L'INFORMATORE DI SICILIA - GIORNALE D'INFORMAZIONE INDIPENDENTE - FONDATO E DIRETTO DA IGNAZIO LA PERA - PER CONTATTARE LA  REDAZIONE SCRIVETE  A : direttore@informatoredisicilia.it  - SULL'INFORMATORE UNA PAGINA E' DEDICATA ALLE NOTIZIE DI ULTIMORA

Editoriale di

Ignazio La Pera

 CATANIA

 - Farmacie

 - Numeri utili

 CALTANISSETTA
 SIRACUSA
 LENTINI
 FRANCOFONTE

RUBRICHE

in politica
 SPORT
 ANNUNCI
 EVENTI
 CONCORSI
 SEGNALAZIONI
 INTERNET
 VOLONTARIATO
 ZODIACO
 RICETTE
SANITA'

 SANT'AGATA

 

VITA E TRADIZIONE


CATANIA -  Fiamme Gialle etnee sequestrano tonno non commestibile a porticciolo Ognina e mercato. I finanzieri del comparto aeronavale hanno sequestrato 250 Kg. di tonno nel mercatino domenicale del porticciolo di Ognina e 130 Kg. al MAAS. Lo scorso 14 giugno i militari della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un’attività mirata al controllo sulla filiera della pesca con particolare attenzione al commercio illegale, hanno effettuato un sequestro di tonno rosso (Thunnus Thinnus) per un totale di 250 chilogrammi privo di tracciabilità. Le Fiamme Gialle, tra i banchi del tradizionale mercatino domenicale presso il porticciolo di Ognina hanno rinvenuto parte del prodotto ittico, privo di etichettatura e documentazione che ne attestasse la tracciabilità.  I Baschi Verdi hanno anche  trovato un tonno di 130 chilogrammi avvolto in una coperta tenuto senza il rispetto delle più elementari norme igieniche ed in cattivo stato di conservazione, abilmente occultato sotto un vecchio fugone stazionante nel vicino parcheggio. I Finanzieri hanno dunque sottoposto a sequestro quanto complessivamente recuperato e conseguentemente sanzionato i due trasgressori possessori del pescato.  I  militari della Sezione Operativa Navale, all’alba di ieri a seguito di un accertamento presso i Mercati Agro Alimentari Sicilia (M.A.A.S.), hanno proceduto ad un ulteriore sequestro di circa 130 Kg di tonno rosso. I tutori dell’ordine, transitando per il parcheggio adiacente l’area del mercato ittico, si sono imbattuti su un carrello apparentemente abbandonato contenente n. 3 tranci di tonno rosso. Le informazioni assunte dai presenti non hanno permesso di individuare i trasgressori. Il pescato ormai riposto in tranci nelle cassette veniva sottoposto a sequestro. L’operazione delle Fiamme Gialle etnee si inquadra nell’ambito di costanti attività svolte nell’ultimo periodo che hanno consentito di sequestrare fino ad oggi circa 2 tonnellate complessive di tonno sottratto al commercio illegale. Gli esemplari sequestrati dopo essere stati visionati dai veterinari dell’Asp di Catania sono stati dichiarati non destinabili al consumo umano e consegnati in discarica per la distruzione.

BIANCAVILLA  CTGdF sequestra 2 ambulanze private irregolari e denuncia gestore. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nell’ambito del dispositivo di contrasto ai traffici illeciti realizzati lungo le rotabili in provincia, hanno sequestrato 2 ambulanze irregolari e denunciato all’Autorità Giudiziaria il titolare di una ditta individuale di Biancavilla proprietaria dei mezzi. I militari della Compagnia Guardia di Finanza di Paternò, a seguito di mirata attività di intelligence economico-finanziaria, nel corso di un apposito posto di blocco hanno sottoposto a controllo 1 delle 2 ambulanze mentre rientrava in sede dopo che aveva eseguito il trasporto di un malato. Le attività esperite dai Finanzieri hanno   subito fatto rilevare l’assenza delle autorizzazioni di settore prescritte dalla normativa regionale che regolamenta tale tipologia di trasporto professionale. Gli approfondimenti proseguiti presso la sede dell’impresa hanno permesso di accertare che nella disponibilità del titolare vi era un altro mezzo di trasporto che presentava le medesime irregolarità di quello fermato su strada. I Baschi Verdi hanno rilevato che  entrambe le ambulanze operavano sprovviste delle necessarie dotazioni di attrezzature sanitarie di bordo (quale il defibrillatore semi automatico), impiegavano durante i trasporti personale sprovvisto delle necessarie abilitazioni professionali ed infine circolavano senza essere state sottoposte alla revisione annuale. Il titolare della ditta individuale è risultato noto alle Forze di Polizia poiché rinviato a giudizio nell’ambito della nota inchiesta condotta dalla Procura etnea sulle cosiddette “ambulanze della morte” che operavano in territorio di competenza dell’ospedale di Biancavilla. Le  Fiamme Gialle, al termine delle attività, hanno sottoposto a sequestro le due ambulanze e denunciato all’Autorità Giudiziaria il titolare dell’impresa che svolgeva la propria attività in assenza delle necessarie autorizzazioni sanitarie. I finanzieri  stanno svolgendo un controllo fiscale nei confronti della ditta individuale impiegando  i militari della Compagnia di Paternò, per l’accertamento di regolare tenuta della contabilità.


CATANIA Guardia Finanza sequestra oltre 10 tonnellate hashish su motonave estera, arrestati equipaggio e capitano. I finanzieri del Gruppo Aeronavale di Messina e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno portato a conclusione, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica – DDA della città etnea e con il costante supporto delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale e della Sezione Operativa Navale di Catania, un’operazione volta a contrasto del traffico internazionale di stupefacenti. Le Fiamme Gialle hanno sequestrato oltre 10 tonnellate di hashish ed un ex peschereccio oceanico battente bandiera dei Paesi Bassi, denominato “QUEST” ed arrestato nove persone di equipaggio. Le misure adottate nella flagranza del reato sono state convalidate dal GIP del Tribunale di Catania il 6 giugno. L’attività si inquadra in una più ampia azione investigativa di respiro internazionale denominata “Libeccio International”, nel cui ambito la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno svolge la funzione di raccordo informativo e di attivazione della cooperazione internazionale. La nave, monitorata dai mezzi aeronavali della Guardia di Finanza per oltre 40 ore, è stata abbordata a circa 130 miglia dalla Sicilia sud – orientale una volta ottenuta l’autorizzazione del Paese di bandiera. I dettagli dell’importante operazione illustrati dagli investigatori nel corso di una conferenza stampa, alle ore 10.30 del 7 giugno 2018, a bordo di una unità navale della Guardia di Finanza ormeggiata presso la banchina n. 25 del porto di Catania. L’attività è il risultato di una attenta analisi delle rotte seguite dall’imbarcazione che, dopo essere partita da Malta ed essersi diretta verso lo stretto di Gibilterra, tra il Marocco e l’Algeria ha eseguito, con l’ausilio di potenti gommoni oceanici, il trasbordo del carico proveniente dalla terraferma. L’esame dei tracciati e l’acquisizione di ulteriori elementi sul conto del natante hanno consentito di ipotizzare il coinvolgimento della “QUEST” nel traffico internazionale di stupefacenti e pertanto sono stati inviati sul posto due unità navali d’altura ed un elicottero della Guardia di Finanza per controllarne i movimenti. L’osservazione diretta e alcune incoerenze nelle risposte ricevute a precise richieste formulate via radio dai finanzieri, avvalorate come tali dall’attività di analisi svolta dal Comando Operativo Aeronavale, hanno consolidato i sospetti. E’ stata quindi coinvolta la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno che ha assicurato la cooperazione internazionale per la richiesta di abbordaggio alle Autorità olandesi (in virtù dell’articolo 17 della Convenzione di Vienna), alimentando i riscontri informativi su nave ed equipaggio. Questi ultimi hanno permesso di inquadrare il contesto operativo in una più ampia attività investigativa di respiro internazionale denominata “Libeccio International”.


RIPOSTO CT  -  GdF Catania,  sequestra 43kg marijuana galleggiante in mare. I militari del Comando Provinciale di Catania, con l’apporto dei Reparti Aeronavali etnei della Guardia di Finanza, hanno sequestrato 43 Kg di marijuana trasportati dal mare sul litorale ionico di Riposto (CT). Il sequestro della sostanza stupefacente è scaturito con l’intensificazione del controllo economico del territorio eseguita dalle Fiamme Gialle etnee nelle aree particolarmente sensibili ai traffici illeciti, lungo il tratto costiero ed in specifici punti di accesso alle zone portuali.   Una  pattuglia della Compagnia di Riposto, nel corso di una perlustrazione del litorale che da Torre Archirafi conduce al Porto di Riposto, ha avvistato dalla strada costiera un voluminoso involucro che galleggiava in mare in vicinanza degli scogli. I militari insospettiti, nonostante le condizioni meteo avverse, sono riusciti a recuperare il pacco che, una volta aperto, è risultato contenere 4 buste trasparenti sottovuoto con all’interno una sostanza vegetale, del peso di circa 21 kg, che da successiva analisi qualitativa è risultata essere marijuana. I Finanzieri hanno informato la Procura della Repubblica di Catania delle particolari circostanze del rinvenimento.  Le Fiamme Gialle  contestualmente hanno  chiesto il tempestivo intervento di una vedetta della Sezione Operativa Navale di Catania e di un elicottero della Sezione Aerea di Manovra di Catania – Fontanarossa. I finanzieri hanno attivato una ricognizione ampia del litorale che da Riposto conduce a Fiumefreddo di Sicilia. I miliatari, dopo alcune ore, con l’ausilio della speciale strumentazione di bordo, l’elicottero delle Fiamme Gialle ha individuato, nella zona di scogli compresa tra Praiola e Torre Archirafi,  località del Comune di Riposto(CT),  un altro pacco sospetto che, recuperato dalle pattuglie a terra, è risultato contenere, confezionati nello stesso modo del primo, ulteriori 22 kg di marijuana. L’intera sostanza stupefacente sequestrata avrebbe fruttato, nella vendita al dettaglio, oltre 260 mila euro.


CataniaGdF coi cinofili sequestra 1,8kg marijuana, corriere in manette a casello autostrada. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto, negli spazi antistanti il casello autostradale di Giarre (CT), un soggetto catanese che stava trasportando 1,8 kg di marijuana. Il sequestro della sostanza stupefacente e l’arresto del corriere sono scaturiti dall’intensificazione del controllo economico nel territorio eseguita dalle Fiamme Gialle etnee. I militari hanno ispezionato aree particolarmente sensibili ai traffici illeciti  e specifici punti di accesso alla città.  I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania, ieri, assistiti da una unità cinofila, hanno sottoposto a controllo una Fiat Punto all’uscita del casello autostradale di Giarre. Il guidatore, G.B. 61enne già noto (possesso ingiustificato di valori, porto abusivo di armi, estorsione e furto), sin dalle prime domande di rito poste dai Finanzieri, ha palesato chiari segni di nervosismo. L’attività ispettiva, anche grazie al fiuto del pastore tedesco “Zaro”, ha consentito di rinvenire, nei vani delle portiere posteriori dell’auto, 4 buste trasparenti sottovuoto contenenti una sostanza vegetale. La merce da analisi qualitativa successivamente eseguita è risultata essere marijuana. Lo stupefacente sequestrato, destinato al mercato etneo, avrebbe fruttato, nella vendita al dettaglio, oltre 18.000€. La  Procura Distrettuale della Repubblica, è stata informata ed il corriere, nato a Catania e con dimora a Mascalucia (CT), è stato tratto in arresto ed accompagnato presso la Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza.


Catania - GdF scopre 4 per smercio EURO falsi in Sicilia, Calabria e Puglia: 1 in manette. I soggetti hanno distribuito banconote a Catania, Siracusa, Messina, Caltanissetta, Agrigento, Cosenza, Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Bari, Taranto, Lecce e Brindisi.  L’adranese Antonino LIOTTA 42enne, è stato tradotto presso il carcere di Catania a Piazza “Lanza”. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare personale emessa dal GIP del Tribunale di Caltagirone (CT), su richiesta della Procura calatina, nei confronti di 4 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata alla spendita di banconote false. Il provvedimento magistratuale ha colpito, quale capo dell’organizzazione, l’adranese Antonino LIOTTA ed altri 3 soggetti per i quali è stata disposta la misura degli  arresti domiciliari. L’attività investigativa svolta dai Finanzieri del Gruppo di Caltagirone ha messo in luce l’esistenza del sodalizio criminale dedito alla spendita di false banconote da 100 €  nel circuito nazionale, garantendosi illeciti e reiterati guadagni in danno di ignari commercianti. Grazie alle intercettazioni telefoniche sono state ricostruire le varie fasi attraverso le quali gli indagati spacciavano le banconote false nei territori di numerose province (Catania, Messina, Caltanissetta, Agrigento, Siracusa, Cosenza, Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Bari, Taranto, Lecce e Brindisi) presso diversi piccoli esercizi commerciali (quali negozi di ceramiche artistiche, ferramenta, lavasecco, enoteche, ottici, rivendite di generi alimentari e frutta, panifici, paninoteche, profumerie), prediligendo quelli privi di dispositivi di controllo delle banconote e/o di impianti di video-sorveglianza. I Baschi Verdi hanno rilevato che talvolta, tuttavia, neppure la presenza di dispositivi per il riconoscimento delle banconote false e l'attenzione prestata dagli esercenti hanno impedito la consumazione del reato. Gli indagati, infatti, in alcuni casi, sono riusciti a persuadere i commercianti più cauti e sospettosi dicendo loro di essere degli appartenenti alle Forze di Polizia, così ingenerando nelle vittime la fiducia che il denaro fosse legale.  L’indagine, infatti, trae origine proprio dalla denuncia di uno di questi commercianti che aveva ricevuto banconote false per il pagamento della merce acquistata da uno degli arrestati spacciatosi come appartenente alla Guardia di Finanza.


 

Cavagrande SR SAGF salvato escursionista caduto da pendio laghetti e feritosi. I militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Nicolosi, nel tardo pomeriggio di sabato 29 luglio hanno recuperato e tratto in salvo un escursionista italiano 30enne, caduto e feritosi nella zona dei laghetti siti all’interno della Riserva Naturale Orientata Cavagrande del Cassibile, in provincia di Siracusa. Il malcapitato trovandosi su un pendio impervio è scivolato battendo la testa su una roccia, perdendo i sensi. I  finanzieri del Soccorso Alpino, allertati da un ristoratore locale, si sono subito recati sul posto con la propria unità cinofila e, supportati dalle sale operative dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Catania e Siracusa, hanno operato in stretto coordinamento, ed avviato le operazioni di soccorso. I militari, dopo aver percorso uno scosceso ed insidioso sentiero, hanno raggiunto l’infortunato il quale appariva con una ferita al volto. I soccorritori, dopo essersi accertati delle discrete condizioni del soggetto, l’hanno posto in sicurezza su una barella spinale e trasportato presso una piazzola di atterraggio dove nel mentre era giunto un elicottero del 118. Lo sventurato è stato condotto grazie al velivolo ad una vicina ambulanza, ed infine trasportato presso l’ospedale di Avola (SR). I militari del SAGF del Comando Provinciale di Catania, grazie alla loro alta professionalità e specializzazione, operano quotidianamente con una competenza regionale, a tutela dell’incolumità delle persone in ambiente montano ed alpestre, in tutte quelle circostanze in cui per effettuare dei salvataggi sono richieste e necessarie le loro particolari abilità tecniche.


Catania  - GdF sequestro preventivo beni ad azienda trasporti per evasione fiscale. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, su delega dell’Autorità Giudiziaria, hanno eseguito il sequestro preventivo di beni nei confronti dell’amministratrice di una società che non presentava dichiarazioni al fisco. L’indagine, che si inserisce nell’ambito delle attività a tutela delle entrate, è stata eseguita dai militari del Gruppo di Catania. i Baschi Verdi, nel mese di novembre 2016, all’esito di una verifica fiscale, avevano scoperto che l’azienda, nell’anno 2014, pur avendo continuato a operare nel settore dei trasporti di merce su strada e prodotto 740 mila euro di ricavi, tuttavia, non presentando le prescritte dichiarazioni fiscali, aveva evaso 360 mila euro di imposte. La  titolare dell’impresa, a conclusione di tale intervento, era stata deferita alla Procura della Repubblica di Catania per il reato di omessa dichiarazione ed omesso versamento dell’IVA, avendo evaso imposte al di sopra della prevista soglia di punibilità di € 50.000. L’Autorità Giudiziaria, su proposta delle Fiamme Gialle che hanno compiuto le successive indagini patrimoniali finalizzate ad individuare i beni rientranti nella disponibilità dell’indagata, ha quindi disposto, a garanzia dei crediti vantati dall’erario, il sequestro preventivo di un appartamento di 200 mq di sua proprietà, sito nel comune di Belpasso (CT).


Catania GdF  esegue sequestro beni per 653.785€, omesso versamento IVA. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di  653.785€ nei confronti del rappresentante legale di una società di Belpasso, operante nel settore delle lavanderie industriali, in relazione all’omesso versamento di Imposta sul Valore Aggiunto e Ritenute Fiscali per gli anni 2013 e 2014. L’attività d’indagine ha tratto origine da una segnalazione inoltrata dall’Agenzia delle Entrate di Catania alla locale Procura della Repubblica relativa al consistente debito tributario non onorato dalla società.Il  G.I.P. presso il Tribunale etneo, a conclusione delle indagini, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro di ogni bene nella disponibilità dell’amministratore, nei limiti del profitto tratto dai reati tributari. Le Fiamme Gialle Paternesi, svolti gli opportuni approfondimenti atti ad individuare il patrimonio mobiliare ed immobiliare nella disponibilità dell’indagato, hanno sottoposto a sequestro 11 rapporti finanziari con saldi attivi per 143.000€ e per la restante parte dell’imposta evasa, costituente il profitto dei reati tributari,  3 beni immobili e 16 automezzi.


Roma – GdF celebra Patrono S.Matteo. La Guardia di Finanza ha festeggiato oggi 21 settembre San Matteo Apostolo ed Evangelista, Santo Patrono delle Fiamme Gialle. Le celebrazioni sono iniziate di mattina con la deposizione da parte del Comandante Generale, Gen. C.A. Giorgio Toschi, di una corona di alloro in onore delle Vittime del Dovere e dei Caduti presso il Sacrario della caserma “Gen. B. Sante Laria”, in Piazza Armellini a Roma. L’Arcivescovo Ordinario Militare per l'Italia, S.E. Reverendissima Monsignor Santo Marcianò, a  seguire, nel Salone d’Onore della stessa caserma, ha officiato la cerimonia religiosa, alla presenza del Viceministro dell’Economia e delle Finanze, On. Enrico Zanetti, del Comandante Generale e di altre Autorità civili, militari e religiose. Successivamente ha avuto luogo la presentazione del dipinto “San Matteo e l’Angelo”. L’opera, raffigurante il Santo mentre manoscrive i primi passi del proprio Vangelo guidato da una figura celeste, è stata realizzata dal pittore Girolamo Muziano nella seconda metà del XVI secolo ed è nota per aver ispirato Michelangelo Merisi, detto “il Caravaggio”, durante la realizzazione dei capolavori della Cappella Contarelli nel XVII secolo nella chiesa di San Luigi dei Francesi in Roma. Il dipinto torna ora al suo posto presso la prestigiosa Sala "San Matteo" della caserma “Piave”, sede del Comando Generale del Corpo in Viale XXI Aprile, dopo aver subito un delicato intervento di restauro, durato più di un anno, da parte del personale del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici del Polo Museale Romano, guidato dal direttore scientifico, dott. Andrea De Marchi. San Matteo è stato dichiarato Santo Patrono della Guardia di Finanza nel 1934 dal Cardinale Eugenio Pacelli, il futuro Papa Pio XII, con l’auspicio che tutti i Finanzieri potessero, a partire dal suo esempio, unire l’esercizio puntuale del dovere nei confronti dello Stato alla fedele sequela di Cristo.


Catania - GdF recupera  ricercatori funghi dispersi  su Etna.  I militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Nicolosi, nella giornata di ieri, hanno effettuato un intervento di ricerca nei confronti di tre ricercatori di funghi, smarritisi nel versante sud est dell'Etna, nella zona del vallone del Turco, a circa 1400 mt di quota. Le  tre persone, a causa delle avverse condizioni meteo e della nebbia sopraggiunta, dopo essersi rese conto di aver perso l'orientamento nella fitta vegetazione, hanno chiesto telefonicamente i soccorsi. La sala operativa del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania ha immediatamente attivato i militari specializzati del Soccorso Alpino di Nicolosi che, insieme alle squadre di soccorso del Corpo Forestale ed ai volontari del Club Alpino Italiano, hanno avviato le ricerche dei dispersi. I  3 soggetti, dopo circa 2 ore, in preda allo spavento per l’avventura vissuta, sono stati ritrovati incolumi e riaccompagnati presso la loro auto.  Molte persone in questo periodo, particolarmente florido per la raccolta dei funghi, si avventurano per tale motivo sull'Etna. I  soccorsi spesso coinvolgono specialmente nelle meno calde ore pomeridiane che, tuttavia, sul Mongibelllo, sono anche quelle caratterizzate da repentine variazioni metereologiche che possono risultare pericolose per chi non conosce né adotta le specifiche precauzioni da osservare in montagna.


Paternò CT - GdF cap. Francesca Conte a comando nuova Compagnia. La Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un riassetto organizzativo dei propri reparti territoriali, ha potenziato il dispositivo di controllo nella provincia etnea attraverso la costituzione, dal primo agosto, della Compagnia di Paternò in sostituzione della Tenenza già presente dal 2005. Il  Capitano Francesca Conte, proveniente da Roma dove ha maturato un’esperienza operativa presso il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria  è giunto a comandare il nuovo Reparto. Il Comandante Provinciale di Catania, Col. Roberto Manna, ha formulato i migliori auguri di buon lavoro al Capitano Conte che darà continuità al proficuo servizio svolto dal Lgt. Francesco Leotta, predecessore dell’Ufficiale nel comando della allora Tenenza di Paternò.


