Giuseppe
MADONIA inteso PIDDU. La DDA di Catania e la Sezione Criminalità
Organizzata della Squadra Mobile di Caltanissetta sono riusciti a dare
soluzione ai numerosi omicidi e tentati omicidi oggetto di una feroce faida
scoppiata tra le due consorterie mafiose rivali, cosa nostra e stidda, che
iniziava nel luglio del 1991 con l’assassinio di Paolo NICASTRO e culminata,
nel ottobre del 1991, con l’omicidio di Totò CAMPIONE, in uno spietato,
appunto, “Colpo Su Colpo”. Giancarlo GIUGNO che attualmente è detenuto
presso il Carcere “Bicocca” di Catania, verrà quindi trasferito presso
struttura idonea carceraria per detenuti in regime di 41 bis.. Le forze
dell’ordine sono fermamente convinte che l’arresto di GIUGNO e di altri
esponenti di spicco della consorteria mafiosa di cosa nostra niscemese
consenta di proseguire quell’azione costante di liberazione dalla presenza
mafiosa nella città di Niscemi e infonde coraggio negli operatori economici
della cittadina nissena, che, una volta per tutte, potranno coalizzarsi per
contrastare efficacemente il racket delle estorsioni, costituendo una
associazione antiracket ed antiusura, con il supporto di tutte le forze
dell’ordine e delle principali istituzioni.
Caltanissetta
–
Refurtiva in garage adiacente Questura. Poliziotti
della quinta sezione Antidroga della Squadra Mobile nissena,
nell’ambito di specifici controlli predisposti dal Questore di
Caltanissetta dr. Filippo Nicastro, hanno segnalato alla Procura
della Repubblica di Caltanissetta, PM dr.ssa Maria Pia Ticino,
in stato di liberta, Leandro D.M.A.,
41enne, residente a Caltanissetta, già noto, per reati contro il
patrimonio.
Il personaggio,
nell’ambito di uno specifico servizio antidroga, è stato
controllato presso un garage in suo uso, sito nelle adiacenze
della Questura. I tutori
dell’ordine, nel contempo
hanno
perquisito il garage ed un furgone in uso al soggetto e l’atto
di P.G. ha
consentito
di rinvenire una notevole quantità di materiale di provenienza
illecita. I poliziotti in dettaglio, nel furgone hanno
rinvenuto: 4 motori HONDA mod. SH e numerosi parti meccaniche
e di carrozzeria di motocicli marca YAMAHA mod. T –MAX e HONDA
SH, tra cui pneumatici, selle, pezzi di carrozzerie, pinze di
freni, carene, marmitte, pedana, telai. Anche all’interno del
garage veniva rinvenuto analogo materiale meccanico e di
carrozzeria dello stesso tipo di quello sopra indicato. In
relazione al materiale rinvenuto nel corso dell’atto di P.G. il
personaggio Leandro D.M.A. non è stato in grado di
fornire documentazione concernente l’acquisto o la provenienza.
Inoltre, veniva rilevato, che due dei motori rinvenuti
presentavano il numero identificativo contraffatto; pertanto si
gli agenti hanno proceduto al sequestro di tutto il materiale
rinvenuto. Successivi accertamenti esperiti presso la HONDA
ITALIA INDUSTRIALE - Ufficio affari Generali, hanno consentito
di riscontrare pienamente la provenienza furtiva dei motori
rinvenuti. In particolare i motori risultavano esser stati
rubati, nel 2012, a Roma. L’indagato veniva segnalato per i
reati di ricettazione e riciclaggio. È stato nominato quale
difensore d’Ufficio l’avvocato Sonia COSTA, del Foro di
Caltanissetta.
Caltanissetta
- “Contry cold case”: risolto mistero su omicidio, Polizia
arresta mandante. Il delitto era stato commesso 1995. Gli
investigatori delle Squadre Mobili di Caltanissetta diretta dalla dr.ssa Marzia Giustolisi Dirigente S.c.o. Squadra
Mobile Caltanissetta
ed Enna dr. Giovanni Cuciti Dirigente Squadra Mobile di Enna,
nelle prime ore del 12 giugno 2012, hanno eseguito un ordinanza
applicativa della Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal
G.I.P. del Tribunale del Caltanissetta dr. Marcello TESTAQUADRA,
su richiesta della Procura della Repubblica – D.D.A. di
Caltanissetta, a carico di:
Calogero LO MONACO,
54enne nato ad Enna, residente a Santa Caterina Villarmosa (CL),
già noto per reati contro la persona, il patrimonio ed in
materia di sostanze stupefacenti, indagato quale mandante
dell’omicidio di
Giuseppe DI MARTINO,
commesso
a Santa Caterina Villarmosa nella notte tra il 7 e l’08 dicembre
del 1995. Il delitto è stato eseguito da Orlando MESSINA,
42enne, già noto alle orze dell’ordine e residente a Villarosa
(EN) nato a Catania, successivamente ucciso dal suocero a
seguito di una lite familiare in contrada San Cataldo, agro di
Enna, la sera del 18 giugno 1998. Quale complice per l’omicidio
è indagato anche Ben Mohamed HAJ HASSINE RIDA, 45enne nato in
Tunisia, residente a Villarosa (EN) in atto detenuto dovendo
scontare una pena di 9 anni per stupefacenti. La figura del LO
MONACO quale responsabile dell’efferato delitto era già stata
oggetto di approfondimenti investigativi, posto che lo stesso
era in contrasto con Giuseppe DI MARTINO, ritenuto un “ostacolo”
per la successione ereditaria di Salvatore DI MARTINO padre di
Giuseppe e nonno dello stesso LO MONACO.L’Ordinanza di Custodia
Cautelare è il risultato di una complessa e meticolosa indagine
svolta da poliziotti delle due Squadre Mobili su specifiche
direttive impartite dalla Procura della Repubblica –DDA – di
Caltanissetta. Il caso, era stato chiuso per insufficienza di
elementi probatori, era poi stato riaperto nel 2011, a seguito
della collaborazione di un soggetto vicino al LO MONACO, il
Tunisino Ben Mohamed HAJ HASSINE RIDHA, il quale, avendo
partecipato personalmente all’azione criminale ed essendo a
conoscenza di dettagli relativi alle fasi della premeditazione
del delitto, ha fornito agli inquirenti precisi elementi, che
hanno permesso, nonostante fossero trascorsi circa 17 anni, di
ricostruire il movente, le fasi dell’omicidio e trovare
riscontri sulla scena del crimine. Il mandante dell’omicidio,
Calogero LO MONACO, eliminando la vittima, poteva vantare il
controllo dei terreni e dei conti correnti del nonno Salvatore
DI MARTINO con il quale era cresciuto; inoltre, l’esecutore
materiale del delitto, Orlando MESSINA, “reclutato” dal LO
MONACO sulla base di false rivelazioni, riteneva di vendicare
l’uccisione del proprio genitore. La mattina del 8 dicembre 1995
Giuseppe DI MARTINO veniva rinvenuto cadavere all’interno della
propria abitazione: l’ispezione cadaverica all’epoca eseguita
consentiva di rilevare una vasta ferita sulla regione frontale,
nonché un profondo squarcio in corrispondenza del collo,
provocato da un filo di metallo. Si poteva accertare che la
morte del DI MARTINO era sopraggiunta a seguito di ripetuti
colpi inferti con un piede di porco, rinvenuto sporco di sangue
sulla scena del crimine, nonché a causa dell’azione esercitata
al collo, con un cingolo di acciaio che provocava un’ampia
lesione con la recisione dei grossi vasi (scannamento) con
conseguente collasso cardiocircolatorio per shock emorragico.
Calogero LO MONACO, dopo avere tentato invano di convincere
altri soggetti ad eseguire materialmente il delitto, riusciva a
determinare in tal senso Orlando MESSINA, facendo leva sul
desiderio di vendetta di questi nei confronti dell’autore
dell’uccisione del proprio padre; il LO MONACO, pertanto,
“confidandogli” che l’omicida di Gabriele MESSINA, ucciso il 15
novembre 1990 a Villarosa, era proprio Giuseppe DI MARTINO con
altro soggetto, lo convinceva ad eliminare la vittima designata,
assicurandosi che HAJ HASSINE RIDHA, con il quale aveva
effettuato in precedenza un sopralluogo presso l’abitazione del
DI MARTINO, accompagnasse sul posto il MESSINA, con lo scopo di
reperire contanti ed altri beni da asportare. Lo Monaco era
stato di recente scarcerato e si trovava libero presso la sua
abitazione di Santa Caterina Villarmosa. Oltre alla Custodia
cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di
Caltanissetta, la DDA nissena ha disposto la perquisizione
personale e locale a carico di Calogero LO MONACO, effettuata in
contemporanea con l’esecuzione dell’ordinanza. Nel corso
dell’atto di PG, effettuato da agenti sono stati rinvenuti,
nell’abitazione di campagna del Lo Monaco, precisamente in
un’autovettura parcheggiata nelle pertinenze della casa: 1
fucile tipo carabina calibro 22 Lr/65 marca Anschutz Gmbk
Waffenfabrik, 7 cartucce cal 22 con ogiva in piombo e rame, 8
bossoli già utilizzati cal. 22, 1 caricatore della carabina. I
tutori dell’ordine hanno anche rinvenuto 1 grammo di sostanza
stupefacente del tipo eroina, celata in un giubbotto in uso
all’arrestato. Per tali fatti il LO MONACO è stato deferito
all’A.G. per il reato di porto e detenzione illegale di arma da
fuoco e relativo munizionamento, nonchè segnalato per la
violazione di cui all’art. 75 del DPR sulle sostanze
stupefacenti. L’arrestato è stato pertanto tradotto presso la
casa circondariale di Caltanissetta, a disposizione dell’A.G..
Gela– CC operazione Agorà,
stidda e cosa nostra 18 ordinanze custodia cautelare in carcere a Gela :
accusa associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga, detenzione di
armi e munizioni. Le manette dei militari sono scattate per Emanuele Palazzo
55enne, ritenuto l'attuale reggente della Stidda di Gela, Carmelo
Antonuccio, 23enne, Gaspare Carella, 49enne, Carmelo
34enne ed Orazio Luciano Curvà 22enne, Giuseppe Andrea Mangiameli,
36enne, i fratelli Davide 32enne e Simone 30enne Nicastro,
Ettore Nobile 24enne, Alessandro Peritore, 20enne, Giuseppe
Alfio Romano 32enne, Calogero Orazio Peritore, 28enne,
Pasquale Sanzo, 30enne, e Massimiliano Tomaselli 32enne. I
provvedimenti sono stati notificati in carcere ad Armando Giuseppe D'Arma,
58enne, ritenuto dagli investigatori esponente di spicco di cosa nostra,
Paolo Di Maggio, 52enne, ritenuto dagli investigatori boss della Stidda
cui si richiama l'intero gruppo guidato da Palazzo, Giuseppe Alessandro
Antonuccio, 34enne, e Francesco Morteo 48enne.
I particolari
dell’operazione Agorà resi noti dalla Direzione Antimafia presso il
Tribunale di Caltanissetta.Il
gruppo avrebbe imposto pizzo a commercianti e imprenditori. Le 18 persone sono state
raggiunte da ordini di custodia cautelare in carcere emessi dal gip del
Tribunale di Caltanissetta, nell'ambito dell'operazione antimafia Agorà.
I carabinieri avrebbero
azzerato i vertici dell'organizzazione con la cattura di capi storici e
gregari che avevano armi ed esplosivo e che avrebbero controllato gli affari
illeciti e pianificato gli attentati. Gli investigatori, nel corso
dell'inchiesta hanno sequestrato 5 chili di hashish. Nell'operazione sono
stati impegnati: quasi cento carabinieri, 1 elicottero e unità cinofile alla
ricerca di armi e droga.
CALTANISSETTA
Questore Pinuccia AGNELLO: 500 Poliziotti, 55
arresti DDA,legami Cosa Nostra Gela,ndrangheta Calabria ndrina
LONGO e mafia Catania
CALTANISSETTA
- Questore Pinuccia AGNELLO: 500 Poliziotti
eseguono 55 arresti DDA,legami Cosa Nostra
Gela,ndrangheta Calabria ndrina LONGO di
Polistena e mafia Catania.
La Polizia nissena ha eseguito le 55 misure
cautelari per i reati di associazione di
tipo mafioso, intestazione fittizia di beni,
estorsione e traffico di sostanze
stupefacenti. Il Questore di Caltanissetta
Pinuccia Albertina AGNELLO
video intervista
, al fine di garantire l’Ordine e la
Sicurezza Pubblica, considerata la complessa
attività di Polizia Giudiziaria che ha
interessato i 55 soggetti destinatari della
misura cautelare, ha emesso una specifica
ordinanza impiegando altri 50 uomini in
servizio di Ordine Pubblico. L’ordinanza
della misura cautelare personale detentiva,
è stata emessa dal G.I.P. presso il
Tribunale di Caltanissetta, nel corso delle
indagini preliminari, su richiesta della
locale Direzione Distrettuale Antimafia
della Procura della Repubblica. I soggetti
destinatari della misura cautelare, sono
indagati, a vario titolo, per i reati di
associazione di tipo mafioso, intestazione
fittizia di beni, estorsione e traffico di
sostanze stupefacenti. Reati aggravati dalla
disponibilità, in capo agli associati, di
armi anche da guerra ed esplosivi. 500
uomini della Polizia di Stato hanno operato
al fine di eseguire le misure cautelari.
La Direzione Distrettuale Antimafia della
Procura della Repubblica di Caltanissetta ha
anche disposto di procedere alla
perquisizione di tutti gli indagati e dei
luoghi nella loro disponibilità per
ricercare armi e droga. La complessa
attività di Polizia Giudiziaria ha
comportato la partecipazione oltre della
Squadra Mobile di Caltanissetta, anche degli
uomini di Uffici della S.I.S.C.O. di
Caltanissetta e del Commissariato di P.S. di
Gela. Il blitz ha impiegato nel complesso
gli uomini delle Squadre Mobili di Catania,
Agrigento, Palermo, Enna, Trapani, Siracusa,
Ragusa e Padova, delle S.I.S.C.O. di
Venezia, Messina, Catania e Palermo, del
Reparto Volo di Palermo, dei Reparti
Prevenzione Crimine di Catania, Palermo,
Vibo Valentia, Cosenza e Siderno, delle
Unità Operative di Pronto Intervento di
Napoli e Palermo, delle Unità Cinofile di
Catania e Palermo, del Servizio Polizia
Scientifica di Roma, del Gabinetto Regionale
della Polizia Scientifica di Palermo e del
Gabinetto Provinciale della Polizia
Scientifica di Caltanissetta. I 55
personaggi sono in prevalenza gelesi (32
persone) nonché 4 soggetti di Catania, 4
individui di Palermo, 12 della provincia di
Agrigento e 3 della provincia di Reggio
Calabria per i reati di associazione per
delinquere di stampo mafioso, intestazione
fittizia di beni, estorsione e traffico di
sostanze stupefacenti. Reati aggravati dalla
disponibilità, in capo agli associati, di
armi (anche da guerra) ed esplosivi. Secondo
l’ordinanza del G.I.P. sussistono gravi
indizi per affermare, allo stato, quanto
segue. Le indagini, coordinate dalla
Direzione Distrettuale Antimafia della
Procura della Repubblica di Caltanissetta,
iniziate alla fine del 2018, hanno
consentito di tracciare le linee
operative di cosa nostra in territorio
gelese, acclarando ancora una volta la piena
operatività dei due gruppi che animano la
suddetta consorteria mafiosa nel territorio,
ovvero il gruppo Rinzivillo e il gruppo Emmanuello (da
qui il nome dell’operazione, “Ianus”: una
delle divinità più antiche, solitamente
raffigurata con due volti cosiddetto Giano
Bifronte, proprio a sottolineare i due volti
di cosa nostra). L’indagine dei poliziotti
della Squadra Mobile, S.I.S.C.O.
Caltanissetta e Commissariato di P.S. di
Gela - ha consentito di far emergere gravi
indizi anche in ordine agli ingenti
investimenti dell’organizzazione
mafiosa cosa nostra operante a Gela nella
realizzazione di serre finalizzate alla
coltivazione di marijuana; al contempo
avrebbe utilizzato tale tipologia di droga
come merce di scambio per ottenere sostanze
stupefacenti di altro genere quale cocaina,
dalle organizzazioni criminali reggine e
catanesi. I tutori dell’ordine hanno
appurato in dettaglio, che tra cosa nostra
gelese e soggetti legati alla ‘ndrangheta
calabrese e, segnatamente, alla ‘ndrina
LONGO di Polistena, nonché con esponenti
della criminalità organizzata catanese, il
traffico di droga si sostanziava per i
gelesi nell’importazione di cospicui
quantitativi di cocaina e hashish e
nell’esportazione di sostanza stupefacente
del tipo marijuana. La collaborazione è
stata ricostruita in considerazione delle
emergenze investigative tratte dal contenuto
delle intercettazioni di conversazioni tra
gli indagati ed ha trovato riscontro in
numerosi sequestri di marijuana il cui
quantitativo complessivo si attesta su 1000
kg circa di stupefacente del tipo marijuana.
Gli investigatori inoltre, secondo una stima
fatta proprio dagli stessi indagati nel
corso delle conversazioni captate, hanno
evidenziato che il quantitativo settimanale
di sostanza stupefacente immessa sul mercato
si aggirava intorno a 1 o 2 kg di cocaina,
con conseguenti cospicui guadagni per
milioni di euro. L’indagine ha altresì fatto
luce anche in ordine ai rapporti tra cosa
nostra e l’altra organizzazione mafiosa
operante a Gela e segnatamente la stidda,
censendo taluni incontri tra i rispettivi
vertici. L’attività investigativa ha fatto
emergere la disponibilità di armi ed
esplosivi da parte dei soggetti mafiosi.
Gli artificieri della Polizia di Stato,
durante l’arresto di uno degli indagati
hanno trovato un ordigno rudimentale. I
poliziotti al fine di scongiurare il
verificarsi di gravi fatti, hanno fatto
brillare l’esplosivo in piena sicurezza. La
pericolosità presunta di alcuni degli
indagati, oltre che dalla detenzione delle
armi, emergeva anche dal tenore delle
conversazioni captate. La Polizia oltre
alle misure cautelari ha proceduto al
sequestro preventivo a Gela di una villa con
piscina e di 1 auto di grossa cilindrata,
beni riconducibili a taluno degli indagati.
video intervista ed operazione
CALTANISSETTA
– Convegno Polizia su coraggio a parlare e
capacità ascolto: strategie prevenzione e
promozione benessere tra personale.