Catania – GdF operazione antimafia armi e munizioni in casa Ercolano: scoperti contatti mafia-massoneria, 6 arresti. La Guardia di Finanza, Catania in  ub’operazione antimafia ha eseguito arresti nei confronti di soggetti ritenuti appartenenti alla cosca “Ercolano”, tra cui il presunto reggente Aldo Ercolano. I militari nel corso dell’attività hanno  sequestrato anche un arsenale. la Guardia di Finanza di Catania alle prime luci del giorno all’alba, ha eseguito misure le cautelari personali nei confronti dei 6 personaggi per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e turbata libertà degli incanti. I baschi Verdi nell’abitazione  di Ercolano hanno rinvenuto e sequestrato pistole e munizioni. I particolari dell’operazione, nel corso della quale sono emersi anche contatti tra esponenti di una loggia massonica e Cosa Nostra catanese, illustrati alla presenza del Procuratore reggente, Dott. Michelangelo Patané, nel corso di una conferenza stampa, presso la Procura della Repubblica di Catania.


Catania – Furto gioielli e denaro in villa con auto noleggiata, GdF 2 in manette. La Guardia di Finanza di Catania, nei giorni scorsi, ha tratto in arresto due catanesi già noti, ritenuti responsabili di un furto in villa sulla statale 113 a Cefalù (PA), dove avevano sottratto gioielli e denaro contante. Gli uomini del Nucleo di polizia tributaria di Catania, hanno fermato Alfio Stancapiano 21enne  e Pietro Bonaccorsi  42enne, entrambi già noti per reati contro il patrimonio.Alcuni utili elementi per il rintraccio dei due madestri sono stati forniti dagli stessi proprietari dell’abitazione, non presenti in casa all’atto dell’intrusione. Le vittime, infatti, nel presentare denuncia presso il Commissariato di Polizia di Cefalù, hanno segnalato che, nel rientrare a casa, avevano visto allontanarsi, a forte velocità, un’auto  Toyota Aygo. La macchina, dai primi accertamenti, è risultata intestata ad una società di noleggio auto di Catania. Le  ricerche dei malviventi nel catanese,  ed  i riscontri effettuati presso la stessa società di noleggio,  hanno portato all’individuazione ed all’arresto da parte delle Fiamme Galle etnee, nel quartiere Librino, dei due responsabili, trovati in possesso di 76.000 euro in contanti, parte della refurtiva. I Baschi Verdi, ad ulteriore conferma delle responsabilità dei malfattori, hanno rilevato gli esiti degli approfondimenti sui tabulati dei cellulari rinvenuti in loro possesso, risultati collegati a celle telefoniche dell’area di Cefalù in concomitanza con il furto. I  due fermati, a conclusione delle attività,  sono stati accusati di furto aggravato in abitazione, sono stati associati presso la locale Casa Circondariale di “Piazza Lanza” di Catania a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


Catania - GdF blocca sulla Lentini-CT corriere con 15 Kg hashisc pakistano. Si tratta di Daniele STIVALA 38enne. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno svolto un importante servizio a contrasto del traffico di sostanze stupefacenti, individuando e sequestrando, nella giornata del 22 marzo scorso, lungo la SS 385 (Lentini), 15 Kg di hashisc del tipo pakistano destinato allo spaccio. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria, nell’ambito delle costanti attività volte alla prevenzione e repressione del traffico di droga, hanno proceduto al controllo di una Lancia Lybra con a bordo un soggetto, notando, sin da subito, chiari segni di nervosismo da parte del conducente della stessa identificato in Daniele STIVALA 38enne.Le Fiamme Gialle, nel corso dell’accurata ispezione effettuata all’interno dell’autovettura, hanno rinvenuto, occultati sapientemente nelle intercapedini laterali del bagagliaio posteriore dell’automezzo e negli alloggiamenti delle casse acustiche degli sportelli posteriori ed anteriore sinistro,  16 panetti di sostanza stupefacente del tipo hascisc per un totale di kg. 15. Daniele STIVALA, sulla base di quanto ritrovato, è stato ristretto, così come da disposizione dell’Autorità Giudiziaria, presso la Casa Circondariale di Siracusa – Cavadonna. La sostanza stupefacente sequestrata, verosimilmente destinato a rifornire le locali “piazze” di spaccio, avrebbe fruttato, al dettaglio, circa 150.000 euro. Le  attività delle Fiamme Gialle etnee a contrasto del traffico di sostanze stupefacenti continuano ed hanno già consentito, negli ultimi due mesi, di trarre in arresto 13 trafficanti e sequestrare oltre 120 kg di sostanze stupefacenti di vario tipo.


Catania - WIND JET: GdF sequestra in Svizzera 1.000.000€ ad  Antonino Pulvirenti. Il  G.I.P. presso il Tribunale di Catania, a seguito di ulteriori sviluppi delle indagini sul dissesto della “WIND JET S.p.a.”, su richiesta dei magistrati del gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro di 1.000.000 di euro nei confronti di Antonino PULVIRENTI. Gli accertamenti, eseguiti dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, sotto il coordinamento dell’A.G. procedente, avevano già permesso di accertare che la GIAFAR S.A., società fiduciaria elvetica, nel marzo 2011, aveva versato 3.000.000€ su conti correnti della WIND JET S.p.a., con causale “futuro aumento del capitale sociale”. Gli  amministratori della WIND JET, successivamente, poco prima della sospensione dell’attività della compagnia aerea, quando la società era ormai in evidente crisi finanziaria, hanno restituito alla fiduciaria elvetica 1.000.000 di euro, riaccreditando l’importo su un conto svizzero alla stessa intestato. La  condotta era stata originariamente qualificata dai Magistrati della Procura etnea quale bancarotta preferenziale, ritenendo la società fiduciaria svizzera soggetto estraneo rispetto alla “WIND JET”. I successivi approfondimenti investigativi, condotti dal Nucleo di polizia tributaria di Catania, hanno consentito di accertare che la fiduciaria elvetica è di fatto riconducibile ad Antonino PULVIRENTI e che il conto corrente, formalmente intestato alla GIAFAR S.A., è in realtà sempre stato nella sua diretta disponibilità, cosicché il milione di euro, restituito dalla WIND JET quale rimborso del finanziamento effettuato dalla società elvetica, era, di fatto, tornato nel suo patrimonio. La  Procura di Catania, sulla scorta di tali evidenze, peraltro confermate in sede di interrogatorio di garanzia dallo stesso PULVIRENTI, ha ritenuto di configurare nei suoi confronti, di Stefano RANTUCCIO e di Angelo Agatino VITALITI, rispettivamente Presidente, Amministratore delegato e Componente del consiglio di amministrazione della WIND JET, la più grave ipotesi di bancarotta fraudolenta per distrazione. Il  Tribunale pertanto, ha dato esecuzione,  tramite rogatoria internazionale, al provvedimento di sequestro per un ulteriore milione di euro sul conto corrente di Antonino PULVIRENTI già individuato in Svizzera.


Reggio Calabria - GdF  sequestra 49 kg cocaina in container carico di totani congelati.  Gli uomini del Comando Provinciale di Reggio Calabria, unitamente a funzionari dell’Agenzia delle Dogane – Ufficio Antifrode di Gioia Tauro, hanno individuato e sequestrato un altro ingente carico di cocaina purissima. Il quantitativo di stupefacente, pari a circa 49 kg., è stato rinvenuto occultato in un container che trasportava totani congelati, proveniente dall’Argentina. Il carico era  giunto nello scalo portuale di Gioia Tauro. L’operazione è stata eseguita attraverso una serie di incroci documentali e successivi controlli anche a mezzo di sofisticate apparecchiature scanner. La cocaina sequestrata avrebbe fruttato, con la vendita al dettaglio, oltre 10 milioni di euro. Il Procuratore della Repubblica Federico Cafiero DE RAHO Reggio Calabria ha confermato che l’attività delle Fiamme Gialle, in sinergia con l’Agenzia delle Dogane, si inserisce nell’ambito della più generale intensificazione delle azioni di controllo volte al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti nel porto di Gioia Tauro.


Catania - Polizia  e  GdF  Catania bloccano 3 scafisti ucraini. I tutori dell’ordine hanno posto in stato di fermo di indiziato di delitto i tre sedicenti ucraini per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in relazione allo sbarco di migranti avvenuto nel porto di Catania il 13 giugno scorso. Si  tratta di : Nikolay MENDRIK 34enne, Demitri DURIZKI   e Vitane SABRO 36enne che sono stati individuati quali componenti dell’equipaggio di una barca a vela di circa 12 metri, salpata dalle coste turche e con a bordo 78 migranti (in prevalenza siriani e afgani). L’intervento di soccorso, determinato dalle condizioni di pericolo in cui il natante si trovava a causa del sovraccarico dei migranti, è stato operato da un’unità della Guardia Costiera svedese, il pattugliatore “Poseidon”, impegnato nel Mediterraneo nel dispositivo “Triton”, con a bordo un militare della Guardia di Finanza, in qualità di “liason officer Frontex” e con funzioni di collegamento. Le preliminari evidenze acquisite dall’equipaggio del pattugliatore, nonché le attività investigative svolte dagli uomini della Squadra Mobile e del G.I.C.O. di Catania, che hanno raggiunto in alto mare l’imbarcazione svedese con unità veloci della Guardia di Finanza, hanno permesso di raccogliere significativi elementi indiziari nei confronti dei tre ucraini, “scafisti” del veliero solo apparentemente battente bandiera francese, ma in realtà privo di qualsiasi documentazione di bordo, tanto da non potersene accertare la vera nazionalità.  Le attività degli investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza - proseguite a terra sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria etnea - hanno consentito di acquisire gli elementi necessari all’adozione dei provvedimenti di fermo. I tre indiziati sono stati associati presso la casa circondariale di Catania “Piazza Lanza” a disposizione della locale Procura della Repubblica. Dall’attività investigativa sono emersi elementi, che necessitano comunque di ulteriori riscontri, circa l’utilizzo di nuove modalità di trasporto da parte dei trafficanti di essere umani, con particolare riferimento alle basi di partenza e all’utilizzo di natanti da turismo che possono più agevolmente passare inosservati nel traffico marittimo.


Acireale GdF sequestra beni, 1mln € per evasione. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un sequestro preventivo di beni, per un valore complessivo di circa 1,2 milioni di euro, nei confronti di Alfio Pappalardo 60enne di Aci Sant’Antonio (CT), titolare di una società operante nel settore edilizio, che aveva occultato ricavi per circa 2.800.000€. La società è stata sottoposta a una verifica fiscale nello scorso mese di gennaio nell’ambito delle attività a tutela delle entrate condotte dai militari della Tenenza di Acireale. I Baschi Verdi, nel corso dell’ispezione hanno evidenziato che la società aveva realizzato e venduto un complesso residenziale costituito da villette, fatturando ai singoli acquirenti un importo inferiore del 40% a quello realmente percepito. Con tale “sistema”, l’amministratore ha sottratto al fisco circa 2.800.000 euro di ricavi, relativamente al triennio 2010-2012, evitando così il pagamento di imposte per circa 1.200.000 euro. La ricostruzione del volume d’affari realizzato dalla società è stata possibile grazie all’accurata analisi di tutti gli atti di compravendita inerenti al complesso immobiliare in questione, che ha consentito di svelare il meccanismo fraudolento posto in essere dall’imprenditore. I finanzieri attraverso lo sviluppo dei dati acquisiti nel corso delle attività ispettive, nonché l’approfondimento delle informazioni reperite tramite le banche dati in uso al Corpo della Guardia di Finanza, sono riusciti a determinare l’effettivo profitto realizzato dalla società, di gran lunga superiore rispetto a quello dichiarato al Fisco.  Pappalardo è stato così denunciato alla Procura della Repubblica di Catania per il reato di dichiarazione infedele, avendo superato le soglie di punibilità (ossia imposte evase per singolo anno superiori a € 50.000). L’Autorità Giudiziaria etnea, quindi, su proposta della stessa Guardia di Finanza acese, ha emesso un decreto di sequestro preventivo di beni a garanzia dei crediti vantati dall’Erario nei confronti dell’amministratore della società. Le Fiamme Gialle, svolti gli opportuni accertamenti al fine di individuare il patrimonio mobiliare e immobiliare riconducibile all’indagato, hanno così sottoposto a sequestro circa 40.000€ depositati su conti correnti, 8 immobili, 3 autovetture e un motociclo, fino a concorrenza dell’imposta evasa.


Catania GdF sequestra beni Bosco :  15mln€.  Sono destinatari del provvedimento i componenti della famiglia Bosco: (Giuseppe 36enne, Antonino 56enne, Giuseppe 92enne, Mario 59enne, Salvatore 54enne, Sebastiano 35enne) ed Antonino Cuntrò, 56enne. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni, emesso dalla V Sezione Penale del Tribunale etneo, per un valore di circa 15 milioni di euro nell’ambito di indagini in materia di usura ed estorsione. L’attività rappresenta la prosecuzione ed il consolidamento, sotto il profilo patrimoniale, dell’operazione, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, che aveva condotto, nel febbraio 2014, all'arresto dei componenti di un’organizzazione criminale catanese riconducibile alla famiglia Bosco, nonché al sequestro preventivo dei beni provento delle attività illecite e a misure di prevenzione nei confronti degli indagati. Il Tribunale del Riesame, sulla scorta di accurati approfondimenti investigativi condotti dal Nucleo di Polizia Tributaria di Catania dai quali è emersa una netta sproporzione fra il valore dei beni e i redditi dichiarati dagli indagati,  ha disposto il sequestro di 27 immobili (tre in più del precedente provvedimento e molti dei quali ubicati in zone residenziali della città), 10 tra autovetture, motociclette e scooter, nonché 5 società, comprese quelle di gestione dei tre punti vendita della nota catena di supermercati dei fratelli Bosco. Tale intervento rafforza la strategia di aggressione delle disponibilità illecitamente accumulate da alcuni operatori dell’imprenditoria catanese. L’intero patrimonio, valutato in circa 15 milioni di euro, continuerà a essere gestito da un amministratore giudiziario, già nominato dal Tribunale, il quale garantirà la prosecuzione e il regolare svolgimento delle attività commerciali.


Catania GdF arresta ispettore Finanzia accusato d’infedeltà. Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nella mattinata, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione al provvedimento, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale etneo, con cui è stata disposta l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di G.S. 53enne, ispettore della Guardia di Finanza in servizio presso il Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, quale addetto all’attività di verifica fiscale. L’ipotesi di reato contestata è quella di cui all’art. 319-quater (“induzione indebita a dare o promettere utilità”) del codice penale. Le indagini, condotte al proprio interno dalle Fiamme Gialle, hanno consentito di accertare che, nel mese di settembre 2013, in pendenza di un controllo fiscale nei confronti di un’azienda, l’ispettore incaricato dell’effettuazione delle attività aveva chiesto ed ottenuto 5.000€ per attenuare gli esiti del controllo. L’attività investigativa - che vede coinvolto anche un secondo militare - non è scaturita dalla denuncia dell’imprenditore, ma da evidenze acquisite dalla stessa Guardia di Finanza catanese e sviluppate con il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria etnea, a conferma della piena e indiscussa fiducia riposta nel Corpo e nei Finanzieri che quotidianamente contribuiscono con il loro operato al contrasto delle più insidiose forme di criminalità radicate nella provincia. In relazione al provvedimento eseguito, il militare è stato sospeso dal servizio mentre l’imprenditore, allo stato, risulta indagato per il medesimo reato.


Catania -  GdF scopre truffe ed intermediazione finanziaria abusiva, 1 ai domiciliari. La Sezione Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di indagini dirette dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Christopher ALEO 29enne. Il personaggio si sarebbe reso responsabile di numerose truffe commesse esercitando abusivamente l’attività di intermediazione finanziaria. Il soggetto  avrebbe, assicurato ai “clienti”,  spesso in condizioni di grave difficoltà economica, la possibilità di ottenere prestiti e finanziamenti a condizioni vantaggiose. ALEO  sarebbe poi  riuscito a farsi consegnare ingenti somme di denaro, versategli dalle vittime a titolo di spese di istruttoria o quali rate di rimborso dei prestiti, effettivamente mai concessi. Il personaggio in altri casi avrebbe acquistato ad un prezzo irrisorio beni immobili appartenenti ai clienti, facendo loro credere che si trattava solo degli atti di costituzione delle ipoteche necessarie per poter beneficiare del prestito. I clienti scoprivano amaramente di essere stati truffati solo dopo aver inutilmente atteso l’erogazione del finanziamento.


Catania -  GdF dona a Croce Rossa 3.100 paia di calzature sequestrate. Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania ha devoluto al locale Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana oltre 3.100 paia di calzature sequestrate nel corso dei servizi anticontraffazione. Le scarpe saranno utilizzate per far fronte alle necessità degli immigrati che approdano a Catania nell’ambito delle attività di soccorso. La donazione è il risultato della sinergia stabilita con la locale Prefettura e con la Croce Rossa Italiana, che avevano segnalato la possibilità, anche mediante richiesta all’Autorità Giudiziaria, di devolvere articoli di vestiario utili per venire incontro alle necessità dei migranti che giungono sulle coste siciliane. Il Gruppo di Catania ha così reso disponibile a tale scopo un ingente sequestro di oltre 3.100 paia di calzature recanti marchi contraffatti di note aziende (Adidas – Nike – Hogan), che erano state poste in sequestro durante un servizio di contrasto al fenomeno della contraffazione, all’interno di un deposito clandestino scoperto nei pressi del Centro storico del capoluogo etneo. È stata, quindi, richiesta l’autorizzazione alla locale Procura della Repubblica, che ha disposto la devoluzione a scopi umanitari delle suddette calzature che sono state consegnate alla Croce Rossa Italiana. 


Catania Gdf scopre 300 kg marijuana in deposito. I Baschi Verdi, nelle campagne di Palagonia (CT) hanno scoperto un deposito al cui interno sono stati rinvenuti 17 sacchi contenenti marijuana, per un quantitativo complessivo pari a circa 300 kg. Due responsabili  C. G. 33enne e G. G. M. 44ennesono stati tratti in arresto e condotti in carcere a Caltagirone (CT). Le Fiamme Gialle a seguito di controlli stradali eseguiti nelle vie di accesso alla città, hanno effettuato due distinti fermi di autoveicoli che hanno consentito di trarre in arresto D.F. 60enne poiché trovato in possesso di Kg. 4,3 di cocaina e V.R.  40enne trovato in possesso di Kg. 3,4 di cocaina. Si è trattato delle attività svolte per la repressione del traffico di sostanze stupefacenti quotidianamente disposte dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania.


CataniaGdF : Gruppo magg. Volpe consegna comando a magg. Oliviero.  Il  passaggio di consegne di comando del Gruppo territoriale tra il magg. Marco Volpe ed il magg. Raffaele Oliviero si è svolto alla presenza del Comandante Provinciale di Catania, Colonnello Roberto Manna,. Il magg. Volpe dopo 3 anni ha lasciato l’incarico di comandante del Gruppo delle Fiamme Gialle etnee per assumere altro ruolo presso il Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli. Il magg. Raffaele Oliviero, 34 anni, originario di Roma, proviene dal Nucleo di Polizia Tributaria di Torino ed ha assunto  il comando del Reparto. Il Comandante Provinciale Manna ha espresso un vivo ringraziamento ed un sincero apprezzamento al Magg. Volpe per il lavoro svolto alla guida del Gruppo e ha formulato i migliori auguri per il nuovo incarico al Magg. Oliviero.


Catania - GdF sequestra  beni famiglia Bosco. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura della Repubblica. I militari delle Fiamme Gialle, dimattina, alle ore 10,30, presso il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in una conferenza stampa hanno reso noti i dettagli di due distinte operazioni coordinate dalla locale Autorità Giudiziaria. In particolare, è stata illustrata l’esecuzione del provvedimento emesso dal Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura della Repubblica, con cui è stato disposto il sequestro dei beni patrimoniali della famiglia Bosco, nell’ambito degli sviluppi dell’indagine per estorsione e usura della scorsa settimana. I tutori dell’ordine hanno anche dato gli esiti di un’attività investigativa, sviluppata secondo il modulo organizzativo concordato tra la Sezione Criminalità economica della Procura, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate, che ha portato al sequestro preventivo di immobili e disponibilità finanziarie nei confronti di un commerciante indagato per omesso versamento delle imposte.


Misterbianco CT –  Bingo GdF, scoperto elevato debito tributario: sequestro preventivo beni oltre 550.000€. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito il sequestro preventivo di beni per oltre 550.000€ nei confronti di Franco Molino, in qualità di titolare di una ditta individuale che gestiva la nota sala da intrattenimenti “Bingo Family” di Misterbianco. L’imprenditore, già noto per la vicenda relativa al fallimento della sua impresa avvenuto nel 2014,  non aveva versato l’IVA relativa all’anno 2012 né le ritenute fiscali dei propri dipendenti dall’anno 2010 al 2012, per un ammontare complessivo di oltre 550.000€, proprio in relazione a tali vicende, era stato denunciato dall’Agenzia delle Entrate di Catania alla Procura della Repubblica etnea. Di tale contesto – in linea con le previsioni contenute nell’Accordo di collaborazione recentemente siglato della Procura della Repubblica, l’Agenzia delle Entrate e la stessa Guardia di Finanza di Catania – era stato interessato il Nucleo di Polizia Tributaria di Catania che ha condotto accertamenti mirati ed orientati all’individuazione di beni da sottoporre a sequestro. Le indagini patrimoniali svolte dai finanzieri hanno, in particolare, consentito di accertare l’esistenza di numerose polizze assicurative intestate all’indagato, il cui sequestro, disposto dal GIP del Tribunale etneo, ha permesso di recuperare l’elevato debito tributario maturato.