L’incontro è stato organizzato dalla
Questura nissena, in collaborazione con le
segreterie nazionali del SIAP e dell’ANFP.
Il convegno si è svolto di mattina
nell’Auditorium del Seminario Vescovile di
Caltanissetta. Il Questore della Provincia
di Caltanissetta Pinuccia Albertina Agnello
ha aperto i lavori, alla presenza del
Prefetto Chiara Armenia, di S.E. il Vescovo
Monsignor Mario Russotto, del Sindaco
Roberto Gambino e di numerose altre Autorità
civili e militari. Il Segretario Nazionale
del SIAP Luigi Lombardo ed il Segretario
Regionale dell’ANFP Antonino Ciavola hanno
dato il loro cenno e saluto. Interventi
qualificati sono si sono susseguiti da
parte di Giuseppe Tiani, Segretario
Nazionale Generale del SIAP; Enzo Letizia,
Segretario Nazionale Generale dell’ANFP;
Massimo Cacciola, Direttore del Dipartimento
di salute Mentale dell’ASP CL2; Claudio
Camilleri, Psichiatra dell’Ordine dei Medici
ed Odontoiatri di Caltanissetta; Gaetana
D’Agostino, Presidente dell’Ordine degli
Psicologi di Sicilia; Gaetana Di Giovanni,
Psichiatra Medico Superiore della Polizia di
Stato; e Sara Ragonese, Psicologa
Commissario Capo Tecnico della Polizia di
Stato. La Questura di Caltanissetta, ha
interagito in collaborazione con le
segreterie nazionali del Sindacato Italiano
Appartenenti Polizia e dell’Associazione
Nazionale Funzionari Polizia di Stato, dal
titolo: “Il coraggio di parlare e la
capacità di ascolto: strategie di
prevenzione del disagio e promozione del
benessere tra il personale della Polizia di
Stato”, è stato il tema precipuo. La
questione messa a fuoco riguarda il disagio
psicosociale negli operatori della Polizia
di Stato con l’obiettivo di definire, in
linea con le direttive del Dipartimento
della Pubblica Sicurezza, strategie di
prevenzione e sensibilizzazione alla
delicata materia. Qualificati relatori
esperti del settore scientifico ed
assistenziale dell’Ordine provinciale dei
Medici, dell’Ordine Regionale degli
Psicologi e dell’Ufficio di Coordinamento
Sanitario della Polizia di Stato di Catania
sono intervenuti al convegno, realizzato con
la collaborazione di Sicilbanca e della
Fondazione Sicana di Caltanissetta. In video
collegamento da Roma è intervenuto anche il
Direttore Centrale di Sanità del
Dipartimento della Pubblica Sicurezza,
Dirigente Generale Medico della Polizia di
Stato Fabrizio Cipriani.
CALTANISSETTA –
Patrizia PAGANO insediata dirigente
Divisione Polizia Anticrimine accolta da
Questore Pinuccia
Albertina AGNELLO.
Il nuovo dirigente della Divisione Polizia
Anticrimine, Primo Dirigente della Polizia
di Stato Patrizia Pagano, di mattina è
stata ricevuta dal Questore Pinuccia
Albertina Agnello e dai funzionari della
Questura. I poliziotti nisseni hanno accolto
il Primo Dirigente della Polizia di Stato
Patrizia Pagano hanno augurato il buon
lavoro alla funzionaria assegnata a
Caltanissetta in sostituzione della dott.ssa
Ema La Porta, trasferita alla Questura di
Palermo. Patrizia Pagano è catanese,
laureata in giurisprudenza ed in scienze
della pubblica amministrazione. La dirigente
è entrata in Polizia nel 2002, dopo aver
vinto il concorso per funzionari della
Polizia di Stato. Patrizia Pagano, al
termine del corso di formazione, con la
qualifica di Commissario Capo, è stata
assegnata alla Questura di Milano. La
funzionaria, nel settembre del 2005 è stata
trasferita alla Questura di Agrigento con
l’incarico di dirigente dell’Ufficio
Personale. Patrizia Pagano, nel 2013, dopo
la promozione alla qualifica di Vice
Questore Aggiunto, ha assunto l’incarico di
dirigente della Digos fino al 2020, anno in
cui ha assunto quello di Capo di Gabinetto
del Questore di Agrigento. La funzionaria,
da giugno 2022, promossa Primo Dirigente, ha
diretto il Commissariato di P.S. di Bagheria.Auguri di buon
lavoro per l’incarico assunto alla neo
dirigente della
Divisione
Polizia Anticrimine di Caltanissetta
Patrizia Pagano sia personali che dal nostro
giornale.
Niscemi
CL
-
Fuoco a bene mafia confiscato, dedicato a
giudice Livatino ed assegnato a diversamente
abili. Ignoti nella notte hanno cosparso
di liquido infiammabile la porta d’ingresso
e dato fuoco. Qualcuno, già la notte tra
sabato e domenica scorsi, aveva scavalcato
la recinzione del fondo agricolo in cui
sorge la struttura e con vernice spray
indelebile, aveva imbrattato tutto
l'edificio che era stato appena restaurato.
L’incendio di origine dolosa si è verificato
la notte di Pasqua ed ha bruciato una delle
porte del bene confiscato alla mafia in
contrada Vituso, a Niscemi, in provincia di
Caltanissetta, che era stato consegnato
all’associazione “Genitori di diversamente
abili”, in occasione della Giornata della
Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte
le vittime innocenti delle mafie. Il
fabbricato è di circa 200 metri quadrati
con attiguo terreno agricolo, è costituito
da due piani e comprendente anche una sala
per la riabilitazione. La struttura su
proposta del vicepresidente del Consiglio
comunale Luigi Gualato, è stato intitolato
alla memoria del giudice Rosario Livatino.
Il fabbricato sequestrato alla mafia è stato
ristrutturato ed adeguato in Centro di
accoglienza per diversamente abili con la
somma di 1 milione € del Pon sicurezza.
Avviso Pubblico esprime: ”si condanna
fermamente questo vile gesto e ripone piena
fiducia nell'opera delle forze dell'ordine
affinché si riesca a fare piena luce e a
giungere all'individuazione di chi ha
danneggiato il centro. I beni confiscati
rappresentano il simbolo della concreta
possibilità di sconfitta delle mafie, uno
strumento di riconoscimento effettivo dei
diritti e dello sviluppo, sociale, civile,
culturale ed economico di un territorio.
L’utilizzo per finalità sociali dei beni
confiscati è un impegno iniziato vent’anni
fa, grazie alle legge 109/96. Non sarà
certamente un incendio, al di là della sua
origine e dei gravi danni arrecati, ad
arrestare questo cammino di liberazione dal
giogo mafioso e di affermazione della
legalità e della giustizia”.
SERRADIFALCO CL
– Sesso con minore, regali anche per
madre: 2 in manette. I Carabinieri
della Compagnia di Caltanissetta hanno
arrestato Calogero CASTELLUZZI,
78enne
ed 1 donna, la madre della vittima
15enne, in esecuzione di Ordinanza di
Custodia Cautelare emessa dal GIP della
Procura di Caltanissetta in quanto ritenuti
responsabili di della violazione
dell’articolo 600 bis del codice penale per
prostituzione minorile. Gran lavoro è stato
svolto dai militari dell’Arma della
Compagnia Carabinieri di Caltanissetta che
hanno
condotto le delicate indagini
puntando anche a non intaccare la
sensibilità della giovane vittima. Si era
sparsa voce in paese a Serradifalco
di 1 anziano che del mese di settembre si
appartasse spesso con 1 minorenne nelle
campagne. Il 78enne è stato monitorato dai
militari dell’arma del luogo mentre a bordo
della sua auto fiat Panda avrebbe più volte
abusato della ragazzina, appartandosi in
luoghi solitari e con la compiacenza della
madre. L’anziano avrebbe, secondo gli
accertamenti dei carabinieri, ricambiato le
prestazioni con regali ed anche l’acquisto
di beni per consumo alimentare. I militari
dell’arma di Caltanissetta hanno anche
effettuato monitoraggi ed acclarato come la
madre in talune situazioni contattasse
l’anziano per concordare gli appuntamenti
con la 15enne. I militari hanno appurato
come la ragazza fosse soggiogata dal turpe
individuo che avrebbe abusato sessualmente
di lei. Sembra che alla base della vicenda
vi sia anche una storia di difficoltà
economiche della madre, che avrebbe
beneficiato di quanto la ragazzina era
subdolamente costretta a fare. I Militari
dell’arma hanno posto fine alla triste e
turpe vicenda dopo le formalità di rito
presso la Caserma Carabinieri di
Caltanissetta in via Regina Margherita il
78enne e la madre sono stati posti agli
arresti domiciliari e la giovane vittima
15enne è stata trasferita in una Comunità
per essere seguita da medici e psicologi per
superare lo shock psicologico per quanto
subito.
Caltanissetta –
Pesta e sfregia compagna, fugge: ammanettato da CC.
I carabinieri della Compagnia di Caltanissetta
comandata dal capitano Domenico Dente hanno tratto
in arresto per violenza, lesioni aggravate e
maltrattamenti in famiglia il nigeriano Osagiede
EDE,
28enne residente a Caltanissetta. I militari del
Nucleo Operativo e Radiomobile guidati dal tenente
Antonio Corvino hanno eseguito il fermo di indiziato
di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di
Caltanissetta che ha valutato le risultanze
investigative dei carabinieri. Il soggetto è
accusato di avere ridotto in fin di vita la
connazionale sua convivente che ancora è ricoverata
in ospedale al Sant’Elia di Caltanissetta per le
percosse subite. La vittima, la settimana scorsa,
era stata ricoverata nel nosocomio nisseno con il
volto coperto di sangue, piena di tagli, lividi e
cicatrici su tutto il corpo. I medici dopo avere
ricoverata la poveretta hanno informato i militari
che hanno avviato le indagini, partendo dalla
ricostruzione della ferita. La poveretta a mala
pena riusciva a farsi comprendere anche per
difficoltà di lingua. La donna ha ricostruito che
era stata colpita con calci, pugni, un bastone e
filo di corrente al volto che le è rimasto
sfregiato. Il soggetto dopo l’azione crudele è
fuggito da Caltanissetta rifugiandosi vicino Palermo
da amici. L’aggressore, dopo qualche giorno, stava
facendo rientro a Caltanissetta in pullman per
tornare a casa. I militari del Nucleo Operativo e
della Radiomobile che avevano monitorato gli
spostamenti, hanno seguito il bus con a bordo il
fuggitivo ed all’altezza di contrada Ponte Cinque
Archi l’hanno bloccato facendovi irruzione. I
carabinieri badando alla sicurezza dei passeggeri
hanno ammanettato il soggetto ricercato che è stato
condotto presso il Comando Compagnia Carabinieri in
viale Regina Margherita. I militari hanno effettuato
un sopralluogo nella casa della violenza recuperando
gli arnesi ancora intrisi di sangue ed usati per gli
orrori sulla malcapitata. Dopo le formalità di rito
l’individuo è stato condotto in carcere a
disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Gela
- Picchia compagna e 2 figlie minori, violento in
carcere. La Squadra Mobile di Caltanissetta – Sezione
Criminalità Organizzata - Gruppo Gela di concerto con gli
agenti della Squadra di P.G. del Commissariato di P.S. di
Gela, in esecuzione dell’ordinanza di applicazione della
misura della custodia cautelare in carcere nr. 1202/13
R.G.N.R. mod. 21 , nr. 718/13 R.G. GIP e nr. 258/13 R.G.M.C.
emessa il 21 agosto 2013 da G.I.P. presso i Tribunale di
Gela dr.ssa Veronica Vaccaro su richiesta del P.M. dr.ssa
Laura Seccacini della Procura della Repubblica di Gela,
hanno tratto in arresto
Giuseppe CAPIZZELLO 50enne, nato a Gela, poiché
resosi responsabile di maltrattamenti, lesioni, violenza
sessuale ai danni della convivente rumena V.I. 31enne. La
donna dopo avere subito inenarrabili angherie ha trovato il
coraggio di denunciare il suo aguzzino grazie alla
professionalità mostrata dagli operatori di polizia che
hanno saputo infonderle fiducia, dopo avere conosciuto,
quasi per caso, di cosa stava succedendo all’interno di via
Gioffrè a Gela. Operatori della Squadra Mobile il 18
luglio di quest’anno si erano recati a cercare il CAPIZZELLO
che doveva essere sentito per altre ragioni di giustizia ed,
in casa hanno trovato la donna che recava evidenti ematomi
sulle braccia. La vittima, pian piano, in lacrime, ha
confidato di essere oggetto di violenze da parte del
convivente che maltrattava anche le due figlie minori V.S.
12enne e V.Y.I. di 4 anni, percuotendole con pugni e
schiaffi. Il giorno seguente la donna ha sporto regolare
denuncia in cui ha descritto i particolari raccapriccianti
delle violenze. La vittima era colpita con testate e calci,
il soggetto le lanciava contro anche utensili per i più
futili motivi, e impediva di uscire di casa dietro la
costante ma velata minaccia di ripercussioni anche contro le
figlie, la costringeva con la forza, a subire rapporti
sessuali. La donna era arrivata a Gela nel 2011 ed aveva
prestato assistenza ad un’anziana, nel frattempo aveva
conosciuto Giuseppe CAPIZZELLO e, dopo la morte
dell’anziana, trovandosi senza lavoro, era andata a vivere
con lui ed aveva fatto giungere a Gela anche le figlie avute
da un precedente matrimonio. Poi l’escalation di violenze è
diventato sempre più insopportabile ma subiva in silenzio
per paura di non poter dare un tetto alle figlie. La donna e
le figliolette venivano quindi allontanate ed accompagnate
presso una casa famiglia della provincia di Caltanissetta.
La donna, dopo qualche giorno aveva sporto altra denuncia
perché il CAPIZZELLO la tartassava di telefonate
minacciandola di morte qualora l’avesse trovata. Il soggetto
chiamava amiche ed anche la madre della donna in Romania e
minacciava vendetta nei confronti di chiunque. Numerosi i
testimoni ascoltati dalla Polizia, anche familiari, che
hanno confermato il triste quadro di violenze in cui V.I.
versava ormai da più di due lunghissimi anni. Grazie anche
alla celerità della magistratura di Gela CAPIZZELLO è stato
assicurato alla giustizia mettendo fine a questo calvario.
Giuseppe CAPIZZELLO dopo le formalità di rito, ha inteso
nominare quale difensore di fiducia l’avvocato Giovanni
CANNIZZARO del foro di Gela, quindi tradotto presso la Casa
Circondariale di Gela a disposizione dell’Autorità
Giudiziaria.
Ad
Enna
- 15enne indotta a prostituzione, con anziani tra
Catania, Enna ed Agrigento. La Dda di Caltanissetta
ha chiesto quattordici rinvii a giudizio per la
squallida storia di prostituzione minorile scoperta
dalla squadra mobile l'anno scorso a Enna. 13 individui,
tra cui anche 2 ultrasettantenni, avrebbero abusato di
una quindicenne indotta a prostituzione. La presunta
sfruttatrice, L.B., 41enne di Enna, è difesa
dall'avvocato Franco Puzzo. La polizia, avrebbe
appurato che la ragazza è stata impiegata per la
prostituzione tra Misterbianco, Catania, Enna,
Calascibetta, Villarosa, Campobello di Licata e
l'Agrigentino dal dicembre 2011 al settembre 2012.
L'operazione della Squadra Mobile nissena polizia
sezione reati sessuali ha interrotto il turpe giro.
Caltanissetta
-
Filmati ì maldestri ladri. La Polizia di Stato ha
denunciato in libertà 4 nisseni già noti ritenuti
responsabili: 2 di furto aggravato in concorso, G.G.
31enne e R.A. 25enne, e 2 accusati di ricettazione,
M.I. 35enne e M.V. 57enne. La Squadra
Mobile - 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e Delitti
contro la P.A. guidata dalla dr.ssa Marzia Giustolisi, nella
notte compresa tra il 27 ed il 28 agosto 2013, ha scoperto
che ignoti ladri si erano introdotti nel ristorante-pizzeria
“La Baita”, mentre era chiuso. I maldestri, dopo aver
mangiato qualcosa che era rimasto in frigorifero ed aver
brindato con birre, hanno arraffato 2 televisori, di cui 1
al plasma di 50 pollici e l’altro di 32 pollici,
quest’ultimo di proprietà della ditta Video Spot, che lo
aveva installato nel ristorante in forza di un contratto
pubblicitario. I ladri, inoltre, hanno portato via anche
delle monete contenute in un distributore automatico di
caffè, ed uno zainetto che la sera prima era stato
dimenticato da clienti, e che era stato messo da parte in
attesa di riconsegnarlo ai proprietari. I proprietari in
sede di denuncia hanno dichiarto di aver subito in passato
per altre 6 volte analoghi furti di monete contenute nel
distributore automatico di caffé, da parte di ladri che
l’avevano forzato. Gli investigatori hanno acquisito
immediatamente le immagini registrate dal sistema di
videosorveglianza. I fotogrammi analizzati hanno consentito
di risalire all’individuazione dei 2 ladri. Le indagini,
coadiuvate da una mirata attività info-investigativa, hanno
consentito di procedere a perquisizioni nelle abitazioni di
diversi soggetti sospetti del luogo. Gli agenti in 2
distinte abitazioni hanno rinvenuto i 2 televisori oggetto
del furto al ristorante La Baita. Il televisore da 50
pollici, è stato trovato nella stanza da letto
dell’abitazione di M.I. e in camera da letto nella casa
campagna di M.V. è stati trovati: il televisore da 32
pollici e lo zainetto che un cliente aveva dimenticato al
ristorante. I 4 soggetti, tutti noti anche per gravi e
molteplici reati, sono stati segnalati all’Autorità
Giudiziaria in libertà. Gli stessi vistisi smascherati,
dinanzi l’evidenza dei fatti e le immagini che li
riprendevano, hanno confessato di aver commesso i fatti a
loro contestati, fornendo comunque una versione depistante
sulla destinazione finale dei due televisori. I due
televisori e lo zainetto venivano riconosciuti dai legittimi
proprietari convocati presso la sede della Squadra Mobile
per il riconoscimento. La Squadra Mobile di Caltanissetta
sta attuando un piano straordinario di servizi mirati di
controllo nel territorio, disposti dal Questore di
Caltanissetta dr. Filippo Nicastro, al fine di arginare il
fenomeno dei furti.
Caltanissetta
– Liberiana arrestata per traffico esseri umani, riti woodoo
e riduzione in schiavitù e donne avviate a prostituzione.
Aveva anche chiesto perso messo di soggiorno con falsa identità.
La Squadra Mobile di Caltanissetta – 4^ Sezione Reati contro
il Patrimonio e delitti contro la P.A., coordinata dal dirigente
della Squadra Mobile d.ssa Marzia Giustolisi, ha tratto in
arresto la cittadina liberiana Nike ADAM 36enne, colpita
da un’Ordinanza di applicazione della misura cautelare della
custodia in carcere emessa nell’agosto del 2012, dal Tribunale
di Roma per gravissimi reati quali il traffico di esseri umani,
tratta di persona e riduzione in schiavitù di giovani donne
avviate al meretricio. Nike ADAM era ricercata in tutti gli
stati europei aderenti al trattato di cooperazione anticrimine
internazionale. L’arrestata Nike ADAM si era resa responsabile
dei reati mentre si trovava a Frosinone ed altre località del
territorio nazionale, quali Parma, Castelvolturno e Palermo,
tra il luglio 2011 ed il maggio 2012. la donna in concorso con
altri 7 criminali, tra cui 1 libico, con base in Libia ed in
Nigeria, rimasto non meglio identificato, aveva organizzato e
gestito dalla Nigeria, via Libia, una tratta di giovani donne,
riducendole o comunque mantenendole in uno stato di soggezione
continuativa ed avviandole, con violenza e minacce, e previa
esecuzione di "riti woodoo" in Italia, dove venivano poi
costrette ad esercitare la prostituzione corrispondendo alla
"organizzazione" i rispettivi guadagni. Le giovani donne
venivano reclutate in Nigeria, dove tramite altri correi
venivano fatte giungere, via Libia, in Italia, e venivano
"consegnate" a Nike ADAM, e quindi "smistate" sul territorio
nazionale, al fine di esercitare la prostituzione, sotto il
controllo della stessa Nike ADAM e delle altre "maman". Nike
ADAM aveva trovato rifugio in una casa famiglia locale “Villa
Sergio”, dove viveva il proprio figlio di quasi otto anni. La
donna, sicura di essere sfuggita al mandato di cattura che
pendeva a suo carico ed ormai certa di non essere rintracciata,
avanzava pure richiesta alle autorità competenti al fine di
ottenere un permesso di soggiorno per fini umanitari, ed in
attesa del rilascio del permesso di soggiorno per protezione
umanitaria, poiché l’extracomunitaria era già munita di un
attestato provvisorio che le permetteva di circolare liberamente
nel territorio dello Stato Italiano. Gli accertamenti
fotosegnaletici e dattiloscopici esperiti al momento dell’avvio
della pratica di asilo politico dal locale Ufficio Immigrazione,
davano avvio alle indagini. Gli accertamenti successivamente
comparati con altri medesimi depositati presso la banca dati
Schenghen, dava piena corrispondenza tra la ricercata Nike ADAM
e la donna che aveva chiesto asilo politico. L’immediata
attività info-investigativa, coniugata a specifici servizi di
investigazione tradizionali consentiva di rintracciare in tempi
brevi, a Caltanissetta, la ricercata, che veniva immediatamente
bloccata ed arrestata dopo la notifica del mandato di cattura.
Tutta l’operazione è stata seguita dal Magistrato di turno del
locale Tribunale Dr.ssa Donatella Pianezzi. L’arrestata, difesa
d’ufficio dall’avvocato Maria Stella Calabrese, del Foro di
Caltanissetta, dopo gli adempimenti di rito è stata associata
presso la sezione femminile della Casa Circondariale di
Agrigento a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Il figlio
dell’arrestata, che viveva insieme alla stessa presso la casa
famiglia, su disposizione del Magistrato del Tribunale dei
Minori Dr.ssa Simona Filoni, è stato affidato al direttore della
stessa casa famiglia in attesa delle opportune valutazioni
finalizzate alla sua tutela. La piaga della prostituzione
prevalentemente di giovanissime donne di colore si sta facendo
sentire anche nel nisseno, con alcune arterie periferiche
interessate da tale fenomeno. A tal proposito sono stati avviati
una serie di servizi di controllo del territorio mirati ad
arginare tale crescente fenomeno, disposti dal questore Nicastro,
per identificare le varie prostitute al fine di poter perseguire
penalmente i lenoni
che le sfruttano senza alcun scrupolo giovandosi della loro
condizione di necessità.
Caltanissetta
–
4 in manette per traffico stupefacenti. Gli uomini
del Gruppo 1 della Sezione Criminalità Organizzata della
Squadra Mobile di Caltanissetta, a Gela nel corso di
un’operazione di Polizia tesa alla prevenzione e repressione
del traffico illecito di sostanze stupefacenti o
psicotrope, hanno tratto in arresto i palermitani
Giovanni TRAINA, 48enne nato a Palermo, Calogero
NICOSIA, 20enne nato a Palermo, Girolamo FORTUNATO,
20enne nato a Palermo ed il gelese Maurizio DI BARTOLO
56enne nato a Gela, perché trovati in possesso di sostanza
stupefacente del tipo “hashish “, destinato al mercato
gelese. I poliziotti, a seguito di un mirato servizio di
osservazione effettuato nei pressi della Via Cristoforo
Colombo, vedevano giungere una Mercedes classe A con 3
persone a bordo, poi identificati negli arrestati. 2
sospetti sono scesi dalla vettura Calogero NICOSIA e
Giovanni TRAINA, il quale teneva in mano una busta di carta
di colore chiaro. I due soggetti si sono immessi nella
vicina Via Tonini ed entrati al civico nr. 12,
nell’abitazione del gelese Maurizio DI BARTOLO. Il
personaggio è noto per diversi precedenti specifici in
materia di stupefacenti. Prontamente il personale operante
faceva immediata irruzione nell’abitazione procedendo a
perquisizione ai sensi dell’art. 103 comma 3° D.P.R. 309/90
nei confronti degli stessi notando, appartati in un angolo
della seconda stanza, NICOSIA Calogero, TRAINA Giovanni e DI
BARTOLO Maurizio, mentre stavano effettuando lo scambio tra
denaro e stupefacente. Infatti, DI BARTOLO teneva tra le
mani una busta di plastica di colore bianco con all’interno
nr. 1 involucro di plastica trasparente contenente nr. 5
panetti, nr. 4 panetti sigillati singolarmente, di sostanza
stupefacente, tipo hashish, del peso complessivo di circa
gr. 882,55, mentre su una sedia posta accanto ai tre
soggetti palermitani veniva rinvenuta la busta di carta
vuota che, prima di entrare in casa del DI BARTOLO, aveva
in mano Giovanni TRAINA il quale nella tasca anteriore dei
pantaloni deteneva la somma di Euro 500,00, in banconote di
vario taglio, ripiegate in due. Pertanto la sostanza
stupefacente e la somma di denaro, ritenuta parte del
provento della cessione dello stupefacente, venivano
sequestrati. La perquisizione è stata estesa anche sull’auto
Mercedes classe A lasciata parcheggiata in via Cristoforo
Colombo, a pochi metri dall’abitazione del DI BARTOLO, ove
era rimasto in funzione di “palo” il Girolamo FORTUNATO. In
considerazione del fatto che l’autovettura era stata
utilizzata per il trasporto e per l’occultamento della
sostanza stupefacente rinvenuta è stata sottoposta a
sequestro. Le perquisizioni, mediante l’ausilio di uomini
della Squadra Mobile di Palermo venivano estese a Palermo
nelle abitazioni dei palermitani Giovanni TRAINA, Calogero
NICOSIA e Girolamo FORTUNATO, che comunque davano esito
negativo. Gli arrestati sono stati associati presso la casa
circondariale di Gela, a disposizione del P.M. Sost. Proc.
dott.ssa Serafina Cannatà della Procura della Repubblica di
Gela.
Droga da Catania a Caltanissetta operazione polizia “Cobra 2” 6
ordinanzevideo
arresti in diretta
Caltanissetta
- Droga da Catania a Caltanissetta operazione polizia
“Cobra 2” 6 ordinanze. Agenti della Squadra Mobile di
Caltanissetta, guidata dalla d.ssa Marzia Giustolisi, hanno
eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare di 5 in carcere
e 1 di sottoposizione agli arresti domiciliari, emesse il
18 giugno 2013 dal G.I.P. c/o il Tribunale di Caltanissetta
dott. Francesco Lauricella su richiesta della Procura della
Repubblica di Caltanissetta a carico di
(video
arresti in diretta)Danilo
MONTEFORTE, 34enne nato a Caltanissetta ed ivi residente
in via Fasci Siciliani nr. 38,custodia cautelare in
carcere; Salvatore Luca CURATOLO, 22enne nato a
Caltanissetta ed ivi residente in via Guarnaschelli nr.
21,custodia cautelare in carcere; Andrea GUELI,
36enne nato a San Cataldo (cl), residente a Caltanissetta in
viale Trieste nr. 108, custodia cautelare in carcere;
Alessandro PILATO, 20enne nato a Caltanissetta ed ivi
residente in via Giacomo Puccini nr. 10,custodia cautelare
in carcere; Marcello TOSCANO, 37enne nato a
Caltanissetta ed ivi residente in via Pio La Torre nr. 18,
custodia cautelare in carcere; Chiara Rossana Calogera
BELLIA, 22enne nata a Caltanissetta, ivi residente in
via Fasci Siciliani nr. 7/c, custodia cautelare - arresti
domiciliari. Agli arrestati Danilo MONTEFORTE, Salvatore
Luca CURATOLO, Andrea GUELI e Alessandro PILATO sono
contestati i reati di cui all’art. 74 DPR 309/90,
associazione finalizzata al traffico di sostanze
stupefacenti aggravato dal fatto che sono anche assuntori;
all’art 110 c.p. e art. 73 DPR 309/90 comma 1, concorso in
spaccio di sostanze stupefacenti. Agli altri soggetti
colpiti dal provvedimento cautelare, Marcello TOSCANO e
Chiara Rossana Calogera BELLIA è contestato il reato p.p.
art 110 c.p. e art. 73 comma 1, concorso in spaccio di
sostanze stupefacenti. L’operazione denominata “Cobra 2” è
l’esito di un’attività investigativa condotta dalla Squadra
Mobile di Caltanissetta già a partire dal marzo del 2011
diretta all’individuazione di un’associazione per delinquere
finalizzata alla detenzione ai fini di spaccio di sostanze
stupefacenti, specialmente hashish e marijuana, anche se non
sono mancati episodi di spaccio di cocaina. La complessa
indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di
Caltanissetta è la prosecuzione dell’attività svolta da
questa Squadra Mobile nell’ambito delle indagini concluse
con l’operazione di polizia denominata “Cobra 67”, eseguita
nel mese di giugno del 2010. L’attività investigativa ha
fatto emergere il coinvolgimento dei giovani indagati
nell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, dopo
l’arresto, nell’ambito dell’operazione di polizia, di Elia
DI GATI, oggi collaboratore di giustizia, ed altri 17
soggetti per associazione a delinquere finalizzata allo
spaccio, ai furti, ai danneggiamenti. Il nuovo gruppo
delinquenziale di giovani, composto da Danilo MONTEFORTE,
Salvatore Luca CURATOLO, Alessandro PILATO ed Andrea GUELI,
avrebbe cominciato ad organizzarsi per prendere il posto dei
“vecchi” che erano stati tratti in arresto. L’attenzione
della Squadra Mobile da subito, si è incentrata su di loro
con indagine sulla neo associazione avente il primario scopo
di detenere e cedere a terzi sostanze stupefacenti del tipo
cocaina, marijuana ed hashish. La droga era indicata con i
termini criptici più diversi nel vano tentativo di trarre
in inganno gli investigatori, che invece hanno saputo ben
interpretare il linguaggio criptico utilizzato, ricostruendo
appieno il modus operandi criminale da loro posto in essere.
La polizia, nel corso delle indagini ha rilevato numerose
cessioni di sostanze stupefacenti ed accertato che il
sodalizio disponeva di una seppur rudimentale struttura
organizzativa utilizzata stabilmente per l’attuazione di
un’attività delittuosa protratta nel tempo e si serviva di
punti stabili per fissare incontri quali un luogo chiamato
“Medio”, che si trova in via Fasci Siciliani, ed un bar in
via Federico De Roberto. Danilo MONTEFORTE secondo gli
investigatori avrebbe assunto un ruolo centrale nelle
indagini con il compito di dirigere ed organizzare
l’attività di spaccio essenzialmente col CURATOLO. I due
avrebbero condiviso i profitti, e la droga acquistata che
sarebbe stata spesso occultata all’interno del garage
mentre la sostanza stupefacente veniva spesso “tagliata”
all’interno dell’abitazione. Gli investigatori avrebbero
appurato che spesso gli altri còrrei, quali CURATOLO e
PILATO, inseriti a pieno titolo nell’organizzazione,
sollecitavano proprio l’uso dell’abitazione all’occorrenza.
Gli investigatori hanno evidenziato l’esistenza in più
occasioni della solidità del vincolo tra MONTEFORTE e
CURATOLO a cui il primo spesso ordinava di recarsi a casa
sua “per lavorare”. Gli inquirenti avrebbero appurato che il
coinvolgimento di Andrea GUELI (cognato del MONTEFORTE)
riguardava il reperimento della droga con lo specifico ruolo
di procacciatore della sostanza e di intermediario per il
suo acquisto. La polizia deduce che a lui si rivolgevano
dopo aver reperito il denaro per fare il carico di sostanza
stupefacente. Il GUELI è stato catturato a Verona, grazie
all’ausilio dell’U.P.G.S.P. locale, ove si era recato per
lavoro essendo un autotrasportatore. Tutti gli appartenenti
al sodalizio, per lo più ispirati alla logica di eseguire
piccole cessioni, soprattutto di hashish e di marijuana,
caratterizzate da frequenza e ripetitività di
approvvigionamenti, condividevano la situazione contabile
dell’organizzazione, dettagliando i nomi di coloro che erano
in debito per l’avvenuta fornitura di sostanza. I poliziotti
dai dialoghi intercettati hanno appurato dell’esistenza di
quantitativi non del tutto marginali di sostanza
(specialmente “erba”) pronti per essere smerciati e nella
disponibilità degli appartenenti al sodalizio.
L’approvvigionamento della sostanza stupefacente avveniva
prettamente a Catania, dove veniva acquistato non solo il
“fumo” ma anche la cocaina poiché era la sostanza
stupefacente che più prediligevano; non sono mancati però
acquisti anche in altre località come a Barrafranca (EN) o
in altri luoghi non indicati ma che erano diversi dalla zone
del catanese perché facevano il paragone con la sostanza ivi
acquistata. Lo spaccio sarebbe avvenuto tra Caltanissetta e
Santa Caterina Villarmosa. Attività investigativa veniva
svolta anche nei confronti di Marcello TOSCANO avrebbe
accertato l’illecita azione posta in essere “in solitaria”,
con base operativa nella propria abitazione sita allo “stazzone”.
Numerosissimi gli episodi di spaccio intercettati sia di
spaccio di hashish che di cocaina. La sostanza stupefacente
sarebbe stata reperita dal TOSCANO a Palermo ove si recava
due o tre volte la settimana per acquistare quantitativi
tali, circa 5 o 6 grammi, che, qualora fermato, non ne
avrebbero consentito l’arresto. Era poi lui stesso, in una
sorta di conduzione familiare ad effettuare consegna “porta
a porta”, occultando lo stupefacente o tra le sterpaglie che
si trovavano all’inizio della strada che conduceva in c/da
Jiuculia Primo e nelle aiuole alle spalle dello stabile ove
abitano i genitori in via G.A. Valenti. TOSCANO avrebbe
spacciato sia a Caltanissetta che a San Cataldo ove cedeva
della sostanza stupefacente ad altro soggetto sancataldese,
anch’egli colpito da ordinanza di custodia cautelare in
carcere ma attualmente irreperibile, che poi a sua volta
avrebbe ceduto a terzi, vendendola autonomamente nella
piazza di San Cataldo. I poliziotti, nel corso dell’indagine
hanno effettuato diversi riscontri in quanto, durante alcune
perquisizioni, gli odierni arrestati sono stati trovati in
possesso di sostanza stupefacente e alcuni di loro sono già
stati segnalati per possesso di sostanza stupefacente ai
fini personali.
Caltanissetta- Tenta violenza a scolara,
ripreso da telecamere condominio: identificato, ai domiciliari.
A seguito di intensa attività d’indagine polizia della 3^
Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile e personale
della Sezione di P.G. aliquota Polizia di Stato di Caltanissetta
ha tratto in arresto ai domiciliari
Liborio Cristian SCARLATA, 28enne, in esecuzione
dell’Ordinanza di Custodia Cautelare degli arresti domiciliari
emessa il 14 giugno 2013 dal G.I.P. del Tribunale di
Caltanissetta (dottoressa Alessandra Giunta ) su richiesta del
P.M. Sost. Proc. della Repubblica Dottoressa Maria Pia Ticino,
per il reato p.p. dall’art. 609 bis e ter, nr.1 C.P. (violenza
sessuale ai danni di minori). L’attività d’indagine aveva preso
le mosse a seguito della denuncia sporta da un genitore. La
figlia minore aveva confidato che, dopo l’uscita dalla scuola
media da lei frequentata, mentre si dirigeva presso l’abitazione
della nonna materna, la sua attenzione era stata attirata da uno
che all’interno della propria autovettura la fissava con
insistenza. L’individuo, poco dopo, era sceso dal veicolo per
seguire la ragazzina.
Il soggetto, giunto davanti al portone dell’abitazione della
nonna, era entrato nell’androne con la minore. Il personaggio
adducendo la scusa che la scolara avesse il giubbotto sporco,
le aveva sfilato lo zaino dalle spalle e glielo aveva fatto
tenere in mano. Il soggetto contestualmente abbassava i jeans
prima e gli slip dopo alla giovane vittima, iniziando a
palpeggiare la ragazzina nelle parti intime. Solo l’arrivo
dell’ascensore aveva permesso alla minore di poter sfuggire alle
libidinose attenzioni del turpe che nel frattempo si era
allontanato. le indagini sono subito scattate volte
all’individuazione del colpevole. I poliziotti hanno anzitutto
recuperati i filmati delle telecamere insistenti nella zona di
interesse ed è stato accertato che una videocamera condominiale
aveva ripreso alcune immagini dell’individuo che seguiva la
minore e che poi tornava indietro con passo veloce dopo avere
compiuto la violenza sessuale. L’attenta visione del filmato
aveva già da subito portato la Squadra Mobile 3^ Sezione Reati
contro la Persona e in danno di minori - ad indirizzare le
prime attività di indagine sull’arrestato. Il soggetto era già
noto agli investigatori in quanto, nell’anno 2002, ancora
minorenne, era stato già denunciato per un episodio di violenza
sessuale e nell’anno 2005 era stato tratto in arresto in quanto
resosi responsabile di violenza sessuale ai danni di una
minorenne mettendo in atto lo stesso modus operandi e per
questo condannato in via definitiva ad un anno e mezzo di
reclusione. La minore, la scorsa settimana, aveva notato il
suo aggressore durante una passeggiata nel centro cittadino e lo
aveva indicato ai suoi genitori. La polizia aveva disposto la
successiva visione alla vittima di un album fotografico.