Notizie GdF 2011



Notizie GdF   2012 



NOTIZIE ULTIMORA 24 ORE SU 24



CATANIA

GdF scopre contrabbando sigarette da lentinesi a catanesi in mercati Sicilia orientale: operazione “dirty smoke” 14 misure cautelari


Generale di Brigata Antonino Raimondo Comandante Provinciale Guardia di Finanza Catania


nella foto da sin. Mag. Emilia ALTOMONTE, Gen. B. Antonino RAIMONDO e Ten.Col.Massimiliano PACETTO  

CATANIA Maggiore Emilia ALTOMONTE a comando Gruppo Guardia Finanza Catania. L’ufficiale subentra al Tenente Colonnello Massimiliano PACETTO  il quale ha assunto  l’incarico di responsabile della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la locale Procura della Repubblica, dopo la quinquennale esperienza al comando del Reparto operativo. Il Tenente Colonnello Massimiliano Pacetto ha diretto importanti operazioni di servizio, intercettando rilevanti frodi fiscali ed illeciti comportamenti in danno alla Pubblica amministrazione, locale e nazionale. Il Maggiore Emilia Altomonte, originaria di Caserta, laureata in Giurisprudenza e in Scienze della Sicurezza Economico-Finanziaria, è la prima donna alla guida dell’importante Reparto etneo. L’Ufficiale Emilia Altomonte, dopo aver frequentato il 104° corso dell’Accademia (2004-2009), ha comandato la Tenenza - poi Compagnia - di Borgomanero (NO) e, successivamente, dall’estate del 2012, ha retto un’articolazione dell’allora Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, dedicata alle verifiche fiscali. Il maggiore Emilia ALTOMONTE, nel periodo dal 2015 al 2019, ha ricoperto l’incarico di comandante della Compagnia - poi Gruppo - di Civitavecchia, in provincia di Roma, conseguendo brillanti risultati di servizio. L’ufficiale dal settembre 2019 ad oggi, è stata impiegata presso l’Ufficio Coordinamento Informativo del II Reparto del Comando Generale del Corpo, maturando una qualificata esperienza in tema di ricerca, raccolta e gestione delle informazioni sensibili nonché in materia di cooperazione internazionale. Il Comandante Provinciale di Catania, Gen. B. Antonino Raimondo, ha ringraziato il Tenente Colonnello Massimiliano Pacetto per l’efficace opera svolta e ha formulato l’augurio di buon lavoro al Maggiore Emilia Altomonte, sottolineando l’importanza e la grande responsabilità dell’incarico assunto.. Gli auguri di buon lavoro all’ufficiale Mag. Emilia ALTOMONTE personali e del giornale per un proficuo lavoro denso di successi.


CATANIA – Guardia Finanza esegue ordinanza GIP per 9 persone invischiate in bancarotta fraudolenta di società costruzioni: 1,8 milioni€. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania appartenenti al Nucleo Economico Finanziario PEF Etneo al comando del T.Col. DIEGO SERRA (VIDEO INTERVISTA) hanno eseguito un’ordinanza con cui il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale ha disposto misure cautelari personali e reali nei confronti, in particolare, di Salvatore FERLITO, sottoposto a indagine, assieme ad altri 8 soggetti a vario titolo coinvolti, per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e preferenziale. Il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania, all’esito delle investigazioni svolte dal Nucleo PEF Etneo,  su richiesta della Procura, ha disposto:  gli arresti domiciliari nei confronti dell’amministratore di fatto nonché dominus di tutto il gruppo di società facenti capo a Salvatore FERLITO, indagato per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e preferenziale, unitamente a Marco Giuseppe FERLITO, Sebastiana CONIGLIO, Gregorio D’AGATA, Rosaria FERLITO, Cataldo PIRRELLO, Salvatore LEOTTA e Salvatore DI BELLA, soggetti che hanno a vario titolo ricoperto la carica di amministratore o di componente del CdA della SICULA COSTRUZIONI ovvero della CFC Srl; - il sequestro preventivo dei compendi aziendali della “COMER  COSTRUZIONI Srl”, della “F.C.G. Srl” e della “SCAVIFER Srl” nonché del 60% delle quote della “COMER COSTRUZIONI Srl”, della quota totalitaria della “F.C.G. Srl”. e del ramo d’azienda della “C.F.C. Srl”, per un valore stimato di circa 2 milioni€. Le Fiamme Gialle hanno agito nell’ambito di complesse attività di indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania. Le investigazioni sono state svolte dalle unità specializzate del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Catania sotto la direzione della Procura. Le Fiamme Gialle, hanno osservato le società “SICULA COSTRUZIONI SOCIETA’ COOPERATIVA Arl” in concordato preventivo dal 2021 e “C.F.C. Srl”, in fallimento dal 14 ottobre 2022, entrambe operanti nel settore degli appalti pubblici di lavori edili. Le Fiamme Gialle, dagli approfondimenti eseguiti, hanno evidenziato che Salvatore FERLITO sarebbe come il dominus di fatto dell’intero gruppo di società riconducibili alla sua famiglia tra cui vi rientrerebbero, oltre alle due società, anche la COMER COSTRUZIONI Srl, la F.C.G. Srl e la SCAVIFER Srl. I militari in particolare, nell’attuale stato del procedimento in cui non è ancora pienamente instaurato il contraddittorio con le parti, hanno evidenziato che l’indagato avrebbe utilizzato la sua posizione di amministratore di fatto e, in alcuni casi anche di diritto, di tali aziende per procedere al loro svuotamento in favore delle altre società del gruppo nel momento in cui, per effetto dei rilevanti debiti maturati, risultava più conveniente continuare l’attività economica con una nuova o diversa realtà aziendale. Le Fiamme Gialle hanno sottolineato che tali condotte sono state rilevate nel corso delle indagini svolte sul dissesto della “SICULA COSTRUZIONI SOC. COOP.”, dalla quale sarebbero stati distratti valori attivi per circa 1,8 milioni di euro mediante una serie di operazioni fraudolente come la mancata riscossione ovvero l’ingiustificata svalutazione di diversi crediti che tale società vantava nei confronti di altre imprese riferibili al nucleo familiare di Salvatore FERLITO in relazione a finanziamenti o prestiti in precedenza erogati o per effetto della cessione della partecipazione posseduta dalla suddetta Cooperativa nella “COMER COSTRUZIONI Srl”, del valore stimabile di 720.000€, a favore di Sebastiana CONIGLIO, coniuge di Salvatore, per il prezzo irrisorio e mai corrisposto di 75.000€. I finanzieri  avrebbero inoltre riscontrato altre indebite operazioni come il rimborso “preferenziale” a favore della COMER COSTRUZIONI Srl, poco prima della cessione delle quote, della somma di  270.000€ nonché altri pagamenti “preferenziali”, pari a circa 250.000€, nei confronti di uno dei fornitori, a danno degli altri creditori. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che parallelamente, anche con riferimento al fallimento della “C.F.C. Srl”, sarebbero state individuate condotte distrattive degli asset aziendali mediante la cessione in locazione del ramo d’azienda, peraltro l’unico concretamente operativo, a favore della società controllata “F.C.G. Srl” per un canone di 200 mila, che in realtà non sarebbe mai stato corrisposto.L’inchiesta dei militari ha sottolineato che “Incamerato” l’asset produttivo della fallita, la “F.C.G. Srl” sarebbe stata successivamente ceduta, per il valore irrisorio di  2.550€, alla “SCAVIFER Srl”, società formalmente amministrata dai figli di Salvatore FERLITO. I militari hanno notato e rilevato la dissipazione di valori attivi con modalità similari a quelle osservate per la SICULA COSTRUZIONI ovverosia mediante compensazione di crediti/debiti infragruppo, mancata svalutazione di crediti inesigibili o stralcio di crediti verso clienti e varie società collegate per oltre 3 milioni di euro. L’attività d’indagine si inserisce nel più ampio quadro di azioni svolte dalla Procura e dalla Guardia di Finanza di Catania, finalizzate al contrasto della criminalità economico-finanziaria, a tutela della trasparenza e della legalità del sistema economico e imprenditoriale nonché dei creditori.


CATANIA - GdF Generale Brigata RAIMONDO, catanese a direzione Comando Provinciale. Il Generale di Brigata Antonino Raimondo è il nuovo Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Catania. L’Ufficiale proviene dal Comando Generale dove ha ricoperto incarichi alle dipendenze del Capo di Stato Maggiore.  Il Gen. B. Antonino Raimondo, 50 anni, è nato a Catania ed è coniugato , è padre di una figlia. L’alto ufficiale ha frequentato l’Accademia della Guardia di Finanza in Bergamo dal 1990 al 1995. Al termine del corso di formazione, ha ricoperto numerosi incarichi operativi in Liguria, Calabria, Sicilia, Toscana e Marche. Il Generale di Brigata Antonino Raimondo, nel corso della carriera,  ha comandato la Tenenza di Albenga (1995-1998), la Compagnia di Palmi (1998-2001) e la Compagnia di Siracusa (2001-2004). Dal 2004 al 2007 è stato Capo Sezione al Comando Generale di Roma, II Reparto “Ricerca e relazioni internazionali”. Dopo la frequenza del Corso Superiore di Polizia Tributaria (dal 2007 al 2009) ed il conseguimento del relativo titolo, nel 2009 è stato assegnato al Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze dove è stato Comandante del I Gruppo Tutela Entrate, Capo Ufficio Operazioni e, dal 2011, Comandante del Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata. L’ufficiale  Antonino Raimondo con il grado di Colonnello nel 2014,, ha diretto il Comando Provinciale di Pesaro. Dal 2017, trasferito al Comando Generale ha ricoperto gli incarichi di Capo Ufficio del Sottocapo di Stato Maggiore ed infine, dal 2018, ha ricoperto l’incarico di Capo Ufficio del Capo di Stato Maggiore e, congiuntamente, dal 2019 al 2020, di Direttore della Direzione Pianificazione Strategica e Controllo. Laureato in “giurisprudenza” presso l’Università degli studi di Milano, in “scienze della sicurezza economico-finanziaria” presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ed in “scienze politiche” presso l’Università degli studi di Trieste, nel 2009 ha conseguito il Master universitario di II livello in “diritto tributario dell’impresa” presso l’Università commerciale “Luigi Bocconi” di Milano. È abilitato all’esercizio dell’attività forense. Ha svolto numerose docenze presso l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Economico-Finanziaria di Ostia, nonché presso l’Università di Urbino. È stato Vice Presidente del “Consiglio di base della rappresentanza militare” presso il Comando Regionale Toscana e, dal 2018, ricopre la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione della Cassa Ufficiali della Guardia di Finanza. Autore di pubblicazioni di diritto penale dell’economia, è stato coordinatore presso la Scuola Superiore della Magistratura nel corso “indagini e dibattimento nei reati di criminalità organizzata”, docente per il progetto “lezioni di mafia” prodotto da Rai scuola ed i Ministeri della giustizia e dell’istruzione, dell’università e della ricerca, nonché componente dell’unità di ricerca dell’Università di Pisa del “programma di ricerca scientifica di rilevante interesse nazionale” sulla tematica del ravvicinamento della legislazione a contrasto del riciclaggio nella prospettiva del diritto comunitario e dei suoi effetti sul diritto interno. Al comandante gen. Antonino Raimondo i nostri migliori i auguri di buon lavoro nello svolgimento del prestigioso mandato di Comando a Catania.


1 VIDEO INTERCETTAZIONI

2 VIDEO INTERCETTAZIONI

CATANIA -  Discarica 200 Comuni a Lentini: GdF e SCICO scoprono traffico illecito rifiuti, corruzione e concorso esterno associazione mafiosa: eseguite 9 misure, sequestrati beni per 116 milioni di Euro.I personaggi interessati alle misure sono : Antonino LEONARDI 57enne noto come “Antonello”, Salvatore LEONARDI 47enne, Pietro Francesco NICOTRA 36enne, Francesco 39enne ZAPPALA’ 52enne, i  fratelli Francesco e Nicola GUERCIO 59enne, Vincenzo LIUZZO 57enne, Salvatore PECORA 63enne e Filadelfo AMARINDO detto “Delfo” 68enne. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), per delega della Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione aa  1 ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania nei confronti di 9 persone (2 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti alle misure cumulative dell’obbligo di presentazione alla P.G. e di dimora) indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione continuata e rivelazione di segreto d’ufficio nonché per concorso esterno in associazione di tipo mafioso. I fatti secondo l’inchiesta sarebbero stati perpetrati negli anni 2018 e 2019, sarebbero essenzialmente connessi all’illecita conduzione della discarica di Lentini (SR), la più estesa della Sicilia, gestita dalla “SICULA TRASPORTI” nonché  “pressioni” esercitate da esponenti del clan mafioso dei Nardo finalizzate ad ottenere l’affidamento di un chiosco presente nello stadio usato dalla squadra di calcio “SICULA LEONZIO” attualmente militante nel campionato professionistico di prima divisione.Il  medesimo provvedimento, eseguito dai Finanzieri del Nucleo P.E.F. di Catania (G.I.C.O.), ha disposto, per le persone giuridiche ritenute responsabili, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti e di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, tutti delitti  imputati ad amministratori nell’interesse delle stesse – il sequestro preventivo (ai sensi dell’art.321 c.p.p., comma 1) di tutti i beni aziendali, quote e azioni sociali e la contestuale nomina di amministratori e custodi. La misura reale preventiva, afferente ad un patrimonio societario complessivamente stimabile in circa 110 milioni di euro, precede la fase di contradditorio prevista dal D.Lgs.n.231/2001 (responsabilità amministrativa delle persone giuridiche) all’esito della quale il G.I.P. etneo determinerà l’eventuale nomina di un commissario giudiziale. Le imprese destinatarie del sequestro preventivo sono le seguenti: SICULA TRASPORTI S.R.L.” ora “SICULA TRASPORTI S.P.A.”, avente sede a Catania, in via Antonino Longo (Contrada San Giorgio), esercente l’attività di “trattamenti e smaltimenti di altri rifiuti non pericolosi” ovvero della gestione dei rifiuti solidi urbani (R.S.U.) ossia non riciclabili; l’impianto di trattamento meccanico biologico (T.M.B.) è situato nel territorio di Catania (Contrada San Giorgio) mentre le vasche di abbancamento sono situate nel confinante comune di Lentini (SR); la società ha un fatturato annuo di circa 100 milioni di euro e oltre 120 dipendenti;  “SICULA COMPOST S.R.L.”, avente sede a Catania, in via Antonino Longo (Contrada San Giorgio), svolgente l’attività di “produzione di compost” ovvero produzione di fertilizzanti agricoli derivanti dall’utilizzazione e trasformazione di scarti vegetali e agroalimentari; la società, con circa 20 dipendenti, ha un fatturato di 3,6 milioni di euro; “GESAC S.R.L.”, con sede a Catania in Contrada Coda Volpe, avente quale oggetto sociale l’estrazione di pomice e di altri minerali; la società, inserita nella filiera della lavorazione del R.S.U., forniva il materiale pietroso da cospargere (obbligatoriamente per legge) sulla “parte secca” del rifiuto, abbancato nelle vasche della discarica gestita dalla “SICULA TRASPORTI”; essa ha un fatturato annuo medio di circa 2 milioni di euro e ha oltre 20 dipendenti. Non destinataria della misura del sequestro preventivo ma persona giuridica indagata ai sensi del citato D.Lgs.n.231/2001 per la quale pende la richiesta di nomina di un commissario giudiziale è la: “EDILE SUD S.R.L.”, avente sede a Scordia (CT) ed esercente l’attività di gestione di un impianto di recupero, trasporto e produzione di rifiuti non pericolosi (rifiuti inerti) nel territorio di Lentini (SR); la società, con 18 dipendenti, ha un volume d’affari di circa un milione di euro. Ulteriori misure cautelari reali eseguite dai Finanzieri etnei sono il sequestro preventivo di oltre 6 milioni di euro finalizzato alla confisca del profitto illecito originante: dal traffico illecito di rifiuti; sequestro effettuato nei confronti dell’amministratore e del socio, tra le altre, della “SICULA TRASPORTI”, soggetti di seguito generalizzati (Antonino e Salvatore LEONARDI); da un rodato circuito corruttivo caratterizzato dalla dazione costante di tangenti in contanti per decine di migliaia di euro; sequestro effettuato a carico di un pubblico ufficiale corrotto sotto nominato (Vincenzo LIUZZO).  Per quanto concerne i soggetti destinatari delle misure personali, il principale indagato è Antonino LEONARDI noto come “Antonello”, quale amministratore di fatto della “SICULA TRASPORTI S.R.L.” e della “GESAC S.R.L.” nonché amministratore di diritto  della “SICULA COMPOST S.R.L.” il quale è stato condotto in carcere. Ristretto agli arresti domiciliari Salvatore LEONARDI, fratello di Antonino, in qualità di socio della “SICULA TRASPORTI S.R.L.” e della “GESAC S.R.L.”.Sottoposti alle misure cumulative cautelari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di dimora Pietro Francesco NICOTRA, quale responsabile dell’impianto di compostaggio di Grotte San Giorgio a Catania dal quale provenivano anche parte dei rifiuti poi conferiti illecitamente in discarica e Francesco ZAPPALA’, nella sua qualità di responsabile dell’impianto di trattamento meccanico biologico dal quale originavano i rifiuti illecitamente conferiti “tal quale” in discarica. Gli investigatori ritengono che NICOTRA e ZAPPALA’, con i fratelli Salvatore ed Antonino LEONARDI, quest’ultimo quale capo e promotore, avrebbero costituito un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione reiterata di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e di frode in pubbliche forniture nonché alla pervasiva pratica corruttiva quale strumento utile a eludere i controlli e a ottenere dalle pubbliche amministrazioni competenti provvedimenti amministrativi favorevoli. Destinatari delle misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di dimora anche i fratelli Francesco e Nicola GUERCIO nella loro qualità di amministratori di diritto e di fatto della succitata “EDILE SUD S.R.L.”.Appartenenti ad organi amministrativi pubblici di controllo, destinatari della misura degli arresti domiciliari, sono: Vincenzo LIUZZO, pubblico ufficiale accusato di  corruzione, quale dirigente di unità operativa semplice dell’ARPA Sicilia (sede territoriale Siracusa), addetto ai controlli e monitoraggi ambientali; Salvatore PECORA quale incaricato di pubblico servizio, istruttore tecnico impiegato presso il Libero Consorzio Comunale di Siracusa addetto al controllo sulla gestione dei rifiuti. Custodia cautelare in carcere, invece, per Filadelfo AMARINDO, detto “Delfo”, quale dipendente della “SICULA TRASPORTI S.R.L.” ed in quanto ritenuto concorrente nell’associazione mafiosa denominata “NARDO”, affiliata a “Cosa Nostra” etnea, storicamente facente capo a NARDO Sebastiano e operativa su Lentini (SR).Le rapide ed approfondite investigazioni condotte dai Finanzieri del Nucleo P.E.F. di Catania (G.I.C.O.) e dallo S.C.I.C.O. sotto la direzione della Procura distrettuale sono state sviluppate attraverso l’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed ambientali, accertamenti bancari, disamina della documentazione amministrativa afferente le autorizzazioni necessarie per la gestione degli impianti della famiglia LEONARDI nonché attraverso la messa a sistema degli elementi indiziari desunti dall’esecuzione di una consulenza tecnica disposta da quest’Ufficio in ragione di un accesso presso gli impianti “incriminati” operato dai Finanzieri nel febbraio del 2019. La consistente mole indiziaria così emergente avrebbe permesso agli investigatori di portare alla luce un perdurante e sistematico illecito smaltimento dei rifiuti solidi urbani provenienti da oltre 200 Comuni siciliani convenzionati con la “SICULA TRASPORTI”; un enorme quantitativo di rifiuti strutturalmente non più gestibile secondo le prescrizioni di legge che sarebbe finito in discarica senza subire trattamento preliminare, essenziale per favorire l’individuazione dei materiali non ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni di recupero. Gli investigatori ritengono la gestione della discarica, dell’impianto T.M.B. e di compostaggio, da parte della famiglia LEONARDI, orientata all’esclusivo perseguimento di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i Comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse autorizzazioni amministrative. I finanzieri hanno evidenziato che il sistema illecito sarebbe stato orchestrato da Antonino LEONARDI   su due pilastri: la puntuale dazione di tangenti a soggetti ritenuti dal corruttore, al di là del ruolo assegnato dall’amministrazione di appartenenza, in grado di influenzare la concessione di autorizzazioni amministrative e di “pilotare”, preventivandoli, i prescritti controlli ambientali; la fasulla rappresentazione della movimentazione dei rifiuti al fine di garantire un’apparente osservanza delle norme; una contabilità assolutamente non corrispondente alla reale entità e tipologia dei rifiuti conferiti in discarica e trattati nell’impianto di compostaggio. Gli accertamenti tecnici operati direttamente presso le imprese gestite da “Antonello” LEONARDI dagli investigatori avrebbero rilevare che sia ingenti quantitativi di R.S.U. (non sottoposti ai preventivi trattamenti di frantumazione, triturazione, successiva vagliatura e biostabilizzazione e, tra questi, anche la frazione “umida” che avrebbe dovuto essere destinata al recupero mediante compostaggio) quanto una consistente mole di materiale originata da un incompleto processo di compostaggio, venivano conferiti direttamente nella discarica lentinese, previa attribuzione fittizia di un codice che identifica i rifiuti derivanti da tritatura e vagliatura e, in alcuni casi, anche senza che i rifiuti fossero tracciati da alcun formulario.  Le Fiamme Gialle rilevano che il sodalizio criminale avrebbe gestito la “SICULA TRASPORTI” e le altre realtà aziendali collegate in filiera ed avrebbero ammesso in discarica per lo smaltimento finale, categorie di rifiuti che, per la loro stessa natura, non avevano i requisiti di ammissibilità necessari; rifiuti mai sottoposti anche ad un semplice esame visivo: in tal modo, i responsabili potevano accumulare, nel tempo, guadagni illeciti non spettanti anche in frode agli impegni assunti con i Comuni conferenti. I Baschi Verdi rilevano che si trattava, dunque, di rifiuti altamente putrescibili e quindi in grado di formare percolati e di produrre biogas creando così concreti presupposti per l’emissione diffuse di maleodoranze oltreché di gas serra. I finanzieri hanno evidenziato in alcune circostanze, appurate come i percolati, liquidi che dovevano confluire sul fondo delle vasche e da qui stoccati in silos, erano sversati nel suolo e nelle acque circostanti. Tra i rifiuti conferiti “tal quali” in discarica venivano rinvenuti frigoriferi interi (contenenti al loro interno ancora il poliuretano), pneumatici non ammissibili nella discarica lentinese, materassi non previamente lacerati, oggetti di plastica, metallo e carta recuperabili, pasti provenienti da mense ancora integri nonché rifiuti speciali sanitari. Queste  illecite modalità di conferimento di rifiuti in discarica determinavano anche un’evasione del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi (art.3, Legge 549/1995) pari, per il 2018, a oltre 6,2 milioni di euro (a cui vanno aggiunti sanzioni e interessi). Il tributo, da versare trimestralmente alla Regione Siciliana dal gestore dell’impianto presso cui si effettua lo stoccaggio definitivo (nella sua qualità di sostituto d’imposta) è finalizzato a favorire la minore produzione di rifiuti e il recupero dagli stessi di materia prima e di energia. La tendenziale assenza di un trattamento preliminare al conferimento in discarica determina l’applicazione di un’aliquota per il tributo dovuto superiore a quella calcolata dai gestori della “SICULA TRASPORTI”.  L’impianto di compostaggio della “SICULA COMPOST”, a far data dal maggio 2018, iniziava a ricevere, presso la propria struttura, la “Frazione Umida” proveniente dalla “Raccolta Differenziata” svolta da diversi comuni siciliani, con i quali l’azienda aveva stipulato preventivi contratti di conferimento, in ragione dell’autorizzazione rilasciata dall’Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica Utilità che avrebbe consentito alla “SICULA COMPOST” di ricevere presso la sua struttura un quantitativo massimo di 70 mila tonnellate annue. Ma l’impianto di compostaggio, a fronte di una potenzialità di lavorazione della “Frazione Umida” calcolata intorno alle 160/170 tonnellate giornaliere, ne riceva 250/270. Tale realtà nota ad Antonino LEONARDI e a Pietro NICOTRA determinava gli stessi a stabilire che delle 1.400 tonnellate di “rifiuto umido” che arrivavano settimanalmente in impianto, 400 dovevano essere “smaltite illecitamente” ovvero senza sottoporle ad alcun processo di recupero e veicolandole “tal quali” nella discarica di Lentini. Oltre 30.000 tonnellate di rifiuti solidi inerti derivanti da lavori di scavo effettuati per la realizzazione di una nuova vasca nella discarica della “SICULA TRASPORTI” venivano smaltiti illecitamente nei terreni di proprietà delle società di LEONARDI. Tale ulteriore fraudolenta gestione dei rifiuti era realizzabile con la compiacenza dei fratelli GUERCIO e della loro “EDILE SUD S.R.L.” la cui piattaforma risultava solo “cartolarmente”, attraverso la redazione di oltre 1.300 falsi formulari, luogo di destinazione dei succitati inerti. Tale diffuso quadro di illegalità poteva perpetuarsi nel tempo in ragione del determinante contributo fornito da funzionari pubblici corrotti. Nello specifico, Vincenzo LIUZZO, dirigente ARPA di Siracusa (sezione controlli e monitoraggi ambientali), si recava mensilmente presso la discarica di LEONARDI per ricevere una mazzetta in contanti di 5.000 euro. La puntuale riscossione del profitto corruttivo, “il giorno 20 di ogni mese”, veniva documentato dai Finanzieri del G.I.C.O. dall’agosto 2018 al marzo 2019 e in una circostanza, dopo la ricezione dei contanti, anche riscontrata materialmente per effetto di un controllo su strada operato da una pattuglia della Compagnia Pronto Impiego di Catania. LIUZZO risultava aver totalmente asservito la sua pubblica funzione alle finalità utilitaristiche e personali perseguite da Antonino LEONARDI con il quale intratteneva un rapporto confidenziale in dispregio dell’imparzialità cui deve conformarsi ogni pubblico dipendente. LIUZZO, oltre a fornire suggerimenti a LEONARDI per una “redditizia” gestione ambientale dei suoi impianti, comunicava allo stesso in anticipo i controlli che l’ARPA Siracusa avrebbe effettuato presso gli stessi impianti così da consentire la predisposizione di tutti gli accorgimenti utili per non incorrere nell’accertamento di violazioni e abdicando così, il pubblico ufficiale, di fatto, ogni funzione di controllo. LIUZZO, inoltre, su richiesta di LEONARDI interveniva su un controllo in atto presso la cava dei fratelli GUERCIO operato da funzionari ARPA e del Libero Consorzio di Siracusa affinché i controllori pubblici non rilevassero irregolarità. Nello specifico, quest’ultimi venivano costretti a “non vedere” un macroscopico disallineamento tra la realtà documentata dai falsi formulari e quella emergente dal visivo riscontro: i rifiuti inerti, presenti in cava, erano nettamente inferiori rispetto a quelli contabilmente registrati perché smaltiti, come su evidenziato, nei terreni delle aziende di LEONARDI. Da ultimo, LIUZZO, nel partecipare a conferenze di servizi aventi quali oggetto autorizzazioni amministrative richieste dall’imprenditore corruttore, assumeva posizioni e formulava interventi sempre in linea con i desiderata dei LEONARDI. Altro funzionario pubblico a “libro paga” dei LEONARDI era Salvatore PECORA, il quale similmente a LIUZZO, era solito notiziare l’amministratore della “SICULA TRASPORTI” di tutti i controlli che sarebbero stati effettuati e curati dal Libero Consorzio Comunale di Siracusa; PECORA, inoltre, partecipava preliminarmente ai LEONARDI atti riservati del proprio ufficio prima che gli stessi fossero oggetto di deliberazione interna assumendo, a priori, posizioni congeniali alle illecite finalità imprenditoriali di LEONARDI. Da ultimo, la meticolosa attività d’indagine portava alla luce anche una stabile e compiacente relazione finanziaria tra il gruppo imprenditoriale dei LEONARDI ed alcuni esponenti del clan NARDO (tra i quali Angelo RANDAZZO e Alfio SAMBASILE entrambi già condannati per 416 bis) ai quali Antonino LEONARDI faceva pervenire, durante le festività, somme in contanti di 5.000 euro tramite il suo collaboratore “Delfo” AMARINDO. Quest’ultimo forniva un rilevante supporto per la realizzazione dei progetti criminosi del clan NARDO, una collaborazione significativa manifestatasi attraverso plurime condotte, tra le quali anche quella di riportare agli affiliati della compagine mafiosa le indicazioni e le volontà del boss recluso Alfio SAMBASILE. “Delfo” AMARINDO rappresentava l’anello di congiunzione dei LEONARDI con il sodalizio lentinese e questo ruolo viene in luce quando è necessario decidere a chi assegnare la gestione di un punto di somministrazione di cibi e bevande nello Stadio di calcio della “SICULA LEONZIO”; è AMARINDO che viene incaricato da Antonello LEONARDI di veicolare il messaggio che il chiosco non sarebbe stato affidato a nessuno dei gruppi criminali pretendenti e che gli stessi sarebbero stati “ripagati” per il mancato introito con le dovute regalie. Antonino LEONARDI e suo figlio erano ben consapevoli, in quel frangente, quali rischi corressero nel concedere quell’attività a figure orbitanti negli ambienti di criminalità organizzata. L’investigazione della Guardia di Finanza di Catania ha, dunque, fatto luce su un groviglio illecito d’interessi permeante la gestione della maggiore discarica siciliana così confermando come il delicato settore ambientale possa essere facile preda di rovinose pratiche corruttive oltreché di appetiti mafiosi.