Successivamente, per addivenire con certezza alla individuazione
del carnefice, veniva disposto l’incidente probatorio che
avveniva presso gli Uffici della Squadra Mobile attraverso
l’individuazione di persona effettuata con l’utilizzo dello
specchio unidirezionale (che permetteva alla vittima di vedere
il suo carnefice e non viceversa). La minore, in tale sede, ha
indicato con assoluta certezza lo SCARLATA, scoppiando a
piangere quando, tra i cinque soggetti che le venivano mostrati,
lo riconosceva senza alcun dubbio. Dopo gli adempimenti di
rito, l’arrestato, che ha nominato quale difensore di fiducia
l’Avvocato Massimiliano Bellini del foro di Caltanissetta,
veniva posto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione.
Villaggio Aldisio:Polizia nissena
scopre gruppo armi e tirassegno : 11 misure cautelarivideo
arresti in diretta
Gela
– Villaggio Aldisio:Polizia nissena scopre
gruppo armi, e tirassegno: 11 misure cautelari. Si tratta
dell’Operazione di P.G è denominata Villaggio Aldisio. I
soggetti sono stati colpiti da misure cautelari emesse dal GIP
presso il Tribunale di Gela d.ssa Veronica VACCARO su richiesta
del Sost. Proc. Dr. Antonio D’ANTONA.
(video
arresti in diretta. Si tratta di
ingrandisci
pdf:
Nunzio DI NOTO 23enne
nato a Gela ed ivi residente in via Gioberti nr. 62. Custodia
Cautelare in carcere. ( per i reati di associazione per
delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo
munizionamento e ricettazione) (già noto : furto, rissa,
lesioni, ricettazione, armi e stupefacenti). Luigi DI NOTO
27enne nato a Gela ed ivi residente in via Enna nr. 3.Custodia Cautelare in carcere. ( per i reati di
associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi
e relativo munizionamento e ricettazione)(già noto :
rapina, armi e stupefacenti).
Enzo Bruno MANFRE’, 24enne
nato a Gela ed ivi residente in via Biella n. 1. Custodia
Cautelare in carcere. ( per i reati di associazione per
delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo
munizionamento e ricettazione)(già noto : rapina,
danneggiamento, armi e stupefacenti).
Nunzio ESPOSITO FERRARA 24enn (inteso Razzeddu),
nato a Gela ed ivi residente in via Biella n. 5. Custodia
Cautelare in carcere. ( per i reati di associazione per
delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo
munizionamento) . Ignazio BRIVITELLO, 27enne nato a Gela
ed ivi residente in via Tacito n. 20. Custodia Cautelare in
carcere.( per i reati di associazione per delinquere,
detenzione e porto abusivo di armi e relativo munizionamento).
Alessio TALLARITA,27enne nato a Gela ed ivi residente in via
Biella n. 4. Custodia Cautelare in carcere.( per i reati
di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di
armi e relativo munizionamento e ricettazione). Ernesto,
Rocco PRIVATO, 20enne nato a Gela ed ivi residente in via
Ragusa n. 8. Arresti Domiciliari ( per i reati di
associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo di
armi). Aristide TASCONE, 26enne nato a Gela ed ivi
residente in via Pozzillo n. 31. Custodia Cautelare in
carcere. ( per i reati di associazione per delinquere,
detenzione e porto abusivo di armi)(già noto : minacce,
danneggiamento e stupefacenti). Orazio Zeus SOLA, 22enne
nato a Gela ed ivi residente in via P. Mascagni n. 3.
Custodia Cautelare in carcere. (per i reati di associazione
per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi). Rocco
TERLATI, 22enne nato a Gela ed ivi residente in via
Stravinski n. 94. Custodia Cautelare in carcere. (per i
reati di associazione per delinquere, detenzione e porto abusivo
di armi e relativo munizionamento e ricettazione). Orazio
TERLATI, 38enne nato a Gela ed ivi residente in via De Pisis
n. 14. Arresti Domiciliari (per i reati di associazione
per delinquere, detenzione e porto abusivo di armi e relativo
munizionamento).
(video
arresti in diretta.
L’operazione denominata Villaggio Aldisioè l’esito di un’attività investigativa condotta dalla
Squadra Mobile di Caltanissetta e dal Commissariato P.S. di Gela
diretta all’individuazione di un’associazione per delinquere
dedita alla commissione di delitti inerenti le attività di
detenzione, acquisto, trasporto e vendita di armi e relativo
munizionamento. La complessa indagine, coordinata dalla Procura
della Repubblica di Gela ha preso spunto dall’arresto, eseguito
il 20 ottobre 2012, di Enzo Bruno MANFRE’, poiché trovato in
possesso di un vero e proprio arsenale che deteneva nel garage
della propria abitazione in via Biella. Gli investigatori
trovarono: 2 fucili (uno dei quali munito di mirino di
precisione), 1 carabina ad aria compressa (
verosimilmente alterata),un numero consistente dimunizioni da caccia, tra cui alcune
cartucce caricate a palla, cartucce di pistola di diverso
calibro ed 1 giubbotto antiproiettile costruito artigianalmente.
I tutori dell’ordine, a seguito dell’arresto avviarono
un’intensa attività investigativa nei confronti di soggetti
sospettati di essere compartecipi del MANFRE’. Gli investigatori
hanno raccolto inconfutabili prove circa l’esistenza di un
sodalizio criminoso, legato da vincoli associativi, dedito alla
commissione di reati in materia di armi. Gli elementi di prova
raccolti con le attività tecniche sono stati puntualmente
riscontrati da servizi di appostamento ed osservazione
effettuati dalla Polizia Giudiziaria, che hanno, in più
occasioni, consentito di procedere ad arresti in flagranza di
reato. Gli inquirenti, nel corso dell’indagine hanno
individuato un caseggiato rurale nella disponibilità dei cugini
Nunzio e Luigi DI NOTO, in C.da Burgio agro di Gela, che,
abitualmente frequentato anche da altri componenti del
sodalizio, era divenuto un sito strategico nella disponibilità
del gruppo criminale che vi, avrebbe non solo occultato le armi,
ma si sarebbe esercitato anche al tiro. I tutori dell’ordine, il
9 aprile 2013, a seguito di una perquisizione, hanno trovato: 1
fucile calibro 12 a canne mozzate, 1 revolver e svariate
cartucce di fucile. I due cugini Nunzio e Luigi DI NOTO
nell’occasione sono stati tratti in arresto. I poliziotti in
quel sito hanno rinvenuto: 1 lamiera bucherellata da colpi di
pistola, 1 pannello attinto da colpi di fucile e svariate
cartucce esplose che dimostravano come quel luogo fosse
utilizzato dal gruppo criminale per l’esercitazione al tiro.
L’attività investigativa ha permesso di accertare che il
sodalizio detenesse, a vario titolo, oltre quelle sequestrate
nel corso delle indagini, anche le seguenti armi: 1 pistola
calibro 9 parabellum, 1 pistola calibro 22, 1 pistola calibro
40, 2 pistole calibro 38, 1 pistola calibro 7,65 e 1 pistola
munita di silenziatore,quest’ultima utilizzata in
un’occasione da Nunzio DI NOTO e Ignazio BRIVITELLO, per
esercitarsi al tiro nella Zona Industriale di Gela.Gli agenti
hanno verificato, la contiguità delle abitazioni di alcuni degli
arrestati, in particolar modo quelle di Nunzio DI NOTO e Enzo
Bruno MANFRE’, organizzatori e promotori del gruppo criminale,
anche rispetto agli abituali punti di ritrovo degli stessi,
come ad esempio il bar Diana e le zone immediatamente
circostanti. Gli agenti hanno costantemente monitorato le aree
interessate in fase di indagini, evidenziando l’esistenza di una
abituale interazione, logisticamente agevolata dalla vicinanza
dei rispettivi luoghi di residenza, all’interno del quartiere
“Villaggio Aldisio”.Gli sviluppi dell’indagine hanno
consentito di delineare, quindi, l’esistenza di una pericolosa
articolata consorteria criminale, promossa ed organizzata da
Enzo Bruno MANFRE’ e da Nunzio DI NOTO. Gli investigatori
ritengono che il gruppo possa avere avuto parte ai tanti reati
commessi a Gela negli ultimi tempi con l’uso delle armi; rapine
e danneggiamenti.
Catturato latitante e favoreggiatrice: brillante operazione(video
cattura)
Caltanissetta
– Catturato latitante e favoreggiatrice. Brillante operazione
della Squadra Mobile di Caltanissetta.
Le manette sono
scattate per il ricercato
Cosimo DI FORTE 34enne e della donna Maria Carmela
CASTELLO 34enne che l’avrebbe aiutato nella latitanza. La
Squadra Mobile, (video
cattura) ha scovato a San Cataldo il latitante Cosimo DI
FORTE all’esito di complesse indagini di polizia giudiziaria. Il
personaggio si era sottratto alla cattura dopo la pesante pena
all’ergastolo con isolamento diurno per 1 anno, inflittagli
dalla Corte di Assise di Caltanissetta con sentenza emessa il
18 febbraio 2013. Nella stessa data, la medesima Corte aveva
disposto il ripristino della misura cautelare della custodia in
carcere sia a carico di Cosimo DI FORTE che per Patrizio
CALABRO’. DI FORTE, è ritenuto dagli investigatori “braccio
armato” della famiglia mafiosa di San Cataldo facente capo a
Dino CALI’, e da quella data si era reso irreperibile.
L’attenzione investigativa, sin dall’inizio delle indagini, si
era riversata su Maria Carmela CASTELLO perché, scartabellando
tra le carte di polverosi fascicoli, gli inquirenti avevano
compreso che la donna era stata una ex fidanzata del DI FORTE,
col quale i rapporti non si erano mai definitivamente
interrotti. La CASTELLO, da tempo pedinata, si comportava in
maniera strana e da pochi giorni aveva affittato l’abitazione di
via Galilei che era stata già residenza del DI FORTE. La donna
si incontrava spesso col figlio 17enne del DI FORTE che dunque
la conosceva già da tempo. Gli investigatori hanno pensato che
notizie sul latitante sarebbero state scambiate tra i due. Gli
inquirenti hanno attivato una fitta attività sul territorio con
appostamenti e pedinamenti, fatti di pazienza e sudore, che non
hanno lascito scampo al latitante ed alla sua favoreggiatrice.
Il latitante, nella serata dell’11 maggio, approfittando della
festa di paese che in questi giorni si celebra a San Cataldo,
decideva di trascorrere una serata “in famiglia”, pensando di
passare inosservato alle Forze dell’Ordine, forte della stretta
complicità di Maria Carmela CASTELLO che gli aveva messo a
disposizione la sua abitazione. CASTELLO era stata fuori casa
tutto il giorno ma gli appostamenti sono stati costanti e,
intorno alle prime ore della sera, gli agenti hanno notato
giungere il figlio del DI FORTE. Il giovane è entrato
nell’abitazione per pochi minuti, poi n’è uscito spegnendo le
luci. Dopo poco però nell’abitazione è stata accesa una luce
senza che alcuno entrasse dal portoncino di ingresso. Il
figlio del DI FORTE ancora di nuovo dopo poco giungeva
accompagnando i fratelli più piccoli in questa casa. Maria
Carmela CASTELLO frattanto giungeva in casa ed arrivava anche la
pizza che era stata ordinata. I poliziotti, a questo punto hanno
deciso d’intervenire ed, all’irruzione, il DI FORTE si era
nascosto dentro un incavo ricavato nel muro della cucina, al
primo piano della casa strutturata su più piani, e chiuso da una
porta a soffietto. Gli agenti aperta la porticina hanno notato
una scala poggiata al muro che saliva fin sopra un piccolo
sottotetto dove il DI FORTE si era rifugiato nel tentativo di
sfuggire alla cattura. DI FORTE è stato catturato dagli uomini
della Squadra Mobile, mentre la CASTELLO veniva arrestata per
favoreggiamento personale. DI FORTE è accusato di associazione
mafiosa armata; dell’omicidio di Salvatore CALI’, avvenuto a San
Cataldo il 27 dicembre 2008 in concorso con Diego CALI’, in
qualità di mandante, Gioacchino MASTROSIMONE, che avallò
l’omicidio, e Salvatore MASTROSIMONE, autore materiale; del
tentato omicidio ai danni di Stefano Giuseppe MOSCA, avvenuto a
San Cataldo il 29 novembre 2009, in concorso con Diego CALI’,
nella qualità di mandante, Salvatore MASTROSIMONE, Patrizio
CALABRO’ ed Enzo MANCUSO. Il DI FORTE in entrambi gli atti
delittuosi ne è stato il mandante e forniva le armi per
commetterli. DI FORTE è stato associato presso la Casa
Circondariale di Caltanissetta mentre CASTELLO in quella di
Enna.
Caltanissetta
-
Minaccia e molesta ex : tentato omicidio 2 arresti, 1 ai
domiciliari. Poliziotti della 3^ Sezione Reati contro la
Persona di questa Squadra Mobile, a seguito di intensa
attività d’indagine lunedì 22 aprile 2013 hanno tratto in
arresto:
Umberto GUARNACCIA 23enne nato a Caltanissetta,
difeso di fiducia dall’avvocato Giuseppe Panepinto e
Cristian CUSIMANO 27enne nato a Caltanissetta, difeso di
fiducia dall’avvocato Raffaele Palermo. Si tratta
dell’esecuzione dell’Ordinanza di Custodia Cautelare in
carcere per il primo e degli arresti domiciliari per il
secondo, emessa il 20 aprile 2013 dal G.I.P. del Tribunale
di Caltanissetta Dott.ssa A. Giunta, su richiesta del P.M.
Sost. Proc. della Repubblica Dott.ssa M.C. De Pasquale, per
tentato omicidio in concorso tra loro e con altro soggetto
rimasto ignoto. Inoltre ad Umberto GUARNACCIA è stato
contestato il reato di atti persecutori, c.d. stalking,
perché con condotte reiterate, minacciava e molestava l’ex
convivente, C. N. di anni 22, con appostamenti sotto
l’abitazione, pedinandola nei suoi spostamenti, aggredendo
tutte le persone che si avvicinavano alla donna. I
poliziotti in riferimento all’accusa di tentato omicidio
hanno svolto l’attività d’indagine iniziata lo scorso mese
di marzo quando la vittima della violentissima aggressione,
P.V. 27enne, aveva fissato un appuntamento alla
stazione di servizio “ESSO” in via Due Fontane, con Umberto
GUARNACCIA. Il tentativo era di chiarire una situazione che
si era verificata la sera precedente nei pressi del centro
commerciale il Casale di San Cataldo.
La vittima veniva immediatamente sentita dai tutori
dell’ordine ed ha reso la ricostruzione dei fatti che poi è
risultata coincidente con la certosina analisi delle
immagini acquisite dalla Squadra Mobile dal sistema di video
sorveglianza a circuito chiuso installato presso il
distributore di carburanti Esso. La visione dei fotogrammi
ha permesso di documentare attimo per attimo le fasi della
violenta rissa che si era scatenata all’interno del
distributore tra un gruppetto di ragazzi capeggiato da
GUARNACCIA e da CUSUMANO ed un altro gruppetto di ragazzi,
amici della vittima. il chiarimento è degenerato nel tentato
omicidio ai danni di P.V. contro il quale si era
scatenata la violenta furia omicida dei due arrestati.
CUSUMANO ha picchiato anche un amico di P.V. che
cercava di sedare gli animi. Quando la discussione era
degenerata tra calci, pugni e schiaffi, GUARNACCIA si era
diretto verso la Ford Focus con la quale era arrivato per
prelevare una spranga di ferro, ovvero un “tubo innocenti”
(utilizzato per costruire le impalcature) e si è scagliato
con inaudita violenza contro P.V. che poi ha riferito
come GUARNACCIA gridasse che doveva ammazzare. GUARNACCIA
inizialmente, dissuaso da altri, ha riposato la spranga
nella Focus ma, successivamente, sempre in preda ad un’ira
furibonda, è ritornato in l’auto e prelevato nuovamente il
tubo di ferro, scagliandosi verso P.V. con la chiara
intenzione di colpirlo. S. F. di anni 26, un amico,
capendo l’intenzione, si sarebbe frapposto e veniva colpito
alla gamba. GUARNACCIA poi si sarebbe scagliato anche contro
P.V., che tentava di difendersi, colpendolo al
braccio sinistro con il quale aveva riparato la propria
testa. CUSIMANO a questo punto con un altro ragazzo, non
meglio identificato, avrebbero bloccato la vittima
tenendogli le braccia mentre GUARNACCIA lo percuoteva al
capo. Gli aggressori si sono dileguati solo quando dalla
testa del malcapitato è uscito molto , mentre gli amici
l’hanno accompagnavano in ospedale per le cure del caso.
Cristian CUSIMANO, dopo gli adempimenti di rito è stato
accompagnato nella propria abitazione agli arresti
domiciliari mentre Umberto GUARNACCIA è stato associato
presso la Casa Circondariale di Caltanissetta.
Caltanissetta – Operazione “colpo su colpo”:
collaboratori su guerra mafia ed omicidi, 8 misuretra
Niscemi e Gela. Si tratta di Giuseppe MADONIA, 66enne
nato Vallelunga Pratameno (CL), Giancarlo Maria Lucio GIUGNO,54enne
nato a Niscemi, Salvatore CALCAGNO 58enne nato a Niscemi,
Raimondo Giuseppe ROMANO, 44enne nato a Gela,
Pasquale TRUBIA 36enne nato a Gela, Salvatore VALLONE,
48enne nato a Niscemi, Giovanni PASSARO,56enne nato a
Gela, Nunzio EMMANUELLO, 56enne nato a Gela. Gli uomini
della Questura di Caltanissetta hanno dato esecuzione ad 8
misure a carico di soggetti di Niscemi e di Gela, ritenuti
responsabili, quali autori di 2 omicidi e di 3 tentati omicidi
consumati nell'ambito della guerra di Mafia scoppiata tra Cosa
Nostra e Stidda agli inizi degli anni 90. L’ordinanza di
Custodia Cautelare è fondata anche su indicazioni fornite da
collaboratori di giustizia tra cui Antonino PITROLO,
Giuliano CHIAVETTA, Gaetano TRAINITO, Salvatore
TRUBIA, Giuseppe TRUBIA, Emanuele CELONA e
Leonardo MESSINA I particolari dell’operazione sono stati
resi noti nella conferenza stampa di martedì 22 aprile in
Questura. La Squadra mobile di Caltanissetta ha eseguito le 8
ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di
altrettanti esponenti delle cosche mafiose di Gela e di Niscemi
ritenuti responsabili di 2 omicidi
Paolo
NICASTRO e
Salvatore CAMPIONE
edi 3 tentati omicidi:
Antonino PITROLO,
Salvatore CALCAGNO e Gianfranco ARCERITO
compiuti agli inizi degli anni '90, nell'ambito della guerra tra
Stidda e Cosa nostra.
Le 8 Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere, sono state
emesse il 10 aprile dal G.I.P. del Tribunale di Catania dott.
Luigi BARONE su richiesta della Direzione Distrettuale
Antimafia etnea. L'operazione degli uomini della Questura di
Caltanissetta , è stata realizzata in collaborazione con
poliziotti del commissariato di Niscemi e delle squadre mobili
di Potenza, Aquila, Firenze, Milano, Perugia, Roma. Apporto
all’inchiesta anche da parte di Interpol e polizia tedesca. A
conclusioni delle indagini gli agenti hanno notificato gli
avvisi, quali indagati a vario titolo perché implicati negli
episodi a : Emanuele ARGENTI DI GUIDO, 56enne nato a
Gela , Salvatore RUSSO 53enne nato a Niscemi ,Vincenzo
RUSSO, 45enne nato a Niscemi , Antonino PITROLO, 55enne
nato a Niscemi, Salvatore MASTRANTONIO, 36enne nato
a Niscemi.
Caltanissetta
–
Coppia siracusana esperta in truffe specchietto arrestata in
trasferta a Caltanissetta. Poliziotti della Squadra
Mobile - 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e delitti
contro la P.A., hanno tratto in arresto due individui di
Siracusa in trasferta: il già noto Michele RESTIVO
34enne e Roberta TINE’ 22enne, sorpresi in flagranza
dei reati di violenza privata e tentata truffa aggravata, in
concorso tra loro, in danno di un pensionato di 82enne. I
poliziotti, stavano svolgendo servizi di controllo del
territorio mirati al contrasto ed alla repressione della
cosiddetta microcriminalità, disposti dal Questore di
Caltanissetta Filippo Nicastro. Pattuglie civetta Antirapina
della Squadra Mobile guidata dal dr. Giovanni Giudice e
dalla dr.ssa Marzia Giustolisi, nella tarda mattinata di
ieri transitando per viale della Regione hanno notato 2
vetture che procedevano ad alta velocità, intersecandosi in
mezzo al traffico veicolare. La prima auto una Opel Astra,
appariva in fuga ed inseguita dalla seconda vettura una
Renault Clio. I tutori dell’ordine hanno intuito
immediatamente di assistere all’imminente consumazione di un
reato. Gli Agenti, dopo aver guadagnato la corsia opposta,
si sono lanciati all’inseguimento delle 2 macchine, non
perdendole mai di vista, sebbene alcuni altri veicoli si
erano intanto incolonnati dinanzi il loro mezzo di servizio.
I sospetti degli agenti hanno trovato riscontro quando poco
dopo, le due autovetture in corsa raggiungevano il piazzale
del distributore di carburanti Esso, ubicato in via Due
Fontane, limitrofo alla Sala Bingo. La vettura
inseguitrice, la Renault Clio, ha tagliato la strada
all’auto Opel Astra, condotta dall’anziano pensionato,
costringendola a fermarsi, dopo una brusca frenata
finalizzata ad evitare la certa collisione. Gli agenti
nell’avvicinarsi, dopo aver dribblato i veicoli che
li precedevano, hanno sentito le urla del conducente della
Renault che poi veniva identificato per RESTIVO, che minacciava con frasi “ma dari i sordi” (mi devi
dare i soldi). Il soggetto gesticolava con le mani in
prossimità del viso dell’anziano malcapitato, che aveva
intanto fatto scendere con la forza dalla sua vettura. Gli
agenti hanno bloccato immediatamente RESTIVO, in evidente
stato di agitazione psico-motoria, e la sua giovane complice
e compagna Roberta TINE’ che viaggiava insieme a lui. La
ragazza cercava di rassicurare nel contempo l’anziano che
per la paura non riusciva a parlare. La vittima,
dopo essersi ripreso e rassicurato con la presenza della
Polizia, ha raccontato di essere stato inseguito da Michele
RESTIVO il quale dopo averlo affiancato e lanciatogli dalla
sua autovettura una pietra od altro, gli diceva che aveva
tamponato la sua autovettura (del RESTIVO), rompendogli lo
specchietto retrovisore laterale, e che voleva essere
risarcito. L’anziano resosi conto di essere vittima di un
raggiro, spaventatosi, aveva deciso di darsi alla fuga.
L’ottantenne inseguito da RESTIVO che tentava di speronarlo
con la sua vettura, era riuscito a bloccare la vittima.
L’anziano continuando il suo racconto allucinante, diceva
che dopo essere stato bloccato da RESTIVO, era stato
costretto ad uscire dalla sua autovettura. Il malvivente
continuava a minacciarlo pesantemente con urla e gesti delle
mani in prossimità del viso, ribadendogli la richiesta dei
soldi, per il risarcimento della fantomatica collisione, a
seguito della quale, a suo dire, “si era rotto lo
specchietto retrovisore laterale”. I due arrestati Michele
RESTIVO e Roberta TINE’ sono stati condotti presso gli
Uffici di polizia dove sono stati perquisiti nella flagranza
del reato. Gli agenti hanno trovato tutti gli elementi
necessari alla consumazione dei reati. RESTIVO, in tasca
aveva dei pezzi di carta vetrata, a grana grossa, che lo
stesso avrebbe utilizzato per arrecare le striature
sull’auto del malcapitato, a testimonianza che era
effettivamente avvenuta una collisione. All’interno della
vettura sono stati trovati diversi sassi e diversi piombini,
di varia taglia, del tipo utilizzati per l’equilibratura
delle ruote dei veicoli, nonchè uno specchio integro da
applicare come ricambio nello specchio retrovisore laterale
sinistro. Infatti, per realizzare la truffa sull’auto degli
arrestati si trovava uno specchio lesionato, preparato
precedentemente per far credere alla vittima che
effettivamente si era rotto a seguito della fantomatica
collisione. Nella borsa della donna veniva rinvenuta una
somma di denaro pari a 1.050,00 euro, risultati provento di
analoghe precedenti truffe. A quel punto appariva chiaro che
i due, utilizzando la collaudata tecnica nota come “truffa
dello specchietto”, avevano effettivamente avvicinato
l’anziano e lanciato uno di quei sassi o di quei piombini di
cui avevano la disponibilità, simulando un tamponamento, a
seguito del quale a dire degli arrestati si era infranto lo
specchietto retrovisore laterale sinistro, che invece era
stato preventivamente spaccato, e lasciato rotto solo per lo
scopo di raggirare le vittime. In considerazione del fatto
che i 2 arrestati avevano trascorso la notte precedente in
un albergo cittadino, i poliziotti hanno perquisito la stanza che avevano utilizzato.
L'indagine ha dato esito
positivo, nel senso che all’interno di un borsone contenete
indumenti, veniva rinvenuto un ulteriore piombino ed un
ulteriore piccolo pezzo di carta vetrata a grana grossa.
Chiaramente la grossa somma di denaro, rinvenuta nella borsa
della TINÈ era fortemente in contrasto con la condizione di
disoccupati di entrambi gli arrestati. La ragazza, vistasi
smascherata, ha dichiarato spontaneamente di averla ricevuto
dal RESTIVO. Il soggetto, dinanzi l’evidenza dei fatti,
vistosi anch’egli smascherato, spontaneamente dichiarava di
aver accumulato la somma di denaro che aveva dato alla TINÈ,
grazie a precedenti truffe, commesse con analoghe modalità,
in territorio di Siracusa. RESTIVO, spontaneamente ammetteva
anche che a seguito del tentativo di fuga dell’anziano si
era molto innervosito per non essere riuscito
nell’immediatezza nel suo proposito criminale, lanciandosi
al suo inseguimento e riuscendo a bloccarlo nel luogo
anzidetto dopo avergli tagliato la strada con la sua
autovettura. La vittima dopo essersi ripresa si presentava
in questura dove ha sporto dettagliata denuncia di quanto
accaduto, riscontrando pienamente la tesi accusatoria.
L’ottantenne ha dichiarato che solo il provvidenziale
intervento della Polizia gli aveva permesso di svincolarsi
da quella situazione incresciosa. Tutti gli elementi di
reato rinvenuti, cosi il denaro sono stati sequestrati. La
vettura utilizzata dagli arrestati, che avevano preso a
noleggio a Siracusa è stata riconsegnata alla ditta di
noleggio. Dopo gli adempimenti di rito, come disposto dal
magistrato di turno Dr.ssa Cristina Lucchini, RESTIVO è
stato associato presso la locale Casa Circondariale,
mentre TINÈ è stata associata presso la Casa Circondariale
di Enna. Michele RESTIVO è stato in passato denunciato per
reati specifici quali furto aggravato, porto di armi,
truffa, ricettazione, falsificazione di monete, rapina,
rissa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni
pubbliche, impiego di denaro e beni di provenienza illecita,
evasione, e da ultimo, meno di un mese fa, veniva segnalato
dall’U.P.G.S.P. di Siracusa per un ulteriore episodio della
cosiddetta “truffa dello specchietto”. Entrambi gli
arrestati hanno nominato difensore di fiducia l’avvocato
Junio CELESTI, del Foro di Siracusa. Analoghi episodi di
tale truffa dello specchietto sono stati in precedenza
denunciati da altri malcapitati nel territorio nisseno, ma
fino ad ora non erano stati rintracciati i responsabili.
Caltanissetta
- Presi 3 trafficanti, 2 panetti hashish con laboratorio in
casa nonna. La Squadra Mobile - 4^ Sezione Reati contro il
Patrimonio e delitti contro la P.A., ha tratto in arresto tre
soggetti:
2 nisseni Giuseppe NOTARRIGO, inteso “peppone” 24enne
e Luigi TIRANNO 28enne, già noti, ed 1 bracciante
agricolo canicattinese in trasferta Vincenzo CIPOLLINA
24enne, sorpresi in flagranza dei reati di detenzione,
trasporto e spaccio di sostanza stupefacente in concorso.
Vincenzo CIPOLLINA è stato indagato anche per il reato di
porto ingiustificato di coltello. I poliziotti, nel corso di
servizi di controllo del territorio mirati al contrasto ed alla
repressione sia del traffico illecito delle sostanze
stupefacenti e psicotrope, che del dilagante fenomeno dei furti
in abitazione, disposti dal Questore di Caltanissetta Filippo
Nicastro, hanno operato con pattuglie civetta della Squadra
Mobile guidata dal Dr. Giovanni Giudice e dalla Dr.ssa Marzia
Giustolisi. Gli investigatori a Caltanissetta in via S. Averna,
all’interno del parcheggio del supermercato “Il Centesimo”, nel
primo pomeriggio del 8 aprile 2013 hanno rilevato la presenza
di un’autovettura sospetta con a bordo due uomini (NOTARRIGO e
TIRANNO), che apparivano fortemente sospetti per il fatto di
permanere nel veicolo durante l’orario di chiusura del
supermercato. Gli agenti si sono appostati in attesa di capire
le reali intenzioni dei due. I sospetti degli investigatori
assumevamo piena concretezza quando, poco dopo, è giunta
un’altra vettura con a bordo Vincenzo CIPOLLINA, che cedeva a NOTARRIGO
ed a TIRANNO 2 panetti di hashish, successivamente risultati per
un peso complessivo di 200 grammi, pagata dai soggetti con
denaro contante: 600€. I movimenti, sebbene fulminei, non sono
sfuggiti agli Agenti che hanno bloccato immediatamente i tre. I
trafficanti sono stati sottoposti ad immediata perquisizione sul
posto, a seguito della quale sono stati, rinvenuti e sequestrati
la droga ai due nisseni, ed il denaro al canicattinese. Anche
altro denaro, per una somma quasi di mille euro in totale, in
banconote di piccolo taglio, è stata trovata in possesso del
CIPOLLINA e sequestrata. L’elevata quantità della sostanza
stupefacente sequestrata, coniugata alla condizione di indigenza
del NOTARRIGO e del TIRANNO dovuta al fatto di essere
disoccupati, confermava ulteriormente che la sostanza che i
soggetti avevano appena acquistato dal CIPOLLINA era destinata
allo spaccio al minuto. Venivano effettuate successive
perquisizioni locali nelle abitazioni degli arrestati sia a
Caltanissetta che a Canicattì, e nell’abitazione della nonna
paterna del Giuseppe NOTARRIGO, sita nel quartiere Angeli, che
lo stesso utilizzava nella piena disponibilità, veniva rinvenuto
un piccolo laboratorio artigianale idoneo al confezionamento
delle dosi di droga da spacciare al minuto. Infatti, nella
casa-laboratorio oltre ad un’ulteriore dose di hashish di oltre
un grammo, pronta da spacciare, venivano rinvenuti: 1 bilancino
di precisione, 1 rotolo di pellicola di plastica trasparente,
dei cutter con relative lame di ricambio, 2 flaconi di
anestetico al vaglio degli investigatori, ed una leva in metallo
idonea allo scasso del tipo piede di porco. Tutto il materiale,
chiaramente compatibile con l’operazione, è stato sequestrato.I
tre arrestati, difesi dagli avvocati di fiducia Maria Francesca
Assennato per i due nisseni e l’avvocato Giovanni Salvaggio per
il canicattinese, dopo gli adempimenti di rito, così come
disposto dal Pubblico Ministero Maria Pia Ticino sono stati
associati presso la locale casa circondariale a disposizione
dell’Autorità Giudiziaria. Il rinvenimento del piede di porco,
per il quale sono in corso ulteriori approfondimenti
investigativi, conferma ancora una volta l’esistenza del triste
connubio: furti e droga che vede la commissione di furti di
varia natura da parte di giovani soggetti che sono dediti
all’uso indiscriminato di droghe.
Caltanissetta
-
Operazione “Ninetta”: Sandri
ucciso perché testimone oculare di danneggiamento.
Gli investigatori, il 1 marzo 2013
hanno notificato in carcere, in collaborazione con il
Commissariato Ps di Niscemi, l’ordinanza di custodia cautelare
emessa dal Gip del Tribunale di Catania dr. Cosentino, su
richiesta della DDA di Catania, a carico del già noto niscemese
Vincenzo PISANO, 35enne, accusato di avere ucciso il
giovane Pierantonio Sandri. La vittima era scomparsa a Niscemi
il 3 settembre del 1995 ed i resti furono ritrovati, il 19
settembre 2009, da uomini della Questura nel bosco niscemese di
contrada “Ulmo”. Nel contempo è stata chiesta dalla Procura di
Catania ed ottenuta dal Gip anche la misura cautelare di
Marcello Campisi, anch’egli coinvolto nel delitto e per
questo sottoposto a fermo di Pg l’otto febbraio scorso. Con le
ultime esecuzioni si chiude il cerchio sul tremendo delitto del
giovane odontotecnico Pierantonio Sandri, commesso nel settembre
1995. Un processo, attualmente pende dinanzi alla Corte di
Appello di Catania, a carico di un altro soggetto minorenne
coinvolto nel delitto, S.C., oggi
35enne, e
che all’udienza dell’otto febbraio scorso i Pm della Procura dei
Minori dr.ssa Vassallo e della Procura di Catania dr.ssa
Vinciguerra hanno prodotto nuovi elementi di accusa emersi dalle
odierne indagini.
Le investigazioni,
coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania e
condotte dalla Squadra Mobile nissena in questi ultimi mesi,
hanno consentito infatti di far emergere nuovi elementi sul caso
dell’uccisione del giovane Pierantonio. L’inchiesta ha
evidenziato come la vittima, fosse del tutto estranea a
qualsivoglia dinamica criminale, anche di tipo mafioso. In tal
senso hanno deposto innanzitutto due importanti collaboratori di
giustizia, Antonino PITROLO, ritenuto già reggente del clan di
cosa nostra di Niscemi, e Giuliano CHIAVETTA, ritenuto affiliato
allo stesso clan ed autoaccusatosi dell’efferato delitto. Il
collaboratore di giustizia niscemese Antonino PITROLO avrebbe
raccontato di essere venuto a conoscenza di tale delitto da
Salvatore BUZZONE XE "Buzzone Salvatore" , inteso “Turi cavulata”,
altro soggetto ritenuto del clan, che glielo avrebbe confidato
dicendogli che erano stati “i ragazzi di Alfredo”, ovvero il
gruppo di giovani che stavano intorno ad Alfredo CAMPISI XE "Campisi
Alfredo" , un avvicinato al clan di cosa nostra (poi ucciso, nel
mese di novembre del 1996, proprio dal PITROLO e dal BUZZONE)
che avrebbe disposto di un suo gruppo di fuoco composto per lo
più da minorenni, tra cui vi era sarebbe stato inserito
l’attuale collaboratore di giustizia Giuliano CHIAVETTA. Il PITROLO
avrebbe riferito che “non conosceva il SANDRI XE "Sandri
Pierantonio" e che il ragazzo non c’entrava nulla con il clan
che lui reggeva e con gli affari illeciti che gestiva”, ragione
per cui egli stesso si era dissociato completamente dall’azione
criminosa che era stata realizzata dal gruppo di giovani del
CAMPISI, il quale - sempre a dire del collaboratore - XE "Campisi
Alfredo" si dimostrava inaffidabile, in quanto raccoglieva le
estorsioni senza riferirgli nulla e si occupava di droga facendo
spacciare i suoi ragazzi che erano anche assuntori di
stupefacenti. Gli investigatori ritengono che la testimonianza
del PITROLO sarebbe coerente alla luce della ricostruzione
storico-investigativa delle aspre contrapposizioni in quel
momento esistenti all’interno del clan di cosa nostra di Niscemi
e che culminarono, alla fine del 1996, con l’eliminazione di
Alfredo CAMPISI, ucciso, sembrerebbe, proprio da Antonino
PITROLO e da Salvatore BUZZONE. CAMPISI, infatti, così come
emerso sia attraverso indagini risalenti nel tempo che da
indagini più recenti, sarebbe stato ucciso in quanto pericoloso
astro nascente della famiglia di cosa nostra di Niscemi, che
aveva mire espansionistiche nel governo mafioso della città. Il
personaggio si sarebbe servito di un gruppo di ragazzi (alcuni
dei quali minorenni) disposti a tutto ed adusi al consumo di
stupefacente del tipo cocaina. Gli inquirenti ritengono chiaro
quindi come le azioni delinquenziali realizzate dal gruppo del
CAMPISI (incendi di autovetture, richieste estorsive, spaccio di
sostanze stupefacenti) non erano condivise con il resto degli
affiliati al clan e tantomeno con il presunto reggente
dell’epoca Antonino PITROLO. I tutori dell’ordine ritengono che
il gruppo di ragazzi di cui si attorniava il CAMPISI, tra cui
capeggiava l’attuale collaboratore di giustizia Giuliano
CHIAVETTA, era solito stazionare nella piazza principale di
Niscemi, frequentata anche da tutti gli altri giovani della
città. Il soggetto si sarebbe reso protagonista di una serie di
aggressioni e risse che servivano ad accreditare in paese la
loro caratura criminale, in un crescendo di plateale
atteggiamento di arroganza mafiosa. Il collaboratore di
giustizia Giuliano CHIAVETTA , nell’agosto 2009, avrebbe
chiarito esaustivamente quanto accaduto nel settembre 1995,
auto-accusandosi del delitto di Pierantonio SANDRI, e
dichiarando che “Pierantonio Sandri
sarebbe stato ucciso perché era stato testimone oculare di un
danneggiamento a mezzo incendio di un’autovettura, fatto di
notte da Salvatore Cancilleri, che faceva parte del nostro
gruppo mafioso”, almeno per quanto aveva riferito Cancilleri
stesso. Chiavetta riferiva altresì che “Sandri faceva parte
del loro gruppo e non aveva a che fare con giri di criminali”.