CATANIA – Guardia Finanza: sindaco Pogliese saluta comandanti gen.Quintavalle Cecere e subentrante col. D’Angelo. Il primo cittadino di Catania Salvo Pogliese ha ricevuto a Palazzo degli Elefanti per  i convenevoli di benvenuto il nuovo Comandante il Colonnello Raffaele D’Angelo il quale era accompagnato dal cedente Generale di Brigata Antonio Nicola Quintavalle Cecere. Il sindaco durante il cordiale incontro ha ringraziato il comandante Antonio Nicola Quintavalle per l’attento ed importante lavoro svolto nella città di Catania. Il generale accompagnato dal Colonnello Raffaele D’Angelo che ufficialmente gli subentrerà nell’incarico nei prossimi giorni ha espresso personali e positivi apprezzamenti per la sua esperienza al comando delle Fiamme Gialle etnee. Il sindaco Salvo Pogliese con l’occasione ha augurato al colonnello D’Angelo, proveniente dal Comando Generale di Roma, un proficuo lavoro, sottolineando l’importanza della collaborazione tra le due Istituzioni. I due alti ufficiali della Guardia di Finanza, poi, hanno  concluso con la visita del Palazzo degli Elefanti poichè il Colonnello Raffaele D’Angelo nuovo comandante Provinciale delle Fiamme Gialle ancora non aveva avuto modo di conoscerlo.


(ascolta 1^ intercettazione GdF)

  (ascolta 2^ intercettazione GdF)

 

CATANIA – Operazione “pupi di pezza” indagato studio commercialista ed imprenditori per truffa ad Erario. I  Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania su delega di questa Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo nei confronti di 11 persone (delle quali 9 agli arresti domiciliari e 2 destinatarie di interdittive dell’esercizio di imprese) per avere perpetrato sistematicamente  bancarotte fraudolente (patrimoniali e documentali) e reati tributari (sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte) anche in forma associata nonché delitti di favoreggiamento personale e reale. Il magistrato con il medesimo provvedimento ha altresì disposto il sequestro preventivo diretto di 4 marchi registrati e 4 complessi aziendali per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro, tutti oggetto di condotte distrattive. L’investigazione, è stata condotta dal Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania (Gruppo Tutela Economia) sotto le direttive della Procura distrettuale, convenzionalmente nota come “PUPI DI PEZZA”, ha svelato l’esistenza di un collaudato sistema fraudolento in grado di garantire a diversi gruppi familiari imprenditoriali la sottrazione al pagamento di un complessivo volume di imposte di oltre 220 milioni€ e la contestuale elusione di procedure esecutive e concorsuali. L’indagine delle Fiamme Gialle etnee è nata dal costante monitoraggio delle posizioni di contribuenti destinatari di ingenti cartelle esattoriali che avviano la procedura di liquidazione affidando la stessa a “prestanome” così da escludere gli effettivi amministratori da ogni responsabilità penale e civile con l’unica finalità di continuare l’attività d’impresa attraverso una differente, solo in apparenza, società commerciale.  Gli inquirenti hanno evidenziato che ad orchestrare e scandire le fasi del circuito criminale sarebbe stato lo studio associato POGLIESE, che avrebbe assunto il ruolo di “regista” del sistema illecito attraverso l’opera diretta del commercialista Antonio POGLIESE 74enne e di alcuni suoi associati, Michele CATANIA 52enne e Salvatore PENNISI 45enne, i quali, avvalendosi di Salvatore VIRGILLITO 65enne , anch’egli ai domiciliari, avrebbero costituivano un’associazione a delinquere (almeno dal 2013) dedita ad una serie indeterminata di condotte delittuose in materia societaria, fallimentare e fiscale. Le Fiamme Gialle, specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria,  hanno svolto attività consistita nell’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed ambientali nonché di accertamenti bancari e acquisizioni documentali presso enti pubblici e messo in luce l’esistenza di un articolato sistema illecito che si sviluppava attraverso le seguenti fasi: una società in stato palese di deficit finanziario – caratterizzato, in particolare, da consistenti debiti erariali - si sarebbe affidata allo studio POGLIESE al fine di eludere eventuali procedure fallimentari e di riscossione. I  professionisti indagati sarebbero subentrati formalmente quali intermediari abilitati alla trasmissione telematica delle dichiarazioni fiscali dei gruppi societari ma, di fatto, avrebbero  fornito un illecito “pacchetto” di servizi per condurre le imprese “sottopatrimonializzate” al riparo da possibili investigazioni delle Autorità preposte; - con il subentro dello studio POGLIESE, le imprese venivano poste in liquidazione (ancorché la loro situazione patrimoniale imponesse il deposito delle scritture contabili in Tribunale per l’avvio della procedura fallimentare), affidando il ruolo di liquidatore a persona di fiducia dello studio POGLIESE, priva di competenze professionali, il cui compenso mensile (di qualche centinaio di euro) era corrisposto dagli effettivi amministratori della società; - il liquidatore prestanome avrebbe favorito l’effettuazione di indebiti pagamenti preferenziali e la distrazione degli asset patrimoniali più significativi a favore di ulteriori società riconducibili agli stessi amministratori di quella posta in liquidazione (nei fatti, una società “specchio” con oggetto sociale similare, sedi coincidenti nonché il medesimo personale dipendente e stessi fornitori e clienti, che attraeva dalla società decotta gli elementi patrimoniali positivi acquisendoli a condizioni economiche di assoluto vantaggio); il tutto a danno dell’Erario che restava l’unico creditore non soddisfatto; - chiusura della liquidazione e cancellazione dal registro delle imprese della società originaria, nel frattempo “svuotata” di tutto tranne che delle imposte iscritte a ruolo che restavano le uniche passività finanziarie non soddisfatte. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che, trascorso un anno dalla cancellazione, il Pubblico Ministero, ai sensi della legge fallimentare, non può più chiederne il fallimento. Il fittizio liquidatore era gestito da Salvatore VIRGILLITO che rappresentava l’anello di congiunzione tra i reali amministratori delle società decotte, il prestanome e lo studio associato POGLIESE. Emblematiche sono diverse conversazioni telefoniche intercettate nelle quali VIRGILLITO lamentava con i professionisti dello studio POGLIESE il mancato versamento delle “paghe” mensili garantite al liquidatore di comodo dai reali amministratori delle società commerciali truffaldine. La Procura, supportata dalla Guardia di Finanza di Catania che ha assicurato un’attività costante di analisi ed un monitoraggio a tappeto delle esposizioni debitorie maturate da contribuenti infedeli nei confronti dello Stato e penetranti attività investigative, nel corso delle indagini ha esercitato tempestivamente le funzioni attribuite dalla legge fallimentare presentando d’iniziativa la richiesta per la dichiarazione di fallimento delle società insolventi. Il tempestivo intervento giudiziario ha scompaginato i progetti criminali, da tempo avviati, suscitando le immediate reazioni degli indagati che, contando sulla cronica inerzia dell’Agente di riscossione, non avevano tenuto conto della possibile, solerte iniziativa di questo Ufficio (artt.6 e 7, R.D. n.267/1942). La Guardia di Finanza ha  evidenziato che a beneficiare deliberatamente dell’opera criminale dell’associazione a delinquere composta dai professionisti arrestati e da VIRGILLITO, i seguenti soggetti: - i fratelli Antonino GRASSO 54enne, Giuseppe Andrea GRASSO  50enne, Michele GRASSO  57enne, sottoposti ai domiciliari, amministratori e proprietari della fallita “DIAMANTE FRUIT S.R.L.”, già attiva nel commercio all’ingrosso di frutta e ortaggi con sede ad Acireale (CT), che, in ragione di un accertamento effettuato dall’amministrazione finanziaria nel 2002, aveva maturato nei confronti dell’Erario un debito complessivo di circa 215 milioni di euro, rappresentato solo in parte in bilancio. I personaggi avrebbero distratto i marchi aziendali registrati all’Ufficio Italiano Brevetti (“SAPORITA”, “GOLOSITA”, DIAMANTE”, “DIAMANTE FRUIT”), il cui valore economico effettivo è di circa 1,8 milioni di euro, in favore di un’ulteriore loro società (“KALIPSO S.R.L.”, avente sede a Milano, esercente l’attività di gestione di beni immobili propri) al prezzo inferiore di 520 mila euro (corrisposti, tra l’altro, con crediti inesistenti). Gli inquirenti hanno evidenziato che gli indagati, al fine di impedire agli investigatori la ricostruzione del patrimonio e del volume d’affari effettivi, avrebbero occultato libri giornale, contabilità di magazzino e scritture contabili. La fase finale del disegno fraudolento prevedeva l’incorporazione della “KALIPSO S.R.L.” (la cui effettiva proprietà era stata inizialmente “schermata” attraverso l’interposizione di fiduciarie svizzere e inglesi, dotata nel frattempo dei marchi e degli immobili) nella “GRASSO DISTRIBUZIONI S.R.L.” costituita nel 2012 per diventare l’erede della ““DIAMANTE FRUIT S.R.L.”. Tale fase non si è concretizzata grazie al tempestivo intervento di questa Procura; - Concetta GALIFI 38enne, destinataria della misura dei domiciliari, nella sua qualità di amministratore della “PRIMA TRASPORTI S.R.L.”, esercente l’attività di trasporto merci su strada, avente sede in Paternò (CT), in liquidazione dal 2015, dichiarata fallita nel febbraio 2018. I finanzieri, hanno appurato che nello specifico, nel 2011 il conseguimento di una perdita d’esercizio avrebbe determinato l’azzeramento del capitale sociale e posto la “PRIMA TRASPORTI” in uno stato evidente di insolvenza. GALIFI, supportata dallo studio commercialista e dal liquidatore “testa di legno”, avrebbe proseguito l’attività d’impresa aggravando il dissesto e  sottraendosi al pagamento di debiti erariali superiori a 2 milioni di euro, favorendo, già negli anni antecedenti alla liquidazione, il passaggio di forza lavoro, automezzi, avviamento e portafoglio clienti/fornitori alla “GALI GROUP S.R.L.”, avente sede a Ispica (RG), esercente l’attività di trasporto merci su strada, amministrata dalla cognata di Concetta GALIFI; - Rosario PATTI  78enne, ai domiciliari, amministratore di fatto della “PATTI DIFFUSIONE S.R.L.”, esercente l’attività di commercio all’ingrosso e al dettaglio di abbigliamento e calzature, avente sede in Acireale (CT), dichiarata fallita dal Tribunale etneo nell’aprile 2017.   I finanzieri hanno evidenziato che PATTI, in presenza di un capitale sociale eroso dalle perdite sin dal 2006, avrebbe proseguito l’attività d’impresa anziché affidarsi a una procedura concorsuale, aggravandone il già palese dissesto, omettendo il pagamento di debiti erariali e previdenziali superiori a 2 milioni di euro nonché redigendo un bilancio non veritiero per effetto di omissioni e falsi appostamenti contabili. Gli inquirenti hanno appurato che nello stesso frangente temporale, PATTI avrebbe contribuito a distrarre il complesso aziendale della fallenda a beneficio della “CTA FIN S.R.L.”, esercente l’attività di commercio al dettaglio di confezioni per adulti, avente sede a Misterbianco (CT), società amministrata di fatto dallo stesso PATTI, attraverso la simulazione di un fitto d’azienda e di un contratto estimatorio per il trasferimento delle merci.   La  complessa investigazione delle Fiamme gialle etnee ha fatto emergere le ulteriori due seguenti vicende societarie caratterizzate dall’attuazione del medesimo e collaudato sistema illecito: - la prima afferente alla “GRANDI VIVAI SOCIETA’ AGRICOLA S.R.L.”, avente sede in Paternò (CT), esercente l’attività di coltivazioni di fiori e piante ornamentali, fallita nel luglio 2018 e amministrata da Alfio SCIACCA 66enne, destinatario del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per un anno; il personaggio, attraverso la realizzazione di un’operazione straordinaria di scissione societaria, avrebbe favorito la distrazione degli asset patrimoniali più redditizi della società deficitaria a vantaggio di “PLANETA S.R.L.”, avente sede a Catania, esercente l’attività di progettazione, esecuzione di lavori specializzati nel verde, società quest’ultima riconducibile alla medesima compagine societaria della fallita. I militari hanno evidenziato che lo stesso Alfio SCIACCA, favorito dallo studio associato POGLIESE, si sarebbe sottratto dal pagamento di imposte per un volume complessivo superiore a 1 milione di euro. Tra  le preziose “eredità” ricevute da “PLANETA S.R.L.” nel caso specifico vi erano rilevanti commesse pubbliche in atto nonché le credenziali per la partecipazione e l’aggiudicazione di nuovi appalti pubblici; - la seconda vicenda vede quale ulteriore destinatario di misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali per un anno, Nunziata CONTI 64enne, quale amministratore della “F.LLI CONTI PATERNO’ S.R.L.”, avente sede a Paternò (CT), esercente il commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, dichiarata fallita nel giugno del 2018, che contribuiva ad aggravarne il dissesto proseguendo dal 2008 l’attività d’impresa pur in carenza di capitali propri, favorendo la distrazione del complesso aziendale a beneficio di altra società del gruppo (“F.LLI CONTI GROUP S.R.L.”, con sede a Paternò, esercente il commercio all’ingrosso di ortofrutta) e sottraendosi al pagamento di imposte per oltre 1 milione di euro. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che anche in questo caso venivano effettuati pagamenti preferenziali a favore di soci e amministratori, occultamento delle scritture contabili e l’apposizione in bilancio di voci non veritiere. I  Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania con l’esecuzione del provvedimento giudiziario hanno sottoposto a sequestro: - i seguenti marchi registrati, oggetto delle condotte distrattive: “SAPORITA”, “GOLOSITA”, DIAMANTE”, “DIAMANTE FRUIT”, con i quali i fratelli GRASSO operavano nel settore ortofrutticolo; - i complessi aziendali appartenenti alle società fallite “PRIMA TRASPORTI S.R.L.”, “GRANDI VIVAI SOCIETA’ AGRICOLA S.R.L.”, “F.LLI CONTI PATERNO’ S.R.L.” e “PATTI DIFFUSIONE S.R.L.”, che sono stati affidati ad un amministratore giudiziario, per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro. L’operazione “PUPI DI PEZZA”  della GdF ha consentito di far luce su un sistema affaristico che sarebbe stato diretto dallo studio associato POGLIESE e alimentato dall’opera di liquidatori “prestanome” ed imprenditori sleali, i quali, adottando fittizi progetti di riorganizzazione aziendali straordinari o predisponendo bilanci non veritieri, riuscivano sistematicamente a frodare l’Erario per un totale di oltre 220 milioni di euro, rendendo vana qualsiasi azione esecutiva. Tale vantaggio competitivo criminale, frutto di sistematiche distrazioni dei valori patrimoniali più redditizi, consentiva ai gruppi imprenditoriali indagati di continuare a operare nel mercato in costante dispregio degli obblighi di legge, frodando il Fisco, gli enti assistenziali e quelli previdenziali nonché arrecando danni economici alle imprese concorrenti operanti nel medesimo segmento commerciale.