A dimostrazione della genuinità delle propalazioni rese, va
evidenziato come in sede di sopralluogo effettuato il 19
settembre 2009, con poliziotti della locale Squadra Mobile,
Giuliano Chiavetta ha individuato esattamente il luogo di
occultamento del cadavere di Pierantonio SANDRI, consentendo il
recupero dei resti scheletrici. Gli scavi sul sito, effettuati a
mano, permisero di rinvenire effettivamente la presenza di un
cadavere, sotterrato in posizione ricurva, ancora indossante
frammenti di una camicia con fondo blu e quadri di colore
giallo, una scarpa sportiva di colore blu (così come indicato
nella medesima denuncia); un braccialetto di caucciù e oro al
polso sinistro; inoltre venivano rinvenute, nella tasca dei
pantaloni, delle chiavi. Effettivamente sul cadavere
scheletrito veniva rinvenuta la stessa camicia e tracce dei
jeans (tasche, etichetta, bottoni) corrispondenti
all’abbigliamento indicato nella denuncia di scomparsa sporta
dalla madre di Pierantonio SANDRI, Antonina BURGIO, nonché un
braccialetto in caucciù ed oro, riconosciuto dalla madre. Il
ritrovamento del cadavere della vittima costituiva un
eccezionale elemento di riscontro alla veridicità del racconto
del collaboratore di giustizia, che si mostrava sicuro nel
ricordare comunque modalità dell’azione e contesto in cui è
avvenuto il delitto. Le indagini e gli accertamenti effettuati
hanno dunque consentito di acclarare che il ragazzo rimase
vittima di un gruppo di giovani che era a disposizione del
presunto boss di cosa nostra niscemese Alfredo CAMPISI, a sua
volta ucciso. I personaggi, ritennero di essere stati notati da
Pierantonio SANDRI in occasione di un incendio di autovettura
lungo una via pubblica di Niscemi, nella quale la stessa vittima
occasionalmente si era trovato a transitare. I soggetti temendo
che la vittima potesse riferire quanto visto alle forze
dell’ordine, decisero il sequestro e la contestuale uccisione a
mezzo strangolamento. L’esecuzione sarebbe stata eseguita nei
pressi del luogo dove il corpo, a distanza di oltre 14 anni, è
stato rinvenuto da poliziotti della Squadra Mobile di
Caltanissetta. La figura della professoressa Ninetta Burgio,
mamma di Pierantonio Sandri, morta nel 2012, va infine
ricordata, alla mamma l’operazione è dedicata, poiché dal giorno
della scomparsa ha sempre cercato Pierantonio, attraverso
appelli ed iniziative pubbliche, lanciati molte volte su
trasmissioni televisive anche nazionali, rivolgendosi a tutti
coloro che potevano sapere, conoscere, invitandoli a parlare,
anche con mezzi anonimi, perché diceva “…è importante per una
mamma conoscere cosa è successo al proprio figlio, è importante
per una comunità conoscere cosa è successo ad un proprio
giovane”. Ninetta si era persino rivolta al Presidente della
Repubblica, chiedendo la verità sul caso della scomparsa di suo
figlio, rivolgendosi quindi a tutte le istituzioni, sempre in
punta di piedi e sempre con estrema delicatezza, con la voce
spezzata dal dolore, ma con la dignità di una madre che cercava
la verità per il proprio figlio e per il proprio Paese. Da
brava insegnante, si rivolgeva ai giovani di Niscemi e della
Sicilia, nel corso di numerosi convegni e dibattiti organizzati
sul tema della legalità, e diceva loro che “bisognava parlare
sempre, raccontare sempre, non essere mai omertosi”, invitava
gli adulti che bisogna ascoltare sempre i loro ragazzi, non
lasciarli mai soli, nei momenti di fragilità e di solitudine
tipici di una persona di giovane età.
Caltanissetta
–
Operazione
"Rewind"
luce su delitto Bennici, 10 accusati
a vario titolo. La Squadra mobile, dopo 22 anni di indagini,
identificati e arrestati 10 tra capi e gregari di Cosa
nostra di Niscemi, ritenuti a vario titolo esecutori e
mandati dell'assassinio di Roberto Bennici e del tentato
omicidio di Francesco Nanfaro, due affiliati alla Stidda
niscemese, raggiunti dai killer il 23 ottobre '90 mentre
erano seduti in un bar del paese. I poliziotti, della
sezione criminalità organizzata della squadra mobile di
Caltanissetta in collaborazione con gli uomini del
commissariato PS di Niscemi e con le squadre mobili di
Potenza, Parma, Catanzaro, Perugia Novara Cuneo e Caserta
hanno eseguito l’ordine di custodia cautelare in carcere è
stato emesso dal Gip del Tribunale di Catania Alessandro
Ricciardolo, su richiesta della Dda etnea. Tra gli
arrestati, i presunti capi
Giancarlo Maria Lucio Giugno,
53enne, e Rosario La Rocca, 56enne inteso ''Saro
Pacola". Agli altri otto imputati, in stato di detenzione, i
provvedimenti restrittivi sono stati notificati in carcere.
Si tratta di Salvatore Calcagno 58enne, di Niscemi,
Giovanni Passaro 56enne, Giuseppe Tasca
40enne, Pasquale Trubia 45enne, Emanuele Cassarà
42enne, Emanuele Iozza 51enne, di Gela; Angelo
Tisa 45enne, e Salvatore Siciliano 48enne, di
Mazzarino. L'omicidio di Roberto Bennici e il grave
ferimento di Francesco Nanfaro avvennero nel corso della
guerra di mafia tra Stidda e Cosa Nostra, in atto in quegli
anni nella province di Caltanissetta e Ragusa, di cui
Niscemi viene indicato dagli inquirenti "Crocevia
Criminale". Il commando di morte, fornito dalle famiglie del
clan Madonia di Cosa Nostra, partì da un covo delle campagne
di Acate, col compito di ammazzare chiunque incontrassero
della famiglia stiddara dei Russo. A sparare sarebbe stato
il pentito Angelo Celona, (che si autoaccusa dell'agguato)
insieme con Francesco La Cognata e l'autista Emanuele
Trainito, entrambi nel frattempo deceduti. Rosario Lombardo
e Rosario La Rocca sarebbero stati i basisti, assicurando il
supporto logistico e l'eventuale copertura. Con i restanti
imputati (ritenuti mandanti), sono accusati di omicidio,
tentato omicidio, associazione mafiosa. tutti indagati in
relazione all’ipotesi di reato p. e p. dagli artt. 110, 575
c.p., per avere cagionato, in concorso tra loro la morte di
Roberto BENNICI. Più precisamente: tutti quali mandanti e/o
concorrenti morali, per essersi riuniti in un covo sito
nelle campagne tra Acate e Niscemi, e per aver deciso e
progettato tutti concordemente, l’omicidio di un qualsiasi
esponente (o ritenuto tale) del clan rivale dei RUSSO di cui
sarebbe stata notata la presenza per le vie cittadine di
Niscemi; Angelo CELONA, con a Francesco LA COGNATA
(deceduto il giorno 11 ottobre 2010) quali esecutori
materiali, avvicinatisi alle spalle della vittima, gli
esplodevano contro numerosi colpi di pistola; Emanuele
TRAINITO (deceduto il giorno 27 novembre 1990) quale
concorrente morale e materiale, per aver agito a supporto
degli esecutori materiali, accompagnando gli autori
materiali con il ruolo di autista; Rosario LOMBARDO
(successivamente
deceduto) e LA ROCCA Rosario quali concorrenti morali
e materiali, per aver agito a supporto degli esecutori
materiali, accompagnando gli autori materiali sul luogo,
individuando la vittima e indicandola agli esecutori. Così
tutti concorrendo a cagionare l’omicidio di Roberto BENNICI,
il quale venne attinto mortalmente da numerosi colpi d’arma
da fuoco, mentre si trovava all’interno dell’attività
commerciale denominata “Bar Sicilia”. Con le aggravanti di
aver agito con premeditazione (ex art. 577 c.p.) e di aver
agito in più di cinque persone (ex art. 112 n. 1 c.p.). Con
l'aggravante ex art. 112 n. 2 a carico di Giancarlo GIUGNO,
Salvatore CALCAGNO e Giovanni PASSARO per aver diretto
l'attività delle persone che sono concorse. Con l’aggravante
di cui all’art. 7 L. 203/1991, per aver commesso il fatto al
fine di agevolare la realizzazione degli scopi
dell'associazione mafiosa "cosa nostra", nell’ambito della
contrapposizione in atto negli anni novanta con
l'organizzazione criminale di tipo mafioso denominata
“stidda” (scaturita dal volere ciascuna porre in essere la
propria egemonia nella gestione relativa ai traffici
illeciti sul territorio niscemese e limitrofo). Il è fatto
avvenuto a Niscemi il 23 ottobre 1990. Angelo CELONA per
reato p. e p. dagli artt. 110, 56-575 c.p., perché in
concorso con Francesco LA COGNATA (deceduto il giorno 11
ottobre 2010), avvicinandosi alle spalle di Roberto BENNICI
(seduto ad un tavolino del bar mentre giocava a carte) ed
esplodendogli contro numerosi colpi di pistola con una
traiettoria tale da attingere anche la persona seduta di
fronte al BENNICI, colpivano Francesco NANFARO con vari
colpi di pistola, così ponendo in essere atti idonei diretti
in maniera non equivoca a cagionarne la morte. Con
l’aggravante di cui all’art. 7 L. 203/1991, per aver
commesso il fatto al fine di agevolare la realizzazione
degli scopi dell'associazione mafiosa "cosa nostra",
nell’ambito della contrapposizione in atto negli anni
novanta con l'organizzazione criminale di tipo mafioso
denominata “stidda” (scaturita dal volere ciascuna porre in
essere la propria egemonia nella gestione relativa ai
traffici illeciti sul territorio niscemese e limitrofo).
Tutti gli altri : Giancarlo Maria Lucio GIUGNO, Salvatore
CALCAGNO, Rosario LOMBARDO
(successivamente
deceduto), Rosario LA ROCCA, Giovanni PASSARO,
Giuseppe TASCA, Pasquale TRUBIA, Angelo TISA, Salvatore
SICILIANO, Emanuele CASSARA’ e Emanuele IOZZA per il reato
p. e p. dagli artt. 110, 116 e 56-575 c.p. per aver concorso
nella condotta di Angelo CELONA e Francesco LA COGNATA di
cui al capo B, atteso che il ferimento di un avventore
presente all'interno del bar (nel caso Francesco NANFARO)
era una conseguenza prevedibile dell'azione omicidiaria
pianificata e posta in essere. Con l’aggravante di cui
all’art. 7 L. 203/1991, per aver commesso il fatto al fine
di agevolare la realizzazione degli scopi dell'associazione
mafiosa "cosa nostra", nell’ambito della contrapposizione in
atto negli anni novanta con l'organizzazione criminale di
tipo mafioso denominata “stidda” (scaturita dal volere
ciascuna porre in essere la propria egemonia nella gestione
relativa ai traffici illeciti sul territorio niscemese e
limitrofo).
Caltanissetta - Steward sequestrato: 2 arresti. La
Polizia di Stato ha eseguito nelle prime ore della
mattina, 2 Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere a
carico di :
Antonino Marcello FERRARO 55enee nato
a Resuttano
ed Eros BRUZZANITI 25enne nato a Caltanissetta.
indagato anche: C. N. nato a Ponte dell’Olio il
22.10.1986, al quale è stata notificata l’informazione
di garanzia. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile e
coordinate dalla DDA nissena hanno permesso di
assicurare alla giustizia i colpevoli di un sequestro di
persona a scopo di estorsione, inasprito anche dalla
circostanza aggravante mafiosa, perché ordinato dalla
famiglia mafiosa di Caltanissetta. La vittima era un
giovane nisseno che all’epoca dei fatti, risalenti al
mese di settembre/ottobre 2009, lavorava come steward
della Ryanair.
Enna – Gdf scopre rete stupefacenti tra Enna e Catania 40
ordinanze.
Alle prime luci del giorno all’alba 170
finanzieri del Comando Provinciale di Enna e
di altri Reparti della Sicilia hanno dato
esecuzione a 40 ordinanze di custodia
cautelare nei confronti di soggetti
residenti nelle province di Enna, Catania,
Caltanissetta e Agrigento. Le indagini,
condotte dalla Compagnia di Enna e dalla
Tenenza di Piazza Armerina, coordinate dalla
Procura della Repubblica di Enna, hanno
consentito di sgominare un’articolata rete
criminale dedita all’approvvigionamento ed
allo spaccio di sostanze stupefacenti, anche
nelle adiacenze ed all’interno di un
istituto scolastico secondario della
provincia. Detta
rete, suddivisa in più sodalizi, gestiva la
minuta vendita degli stupefacenti nei comuni
di San Cono (CT), Mirabella Imbaccari (CT),
San Michele di Ganzaria (CT), Piazza
Armerina (EN), Raddusa (CT) e Realmonte
(AG). I dettagli dell’operazione forniti
nell’ambito di una conferenza stampa presso
il Palazzo di Giustizia di Enna.
Caltanissetta
– Corriere infedele indagato: incasso introito spedizione.
La Polizia ha denunciato in stato di libertà 2 soggetti
ritenuti responsabili 1 di furto aggravato, P.D.
39enne, e 1 altro di ricettazione, M.L. 50enne. La
Squadra Mobile - 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e
Delitti contro la P.A., guidata dalla dr.ssa Marzia
Giustolisi, ha fatto luce sulla sparizione di un pacco del
valore di quasi 300€, sparito inspiegabilmente dalla ditta
di spedizione SDA di Caltanissetta. Ancora una volta si
registrano quei reati, c.d. minori, di carattere
patrimoniale, legati sicuramente alla grave crisi economica
che sta attanagliando il nostro Paese, considerato peraltro
il valore del contrassegno del pacco stesso. Il responsabile
SDA di Caltanissetta, nei primi giorni dello scorso agosto,
ha denunciato la sparizione di 1 pacco dal suo deposito;
infatti nonostante era stato registrato in entrata risultava
irreperibile e non assegnato ad alcun corriere. Lo stesso
responsabile faceva gli opportuni accertamenti presso il
destinatario, proprietario di un noto impianto di
distribuzione di carburanti verificando che effettivamente
il pacco era stato consegnato allo stesso destinatario,
nonostante lui (il titolare SDA) non aveva alcuna ricevuta
di consegna. Ritenendo, a ragione, che il pacco fosse stato
rubato per incassarne i soldi del contrassegno, visionava le
registrazioni del sistema di videosorveglianza operante nel
distributore, accertando che effettivamente il pacco era
stato consegnato da un uomo estraneo all’organico della
ditta SDA., che aveva intascato i soldi del contrassegno.
Gli investigatori di seguito a quanto denunciato hanno
acquisito i filmati delle registrazioni relative alle fasi
salienti della consegna, e dalla successiva analisi hanno
riconosciuto il personaggio che aveva effettuato la
consegna. L’indagato M.L., che era giunto al
distributore a bordo di un’auto di grossa cilindrata, la cui
targa veniva ripresa dalle telecamere, insieme ad altri 2
soggetti. Le indagini immediate hanno consentito di risalire
all’intestatario della vettura ed al suo reale utilizzatore,
nonché all’identità di tutti e tre i soggetti coinvolti nei
fatti, permettendo agli operatori di chiarire tutta la
vicenda nei minimi dettagli. Sembra che il corriere infedele
P.D., dopo essersi appropriato del pacco dal deposito
senza registrarlo in uscita, si sarebbe avvalso di M. L.
per consegnarlo al destinatario. una volta effettuata la
consegna e ritirati i soldi, M.L. li avrebbe dati al
corriere che avrebbe intascato il denaro, non versandolo al
titolare della ditta di spedizione. I due sono indagati in
stato di libertà, l’Autorità Giudiziaria dovrà far piena
luce su tutta la vicenda, con le due versioni dei fatti
fornite da entrambi gli indagati.