CATANIA Il sindaco di Catania Salvo Pogliese su facebook ha postato : “Sono dispiaciuto e amareggiato per la vicenda giudiziaria che investe mio padre per la sua attività professionale, nota e apprezzata a Catania e in Sicilia. Per antica tradizione familiare e culturale, ho sempre riposto la massima fiducia nella magistratura a cui è rimessa ogni valutazione sulle accuse mosse.  Con altrettanta convinzione sono sicuro che mio padre, di cui ho sempre ammirato l’adamantina condotta di professionista e di genitore, saprà dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati, riguardanti lo svolgimento di alcuni incarichi di consulenza dello studio professionale che dirige da cinquanta anni senza che alcuna ombra ne abbia mai offuscato l’operato”.


CATANIA -   “Black Job” GdF esegue 9 misure per corruzione in direzione Ispettorato Territoriale Lavoro. L’assessore regionale Mariella Ippolito a Palermo,  ha disposto l'invio immediato di un sostituto alla direzione dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania: l’attuale direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Palermo Venerando Lo Conti. I  Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, su delega della  Procura distrettuale etnea, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale etneo nei confronti di 9 soggetti (4 dei quali agli arresti domiciliari e 5 destinatari di misure interdittive) in quanto responsabili, a vario titolo, di concorso in corruzione continuata, soppressione, falsità materiale e ideologica di atti pubblici a fronte di condotte delittuose verificatisi all’interno dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018. L’indagine è stata  condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catania, convenzionalmente nota come “Black Job”, vede quali destinatari della misura degli arresti domiciliari il Direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania, Domenico Tito AMICH 64enne, e la responsabile dell’Ufficio legale del medesimo Ispettorato, Maria Rosa TROVATO  59enne, nonché Marco Lucio FORZESE  54enne, già deputato regionale nell’ultima legislatura siciliana e candidato – non eletto- alle regionali del 2017, ed Antonino NICOTRA 58enne, già consigliere nel Comune di Catania. Il  GIP del Tribunale etneo ha, inoltre, disposto la misura interdittiva nei confronti di: Francesco LUCA  61enne, attuale direttore sanitario dell’ASP di Catania, sospeso per 12 mesi dall’esercizio del pubblico servizio per fatti concernenti sia l’attuale funzione che il suo ruolo di rappresentante legale, dal 2009 al 2015, dell’E.N.A.I.P. (Ente Acli Istruzione Professionale Associazione Agenzie Formative della Sicilia Impresa Sociale - EN.A.I.P. AS.A.FORM Sicilia Impresa Sociale, esercente l’attività di corsi di formazione e di aggiornamento professionale); Ignazio MAUGERI  30enne, attuale rappresentante legale del succitato E.N.A.I.P., destinatario del divieto di esercitare attività d’impresa o assumere uffici direttivi in persone giuridiche; Giovanni PATTI 47enne, titolare dell’omonimo studio commerciale con sede a Giarre (CT), sospeso dall’esercizio della propria attività professionale;   Orazio EMMANUELE 53enne, rappresentante legale di società esercenti l’attività di stabilimenti balneari e di orto-colture vivaistiche, destinatario del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali; Salvatore CALDERARO 36enne, gestore di una tabaccheria, anch’egli sospeso dall’esercizio di attività imprenditoriali.  Il Servizio XXI - Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania, con uffici ubicati in via Battello, è responsabile del controllo sulla corretta applicazione della legislazione in materia di lavoro, previdenza e sicurezza sui luoghi di lavoro a Catania e provincia. Le Fiamme Gialle hanno puntualizzato che   nelle Regioni a statuto speciale del Trentino Alto Adige e della Sicilia, non sono stati istituiti gli Ispettorati ai sensi del D.Lgs. 149/2015  in quanto i relativi statuti attribuiscono la competenza in materia alle rispettive Regioni.  La  materia del lavoro e le relative attività ispettive e di vigilanza in Sicilia, pertanto, sono di competenza dell’Assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro ed in particolare, del dipendente Dipartimento regionale del lavoro, dell’impiego, dell’orientamento, dei servizi e delle attività formative il quale, tramite il Servizio VII - Coordinamento Ispettorati territoriali del lavoro supervisiona i nove “Ispettorati territoriali del Lavoro” (I.T.L.) presenti nelle province siciliane. L’investigazione, dei militari svoltasi con estrema celerità dall’ottobre 2017 al marzo di quest’anno, avrebbe quindi svelato l’esistenza, all’interno dell’ufficio pubblico in questione, di un consolidato circuito corruttivo alimentato da saldi legami di amicizia che uniscono corrotti e corruttori. Le Fiamme Gialle hanno appurato come il continuo scambio di utilità (pacchetto di voti, incarichi alla Regione Sicilia, assunzioni in ospedali e fornitura di beni) ruotasse intorno all’illegittima archiviazione di verbali originati dagli accertamenti ispettivi dai quali sono emerse, spesso, violazioni per lavoratori assunti irregolarmente o “in nero”; in alcuni casi, si è assistito anche alla materiale sparizione dei verbali stessi e/o comunque ad audizioni “amichevoli” nelle quali è stata palese la mancata tutela degli interessi erariali in gioco. L’attività d’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Catania – consistita nell’analisi meticolosa di decine di procedimenti amministrativi e nell’acquisizione di dichiarazioni di funzionari operanti all’interno dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania – ha permesso di tracciare svariati procedimenti amministrativi gestiti in modo parziale dagli indagati e nei quali il potere discrezionale attribuito al Direttore dell’ente pubblico anziché essere interpretato quale fonte di responsabilità è stato asservito alle volontà dei corruttori comprimendo così definitivamente gli interessi pubblici confliggenti.  La  Procura etnea supportata dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catania, in attesa di completare gli accertamenti in corso su ulteriori procedimenti sanzionatori affidati all’Ispettorato di Catania, ha accertato  più vicende corruttive . Una prima vede coinvolti il dirigente AMICH, l’ex deputato regionale On. Marco Lucio FORZESE e l’imprenditore CALDERARO (Bar-Tabacchi) di Castel di Iudica (CT). I  tre soggetti in questione, nell’ottobre del 2017, in un incontro svoltosi presso l’ufficio di AMICH avrebbero occultato un fascicolo relativo al procedimento amministrativo a carico dell’imprenditore destinatario di una sanzione di oltre 6.000 euro; l’imprenditore CALDERARO sarebbe stato definito dal FORZESE quale suo “grande elettore” e persona di fiducia in grado di garantirgli un cospicuo “pacchetto” di voti. Gli inquirenti hanno sottolineato come il vincolo amicale che unisce AMICH e FORZESE  sarebbe testimoniato dalla disponibilità palesata dall’ex deputato regionale a favorire AMICH per il conferimento di incarichi presso la Regione Siciliana: in particolare, si tratta della nomina a membro della commissione di esami di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di consulente del lavoro della Regione Sicilia. I Basci verdi avrebbero appurato che in cambio si registra, da parte di AMICH, l’assoluta disponibilità ad agevolare illecitamente gli imprenditori amici del FORZESE nella definizione a loro favore dei procedimenti amministrativi in materia di lavoro. Una seconda vicenda corruttiva coinvolge il direttore AMICH, l’attuale direttore sanitario dell’ASP di Catania (Francesco LUCA) ed un ingegnere (Ignazio MAUGERI). LUCA e MAUGERI, nelle loro qualità di rappresentanti legali dell’ENAIP, avrebbero chiesto indebitamente ad AMICH un’attestazione di avvenuti versamenti di somme relative ad assegni familiari riconosciuti ai dipendenti dell’ENAIP; tale certificazione sarebbe risultata necessaria per fronteggiare un procedimento penale aperto nei confronti di LUCA alla sede di Trapani a seguito di un’ispezione effettuata dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro trapanese nei confronti dell’ENAIP e  dalla quale sarebbero emerse violazioni penali. AMICH in cambio,  avrebbe chiesto ed ottenuto da LUCA, in ragione del suo attuale ruolo nell’ASP di Catania, la promessa di assumere a tempo determinato il fidanzato della figlia presso alcuni ospedali etnei. Un ulteriore caso vede protagonisti il direttore AMICH, la funzionaria TROVATO ed Antonino NICOTRA (già consigliere comunale a Catania nella giunta del sindaco Scapagnini). Oggetto dell’accordo corruttivo  sarebbe la definizione dell’entità delle sanzioni amministrative applicate ad un call center catanese a seguito di 2 ispezioni eseguite da INPS ed Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania negli anni 2014 e 2015. AMICH avrebe provveduto a riconoscere un’anomala decurtazione del carico sanzionatorio unitamente ad una non spettante rateizzazione del pagamento; in cambio il NICOTRA avrebbe promesso il suo appoggio politico presso la nuova giunta regionale siciliana per l’ottenimento ed il mantenimento di prestigiosi incarichi dirigenziali.  I finanzieri hanno evidenziato che NICOTRA avrebbe richiesto ad AMICH di trattare una pratica giunta all’Ispettorato (un esposto di un lavoratore) seguendo un iter preferenziale, lasciando  intendere che il favore  chiesto  sarebbe utile a garantirgli la disponibilità di un costante “bacino” di voti. Un’ulteriore fattispecie corruttiva avrebbe coinvolto la responsabile dell’Ufficio Legale dell’Ispettorato del Lavoro, Rosa Maria TROVATO, peraltro già gravata da precedenti giudiziari in tema di reati contro la pubblica amministrazione,  l’imprenditore Orazio EMMANUELE ed il suo ragioniere Giovanni PATTI.  I finanzieri hanno evidenziato che nel corso di un’audizione tenuta dalla funzionaria alla presenza dei due soggetti sarebbe stato concordato arbitrariamente, in dispregio dei doveri di imparzialità, trasparenza e nel pieno “mercanteggiare” della funzione pubblica, il differimento del pagamento di una sanzione amministrativa derivante da un’ispezione effettuata dai Carabinieri presso un lido gestito da EMMANUELE.  I militari hanno evidenziato che in quest’occasione sarebbe  emerso che Rosa Maria TROVATO si sarebbe già prodigata per favorire l’archiviazione di ulteriori procedimenti sanzionatori a carico sia di PATTI che EMMANUELE originati, tra l’altro, da attività ispettive di un reparto della Guardia di Finanza e nelle quali erano state constatate violazioni in tema di lavoro irregolare. I militari hanno evidenziato che quale utilità,  la TROVATO si sarebbe recata, in due occasioni, presso un vivaio dell’EMMANUELE per ricevere in dono delle piante. Le risultanze investigative complessive rappresentate dal Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania hanno posto in luce un quadro corruttivo consolidato ed alimentato da uno spegiudicato scambio di favori attraverso il quale gli attori in campo, pubblici ufficiali, precedenti titolari di cariche istituzionali pubbliche e imprenditori, non hanno esitato a sancire accordi sacrificando i rilevanti interessi collettivi in gioco.L'assessore regionale Mariella Ippolito dopo l'operazione "Black Job" del nucleo economico e finanziario della Guardia di Finanza di Catania  ha commentato : "Forniremo ogni forma di collaborazione utile agli organi inquirenti  e adotteremo i provvedimenti conseguenziali". L’attuale direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Palermo Venerando Lo Conti  è stato destinato a Catania. “La designazione di un sostituto – ha concluso l’esponente della Giunta Regionale - consentirà la piena funzionalità del servizio nel rispetto della legalità”.

Catania GdF operazione “SIBILLA”: manette per Sindaco Acireale ed amministratori enti  accusati di corruzione.  I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, Compagnia di Acireale,  su richiesta della Procura distrettuale,  hanno eseguito un’ordinanza del G.I.P. del Tribunale etneo che ha disposto misure cautelari coercitive nei confronti di 8 persone, tra cui il Sindaco di Acireale, 1 membro della giunta comunale e 2 dipendenti pubblici in servizio presso il Comune di Acireale.  L’operazione - denominata “SIBILLA” -, iniziata nel 2017 e condotta dalla Tenenza di Acireale sotto la direzione dell’Autorità Giudiziaria etnea, ha portato alla luce 4 diversi episodi di corruzione e turbativa d’asta nella gestione della cosa pubblica. I finanzieri hanno rilevato un grave episodio di corruzione avrebbe visto coinvolto il Sindaco di Acireale, Roberto BARBAGALLO, il quale, per favorire la campagna elettorale del suo referente politico, avrebbe spinto 2 piccoli imprenditori acesi a promettergli il voto, con l’ausilio di un Luogotenente della polizia locale, Nicolò URSO.   Il  Sindaco avrebbe  disposto al Luogotenente di avviare controlli amministrativi nei confronti degli imprenditori al fine di indurli, per evitare la sanzione, ad avvicinarlo. I Finanzieri nelle intercettazioni hanno rilevato che l’accusato avrebbe chiesto il sostegno elettorale (“maggiuva ‘na cosa elettorale!...(trad.:mi serve una cosa elettorale) dui gemellini....’ca cianu ‘u camiun posteggiato a via …” (trad:i due gemellini che hanno il camion posteggiato alla via ….); ci po iri pì ‘mpocu spagnarici...(trad:ci puoi andare per farli spaventare)…accussì mi venunu a ciccari ..(trad:così mi vengono a cercare).  Il  GIP,  sulla base di queste evidenze, riconducibili al reato di induzione alla corruzione (319-quater C.P.), ha ordinato la traduzione in carcere del Sindaco, nonché gli arresti domiciliari per il funzionario di polizia compiacente.  Altro episodio contestato riguarda la realizzazione dell’ampliamento del cimitero comunale di Acireale, opera pubblica affidata alla ATI (Associazione Temporanea di Imprese) San Sebastiano s.r.l., con sede a Ravenna. Il  Responsabile della Protezione civile del Comune di Acireale, Salvatore DI STEFANO, ha curato il collaudo dell’opera, e durante la fase terminale dei lavori, avrebbe attestato che l’intervento era stato eseguito a regola d’arte. I finanzieri hanno rilevato che tuttavia, nella certificazione redatta dal dirigente, siano state indicate operazioni di verifica strutturale presso il cimitero in realtà mai effettuate: anzi, dalle indagini è emerso che i 4 verbali di sopralluogo siano tutti stati predisposti nel momento finale della stesura del collaudo dal referente in loco dell’impresa costruttrice, Salvatore LEONARDI, con l’ausilio del consulente tecnico dell’impresa stessa, Angelo LA SPINA. I finanzieri hanno intercettato   proprio DI STEFANO che, sugli accordi con LEONARDI, afferma: “già ce l’ho tutto impostato…dobbiamo aggiungere almeno tre quattro verbali di sopralluogo… li sta preparando perché io non so le date..li sta preparando lui”. Per il collaudo, il funzionario pubblico ha fatturato alla società 6.600 € a titolo di “compenso professionale”, sebbene la legge preveda che al collaudatore sia corrisposta solo una indennità in busta paga, proprio  al fine di evitare inopportuni contatti con il privato. La somma ricevuta è stata dunque qualificata come “tangente” per la buona riuscita delle operazioni di verifica. Il  GIP condividendo l’ipotesi formulata dalla Procura, ha ordinato la traduzione in carcere del  Dirigente pubblico, Salvatore DI STEFANO, e del referente dell’ATI, Salvatore LEONARDI, nonché la misura degli arresti domiciliari per il consulente tecnico Angelo LA SPINA. I militari con le indagini hanno evidenziato che   alcuni incarichi professionali relativi alla progettazione di impianti sportivi sarebbero stati affidati illecitamente dai Comuni di Acireale (CT) e Malvagna (ME) al consulente locale del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), Anna Maria SAPIENZA, e  ad un ingegnere catanese, Ferdinando GARILLI, sottoposti l’una a custodia cautelare in carcere, l’altro agli arresti domiciliari, per l’ipotesi di reato di cui all’art. 353 C.P. (Turbata libertà degli incanti). La SAPIENZA in seno al  Comitato ricopre un ruolo istituzionale di referente per gli Enti locali della Sicilia Orientale che intendono richiedere erogazioni pubbliche a favore dello sport: in particolare, esprime un parere tecnico vincolante sulle proposte che le vengono presentate, per poi inoltrarle alla sede romana del Comitato ai fini dell’erogazione del finanziamento. Tra le proposte validate nel 2017, rientrano anche quelle relative alla riqualificazione della pista di atletica presso il centro sportivo “Tupparello” di Acireale e del campo di calcio di Malvagna (ME). La  SAPIENZA, secondo l’accusa in entrambi i casi, in cambio del parere favorevole, ha ottenuto, per il collega Ferdinando GARILLI e per sè, l’incarico di redigere il progetto dei medesimi impianti sportivi, retribuito con un compenso rispettivamente di 5.000 € e di 14.300 €, e attribuito con una finta gara al massimo ribasso. I  dirigenti degli Uffici Tecnici dei Comuni di Acireale (Giovanni BARBAGALLO, sottoposto a custodia cautelare in carcere) e di Malvagna (indagato che verrà sottoposto a interrogatorio ai fini della valutazione sull’applicazione della misura dell’interdizione dal Pubblico Ufficio), di concerto con la SAPIENZA, per dare, infatti, una parvenza di liceità agli affidamenti e risultare formalmente in regola con le prescrizioni dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), hanno finto una ricerca di mercato, inviando richieste di offerta, oltre che al vincitore già prestabilito, ad altri due professionisti di fiducia, già istruiti “a tavolino” sulla percentuale di ribasso da indicare nelle risposte. I finanzieri hanno rilevato che nella gestione degli affidamenti, la SAPIENZA avrebbe invero agito da vero e proprio organo decisorio, come si evince dalle parole rivolte a GARILLI: “Lo vuoi un incarico per un progetto esecutivo di una pista di atletica leggera? Cinquemila euro?” . Nel caso di Malvagna (ME), per garantire al collega un compenso anche nell’ambito di quel progetto, ha ottenuto dal dirigente dell’Ufficio Tecnico la previsione di un ruolo ad hoc da affidargli, quello di Assistente al RUP (Responsabile Unico del Procedimento) che, per legge, dovrebbe essere nominato solo in caso di carenza di organico della stazione appaltante; al dubbio se le somme siano o meno previste nei capitoli di spesa del progetto, ha poi insistito: “no, per l’assistenza al rup no, però li possiamo trovare nelle somme a disposizione, duemila euro i truvamu”. Peraltro, i personaggi (SAPIENZA e GARILLI) hanno usato assoluta sufficienza nelle previsioni di spesa del denaro pubblico anche nella redazione successiva dei citati progetti, suscitando  la perplessità di chi, presso il CONI, era preposto a corrispondere il finanziamento: “fai conto la membrana del rifacimento della pista non mi può costare tre volte quello che io pago da un’altra parte quindi io vi invito a rivedere questi prezzi”.

 


Catania Aeroporto: Finanzieri scoprono occulto trasporto di denaro oltre 3,5 milioni€. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania  e  funzionari dell’Agenzia delle Dogane, in relazione al significativo incremento dei voli sullo scalo etneo, hanno intensificato i controlli sui passeggeri per ricercare trasporti illegali di denaro contante non dichiarati dai viaggiatori all’atto della partenza per l’estero o del rientro in Italia. I tutori dell’ordine, dal 1° gennaio 2018 ad oggi l’intensificazione dei controlli in materia di circolazione transfrontaliera di valuta ha già permesso di monitorare denaro contante in uscita ed in entrata dal territorio nazionale per un importo pari a 520mila€ e di accertare violazioni di carattere amministrativo per un importo di 2.000€ . Le sanzioni sono state erogate nei confronti di 10 passeggeri, di cui 7 di nazionalità cinese, i quali, in violazione dell’art. 3 del D.Lgs. nr. 195/2008, hanno tentato di trasportare fuori dal territorio dello Stato denaro contante non dichiarato superiore a 10.000€,  limite massimo consentito dalla legge.  l’attività dei militari della Tenenza di Catania Fontanarossa e dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane nel 2017 ha fatto individuare oltre 380 casi di trasporto di valuta al seguito (per un volume di oltre 3,5 milioni€) di cui 81 irregolari, il cui importo illegale, oltre la soglia dei 10.000€, era pari a circa 1,4 milioni€. La  maggior parte della valuta controllata in uscita dal territorio nazionale, statisticamente, è risultata quella dei viaggiatori di etnia cinese diretti nel loro Paese di origine (oltre 730.000€); in entrata, invece, è risultata più significativa quella dei passeggeri italiani provenienti dalla Svizzera e da Malta (circa 326.000€). Le  modalità di trasporto occulto del denaro, costituito per la quasi totalità da banconote di grosso taglio (500, 200 e 100€), più facili da nascondere sono risultate diverse. Le Fiamme Gialle nella rete dei controlli hanno preso cittadini cingalesi che lavorano in Italia come colf o badanti - che trasportavano il denaro all’interno delle loro cinture, della biancheria intima o nei calzini - oppure il commerciante cinese fermato con 150.000€ all’interno del bagaglio, divisi in mazzette da 50€ e rilegate con cellophane scuro. I militari hanno sottoposto a sequestro oltre 220.000€ in contanti con segnalazione all’Autorità Giudiziaria etnea di 2 persone per ipotesi di riciclaggio ed autoriciclaggio in quanto i fermati erano gravati da precedenti per evasione fiscale, ricettazione e contraffazione.


Catania GdF, seguiti collaboratori giustizia, indicato intreccio affaristico-politico-mafioso a Vittoria: 6 invischiati. Gli arresti domiciliari sono per Giuseppe NICOSIA 53enne, già sindaco di Vittoria, e del fratello Fabio NICOSIA 50enne consigliere Vittoria nel 2016; Giombattista PUCCIO 56enne detto “Titta u ballerinu” ; Venerando LAURETTA 47enne;  Raffaele DI PIETRO 54enne e Raffaele GIUNTA 54enne. Destinataria di misura interdittiva è Nadia FIORELLINI 54enne, poiché all’epoca dei fatti assessore al Comune di Vittoria, nella sua qualità di pubblico ufficiale, risponde di falso ideologico in atto pubblico avendo falsamente autenticato come apposte in sua presenza numerose firme per la presentazione della lista elettorale “nuove idee” in cui era candidato Fabio NICOSIA, firme che di fatto erano state invece apposte dai coindagati DI PIETRO e GIUNTA. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, sono state svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania su delega della DDA della etnea, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal GIP del Tribunale etneo nei confronti di 6 soggetti in quanto responsabili di scambio elettorale politico - mafioso per fatti attinenti alle elezioni amministrative tenutesi nell’anno 2016 del comune di Vittoria (RG). E’ stata inoltre applicata la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici nei confronti dell’assessore al bilancio dell’epoca per falsificazione delle autenticazioni delle sottoscrizioni delle liste elettorali. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, sono state svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza ed hanno portato all’emissione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di: - Giuseppe NICOSIA, già sindaco di Vittoria per due mandati consecutivi dal 2006 al 2016; Fabio NICOSIA, fratello del precedente, eletto consigliere comunale a Vittoria nella tornata elettorale del 2016; Giombattista PUCCIO, detto “Titta u ballerinu”, di cui è stata accertata giudizialmente nel 2003 la contemporanea appartenenza alle associazioni mafiose “Cosa Nostra” e “Stidda”;  PUCCIO è stato inoltre coinvolto in diverse operazioni condotte nei confronti del clan stiddaro “Dominante – Carbonaro” (Operazioni Squalo nel 1994 e “Flash Back” nel 2006) ed è indicato da più collaboratori di giustizia quale attuale esponente di spicco della Stidda; Venerando LAURETTA, già condannato per la sua appartenenza al clan “Dominante – Carbonaro”;  Raffaele DI PIETRO e Raffaele GIUNTA (cl.1962), entrambi già noti; i due risultano aver svolto un ruolo di intermediazione attiva nell’accordo criminale stretto tra politica e mafia.  Le Fiamme Gialle, sotto la direzione della Procura Distrettuale di Catania, hanno effettuato intercettazioni telefoniche, perquisizioni, sequestri ed acquisizioni documentali. Un contributo notevole è stato altresì fornito dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia da cui è emerso con chiarezza l’intreccio affaristico-politico-mafioso che, nella città di Vittoria, ha condizionato e orientato le scelte elettorali anche prima delle elezioni amministrative del 2016. Il quadro delineato dai collaboratori di giustizia è infatti molto ampio ed evidenzia come i fratelli NICOSIA abbiano ricevuto a Vittoria il sostegno elettorale della “Stidda” sia nelle amministrative del 2006 e 2011, sia nelle regionali/nazionali del 2008 e 2012. Il convogliamento dei voti, secondo il dato univocamente acquisito, veniva ripagato dal sindaco Giuseppe NICOSIA con l’assegnazione di appalti e posti di lavoro a favore degli attuali coindagati GIUNTA e DI PIETRO. Le  attività dei Finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, in questo allarmante scenario, hanno consentito di tracciare ed attualizzare i contatti avvenuti tra i fratelli NICOSIA ed esponenti di vertice della “Stidda”, sodalizio mafioso che risulta essere particolarmente attivo, in area vittoriese, nella gestione economica di interi settori quali la raccolta della plastica e la produzione degli imballaggi per i prodotti ortofrutticoli. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che l’operazione si inserisce in questo quadro la strategia politica dei fratelli NICOSIA, orientata a mantenere e consolidare il peso e l’autorevolezza conquistati nel corso dell’ultimo decennio nelle decisioni del governo locale. Il collaudato sistema clientelare si reggeva inoltre anche sui voti degli operatori ecologici: alle ultime elezioni, il sindaco uscente Giuseppe NICOSIA avrebbe assicurato infatti l’assunzione di 60 dipendenti dalla società subentrante nella gestione dei rifiuti a Vittoria. Le Fiamme Gialle nel corso delle indagini hanno tra l’altro monitorato una riunione, sollecitata dal DI PIETRO, tra i fratelli NICOSIA ed i lavoratori dell’azienda di gestione dei rifiuti, finalizzata a sancire il sostegno elettorale di quest’ultimi in favore dei NICOSIA. I finanzieri hanno rilevato che nelle fasi antecedenti la competizione elettorale del 2016, sono stati registrati contatti tra i NICOSIA e gli esponenti di vertice del clan stiddaro Giombattista PUCCIO e Venerando LAURETTA. I militari hanno accertato in particolare che Raffaele GIUNTA, anch’egli candidato al Consiglio Comunale prima che uno scandalo mediatico gli imponesse il ritiro dalla competizione, abbia chiamato Venerando LAURETTA  chiedendogli la ricerca di voti a suo favore.  LAURETTA, in risposta, avrebbe evidenziato di essere già impegnato a sostenere la coalizione appoggiata dai NICOSIA, aggiungendo che, in cambio, gli era stato promesso dal sindaco uscente lo sgombero di un edificio pubblico, dove consentirgli di avviare un centro di assistenza per persone con handicap. Gli  investigatori, il 1° giugno 2016, hanno assistito ad un incontro tra Fabio NICOSIA e PUCCIO Giombattista, svoltosi presso la sede di una società di imballaggi in cartone. Il contatto tra PUCCIO e NICOSIA è stato confermato anche da successive captazioni di conversazioni telefoniche tra DI PIETRO e PUCCIO. Le  ultime indagini hanno rilevato la disponibilità del PUCCIO a fornire sostegno elettorale in cambio di benefici connessi allo svolgimento delle attività economiche gestite dal proprio figlio nel settore della rimozione dei rifiuti.


CataniaGdF scopre corruzione in appalti pilotati gestiti da Publiservizi: operazione cerchio magico, 6 misure. Su delega della Procura distrettuale i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale etneo nei confronti di 6 soggetti (2 dei quali in carcere e 4 agli arresti domiciliari) in quanto responsabili di corruzione continuata con il vincolo associativo per fatti attinenti alla gestione della Pubbliservizi S.p.a. di Catania, società “in house” della Città Metropolitana di Catania, per gli anni 2015 e 2016. L’indagine condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, convenzionalmente denominata “Cerchio Magico”, vede quali destinatari della misura in carcere l’ex Presidente della Pubbliservizi, Adolfo Maria MESSINA 60enne e 1 consulente della partecipata pubblica, Alfio Massimo TROMBETTA 51enne entrambi promotori e organizzatori del sodalizio criminale. In più sono stati posti agli arresti domiciliari: Raffaello Giovanni PEDI 42enne nella sua qualità di responsabile di una delle 4 posizioni organizzative (manuntenzione edilizia) in cui si articola la struttura ordinativa della società nonché quale partecipe ad alcune commissioni di gare d’appalto rivelatesi “pilotate”; Rosario Simone Graziano REITANO 35enne  e Santo NICOTRA 43enne imprenditori e amministratori di fatto della ditta individuale “Renergy di Reitano Rosario” esercente l’attività di “lavori di installazione di impianti elettrici” e avente sede a San Giovanni La Punta (CT) e della società “Light and Power SRLS” esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di materiale elettrico” e avente sede in San Giovanni La Punta (CT); Alfio GIUFFRIDA 58enne amministratore di fatto della società “MA.GI. SRL” esercente l’attività di “costruzioni di edifici” e con sede a Trecastagni (CT). Tra gli indagati anche Salvatore BRANCHINA 57enne   nella sua qualità di responsabile unico dei procedimenti (RUP) della Pubbliservizi SPA il quale comunque non è stato raggiunto da alcuna misura restrittiva in quanto ha offerto agli investigatori un rilevante contributo per l’utile prosecuzione delle indagini.  La “Pubbliservizi S.p.a.” è una società di servizi integrati nata nel 2006 per iniziativa dell’ex Provincia Regionale di Catania, oggi Città Mtropolitana di Catania, con l’obbiettivo di fornire, secondo criteri di managerialità imprenditoriale, le soluzioni tecniche più efficienti per la gestione di immobili, aree urbane ed uffici dell’unico cliente/proprietario che è la Città Metropolitana. Esemplificativamente, in ragione del vincolo contrattuale in essere tra la Pubbliservizi e la Città Metropolitana per il periodo 2014-2016, la società in house, per l’importo complessivo di oltre 15 milioni€ all’anno, è tenuta a prestare prevalentemente servizi di manutenzione stradale, opere edili ed impiantistica soprattutto a favore delle scuole catanesi nonché di pulizia e igiene ambientale. Trattandosi di società partecipata, al 99,5% dalla Città Metropolitana di Catania (il restante 0,5% dall’Istituto Musicale Bellini di Catania), la stessa è sottoposta agli stessi controlli che vengono esercitati dell’ex Ente provinciale nei confronti dei propri uffici interni.  L’investigazione, si è svolta tra i mesi di settembre e dicembre dell’anno scorso, fondatasi su accertamenti bancari, perquisizioni, analisi documentali e intercettazioni telefoniche nonché dichiarazioni di dipendenti della Pubbliservizi ed imprenditori affidatari di lavori, ha messo in un luce un collaudato sistema corruttivo orchestrato dall’ex Presidente della Pubbliservizi MESSINA e dal suo stretto collaboratore TROMBETTA che, avvalendosi del contributo determinante di PEDI, indirizzavano l’affidamento di lavori e servizi ad imprese terze corrotte traendone svariate utilità. I  Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania per   MESSINA e   TROMBETTA, oltre a registrare ingiustificati versamenti sui propri conti correnti o quelli di stretti congiunti per oltre 200.000 euro, hanno accertato la corresponsione da parte degli imprenditori corrotti di altri benefici quali la consegna gratuita di una BMW X3, il pagamento di pranzi e cene nonché di vestiti firmati, il contributo di oltre 10.000 euro per l’acquisto di un Rolex ed il sostenimento dei costi per feste private. Per il dipendente della Pubbliservizi, Raffaello Giovanni PEDI, pienamente consapevole del disegno criminoso in essere, il beneficio essenziale sarebbe consistito nel mantenere intatto il proprio inquadramento contrattuale in un contesto lavorativo caratterizzato da ingiustificati demansionamenti o spostamenti d’incarico operati dal Presidente MESSINA, dal suo insediamento, per attorniarsi di una ristretta cerchia di persone fidate.  La Guardia di Finanza ha evidenziato che a fronte delle citate elargizioni, gli imprenditori corrotti sono stati affidatari di lavori nel settore della manutenzione edilizia e degli arredi per oltre 800 mila euro e hanno beneficiato anche di pagamenti “preferenziali” ossia più celeri rispetto agli altri fornitori della stessa Pubbliservizi. L’aggiudicazione di molteplici appalti è avvenuta in violazione della normativa di evidenza pubblica rappresentata dal Codice degli Appalti attraverso: l’affidamento diretto di lavori artatamente “sotto soglia”, successivamente “gonfiati” da varianti in corso d’opera,  non sempre realizzate, e dal frazionamento dell’importo dei lavori finalizzato ad eludere le norme che vincolano, per i lavori superiori una certa entità (€ 40.000), la scelta del contraente mediante il c.d. “cottimo fiduciario” (consultazione sul mercato di almeno 5 operatori idonei a svolgere il lavoro o prestare il servizio); procedure negoziate “pilotate” caratterizzate anche dalla partecipazione della sola società aggiudicatrice ovvero interpellando società svolgenti, per statuto, attività differenti da quelle in corso di assegnazione. Gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno appurato che in altri casi è stata registrata anche l’esternalizzazione di servizi a favore delle imprese corrotte pur avendo la partecipata pubblica le risorse umane e tecniche per la loro prestazione. Il  GIP, unitamente alle misure restrittive personali, ha disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, nei confronti dei promotori l’associazione a delinquere, MESSINA e TROMBETTA, del profitto corruttivo confiscabile pari complessivamente a oltre 200 mila euro.


Catania - 243° anniversario GdF, gen. Quintavalle subentra comando a col. Manna. La cerimonia del 243° Anniversario di Fondazione del Corpo si è svolta presso la Caserma “Angelo Majorana” della Guardia di Finanza di Catania, alla presenza del Comandante Regionale Sicilia, Gen.D. Ignazio Gibilaro

e delle massime Autorità civili, militari e religiose del capoluogo etneo. La manifestazione delle Fiamme Gialle svoltasi con la consegna di benemerenze ai militari maggiormente distinti nel periodo delle attività di servizio

è proseguita, con l’ avvicendamento nella carica di Comandante Provinciale di Catania tra il Col. t.ST Roberto Manna ed il Gen.B. Antonio Nicola Quintavalle Cecere.  I  militari che prestano servizio nei reparti della provincia ed una rappresentanza del personale in congedo, hanno preso inizio parte alle ore 10:30, all’evento. Il  Comandante Regionale Sicilia, Gen.D. Ignazio Gibilaro nel corso dell’incontro ha tessuto lodi per il c.te cedente col. Roberto Manna distintosi sia sotto il profilo operativo di comando che umano. L’ufficiale lasciando la sede di Catania è destinato ad alti impegni di comando alla GdF Regione Sicilia. Il col. Manna emozionato nel suo discorso di commiato ha mostrato sentimenti di rispetto per la  città etnea dove ha svolto egregiamente il mandato di comando per oltre 4 anni. Il  Gen.B. Antonio Nicola Quintavalle Cecere comandante  provinciale si è detto onorato nel proseguire il suo cammino al Comando di Catania. Ai due alti ufficiali si augura il buon lavoro.


Catania -  GdF sequestra 2 kg cocaina, arrestato camionista corriere napoletano. Si tratta di Antonio PANE 30enne di Napoli. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto un soggetto di origini napoletane di 30 anni, corriere di un carico di 2 kilogrammi di cocaina destinata al mercato catanese. Il sequestro della sostanza stupefacente e l’arresto di Antonio PANE sono scaturiti dall’intensificazione del dispositivo di controllo economico del territorio. I militari hanno attuato il contrasto ai fenomeni illeciti che interessano le rotabili ed i punti di accesso alle località turistiche della provincia etnea.  Gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria stavano effettuando dei controlli notturni su strada ai veicoli in uscita dal casello autostradale di Acireale (CT) quando, intimato l’alt a un camion, si sono accorti del lancio dal finestrino di 2 involucri scuri.  Una volta fermato il mezzo, intestato ad una ignara ditta di trasporti di generi alimentari di Castellammare (NA), recuperati i 2 pacchi avvolti con nastro da imballaggio, i militari hanno scoperto che al loro interno vi era la cocaina. I finanzieri hanno informato la Procura etnea,  PANE è stato tratto in arresto ed accompagnato presso il carcere di Catania Piazza Lanza. La cocaina sequestrata, avrebbe fruttato, nella vendita al dettaglio, almeno 150.000€ di guadagni illeciti.


Catania –  Alberghi e distrazione sovvenzioni pubbliche dedicate a crescita territorio: GdF sequestra beni per 5,7 milioni€. I  finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale etneo su richiesta della Procura catanese, hanno sottoposto a sequestro preventivo denaro e beni per un valore complessivo di circa 5,7 milioni di euro appartenenti a due società, aventi sede a Milano, ed ai rispettivi amministratori per aver destinato a finalità diverse sovvenzioni pubbliche dedicate alla crescita del territorio locale. I soggetti coinvolti sono il Gruppo Waste Italia s.p.a. (già Kinexia s.p.a.) e la Volteo Energie s.p.a. nonché rispettivamente l’attuale presidente del consiglio di amministrazione dell’una, Pietro Colucci, e l’ex amministratore delegato dell’altra, Raimondo Flavio. La Volteo è un’impresa attiva nel settore delle fonti di energia rinnovabili ed è inserita nel gruppo societario Waste Italia s.p.a., società quest’ultima quotata nella Borsa Italiana. L’indagine, iniziata nel 2015, ha avuto ad oggetto l’utilizzo dei fondi statali destinati alla ristrutturazione dell’ex “Hotel Perla Jonica”, fiore all’occhiello del borgo marinaro di Capomulini, in Acireale (CT).  Il  rinomato complesso alberghiero nel 2014, aveva attratto l’interesse dello sceicco arabo Al hamed Ahmed Hamed, della famiglia reale di Abu Dabhi, che l’aveva acquistato al prezzo di 33 milioni di euro tramite la società partecipata italiana Item Capomulini srl, con l’obiettivo di costruire un nuovo polo turistico eco-sostenibile denominato “Hotel Hilton Capomulini”.  A fronte di un investimento totale stimato in circa 80 milioni di euro, la società acquirente (Item srl) è stata beneficiaria di uno dei contratti di sviluppo promossi nel 2014 dal Ministero dello Sviluppo Economico finalizzati alla concessione di finanziamenti europei a fondo perduto in settori strategici per la crescita economica quale è appunto quello turistico. La nuova struttura alberghiera e congressuale doveva essere realizzata entro la fine del 2015; il relativo progetto, riconosciuto tra gli investimenti cruciali per il rafforzamento delle aree del Mezzogiorno, doveva essere sostenuto con un finanziamento pubblico complessivo di 24 milioni di euro. Nel 2014, la Item srl e la Volteo Energie spa hanno stipulato un accordo in base al quale la prima affidava alla seconda la ristrutturazione del complesso edilizio de “La Perla Jonica”. La Item Capomulini Srl, nel 2015, una volta ottenuto dall’ente pubblico Invitalia s.p.a. un anticipo sul finanziamento, pari a 7 milioni di euro, lo aveva interamente versato nelle casse della società appaltatrice, la Volteo Energie s.p.a., per l’esecuzione dell’opera.  I  militari della Guardia di Finanza,  seguendo le tracce dei movimenti bancari e mossi dal sospetto della persistente fase di stallo dei lavori, hanno scoperto che la Volteo Energie s.p.a. ha utilizzato parte del denaro pubblico per scopi del tutto diversi da quelli cui era destinato con conseguente danno per l’economia locale che è stata privata di ingenti risorse finanziarie stanziate per la crescita del territorio. Nei fatti, dei 7 milioni di euro versati sul conto corrente dedicato della Volteo Energie s.p.a. per la “commessa Capomulini”, solo 1 milione di euro circa è stato effettivamente impiegato per pagare la fornitura di beni e servizi utili al cantiere della Perla Jonica. La Volteo, infatti, ha eseguito pagamenti per 2 milioni di euro nei confronti di altre imprese appartenenti al Gruppo Waste Italia spa non impegnate nella realizzazione dell’opera; ulteriori 2 milioni di euro circa sono stati utilizzati per fronteggiare spese della società non relative al cantiere in questione; da ultimo, la restante parte, 1.800.000 euro, è finita direttamente nelle casse della Capogruppo, Waste Italia spa, che l’ha investita per l’acquisto di una foresteria a Londra. A sorreggere l’ipotesi di reato configurata dalla Procura di Catania, alcune significative risultanze tecniche derivanti dalle intercettazioni: in una di queste, Pietro Colucci del Gruppo Waste Italia s.p.a., per giustificare il ritardo nei lavori, spiega al rappresentante della Item Capomulini srl che: “noi abbiamo destinato delle risorse a eventi che non riguardano il cantiere e quello purtroppo è una sciocchezza che abbiamo fatto per sopperire alle necessità di altri”. Il  Giudice per le indagini preliminari, sulla base di queste evidenze, ha disposto il sequestro di denaro e beni pari all’ammontare del finanziamento pubblico che, anziché essere destinato alla realizzazione dell’opera, è stato distratto con le modalità sopra descritte. Le Fiamme Gialle, svolti gli opportuni accertamenti, hanno dunque sottoposto a sequestro beni e disponibilità liquide presenti nei conti correnti delle due società coinvolte e degli indagati così recuperando le risorse pubbliche distratte dalla loro originaria finalità.