Caltanissetta
-
Estorsioni
appalti ASI : 7 ordinanze,
operazione “Colpo di grazia“.L'ordinanza di custodia cautelare in carcere e stata spiccata nei
confronti di
Antonino RACCO,
64enne nato a Caltanissetta, residente in
C.da Grotticelle sn, IN ATTO DETENUTO;
Armando Giuseppe D’ARMA, 59enne nato
a Gela, residente in via Castelluccio
n. 31, IN ATTO DETENUTO; Salvatore Dario
DI FRANCESCO, 54enne nato a San
Cataldo, residente a Serradifalco in Corso
Garibaldi 58, LIBERO; Antonio Giovanni
MARANTO, 49enne nato a Polizzi Generosa
(PA), residente in via Michele Amari nr.17
,LIBERO; Angelo PALERMO 55enne nato
a Caltanissetta, residente in via Palermo nr.18, IN
ATTO DETENUTO; Giovanni PRIVITERA, 57enen
nato a S. Caterina Villarmosa (CL),
residente a Vallelunga Pratameno (CL) in via
Nasi n. 5/C, LIBERO; Giuseppe RABBITA
43enne, nato a Caltanissetta residente in
via Cassetti nr.29, IN ATTO DETENUTO.Altro duro colpo inferto a cosa nostra “Nissena”, la scorsa
notte, Agenti della Sezione Criminalità
Organizzata – 3^ gruppo, nel corso di una
articolata operazione di P.G., hanno
eseguito 7 Ordinanze di Custodia Cautelare
in Carcere, emesse il 3 marzo 2014 dal
G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta.
Tutti gli indagati, tra cui figurano
esponenti ritenuti di spicco nella famiglia
mafiosa di cosa nostra nissena e dei
mandamenti di Gela e di Vallelunga Pratameno,
rispondono di estorsione aggravata dall’
art. 7 L. 203/91 in relazione ad appalti
aggiudicati a Caltanissetta e provincia dal
1999 al 2004, la maggior parte dei quali
banditi dall’ASI di Caltanissetta.
Caltanissetta– Stalker di minore torna ai domiciliari. Uomini
della 3^ Sezione Reati contro la Persona della Squadra
Mobile di Caltanissetta, guidata dalla d.ssa Marzia
Giustolisi, in esecuzione dell’Ordine di Esecuzione di
Misura Cautelare Personale non detentiva emessa il 17
luglio 2013 dal G.I.P. del Tribunale nisseno dr. David
Salvucci, ha sottoposto agli arresti domiciliari
Davide MIRAGLIA 25enne. Il giovane, in precedenza,
era stato più volte denunciato dalla QUestura per stalking
per aver minacciato e molestato una minore, N.M.N. di anni
17, con la quale da qualche anno aveva intrecciato una
relazione sentimentale che andava avanti tra alti e bassi.
Il soggetto per questi motivi ed anche in ordine ai reati
di violenza privata e sottrazione di minore degli anni 18 ai
genitori esercenti la patria potestà, il 6 dicembre 2012,
era già stata destinatario della misura cautelare degli
arresti domiciliari che veniva sostituita, il 15 febbraio
2013, su istanza del difensore, con quella dell’obbligo di
presentazione alla polizia giudiziaria nelle giornate di
lunedì e giovedì. MIRAGLIA non demordeva dai suoi
atteggiamenti persecutori nei confronti della minore. Il
personaggio, nei periodi in cui la ragazza decideva di non
vederlo, seguiva la vittima lungo il tragitto per recarsi a
scuola, la seguiva quando usciva con le amiche, tanto che
una volta si poneva, con la propria auto all’inseguimento di
uno scooter a bordo della quale viaggiava come passeggero la
ragazza. Davide MIRAGLIA bloccando la corsa del motociclo,
faceva rovinare in terra la 17enne. Ed ancora le inviava sms
dai contenuti ingiuriosi e, in una occasione, le aveva anche
sottratto il cellulare, contro la sua volontà. La madre ed
il padre della minore, a loro volta, avevano sporto
ulteriori denunce nei confronti di Davide MIRAGLIA per
sottrazione di minore e minaccia. Gli investigatori hanno
anche accertate numerose violazioni della misura di
presentazione alla p.g. inflittagli, in seconda battuta, in
quanto, spesso, MIRAGLIA non si è recato in Questura a
firmare e senza addurre legittimi impedimenti. MIRAGLIA per
tali gravi condotte reiterate era stato nuovamente, e più
volte, denunciato da parte di della Questura di
Caltanissetta che, con cura ed attenzione, ha sempre tenuto
d’occhio l’evolversi della vicenda avendo a cuore la sorte
della minore. Medesima attenzione veniva mostrata dalla
locale Procura della Repubblica, Proc. Aggiunto d.ssa Lia
Sava e P.M. Sost. Proc. d.ssa Maria Carolina De Pasquale,
che ha avanzato richiesta in sostituzione ed in aggravamento
rispetto alla Misura Cautelare dell’Obbligo di Presentazione
alla Polizia a cui era sottoposto dal 15 febbraio 2013 che è
stata accolta dal G.I.P. presso il Tribunale di
Caltanissetta che ha emesso la relativa ordinanza di
sostituzione, in aggravamento, di misura cautelare. Davide
MIRAGLIA è difeso dall’Avvocato Davide Carlo SCHILLACI del
foro di Caltanissetta.
Caltanissetta
– Donna segregata in bagno, Carabinieri arrestano ai
domiciliari 1 stalker. I
militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia
Caltanissetta hanno bloccato 1 romeno Constantin Ciprian
ORASANU 30enne che ha tormentato ed anche segregato in
un bagno la sua ex compagna nissena madre di 3 figlie.
I carabinieri coordinati dal Sostituto Procuratore della
Repubblica dott. Gabriele Paci, hanno avviato verifiche ed
ottenuto riscontri e testimonianze che in Procura hanno
determinato il provvedimento restrittivo del Tribunale degli
arresti domiciliari nella sua abitazione. Il romeno, tra
l’altro si era recato, poco tempo addietro, in preda
all’alcool sotto casa della donna ed a bordo di un’auto
aveva tentato d’intimidirla coinvolgendo una vicina di casa,
poi l’intervento delle forze dell’ordine e la fuga in
macchina che si era conclusa contro un veicolo in sosta.
Nel giro di pochi giorni è il secondo caso di stalker
bloccato dai militari dell’arma, già i carabinieri erano
intervenuti per l’azione persecutoria di altro soggetto che
perseguitava l’ex donna. I frequenti casi di persecuzione
con donne vittime di ex compagni inducono ad una maggiore
attenzione le forze dell’ordine sempre impegnate nella
tutela del cittadino.
Caltanissetta
– Cocaina in auto, 2 investono agenti all’alt. Poliziotti
della Squadra Mobile - 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e
delitti contro la P.A. nelle prime ore di oggi 14 maggio 2013
hanno tratto in arresto due soggetti già noti: il nisseno
Giuseppe MARCHESE, 37enne, e l’amico di origine barrese
Saverio POLIZZI 34enne, sorpresi in flagranza dei reati:
trasporto e detenzione di sostanza stupefacente finalizzata allo
spaccio, in concorso tra loro. Saverio POLIZZI è stato
segnalato all’A.G. per detenzione illegale di munizioni da
guerra, e possesso di 2 pistole scacciacani. Giuseppe MARCHESE,
è stato segnalato all’A.G. altresì per i reati di resistenza,
violenza e lesioni a pubblico ufficiale, e per danneggiamento
aggravato. Gli agenti stavano operando in servizi di controllo
del territorio mirati al contrasto ed alla repressione sia del
traffico illecito delle sostanze stupefacenti che psicotrope e
contro il dilagante fenomeno dei furti in abitazione, disposti
dal Questore di Caltanissetta Filippo Nicastro. Pattuglie
civetta della Squadra Mobile guidata dalla dr.ssa Marzia
Giustolisi, a Caltanissetta hanno notato una vettura FIAT Croma,
con 2 a bordo. Giuseppe MARCHESE e Saverio,POLIZZI in qualità
rispettivamente di autista e passeggero, stavano uscendo dallo
svincolo della bretella SS640. i sospetti hanno affrontato la
curva a velocità sostenuta, destando i sospetti degli operatori
che hanno proceduto all’immediata intimazione a fermarsi. Appena
l’autista della FIAT Croma ha visto la paletta di servizio,
invece di fermarsi ha tentato di investire gli agenti. I
poliziotti repentinamente si sono scansati, venendo però due di
loro attinti agli arti dall’auto in fuga. La corsa della FIAT
Croma è stata arrestata dopo pochi metri da altri poliziotti a
bordo delle autovetture di servizio, di cui 1 speronata
dall’autista della FIAT Croma, in un vano tentativo estremo di
fuggire.
I sospetti, prima che l’auto si fermasse, hanno cercato di
disfarsi di
piccoli involucri lasciandoli cadere dal finestrino dell’auto.
La mossa non è sfuggita agli investigatori che hanno recuperato
il tutto accanto l’autovettura. I tutori dell’ordine hanno
constatato che all’interno vi erano 10 grammi di sostanza
stupefacente del tipo “cocaina pura”, la quale dopo il taglio
avrebbe consentito ai due arrestati il confezionamento di circa
80 dosi, con un guadagno di circa cinquemila€. I due occupanti,
bloccata la FIAT Croma in fuga, hanno fatto resistenza ad
uscire. Gli agenti, adottando le opportune precauzioni del caso,
ed avendo il forte sospetto che gli stessi potessero essere
armati, sono riusciti a farli scendere dall’auto, tra molte
resistenze. I poliziotti nelle abitazioni degli arrestati, hanno
trovato da Saverio POLIZZI, due pistole scacciacani, una
cartuccia a salve e 3 (tre) munizioni da guerra, per il fucile
mitragliatore militare MG, tutti sequestrati. Le manette sono
scattate per Giuseppe MARCHESE e per Saverio POLIZZI,
sequestrata la sostanza stupefacente. L’elevata quantità di
droga sequestrata, coniugata alla condizione di indigenza degli
arrestati dovuta al fatto che il Saverio POLIZZI risulta
disoccupato con famiglia a carico, e che il Giuseppe MARCHESE è
aiutante macellaio, alle dipendenze del genitore, confermava
ulteriormente come la sostanza che i 2 detenevano era destinata
allo spaccio al minuto. Gli agenti hanno sequestrato la vettura
FIAT Croma intestata ed in uso allo stesso Giuseppe MARCHESE,
poiché mezzo utilizzato per commettere i reati contestati, che
veniva affidata al custode giudiziale, e che in applicazione
alla vigente normativa (T.U. 309/90) potrebbe essere confiscata
ed assegnata alle unità antidroga. Saverio POLIZZI è stato
segnalato anche per il reato di detenzione illegale di munizioni
da guerra, trovate a seguito della perquisizione domiciliare in
armadio posto all’ingresso della sua abitazione. Gli inquirenti
stanno svolgendo ulteriori approfondimenti per verificare come
mai detenesse le due pistole scacciacani. Giuseppe MARCHESE, che
nel frangente si trovava alla guida della sua autovettura FIAT
Croma, è stato altresì, segnalato per i reati di resistenza,
violenza e lesioni a pubblico Ufficiale, per aver tentato di
investire i due Agenti, che hanno dovuto far ricorso alle cure
del Pronto Soccorso, riportando una prognosi di alcuni giorni, e
per danneggiamento aggravato per aver causato consistenti danni
all’autovettura di servizio speronata. Dopo gli adempimenti di
rito, come disposto dall’Autorità Giudiziaria i due arrestati
sono stati associati alla locale Casa Circondariale di
Caltanissetta. I due sono difesi il POLIZZI dall’Avvocato di
fiducia Concetta Bevilacqua del Foro di Enna e MARCHESE
dall’avvocato di ufficio Fabio Esposito del Foro di
Caltanissetta, dopo gli adempimenti di rito, così come disposto
dal Pubblico Ministero dr.ssa Donatella Pianezzi, sono stati
associati presso la locale Casa Circondariale a disposizione
dell’Autorità Giudiziaria.
Caltanissetta
– Manette a nigeriano pusher. La Squadra Mobile –
Sezione Antidroga, nell’ambito di servizi di controllo del
territorio predisposti dal Questore di Caltanissetta,
Filippo Nicastro, il 26 aprile 2013, alle ore 21:00, ha
tratto in arresto, in flagranza di reato Lucky EKPEA
30enne nato ad ISHAN (Nigeria), residente a Caltanissetta.
Pattuglie finalizzate al contrasto nel capoluogo, dello
spaccio di sostanze stupefacenti o psicotrope del tipo
marijuana, stavano operando in via Dante Lucky EKPEA deve
rispondere del reato: detenzione di 50,2 gr. di sostanza
stupefacente del tipo marijuana suddivisa in 37 confezioni
appositamente preparate per lo spaccio. L’arresto è il
risultato della costante attività di controllo da parte di
questa Squadra Mobile - Sezione Antidroga - relativamente al
fenomeno legato allo spaccio di sostanze stupefacenti nel
territorio nisseno da parte di alcuni cittadini
extracomunitari. I soggetti, dopo essersi insediati nei
quartieri del Centro Storico, sono riusciti a crearsi, negli
anni, una vera e propria base logistica per la
diffusione della marijuana. Il bassissimo prezzo di vendita
praticato dagli extracomunitari favorisce la diffusione
della droga tra i giovani nisseni con gravi ripercussioni
sulla società.
Sono tuttora in corso attive indagini volte a
scoprire l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti
coinvolti nel canale di approvvigionamento e distribuzione
al dettaglio dello stupefacente.
Gela –
Disoccupato da testata a deputato MPA: non mantiene promessa lavoro.
Parlamentare regione Sicilia Giuseppe Federico medico dentista,
aggredito, di sera, nello studio a Gela, nel quartiere Caposoprano, da un disoccupato 35enne. Secondo la ricostruzione
sembra che l'aggressore, esasperato, abbia rinfacciato al
parlamentare di essersi sentito preso in giro e deluso per
l’inutile attesa di un posto di lavoro. Giuseppe Federico al
culmine del diverbio, sarebbe stato colpito con una testata al
naso. L’aggressore sarebbe fuggito, mentre il deputato è stato
soccorso ed accompagnato in ospedale. I medici a Giuseppe
Federico hanno suturato con tre punti una ferita lacero contusa
al setto nasale. Il deputato dimesso ed è tornato in casa. La
polizia ed i carabinieri stanno indagando sull'episodio.
Caltanissetta–
Traffico umani in Belgio, arrestato afgano, chiedeva asilo. La Squadra Mobile – 4^
Sezione Reati contro il Patrimonio e delitti contro la P.A., il
7 marzo 2013 ha tratto in arresto il cittadino afghano
Asif Khan MUSAKHIL
24enne,
colpito da un mandato di arresto internazionale, da parte del
Belgio, per gravissimi reati quali l’associazione a delinquere
per traffico di esseri umani, e per tale motivo attivamente
ricercato in ambito Schenghen, in tutti gli stati europei
aderenti all’omonimo trattato di cooperazione anticrimine
internazionale.
Asif Khan MUSAKHIL si sarebbe reso responsabile dei reati mentre
si trovava in Belgio, dopo essere stato raggiunto dal
provvedimento di arresto, ha abbandonatoil territorio belga,
raggiungendo l’Italia, ove alla fine del mese di ottobre 2012,
mescolandosi ad altri connazionali, si presentava spontaneamente
presso il locale CDA /CARA (centro di accoglienza/ centro
accoglienza richiedenti asilo), chiedendo asilo politico, con
istanza di riconoscimento della protezione internazionale
appellandosi alla Convenzione di Ginevra. L’istruttoria
dell’istanza veniva avviata, ed in attesa del rilascio del
permesso di soggiorno per protezione umanitaria,
l’extracomunitario veniva munito di un attestato provvisorio che
gli permetteva di circolare liberamente nel territorio dello
Stato Italiano. Gli accertamenti fotosegnaletici e
dattiloscopici esperiti al momento dell’avvio della pratica di
asilo politico, successivamente comparati con i medesimi
accertamenti depositati presso la banca dati europea, dava piena
corrispondenza tra il ricercato Asif Khan MUSAKHIL ed il
soggetto che aveva chiesto asilo politico in questo Centro.
L’immediata attività info-investigativa, con specifici servizi
di investigazione tradizionali ha consentito di rintracciare in
tempi brevi, a Caltanissetta, il latitante Asif Khan MUSAKHIL,
che veniva immediatamente bloccato ed arrestato dopo la notifica
del mandato di arresto internazionale. L’arrestato, difeso
d’ufficio dall’avvocato Maria Giovanna Floridia, del Foro di
Caltanissetta, dopo gli adempimenti di rito è stato associato
presso la locale Casa Circondariale a disposizione dell’Autorità
Giudiziaria.
Gela - Rissa di extracomunitari in cooperativa di accoglienza.
La segnalazione è giunta al 113, e subito agenti della Sezione
Investigativa e dell’ufficio Volanti del Commissariato di P.S.
di Gela sono intervenuti in Via Danubio 40 presso la
cooperativa di accoglienza di extracomunitari al fine di sedare
una rissa generata da futili motivi. Gli agenti, prontamente,
intervenuti hanno accertato la presenza di alcuni cittadini di
colore, con evidenti escoriazioni sul capo e sugli arti con
perdita di sangue che, in maniera aggressiva, continuavano a
litigare. I poliziotti hanno identificato tutti i presenti,
acquisendo notizie utili al fine di capire quali fossero state
le motivazioni che avevano causato la rissa. Alcuni di loro
nonostante l’intervento delle forze di polizia tentavano ancora
di venire a contatto, alzando la voce e cercando di colpirsi a
mani nude. Le reazioni sono state evitate grazie al tempestivo
intervento degli agenti intervenuti, che con il loro operato
hanno evitato il degenerare ulteriormente della vicenda.
Accompagnati presso il pronto soccorso del locale nosocomio per
le cure dovute, la P.G. ha rilevato che Isaac KRAH presentava i
segni di un morso al torace, nella zona dorsale superiore ed uno
sulla schiena tra le scapole. Christopher OPPONG, presentava una
ferita lacero contusa alla nuca con perdita di sangue ed una
ferita all’incavo del pollice della mano sx; Philip AMPONSAH
presentava segni evidenti di un morso allo zigomo destro ancora
sanguinante. Le immediate dichiarazioni assunte informalmente
dagli astanti hanno permesso di far piena luce sui motivi
scatenanti la lite, rivelatisi futili, e quindi stabilire le
responsabilità di ognuno di essi. Per questi motivi sono stati
arrestati: Benedict EFFAH APPIAH,34enne nato a Nkranza (Ghana),
residente in Gela via Cairoli 119, di fatto domiciliato presso
la cooperativa di accoglienza extracomunitari con sede a Gela
via Danubio n. 40, piano terra; Shadrick OPOKU DONKOR,37enne
nato a Wenchi (Ghana), residente in Gela via Cairoli 119, di
fatto domiciliato presso la cooperativa di accoglienza
extracomunitari con sede a Gela via Danubio n. 40, piano terra;
Philip AMPONSAH, 22enne nato a Techinam (Ghana) e residente a
Gela in via Cairoli n. 119, di fatto domiciliato presso la
cooperativa di accoglienza extracomunitari con sede a Gela via
Danubio n. 40, piano terra; Isaac KRAH, 28enne nato a Sampa
(Ghana) e residente a Gela in via Cairoli n. 119, di fatto
domiciliato presso la cooperativa di accoglienza extracomunitari
con sede a Gela via Danubio n. 40, piano terra; Christopher
OPPONG, 32enne nato a Doma Akwamu (Ghana) e residente a Gela in
via Cairoli n. 119, di fatto domiciliato presso la cooperativa
di accoglienza extracomunitari con sede a Gela via Danubio n.