Catania Mafia, GdF sequestra beni 44milioni € ad amici dei Mazzei.  Le Fiamme Gialle, a  seguito di complesse indagini sul clan Mazzei di Catania e sui beni di questa organizzazione mafiosa delegate dalla Procura Distrettuale Antimafia ai finanzieri del Comando Provinciale di Catania, hanno eseguito un provvedimento emesso dal Tribunale di Prevenzione di Catania. i militari hanno dato   esecuzione alla misura di   sequestro del patrimonio di circa 44 milioni di euro, illecitamente accumulato da William Alfonso CERBO 34 enne, attualmente detenuto agli arresti domiciliari ed imputato per i reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta. William CERBO era stato tratto in arresto dalla stessa Guardia di Finanza nell’aprile del 2014 con 15 persone nel corso dell’operazione “Scarface”.   CERBO nell’inchiesta era emerso quale elemento di spicco del sodalizio criminale dei “Carcagnusi”, particolarmente attivo nella gestione di attività economiche ed imprenditoriali del clan Mazzei oltreché delle più classiche attività di estorsione e recupero crediti. L’operazione, a suo tempo, era stata denominata “Scarface” perché dalle indagini tecniche svolte dagli uomini del GICO di Catania il giovane era solito emulare il boss Tony Montana del film “Scarface”. CERBO addirittura si era fatto costruire un trono con sopra riportate le sue iniziali, in tutto e per tutto uguale a quello dove era solito sedersi nel film l’attore Al Pacino. Le indagini avevano fatto emergere un quadro in cui i proventi delle attività delittuose e delle bancarotte realizzate con metodo mafioso venivano inseriti nel circuito legale attraverso la creazione di una galassia di imprese commerciali, associazioni sportive dilettantistiche (a copertura di bische clandestine) e finanche enti non a scopo di lucro. Ciò avveniva con la complicità di prestanome, familiari e conviventi. I  militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, sulla base di plurimi gravi indizi, hanno quindi avviato un’indagine patrimoniale mirata nei confronti del CERBO e del suo nucleo familiare volta a verificare la coerenza del loro tenore di vita nonché del patrimonio posseduto con i redditi dagli stessi dichiarati.  2 le investigazioni, condotte anche con l’ausilio di sofisticati software sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi sinergica di tutte le informazioni desumibili dalle banche dati. I militari  hanno individuato i beni, mobili e immobili, illecitamente accumulati dalla famiglia CERBO ed hanno evidenziato la disponibilità complessiva di redditi di oltre 2 milioni di euro rispetto ai soli 80 mila euro dichiarati al Fisco in 14 anni. Le Fiamme Gialle, nel corso dell’attività, in una delle società gravitanti nell’orbita dei “Mazzei” hanno rinvenuto  bilanci firmati da soci già deceduti da anni. La Sezione Misure di Prevenzione ha, disposto il sequestro di quote societarie di 20 aziende e 30 beni immobili ubicati in diverse regioni d’Italia e riconducibili a William CERBO, nonché di orologi di pregio, il tutto per un controvalore complessivo pari a circa 44 milioni di euro. Tra gli immobili sottoposti a sequestro anche la villa di CERBO che, per quanto emerso durante le indagini, il giovane voleva ristrutturare rendendola il più possibile simile, anche in questo caso, a quella del film “Scarface”.


CataniaGdF blocca corriere con 3,480 kg marijuana. I militari  hanno fermato Gianfranco Mento 49enne messinese. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto il soggetto originario e residente in Messina, per traffico di stupefacenti e proceduto al sequestro di 3,480 kg di sostanza stupefacente del tipo marijuana. I militari hanno scelto di intensificare il controllo di quei territori che, a Catania, più si prestano alla realizzazione di traffici illeciti. I  luoghi controllati sono :  la stazione ferroviaria, l’aeroporto ed il casello autostradale di San Gregorio,  dove  già  le Fiamme Gialle sono ripetutamente intervenute. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria, nel quadro di differenti attività di servizio finalizzate al contrasto del traffico di droga, all’altezza del casello autostradale di San Gregorio, hanno fermato e sottoposto a controllo una Fiat Uno con a bordo una persona, identificata Gianfranco Mento 49enne il quale subito, ha palesato evidenti segni di nervosismo.  I baschi verdi   in base alle dichiarazioni poco credibili rese dal Mento alle richieste formulategli, hanno iniziato un’ispezione dell’auto. le Fiamme Gialle   hanno   rinvenuto nel bagagliaio 1 busta di plastica di colore nero con 6 contenitori in cellophane dove erano stati occultati oltre 3 chilogrammi di marijuana. Il  soggetto messinese scoperto, su disposizione della locale Autorità Giudiziaria, è stato tratto in arresto.  Mento risulta già noto in materia di stupefacenti. La marijuana sequestrata, probabilmente destinata al mercato della provincia messinese, avrebbe fruttato, al dettaglio, circa 30.000 euro. L’azione della Guardia di Finanza di Catania è perseverante sul fronte del contrasto al traffico illecito di stupefacenti. I baschi verdi   negli ultimi mesi, hanno  assicurato alla giustizia 14 trafficanti e sequestrato oltre 100 kg di sostanze stupefacenti di vario tipo.


Catania - GdF scopre deposito cinese scarpe false, 1 denunciato. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un servizio volto alla repressione della contraffazione, hanno concluso una importante operazione culminata con il sequestro di oltre 5.000 paia di scarpe con marchio ADIDAS, rinvenute in un esercizio commerciale di Misterbianco riconducibile ad un cittadino cinese. Le Fiamme Gialle  hanno ulteriormente incrementato le proprie attività in corrispondenza della stagione estiva. I Baschi Verdi sono nuovamente intervenuti sulla filiera del falso, rinvenendo un vero e proprio deposito di stoccaggio. Il maldestro  avrebbe rifornito gli ambulanti che poi vendevano le scarpe lungo i litorali e nei mercatini della provincia etnea. I militari hanno scoperto che i “furbi” per sfuggire ai controlli avrebbero, questa volta, escogitato un nuovo metodo tendente a mascherare il marchio contraffatto (nel caso specifico le tre strisce Adidas) mediante l’apposizione di un’appendice adesiva trasversale facilmente rimovibile al momento della vendita. L’accorgimento però non è sfuggito ai finanzieri che all’apertura dei cartoni contenenti le calzature hanno subito scoperto il tentativo di confondere i prodotti contraffatti. Tutte  le calzature, al termine dell’intervento, sono state sequestrate ed il cinese è stato deferito alla competente Procura della Repubblica di Catania per l’illecito di Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi. La lotta alla contraffazione continua a costituire uno dei principali settori operativi della mission istituzionale della Guardia di Finanza nell’ottica di garantire il consumatore e tutelare coloro che rispettano le regole del mercato, anche considerando che le calzature sequestrate avrebbero garantito un introito illegale di oltre 100.000€.


Catania Donna arriva da Turchia in aeroporto, bloccata da GdF con 3kg cocaina. L’azione di monitoraggio ha consentito di individuare una cittadina di nazionalità nigeriana proveniente da Istanbul con volo della Turkish Airlines partito dal Madagascar.  La  donna, durante le operazioni di controllo, ha manifestato evidenti segni di nervosismo tanto da indurre  Finanzieri e  funzionari delle Dogane a verificare con la massima accuratezza i bagagli trasportati dalla passeggera e il relativo contenuto. I tutori dell’ordine hanno  così scoperto un doppio fondo in una valigia, all’interno del quale era nascosto un involucro contenente oltre 3 kg. di sostanza stupefacente del tipo eroina. Il corriere è stato tratto in arresto per traffico internazionale di sostanze stupefacenti e conseguentemente accompagnato presso la Casa Circondariale di Piazza Lanza - Catania. L’eroina sottoposta a sequestro è risultata purissima alle analisi e, secondo le prime approssimative stime, avrebbe potuto consentire proventi illeciti per oltre centocinquantamila euro. Con l’arrivo della stagione estiva ed in relazione alla perdurante minaccia terroristica sono stati ulteriormente intensificati i controlli in arrivo all’aeroporto di Catania, specie dai voli provenienti dalle rotte cd. “a rischio”. Guardia di Finanza e Dogane in tale contesto, hanno predisposto specifici dispositivi anche per contrastare il traffico di sostanze stupefacenti, sviluppando una mirata analisi di rischio preventiva.


Catania GdF sospende attività commerciale cinese: 2 tonnellate i prodotti inidonei a consumo. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito dei controlli fiscali e della lotta al fenomeno della contraffazione, hanno sottoposto a sequestro, all’interno di un negozio di alimentari,  in zona piazza Carlo Alberto, oltre 2200 kg di prodotti non idonei al consumo e privi di qualsiasi forma di tracciabilità ai fini della sicurezza alimentare.   I  finanzieri del Gruppo di Catania, dopo aver effettuato l’accesso per avviare un controllo di tipo fiscale, hanno riscontrato che nell’esercizio commerciale, gestito da una cittadina cinese, erano posti in vendita alimenti in cattivo stato di conservazione ovvero privi dei requisiti di sicurezza imposti dalla normativa nazionale ed europea per la commercializzazione al pubblico. Le Fiamme Gialle, avendo rilevato anche le pessime condizioni igienico-sanitarie in cui versavano i locali, con annesso magazzino, hanno provveduto immediatamente a  chiedere l’intervento dell’Azienda Sanitaria Provinciale. L’intervento degli ispettori sanitari ha determinato la sospensione dell’attività commerciale per il ripristino dello stato dei luoghi e l’irrogazione delle sanzioni di competenza. I  militari hanno accertato numerose infrazioni sui prodotti esposti in vendita, in prevalenza farine, frutta secca, paste fresche e non, insaccati e carni varie:  la mancanza della denominazione dell’alimento,  l’elenco degli ingredienti, il paese di origine della merce, il termine minimo di conservazione, la data di scadenza e finanche  confezionamenti improvvisati. Molti altri prodotti, di palese provenienza asiatica, non presentavano, inoltre,   informazione in lingua italiana. La cittadina cinese titolare dell’attività commerciale è stata segnalata alla competente Autorità amministrativa per l’irrogazione delle previste sanzioni in materia di commercializzazione di prodotti alimentari. Le Fiamme Gialle stanno svolgendo approfondimenti sulla complessiva posizione fiscale e sui canali di approvvigionamento della merce rinvenuta. Il servizio si pone nel solco delle attività quotidianamente svolte dalla Guardia di Finanza a tutela dell’economia legale e dell’imprenditoria sana, messa in difficoltà da chi opera in spregio delle regole, e dei consumatori, anello finale della catena commerciale.


Nicolosi CT – GdF salva escursionista tedesco feritosi sull’Etna. I  militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (SAGF) di Nicolosi, ale ore 13,30 circa, allertati dal responsabile delle guide vulcanologiche dell’Etna, sono intervenuti, unitamente al personale del Corpo dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Catania, del C.N.S.A.S. e delle guide Vulcanologiche, per portare soccorso ad un turista di 71 anni di nazionalità tedesca che, a causa di una rovinosa caduta, si è procurato la frattura scomposta a una gamba. Il malcapitato era insieme ad un gruppo di connazionali che, accompagnati da 2 guide vulcanologiche, stavano effettuando una escursione nella Valle del Bove, località Canalone dei Faggi. I finanzieri del Soccorso Alpino di Nicolosi, in collaborazione con gli altri Enti intervenuti, hanno raggiunto il soggetto e, dopo averlo posto sulla barella, hanno provveduto con tecniche specifiche a trasportarlo fino all’ambulanza del 118 in attesa in località Schiena dell’Asino. Le operazioni di soccorso sono state costantemente seguite dalla Prefettura di Catania e  coordinate dalla Sala Operativa del Comando Provinciale della Guardia di Finanza.


Catania GdF scopre orologi pregiati falsi venduti su fb, 1 denunciato. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza hanno sottoposto a sequestro decine di orologi a falso marchio Rolex, nonché relativi accessori, posti in vendita sul web attraverso le pagine del social network Facebook e denunciato un responsabile. L’attività è scaturita dal monitoraggio della rete internet, sempre più utilizzata anche per traffici illeciti, nell’ambito dei quotidiani servizi svolti a contrasto della contraffazione. Le attività investigative svolte dai finanzieri del Gruppo di Catania hanno consentito di individuare, in particolare, una pagina Facebook dove erano pubblicati annunci e fotografie di numerosi orologi di pregio, posti in vendita a prezzi nettamente inferiori a quelli di mercato. Gli  investigatori delle Fiamme Gialle, attraverso lo sviluppo delle preliminari evidenze acquisite, hanno individuato il soggetto che gestiva l’area web e verificato che i prodotti posti in vendita fossero contraffatti. I militari, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Catania, hanno eseguio una perquisizione domiciliare presso l’abitazione di un trentenne catanese dove sono stati scoperti numerosi modelli ROLEX, quali “Yachtmaster”, “Datejust”, “GMTMaster II”, “Submariner” ed “Explorer II”, comprensivi di confezioni, certificati e sigilli di garanzia, tutti rigorosamente e abilmente contraffatti. La ricostruzione operata dai finanzieri ha permesso di accertare come i prodotti di orologeria fossero approvvigionati, sempre via internet, da piattaforme on line di ecommerce allocate in paesi dell’est-asiatico (in particolare Hong Kong), e successivamente rivenduti, come testimoniato dalle molteplici ricevute di spedizione rinvenute, non solo a Catania, ma su tutto il territorio nazionale. La truffa sarebbe quindi stata perpetrata  proprio grazie all’agevole esposizione dei prodotti attraverso le pagine Fb. I militari, a conclusione dell’attività, hanno proceduto al sequestro, oltre che di accessori, quali cappellini a logo Rolex, bustine e confezioni, di 20 orologi Rolex, risultati acquistati ad un costo oscillante tra i 50 e 100 euro e rivenduti, a seconda del modello, a un prezzo tra i 150 e 400 euro. Il responsabile è stato deferito alla competente Autorità Giudiziaria per il reati di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, vendita di prodotti industriali con segni mendaci nonché per ricettazione. Le Fiamme Gialle evidenziano che “il fenomeno descritto faccia emergere un sistema utilizzato sempre più su larga scala, fondato sull’estrema polverizzazione dei soggetti, anche nazionali, che offrono beni sulla rete internet, nonché la possibilità di avviare un’impresa illecita con un ridotto impiego di capitali e in poco tempo, senza nemmeno la necessità di disporre di grandi spazi per lo stoccaggio”.


Catania -  GdF scopre contrabbando sigarette da lentinesi a catanesi in mercati Sicilia orientale: operazione “dirty smoke” 14 misure cautelari. La merce, per ridurre il rischio di controlli, veniva trasportata ben occultata a bordo di alcune vetture e, come filmato dagli investigatori, ceduti dai lentinesi ai catanesi nei parcheggi di alcuni centri commerciali ovvero del palaghiaccio etneo. I soggetti implicati, ed alcuni anche già noti per rapina, furto, traffico di stupefacenti, contrabbando, truffa e associazione a delinquere finalizzata all’usura, sono: Nunzio RUSSO 67enne, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere; Santo MARCHÌ  36enne, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere; Eugenio RUSSO 32enne, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere; Giuseppe MASITTI  32enne classe 1983, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere; Pietro ZAPPALÀ, 33enne  , colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere. Obbligo  alla presentazione alla Polizia Giudiziaria: Salvatore Renato AMORUSO  52enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Biagio FIORENZA  52enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Vincenzo BIVONA,  59enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Roberto BARBERA, 52enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Davide D’ALESSANDRO  27enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Giovanni MILICI 60enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Armando PUGLISI, 52enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Vincenzo ARENA, 54enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria;Francesco RUSSO, 65enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Concettina GIORDANO 80enne, colpita da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Santina Veronica LO VECCHIO 28enne, colpita da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria; Martino SANFILIPPO 25enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria;Alfio CATALANO 53enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria;Rosario FERRANTI 36enne, colpito da ordinanza di obbligo alla presentazione alla Polizia Giudiziaria. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, alle prime luci del giorno all’alba, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal G.I.P. presso il Tribunale etneo nei confronti di 19 soggetti – 5 tratti in arresto e 14 destinatari di misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria – tutti siciliani, per i reati di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di T.L.E. le Fiamme Gialle, nel corso dell’operazione hanno eseguito, tra l’altro, il sequestro dei veicoli utilizzati nell’illecito traffico. Le indagini, coordinate dalla locale Procura Distrettuale della Repubblica, hanno consentito di smantellare una complessa organizzazione, costituita prevalentemente da soggetti già noti, che aveva monopolizzato la vendita di sigarette di contrabbando nella centralissima zona del mercato di piazza Carlo Alberto. L’attività investigativa del Gruppo di Catania ha consentito di riscontrare che l’associazione, al vertice della quale è presente anche il figlio di un esponente riconducibile al noto clan mafioso catanese dei “SCIUTO-TIGNA”, aveva suddiviso l’area mercatale in 4 zone, esercitando il controllo minuzioso su ognuna di esse e stabilendo per tutte i prezzi per la minuta vendita delle sigarette eliminando qualsiasi forma di concorrenza. Le cessioni, che venivano effettuate anche grazie a stalli posizionati nei punti di maggiore afflusso e transito degli avventori del mercato, erano garantite dagli ambulanti abusivi a un prezzo di circa 3€ a pacchetto. I minutanti, alcuni dei quali vivevano completamente con i proventi dell’illecito commercio, al termine della giornata, raccoglievano i tabacchi invenduti e li occultavano in alcuni furgoncini ovvero nelle cabine elettriche o telefoniche ubicate nei pressi di Piazza Carlo Alberto, pronti per essere riproposte sui banchetti il giorno seguente. L’organizzazione per nascondere e conservare le stecche di sigarette, è ricorsa anche alla copertura fornita da una “edicola” ambulante allestita presso la piazza gestita da una donna anziana. I militari hanno rilevato che, nei giorni di assenza del venditore normalmente preposto allo smercio delle sigarette, era la stessa donna che assicurava anche la vendita dell’illecito prodotto al fine di mantenere il presidio della zona di influenza. La suddivisione del territorio tra i vari sodali ed i singoli minutanti era effettuata secondo un principio gerarchico, in base al quale i migliori stalli competevano ai soggetti più importanti e di spessore. Alcune postazioni, infatti, erano in grado di assicurare un guadagno anche di oltre 1500€ a settimana, garantendo al minutante una paga giornaliera di circa 50€. L’organizzazione nel caso di scarso rendimento nelle vendite, sanzionava l’ambulante con una forte riduzione della paga. Le Fiamme Gialle hanno così ricostruito l’intera dinamica illecita riscontrando cessioni di tabacchi per quasi una tonnellata (pari a circa 50.000 pacchetti di sigarette), per un totale di tributi evasi di circa  138.000€. Le investigazioni hanno consentito di appurare, tra l’altro, come il sodalizio criminale vendesse tabacchi di diversa qualità: sigarette provenienti dal cd. regime “duty free”, di migliore manifattura, ovvero le cd. “tinte” – come emerso dalle intercettazioni – tabacchi di scarsa qualità nei quali è stata rinvenuta anche la presenza di muffe e batteri dannosi. Le  analisi microbiologiche, eseguite dalla locale A.S.P. sui campioni di prodotto sequestrato dai militari, hanno permesso ai tecnici di analisi di riscontrare la presenza di una elevatissima carica batterica e di miceti, agenti che sono in grado di provocare patologie infettive all’apparato respiratorio, digerente, nonché al sangue. L’attività d’indagine dei Baschi Verdi partendo dal monitoraggio degli ambulanti, ha consentito di risalire la catena organizzativa fino all’individuazione dei responsabili a monte nonché di recidere i canali di approvvigionamento, localizzati principalmente nell’area del lentinese. Le sigarette, anche dopo lunghe trattative, venivano acquistate dall’organizzazione al prezzo di circa 1€ a pacchetto, assicurando così un margine complessivo di guadagno di 2€ a confezione. Il sodalizio criminale era riuscito, grazie a una costante fornitura di tabacchi venduti ad un prezzo decisamente concorrenziale, a ramificare la propria presenza anche in altri mercati rionali della Sicilia orientale (Messina e Paternò)