40, piano terra. Durante l’intervento gli Agenti hanno proceduto
anche al sequestro di una sedia rotta, rinvenuta all’interno dei
locali della cooperativa, utilizzata quale corpo contundente da
uno dei correi. Dopo le formalità di rito i prevenuti sono stati
associati presso le carceri di Gela.
Caltanissetta
- Nigeriano pusher in manette. I poliziotti, alle
ore 19.40, a seguito di attività investigative della
Squadra Mobile – Sezione Antidroga intraprese su imput
del Questore di Caltanissetta dr. Filippo Nicastro e
finalizzate al contrasto dello spaccio di sostanze
stupefacenti o psicotrope, a Caltanissetta, in via
Rochester, hanno tratto in arresto, in flagranza di
reato,
Shadrach OBODO, 28enne nato Aba Abia State
(Nigeria), per il reato di detenzione di grammi 500
di sostanza stupefacente del tipo marijuana ai fini di
spaccio, previsto e punito dall’art.73 comma I°bis del
D.P.R. n° 309/90 Legge sugli stupefacenti. L’ arresto è
il risultato della costante attività di controllo del
fenomeno legato allo spaccio di sostanze stupefacenti
nel territorio nisseno che intacca principalmente i
giovani, influendo negativamente sul loro nucleo
familiare e sulla società. È il terzo arresto, dopo
quello di Manai Ismail e di Abbassi Bidel avvenuto il 6
febbraio 2013, effettuato dalla squadra Mobile di
soggetti extracomunitari dediti, nel centro storico
della città, allo spaccio di sostanze stupefacenti del
tipo marijuana ed hashisc.
Sono tuttora in corso attive indagini volte a
scoprire l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti
coinvolti nel canale di approvvigionamento e
distribuzione al dettaglio dello stupefacente.
Palermo
- Antonino ALLETTO Segretario Nazionale Uil Polizia
solidarietà incondizionata per i poliziotti minacciati.
“Alle minacce occorre rispondere con i fatti solidarietà ai
nostri colleghi ed alle loro famiglie. Siamo davvero indignati
per quanto è accaduto in questi giorni nei confronti dei nostri
colleghi. Sembra talmente assurdo oseremo dire surreale che
appare come la trama di un film dove i cattivi sfacciatamente
minacciano i buoni, ma questa non è una fiction ma la dura e
cruda realtà. Questi balordi continuano a dimostrare disprezzo
delle leggi e dello Stato minacciando i suoi servitori più
fedeli insidiando nelle loro menti la paura per le persone che
più amano le loro rispettive famiglie. Riteniamo che i nostri
colleghi non debbano essere allontanati perché significa che
stanno lavorando bene contro le consorterie mafiose e i fatti lo
dimostrano, è un dovere preciso dello Stato difendere i nostri
colleghi e le loro famiglie. Un loro, seppur comprensibile,
allontanamento significherebbe un evidente atto di debolezza nei
confronti di questi criminali . Se c’è ne fosse bisogno siamo
pronti a difenderli da questi balordi finanche liberi dal
servizio ordinario ed in forma gratuita. Che il Ministro
dell’Interno intervenga duramente potenziando tutti presidi
della Sicilia pesantemente indeboliti in questi ultimi anni dai
taglia e dalla mobilità sempre più rada. F.to Antonino ALLETTO
Segretario Nazionale Uil Polizia. Giacomo BENANTI Seg.Gen.Prov.
UILPS Palermo ha dichiarato: "Solidarietà ai colleghi della
catturandi, questo è il segnale che dimostra che la strada
percorsa è quella giusta… ora lo Stato faccia la sua parte
garantendo i suoi servitori e le loro famiglie." Ed ancora
Antonino ALLETTO Segretario Nazionale Uil Polizia afferma “Siamo
davvero indignati per quanto è accaduto in questi giorni nei
confronti dei nostri colleghi. Sembra talmente assurdo oseremo
dire surreale che appare come la trama di un film dove i cattivi
sfacciatamente minacciano i buoni, ma questa non è una fiction
ma la dura e cruda realtà. Questi balordi continuano a
dimostrare disprezzo delle leggi e dello Stato minacciando i
suoi servitori più fedeli insidiando nelle loro menti la paura
per le persone che più amano le loro rispettive famiglie.
Riteniamo che i nostri colleghi non debbano essere allontanati
perché significa che stanno lavorando bene contro le consorterie
mafiose e i fatti lo dimostrano, è un dovere preciso dello Stato
difendere i nostri colleghi e le loro famiglie. Un loro, seppur
comprensibile, allontanamento significherebbe un evidente atto
di debolezza nei confronti di questi criminali. Se c’è ne fosse
bisogno siamo pronti a difenderli da questi balordi finanche
liberi dal servizio ordinario ed in forma gratuita. Che il
Ministro dell’Interno intervenga duramente potenziando tutti
presidi della Sicilia pesantemente indeboliti in questi ultimi
anni dai tagli e dalla mobilità sempre più rada”. F.to Antonino
ALLETTO Segretario Nazionale Uil Polizia.
Caltanissetta
– Sequestro beni e conti a “Peppe u ierru” famiglia
Alfieri. Le indagini complesse svolte dalla Sezione
Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di
Caltanissetta nei confronti del clan mafioso gelese
riconducibile a Giuseppe ALFERI, inteso Peppe u ierru,
hanno portato la polizia nissena ad un altro importante
risultato per la disarticolazione del gruppo criminale,
sottraendogli anche beni provento di attività illecite. Il
GIP presso il Tribunale di Caltanissetta - D.ssa Alessandra
Bonaventura Giunta, emesso decreto e sono stati sottoposti a
sequestro preventivo l’abitazione di Gela in via Socrate nr.
5, in uso ad Maria AZZARELLI, nata a Gela il 24 dicembre
45enne, donna di Giuseppe ALFERI, inteso “u ierru”, già
tratto in arresto con la AZZARELLI e ad altri sodali del
gruppo criminale, nell’ambito dell’operazione di polizia
denominata “Inferis” ed eseguita da poliziotti della locale
Squadra Mobile lo scorso mese di gennaio, nonché un
appezzamento di terreno con annesso fabbricato e piscina, a
Gela in c.da Settefarine, in uso a Giuseppe ALFERI. Il
giudice in ordine al sequestro dell’abitazione in uso a
Maria AZZARELLI, ha ritenuto, sulla base delle risultanze
investigative emerse dalle indagini effettuate dall’Ufficio
nisseno, che l’immobile in questione era riconducibile alle
disponibilità economiche di Giuseppe ALFERI a cui la
AZZARELLI è stata per anni legata sentimentalmente ed
acquistato mediante gli illeciti proventi dell’attività
delittuosa compiuta dall’ALFERI nel corso degli anni. Il
giudice, in ordine al sequestro del terreno di circa mq.
7000 con annesso fabbricato e piscina, sempre sulla base
delle medesime risultanze investigative, ha ritenuto che
tale proprietà, che risulta intestata alla defunta madre
dell’ALFERI, era invece di esclusivo uso di quest’ultimo e
la realizzazione del fabbricato e della piscina è legata
all’impiego di proventi di attività illecite. Il valore
complessivo commerciale dei beni sequestrati ammonta a circa
300.000 euro. Inoltre sono stati sequestrati 1 conto
corrente bancario ed 1 libretto a risparmio accesi presso
Poste Italiane ed intestati a Vincenzo AZZARELLI.
Caltanissetta
- Operazione
“Victoria” 5 ordinanze per strage di Vittoria “San Basilio”.
Nuove misure di custodia cautelare a carico di esponenti di
primo piano di cosa nostra nissena resisi responsabili, in
qualità di mandanti, della tristemente note strage di “San
Basilio”. Si tratta di : Salvatore Siciliano 48enne nato a
Mazzarino (CL), in atto detenuto c/o la Casa Circondariale di
Novara, Orazio Buonprincipio 44enne nato a Riesi (CL), in atto
detenuto c/o la Casa Circondariale di Caltanissetta, Alfonso
Scozzari 56enne nato a Vallelunga Pratameno (CL), Claudio
Calogero Cinardo 33enne nato a Mazzarino (CL), Giuseppe
Selvaggio, 31enne nato a Mazzarino (CL). Ad esito di complesse
investigazioni, effettuate dalla Sezione Criminalità Organizzata
– 2° gruppo - della locale Squadra Mobile, con l’ausilio della
Squadra Mobile di Novara, U.P.G.S.P della Questura di Milano,
Commissariato di Lambrate (MI) e del reparto Prevenzione
Crimine di Catania, nelle prime ore di lunedì 21 gennaio 2013,
sono state eseguite 5 misure cautelari, in esecuzione di
provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Catania Laura
BENANTI su richiesta della DDA di Catania, accusati di aver
direttamente partecipato alla nota strage di Vittoria. Il 2
gennaio 1999 un commando di killers aprì il fuoco nel bar della
stazione di servizio Esso, uccidendo 5 persone. Morirono Angelo
Mirabella (in quel momento ritenuto referente del clan della
stidda di Vittoria), Rosario Nobile, e Claudio Motta, ritenuti
affiliati al clan Dominante e due giovani avventori che, in quel
momento, si trovavano nel bar: Rosario Salerno e Salvatore
Ottone. La strage sarebbe stata ordinata dai clan Piscopo ed
Emmnauello di Gela, rivali della “Stidda” vittoriese,
quest’ultima facente capo a Carmelo Dominante. Un anno fa, la
Corte d’Assise d’Appello di Catania aveva condannato
all’ergastolo due presunti componenti del commando: Giovanni
AVVENTO ed Alessandro EMMANUELLO. Trent’anni di reclusione,
invece, era stati inflitti per due collaboratori di giustizia
Gianluca GAMMINO e Massimo BILLIZZI, esecutori materiali della
strage insieme a Giovanni Piscopo classe 1967. In precedenza
erano stati condannati all’ergastolo i fratelli Giovanni ed
Alessandro PISCOPO, ed il cugino Alessandro PISCOPO, ritenuti i
mandanti della strage, ed Enzo MANGIONE, presunto basista. A
dare l’ordine di uccidere Mirabella sarebbe stato il boss gelese
Alessandro Emmanuello. Le indagini si sono avvalse delle
dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali
i cugini Piscopo. Sono state in particolare le dichiarazioni del
neo collaboratore di giustizia Massimo Carmelo BILLIZZI,
autoaccusatosi quale organizzatore ed esecutore materiale della
c.d. “strage di Vittoria”, che hanno permesso di fare piena luce
sul movente e sulle dinamiche dell’azione delittuosa, chiamando
in causa tutti i soggetti coinvolti, quali mandanti, esecutori e
correi che hanno fornito supporto logistico. E’ emerso
chiaramente come la strage sia stata pianificata ed attuata su
ordine dell’allora boss gelese Daniele EMANNUELLO, intenzionato
ad acquisire l’egemonia sull’intera Sicilia sud-orientale. L’EMANUELLO
intendeva annettere la ricca provincia di Ragusa per poter
profittare delle condizioni economiche di quel territorio
attraverso le classiche attività illecite proprie della mafia.
Per fare ciò cosa nostra aveva l’esigenza di procedere
all’eliminazione di Angelo MIRABELLA , ritenuto dagli
investigatori reggente pro tempore della contrapposta
consorteria della “Stidda” di Vittoria (in quel momento gruppo
egemone sul territorio). Gli elementi acquisiti dimostrano
altresì che l’EMANUELLO, in quel momento storico, controllava
numerose famiglie mafiose nel territorio gelese e ragusano, e
volle che nell’azioni militare fossero coinvolti esponenti delle
stesse al fine di affermare il proprio predominio sul
territorio. In particolare il BILLIZZI, già luogotenente del
boss latitante Daniele EMMANUELLO, una volta determinatosi a
collaborare con la giustizia, illustrava nuovi e illuminanti
particolari sulla partecipazione di altri soggetti che mai,
prima di tale udienza, erano stati coinvolti come compartecipi
nella strage, collocando la presenza di alcuni di essi in un
primo tentativo di effettuare la strage (Orazio BUONPRINCIPIO di
Riesi), e di altri sia nel primo tentativo che nel giorno
effettivo dell’esecuzione (Giuseppe SELVAGGIO – Claudio CINARDO),
tutti messi a disposizione del clan Emmanuello da parte del boss
di cosa nostra di Mazzarino Salvatore SICILIANO. BILLIZZI si
rivolgeva al capo della famiglia di Mazzarino ossia a Salvatore
Siciliano, all’epoca latitante e poi catturato (nel 2003), dalla
Squadra Mobile di Caltanissetta e lo incontrava nel territorio
di Mazzarino. Siciliano gli avrebbe messo a disposizione
Giuseppe SELVAGGIO e, poiché non aveva un altro uomo d’azione da
fornire, avrebbe riferito che per ottenerlo si sarebbe rivolto
alla famiglia mafiosa di Riesi Inoltre, avrebbe riferito di
essersi recato da Alfonso SCOZZARI, ritenuto esponente di spicco
di cosa nostra di Vallelunga Pratameno (nonché parente degli
Emmanuello di Gela) affinché lo SCOZZARI gli consegnasse delle
armi per porre in essere l’esecuzione dell’omicidio del
MIRABELLA. Il BILLIZZI avrebbe asserito altresì che le armi
ritirate furono: 1 pistola magnum 357 ed una pistola calibro 9,
armi che poi effettivamente furono utilizzate per la c.d.
strage, così come si evince sia dalle perizie balistiche che
dalle dichiarazioni rese da uno dei due esecutori materiali
della detta strage, Giovanni PISCOPO. Gli investigatori dalle
indagini svolte avrebbero avuto la certezza sulla posizione
criminale del Salvatore SICILIANO, che, viene indicato
espressamente da Massimo Carmelo BILLIZZI come colui al quale –
dietro ordine di Daniele EMMANUELLO – si era rivolto per avere
killers di supporto e che aveva messo a disposizione due uomini
d’azione (Giuseppe SELVAGGIO e Claudio Calogero CINARDO) fidati
elementi del clan, per la perpetrazione dell’atto omicidiario in
questione; ma SICILIANO viene altresì indicato nelle stesso
ruolo dal Gianluca GAMMINO, anche se indirettamente in quanto il
collaboratore si limita ad evidenziare il significativo legame
tra il sodale Giuseppe SELVAGGIO (indicato in modo biunivoco sia
dal BILLIZZI che dal GAMMINO quale correo mazzarinese) ed il
capo della famiglia mafiosa di Mazzarino, ovvero Salvatore
SICILIANO. Quanto riferito dal BILLIZZI ha trovato ulteriori
conferme nelle dichiarazioni rese all’epoca dei fatti dai cugini
PISCOPO (Giovanni ed Alessandro), divenuti collaboratori proprio
a seguito della strage. Gli arrestati sono accusati a vario
titolo di concorso in omicidio volontario pluriaggravato e di
associazione a delinquere di stampo mafioso. Il provvedimento a
carico di SICILIANO salvatore è stato eseguito mediante
notifica, presso il carcere di Novara, effettuata dalla locale
Squadra Mobile.
Caltanissetta
–
Furto
in Cattedrale:1
anno ai domiciliari. La 3^ Sezione – Reati contro la
Persona- della Squadra Mobile nissena ha tratto in arresto
Gaspare ANNATELLI, 44enne nato a Palermo, residente a
Caltanissetta, difeso di fiducia dall’avv.Giacomo Vitello, in
ordine ad un Provvedimento di esecuzione di custodia domiciliare
emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Caltanissetta
Ufficio Esecuzioni Penali. Il personaggio si era reso
responsabile, il 17 febbraio 2004, del reato di furto perpetrato
nella locale Cattedrale. La Suprema Corte di Cassazione ha
rigettato il ricorso presentato dall’ANNATELLI e confermato la
pena definitiva di 1 anno di reclusione e la multa di 309€,
perché riconosciuto colpevole. Gaspare ANNATELLI, dopo gli
adempimenti di rito, veniva accompagnato presso la propria
abitazione di Caltanissetta.
Caltanissetta
– Trovati arredi sacri rubati.
Agenti
della Squadra Mobile di Caltanissetta, 1^Sezione Criminalità
Organizzata, nel corso dei servizi di controllo sul territorio,
intensificatisi a seguito della rapina perpetrata in danno di un
Istituto bancario cittadino, hanno rinvenuto oggetti sacri da
altare (4 calici, nr.1 copri lezionario, nr. 4 pissidi, nr. 2
teche e nr. 1 pc portatile), il cui valore ammonta a circa 4.000
euro. La refurtiva era nascosta in un borsone, occultato sotto
un albero, tra un groviglio di arbusti, non visibili all’occhio
nudo in una zone verde insistente tra la via Turati ed il
carcere minorile.
Agenti
di polizia stavano setacciando le possibili vie di fuga dei
rapinatori.
Alcuni poliziotti,
a circa 10 mt, hanno anche rinvenuto 1 computer portatile marca
IBM, rubato sempre nella Chiesa, contenenti dati importanti
relativi all’amministrazione della chiesa San Paolo, come ha
riferito il parroco, entusiasta del ritrovamento. Le indagini
hanno permesso di riscontrare che gli oggetti sacri erano stati
trafugati, da ignoti, nella notte tra il 3 e 4 marzo scorso
dalla Chiesa S. Paolo sita nella locale Don Minzoni – guidata
dal parroco Ignazio Carletta. Il prelato in sede di denuncia ha
riferito che ignoti, nottetempo, dopo avere scassinato una
porta di ingresso della chiesa, si erano impossessati oltre che
degli oggetti sacri, del pc portatile anche di una somma di
denaro di circa 50,00 euro in banconote e monete di vario
taglio e di altri piccoli monili. Gli oggetti rinvenuti sono
stati restituiti al parroco Ignazio Carletta.