CataniaGdF, Operazione "ICARO"  Wind Jet: esecuzione provvedimento per 17, domiciliari a Pulvirenti e Rantuccio.  Il G.I.P. del Tribunale di Catania, a seguito di richiesta della Procura della Repubblica di Catania, ha emesso provvedimento d’arresto ai domiciliari per Antonino PULVIRENTI e Stefano RANTUCCIO - rispettivamente Presidente e Amministratore delegato di “Wind Jet S.p.a.” - per il reato di bancarotta fraudolenta. I soggetti indagati nell’ambito del contesto investigativo sono:   Antonino PULVIRENTI, quale Presidente del Consiglio di Amministrazione di “WIND JET S.p.a”: - applicazione delle misure cautelari degli arresti domiciliari; - divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali; - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati   Stefano RANTUCCIO quale Amministratore Delegato di “WIND JET S.p.a.”: - applicazione delle misure cautelari degli arresti domiciliari; - divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali; - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati   Angelo VITALITI, quale componente del Consiglio di Amministrazione di “WIND JET S.p.a.”: - divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali; sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Vincenzo PATTI quale Presidente del Collegio Sindacale di “WIND JET S.p.a.”: divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali; Paola SANTAGATI, quale commercialista di “WIND JET S.p.a.”: - divieto temporaneo di esercitare attività professionali e/o imprenditoriali;  Gianni COMINU, quale Maintenence PH di “WIND JET S.p.a.”: - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati,   Giuseppe D’AMICO, quale Engineering Manager di “WIND JET S.p.a.”: - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati,  Biagio RANTUCCIO, fratello di Stefano, quale destinatario di somme di denaro sul proprio conto corrente; - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati,  Matko DADIC, quale Managing Director di “Dale Aviation Ltd” (UK); - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Gregoire LEBIGOT, quale Administrator della “Jmv Aviation S.a.r.l.” (LU): - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Karl RICKARD, quale Vice President della “Jmv Aviation S.a.r.l.” (LU); - sequestro preventivo di somme unitamente ad altri coimputati, Sarah PATTI quale componente del collegio sindacale di “WIND JET S.p.a.”; - indagata a piede libero;   Gianmarco ABBADESSA quale componente del collegio sindacale di “WIND JET S.p.a.”: - indagato a piede libero;   Luciano DI FAZIO, Senior Partner di “Emintad Italy S.r.l.”, società di consulenza strategica; - indagato a piede libero;   Gianluca CEDRO, Senior Partner di “Emintad Italy S.r.l.”, società di consulenza strategica: - indagato a piede libero;   Giulio MARCHETTI, quale Associate Partner della società di revisione “Bompani Audit S.r.l.”: - indagato a piede libero;   Remo SIMONETTI, quale Amministratore della società di revisione “Bompani Audit S.r.l.”; - indagato a piede libero. Gli  uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, in esecuzione del provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Catania, a seguito di richiesta della Procura della Repubblica di Catania, hanno tratto in arresto ai domiciliari Antonino PULVIRENTI e Stefano RANTUCCIO - rispettivamente Presidente e Amministratore delegato di “Wind Jet S.p.a.” - per il reato di bancarotta fraudolenta. Nei confronti di ulteriori 3 indagati, Angelo Agatino VITALITI (Componente del Consiglio di Amministrazione di “Wind Jet S.p.a.”), Vincenzo PATTI e Paola SANTAGATI - rispettivamente Presidente del Collegio Sindacale e Commercialista della “Wind Jet S.p.a.” - è stato disposto, in relazione alla stessa ipotesi delittuosa, il divieto temporaneo di esercitare attività professionali e imprenditoriali. In esecuzione del medesimo provvedimento, i finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Catania hanno proceduto al sequestro preventivo di cospicue somme di denaro nei confronti dei principali indagati, anche su conti individuati in Svizzera, attraverso rogatorie internazionali. La vicenda nasce nell’agosto 2012, quando, a seguito del fallimento della trattativa per la cessione della Wind Jet all’Alitalia, la compagnia aerea siciliana, in forte crisi di liquidità, aveva sospeso le proprie attività. la società nel maggio successivo veniva ammessa dal Tribunale Fallimentare di Catania alla procedura di concordato preventivo liquidatorio, con un passivo di oltre 238 milioni di euro e con debiti verso l’erario per oltre 43 milioni di euro. Le indagini - dirette dai Magistrati del gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della Procura distrettuale di Catania - sono state svolte dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catania, in stretta collaborazione con i consulenti tecnici nominati dall’Autorità Giudiziaria e con il supporto del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria.  Le  attività hanno consentito alle Fiamme Gialle di ricostruire - attraverso l’analisi delle complesse vicende societarie - le operazioni dolose compiute a partire dal 2005 che hanno determinato l’aggravamento dello stato di dissesto della “Wind Jet S.p.a.”. Il quadro complessivo emerso dall’esame della documentazione sequestrata, dalle ispezioni informatiche, dalle rogatorie internazionali eseguite in Lussemburgo, Svizzera, Francia, Regno Unito e Stati Uniti, nonché dagli accertamenti bancari, dall’approfondimento di segnalazioni sospette e dalle indagini tecniche ha evidenziato che la società, già a partire dal 2005 non avrebbe dovuto operare sul mercato in ragione delle ingenti perdite accumulate. Le  Fiamme Gialle fra le operazioni fraudolente finalizzate all’occultamento delle effettive perdite ed all’incremento dell’attivo patrimoniale hanno inquadrato la rivalutazione del marchio Wind Jet nell’annualità 2005, operata in contrasto con i criteri di redazione del bilancio. Tale marchio, iscritto nel bilancio 2004 a soli 319 euro, è stato poi valorizzato nel bilancio dell’anno 2005, sulla scorta di una perizia ritenuta di comodo, in 10 milioni di euro, somma alla quale è stato ceduto (e retrocesso dopo pochi anni) alla “Meridi S.r.l.” (società di gestione di supermercati facente parte del medesimo gruppo imprenditoriale). Le  Fiamme Gialle hanno  individuato ed appurato  che nei bilanci relativi agli anni successivi, artificiose sopravvalutazioni operate con il contributo di società estere che, attraverso perizie “di comodo”, hanno gonfiato il valore delle rimanenze di magazzino per oltre 30 milioni di euro. In tale contesto si inquadra la sopravvalutazione operata da due imprenditori stranieri (Matko DADIC, e Karl RICKARD), attraverso proprie società estere (“Dale Aviation Ltd” e “Powerjet Aviation Service Ltd”) dei rottami dell’aereo incidentato nel 2010 in fase di atterraggio all’aeroporto di Palermo, valutati oltre 21 milioni di euro, a fronte di un valore riconosciuto dalla società assicuratrice di poco più di 600 mila euro. Le  Fiamme Gialle dalle indagini hanno anche evidenziato indizi di responsabilità a carico dei componenti dell’organo sindacale ai quali la legge assegna specifiche funzioni di vigilanza e controllo. Sotto la lente d’ingrandimento dei Magistrati della Procura distrettuale di Catania e dei finanzieri sono finiti anche i responsabili della società di revisione, la “Bompani Audit S.r.l.”, che avrebbero concordato e retrodatato le relazioni di revisione da allegare ai bilanci relativi agli anni dal 2008 al 2011, sulla scorta di indicazioni fornite dal commercialista della Wind Jet, dott.ssa Paola SANTAGATI, così da nascondere la reale situazione di dissesto in cui versava la società. Le  Fiamme Gialle hanno rilevato che assai significativa appare la circostanza per cui il Management della compagnia aerea, quando la società già versava in grave crisi di liquidità, abbia distratto ingenti somme di denaro verso altre società del “Gruppo Pulvirenti”, giustificandole, in un caso, come restituzione di pagamenti effettuati per conto della “Wind Jet S.p.a.” (1.800.000 euro nei confronti di “Finaria S.p.A.”) ed, in un altro, quale pagamento parziale per il riacquisto del marchio “Wind Jet” (2.400.000 euro nei confronti della “Meridi S.r.l.”). L’attività degli investigatori ha permesso di rilevare che, sempre con la compiacenza degli imprenditori stranieri, l’amministratore delegato della Wind Jet, Stefano Rantuccio, abbia sottratto risorse finanziarie alla società utilizzando false fatture relative alla manutenzione degli aeromobili o all’acquisto di costosi ricambi. L’esame della copiosa documentazione bancaria acquisita dalle Fiamme Gialle ha anche permesso di accertare che lo stesso Stefano Rantuccio, con l’aiuto del fratello Biagio (anch’egli indagato), si sarebbe appropriato, di oltre 270 mila euro tratti da somme precedentemente trasferite dalla Wind Jet su conti di società estere attraverso fatture gonfiate. La restituzione ai Rantuccio sarebbe avvenuta attraverso bonifici su conti personali e accrediti su carte prepagate intestate a prestanome rumeni.


Catania GdF: operazione “Capolinea” 8 arresti “gruppo stazione”, collaboratori giustizia su modalità rapine, estorsioni e beneficiari. Si tratta di Benedetto ZUCCHERO 50enne, Francesco Pietro FERRARI 32enne e Francesco CONDORELLI 42enne, Massimiliano LONGHITANO 33enne, Angelo Claudio PARISI 45enne, Salvatore MAUGERI 33enne, Andrea Antonio D’ARRIGO 41enne e Cristofaro ROMANO, detto “Cristian” 32enne. I Baschi Verdi etnei hanno dato  esecuzione ad 8 arresti nei confronti di personaggi ritenuti appartenenti al “gruppo della Stazione”. la Guardia di Finanza di Catania dalle prime luci del giorno all’alba, ha eseguito misure cautelari personali nei confronti di 8 appartenenti al gruppo della Stazione, sodalizio storico del clan Santapaola-Ercolano, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, rapina aggravata, sequestro di persona ed estorsione. I particolari dell’operazione  illustrati nel corso di una conferenza stampa, alle ore 10,30, presso la Procura della Repubblica di Catania, alla presenza del Procuratore reggente, Dott. Michelangelo Patané.  L’attività - svolta dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania nell’ambito di un’articolata indagine delegata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia denominata “Capolinea” - ha consentito di trarre in arresto Benedetto ZUCCHERO 50enne  ritenuto, attuale “reggente” del “gruppo mafioso della Stazione” nonché fratello del boss indiscusso del sodalizio, Giuseppe Zucchero, detto “Pippo”. Destinatari di misura, con la stessa accusa di associazione per delinquere finalizzata a reati contro la persona e il patrimonio e al traffico di sostanze stupefacenti, sono anche Francesco Pietro FERRARI 32enne e Francesco CONDORELLI 42enne, quest’ultimo chiamato a rispondere anche di diverse rapine e sequestri di persona. Agli altri cinque soggetti arrestati sono contestati, a vario titolo, un numero rilevante di rapine, sequestri di persona ed estorsioni, tutti attuati al fine di agevolare l’associazione mafiosa. Si tratta, in particolare, di: - Massimiliano LONGHITANO 33enne, Angelo Claudio PARISI 45enne, Salvatore MAUGERI 33enne, Andrea Antonio D’ARRIGO 41enne. Infine, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere ha colpito, per numerose estorsioni dallo stesso praticate, Cristofaro ROMANO, detto “Cristian” 32enne, genero del boss “Pippo” Zucchero e già detenuto in quanto tratto in arresto dal Nucleo di Polizia Tributaria di Catania per associazione a delinquere di stampo mafioso, nell’ambito dell’operazione “Reset”. L’operazione, denominata “Capolinea”, rappresenta, infatti, la prosecuzione delle indagini “Libertà” e “Reset” con cui il G.I.C.O della Guardia di Finanza aveva colpito il sodalizio mafioso, gruppo storico dei “Santapaola – Ercolano”. L’indagine “Libertà” aveva portato all’esecuzione, nel giugno 2011, di misure cautelari personali nei confronti di 14 componenti del gruppo della “Stazione”, tra cui anche il presunto capo Giuseppe Zucchero. Nell’ambito dell’indagine “Reset”, conclusa nel novembre 2013, i finanzieri hanno poi fatto luce sulla riorganizzazione del gruppo, con l’individuazione di Cristofaro ROMANO e di Benedetto ZUCCHERO (classe 1993), rispettivamente genero e figlio del boss, quali “reggenti” del gruppo mafioso. In tale contesto, erano state eseguite anche misure cautelari personali nei confronti di 24 soggetti. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania sono certi che con l’operazione “Capolinea” sia stato possibile riscontrare il coinvolgimento di Benedetto ZUCCHERO 50enne, affiliato storico del gruppo, ed abbiano individuato una vera e propria “mappa” delle attività commerciali sottoposte ad estorsioni, situate in pieno centro a Catania. L’attività d’indagine ha consentito di chiarire ai militari le dinamiche dei rapporti tra i vari gruppi mafiosi riconducibili al clan “Santapaola - Ercolano”. Il quadro complessivamente emerso dall’indagine è quello dell’esistenza, all’interno del “gruppo della Stazione”, di squadre addette alle rapine ed alle estorsioni sempre operate per conto e nell’interesse del sodalizio mafioso giacché parte dei proventi derivanti dalle attività illecite erano versate proprio a Benedetto ZUCCHERO per essere destinate alla “cassa comune” da utilizzare per il sostentamento degli associati e dei familiari degli arrestati. Molto preziose per le indagini sono state le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia ai magistrati della D.D.A. di Catania, con il supporto del G.I.C.O. di Catania. È stato così possibile ricostruire le concrete modalità con cui le estorsioni sono state poste in essere anche direttamente dai vertici del sodalizio, Cristofaro ROMANO e Benedetto ZUCCHERO. Le stesse sono state perpetrate soprattutto nei confronti di attività di ristorazione e di esercizi commerciali attraverso biglietti estorsivi recanti un celato riferimento alla famiglia “Santapaola”. Altrettanto puntualmente sono state delineate le dinamiche di nove rapine, tutte effettuate a Catania e provincia, nei confronti di autisti di camion e furgoni, i quali, in molti casi, sono stati sequestrati e incappucciati in attesa dello svuotamento del carico trasportato, generalmente consistente in generi alimentari che erano subito venduti a commercianti compiacenti. Importante è stata anche la collaborazione prestata da alcuni degli autotrasportatori rapinati e dai commercianti estorti che hanno riconosciuto negli indagati gli autori delle attività illecite


Catania GdF blocca corriere con ½ kg cocaina.  I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno tratto in arresto Giuseppe Mascali, 32enne di Calatabiano, per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e sottoposto a sequestro mezzo chilogrammo di cocaina. Una  pattuglia della Compagnia di Riposto, le prime ore di sabato scorso, durante un servizio di controllo del territorio lungo la direttrice Riposto – Calatabiano, ha fermato, in prossimità del casello autostradale di Fiumefreddo di Sicilia, 1 autovettura Alfa Romeo 147 con una persona a bordo. I finanzieri, insospettiti dal comportamento particolarmente nervoso immediatamente palesato dal conducente e dalle risposte generiche e contraddittorie da lui stesso fornite, hanno deciso di approfondire il controllo e, pertanto, hanno scortato il soggetto presso la locale caserma. I militari durante la perquisizione del mezzo, occultato sotto il sedile anteriore lato passeggero, hanno rinvenuto 1 involucro in cellophane al cui interno erano celati circa 500 grammi di cocaina pura in cristalli. I baschi verdi hanno successivamente proceduto ad estendere la perquisizione anche presso l’abitazione del calatabianese, rinvenendo ulteriori 6,5 grammi di hashish, già confezionata e pronta per essere ceduta. I conseguenti accertamenti hanno permesso di appurare che il soggetto incensurato, proveniente da Catania, stava trasportando lo stupefacente per cederlo a terzi che avrebbero provveduto a predisporre le dosi per lo spaccio. Il  taglio della sostanza sequestrata avrebbe potuto far confezionare fino a 2 kg. di cocaina che, immessa sul mercato, avrebbe potuto fruttare oltre 100.000 euro. Mascali è stato associato al carcere di Catania – Piazza Lanza a disposizione della Procura della Repubblica etnea.


 

Catania - GdF sanziona notaio per  evasione fiscale. Finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale etneo, su richiesta della locale Procura della Repubblica,  hanno sottoposto a sequestro preventivo circa 1 milione €, nei confronti del Notaio Marco Cannizzo, in relazione alla commissione di reati tributari. La vicenda trae origine da una verifica fiscale condotta lo scorso anno dal Nucleo di Polizia Tributaria di Catania nei confronti del noto professionista, nel cui ambito le Fiamme Gialle hanno puntualmente ricostruito, anche grazie alle indagini finanziarie condotte sui conti correnti del notaio, una consistente evasione dallo stesso realizzata attraverso il mancato rilascio di fatture ai propri clienti per le prestazioni rese. L’attività ispettiva si è conclusa con la segnalazione all’Agenzia delle Entrate delle violazioni commesse dal professionista il quale, ritenendo corretta la ricostruzione operata dai militari, ha aderito al verbale di constatazione, istituto tributario che permette di chiudere immediatamente l’accertamento, beneficiando della riduzione delle sanzioni e della possibilità di rateizzare il debito con l’Erario. Il  professionista, parallelamente è stato denunciato alla locale Procura della Repubblica per il reato di “dichiarazione fiscale infedele”. Il costante monitoraggio svolto dai finanzieri, d’intesa con i magistrati del Gruppo Criminalità Economica, ha successivamente consentito di scoprire come il professionista si fosse limitato a versare solo la prima rata prevista dal piano di rateizzazione, adempimento necessario per poter accedere ai predetti benefici, omettendo di provvedere al pagamento delle rate successive. La Procura della Repubblica ha richiesto ed ottenuto dal Tribunale etneo, considerato che tale comportamento ha determinato il venir meno di ogni garanzia circa il saldo del debito tributario, l’emissione di un provvedimento cautelativo di tutti i beni nella disponibilità del professionista fino al raggiungimento del debito erariale residuo.  L e Fiamme Gialle hanno, pertanto, sottoposto a sequestro 16 rapporti finanziari con saldi attivi per 955.000 euro e quote di una società immobiliare ragusana per i residui 8.000€.


Catania GdF confisca beni 15 milioni€ a Bosco Cuntrò. Sono destinatari del provvedimento i componenti della famiglia Bosco :  Giuseppe 36enne; Antonino 56enne; Giuseppe 82enne; Mario 59enne; Salvatore 54enne; Sebastiano 35enne ed Antonino Cuntrò 57enne. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania - in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, su richiesta della locale Procura Distrettuale - hanno sottoposto a confisca beni per circa 15 milioni di euro illecitamente accumulati da sette componenti delle famiglie Bosco e Cuntrò, allo stato imputati per i reati di associazione a delinquere, usura ed estorsione. L’attività costituisce la naturale prosecuzione sotto il profilo patrimoniale delle indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Catania in collaborazione con la locale Questura e coordinate dalla Procura Distrettuale etnea, che avevano portato nel mese di febbraio dello scorso anno all’arresto di soggetti, risultati peraltro contigui alle famiglie mafiose catanesi Laudani e Santapaola. La delega è della locale Procura della Repubblica, le Fiamme Gialle hanno avviato indagini mirate e finalizzate alla ricostruzione dei patrimoni riconducibili agli imputati ed ai rispettivi nuclei familiari. I finanzieri hanno quindi accertato che, a fronte degli esigui redditi dichiarati al fisco negli ultimi 10 anni, i componenti delle famiglie Bosco e Cuntrò sono riusciti ad accumulare 31 immobili, 11 tra autovetture, moto e scooter, nonché 6 società per un valore complessivo pari a 15 milioni€. Tra i beni intestati alle società confiscate spiccano i due punti vendita della nota catena di supermercati dei fratelli Bosco di via Umberto e via Orto dei Limoni, quest’ultimo ritenuto centro nevralgico delle attività usurarie oggetto dell’operazione money lender. E ancora il bar/gastronomia di via Oliveto Scammacca e la rosticceria/gastronomia di piazza Abramo Lincoln di Catania, sempre con insegna “Bosco”.  2 scuderie ippiche con 22 cavalli da corsa, a suo tempo acquistati per oltre 700 mila euro rientrano nel patrimonio. Tra gli immobili confiscati vi sono pure 2 ville a Tremestieri Etneo e a Mascali e numerosi appartamenti a Catania, anche di notevole metratura. La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale, nell’accogliere la proposta formulata dalla Procura della Repubblica di Catania, ha disposto la confisca dei  beni già gestiti, sotto la supervisione dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati, da un amministratore giudiziario per garantire l’operatività della attività commerciali. I  giudici contestualmente,hanno anche disposto nei confronti dei soggetti la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per una durata variabile da 1 a 3 anni. L’operazione testimonia ancora una volta il costante impegno della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania e delle Fiamme Gialle etnee nell’aggressione ai patrimoni illeciti, strumento particolarmente efficace nella lotta alla criminalità organizzata.


Catania GdF blocca spagnolo con 129 ovuli di droga in pancia. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno tratto in arresto uno spagnolo per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Il soggetto è stato fermato all’aeroporto di Fontanarossa nell’ambito dei controlli eseguiti dai finanzieri della Tenenza aeroportuale, ulteriormente intensificati nel periodo estivo in considerazione dell’aumento del traffico passeggeri sullo scalo etneo. Lo spagnolo, un 35enne incensurato in arrivo da Barcellona, è stato intercettato, nella tarda mattinata del 28 giugno scorso, mentre si accingeva a lasciare l’aeroporto con il proprio carico di stupefacente. Individuato dai militari a causa dell’atteggiamento sospetto, è stato seguito fino al piazzale di sosta degli autobus dove era in procinto di salire su un pullman diretto a Palermo. Il personaggio, alle domande dei militari, non ha saputo giustificare il perché del suo atterraggio a Catania nonostante la meta finale fosse il capoluogo siciliano, fornendo inoltre risposte contraddittorie sul motivo del viaggio e sui propri riferimenti in quella città. I finanzieri hanno effettuato ulteriori accertamenti e, tenuto conto anche delle precarie condizioni fisiche, lo spagnolo è stato successivamente accompagnato presso l’ospedale “Garibaldi” per eseguire esami diagnostici finalizzati a verificare la sospettata presenza di ovuli di stupefacente nello stomaco. Il soggetto, a seguito del positivo esito della radiografia e dopo 3 giorni trascorsi in ospedale, è stato tratto in arresto e posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria etnea presso il carcere di “Piazza Lanza”. Dai 129 “involucri” ingeriti sono stati complessivamente recuperati circa 1,2 kg di hashish. La sostanza stupefacente, una volta raggiunto il mercato al dettaglio, avrebbe fruttato un corrispettivo di circa 100.000 euro.


Catania 2 kalashnikov, 87 munizioni, 900 kg marijuana, su peschereccio sequestrato GdF: 9 arresti.  7 erano già gravati da precedenti in materia di stupefacenti, si tratta di: Rosario GIULIANO 45enne nato a Calatabiano, Giuseppe GRECO 32enne nato a Giarre, Antonino RIELA 44enne nato a Catania, Carmelo BERTOLINI 37enne  nato a Catania, Massimiliano BRUNDO 41enne nato a Catania, Enrico Maria GIAQUINTA 42enne nato a Caltagirone, Vincenzo SPAMPINATO 42enne nato a Catania, Fabio SPAMPINATO 32enne nato a Catania, William PATANE’ 25enne nato a Catania. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno svolto un servizio diretto al contrasto del traffico internazionale di armi e di sostanze stupefacenti, individuando e sequestrando, nei giorni scorsi, un motopeschereccio nelle cui stive erano stipati sacchi di iuta pieni di quasi 900 chili di marijuana, 2 fucili d’assalto Kalashnikov con relativi caricatori e 87 munizioni. L’operazione  del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania s’inquadra nell’ambito dell’azione di potenziamento del contrasto ai traffici illeciti di armi e di sostanze stupefacenti che il Corpo conduce attraverso un dispositivo combinato che si fonda sulla piena sinergia fra componente terrestre e navale. I militari del Gruppo Operativo Antidroga avevano acquisito una serie di elementi in relazione ad un consistente carico di marijuana che il peschereccio “Fatima” doveva effettuare in Albania. I finanzieri del Nucleo di Catania hanno così attuato un dispositivo volto, da un lato, a monitorare, anche attraverso l’ausilio delle unità navali del Corpo, gli spostamenti del peschereccio ormeggiato nel porto di Riposto, e dall’altro, all’osservazione dei soggetti che attendevano l’arrivo del carico. L’avvistamento è stato poco dopo la mezzanotte dell’8 maggio la sala operativa del Reparto operativo aeronavale di Palermo ha comunicato che il peschereccio stava dirigendosi verso il porto di Riposto. I finanzieri all’approdo del “Fatima” sono intervenuti bloccando l’equipaggio, composto da 2 persone, Giuseppe GRECO e Rosario GIULIANO, ed hanno iniziato le operazioni di perquisizione che hanno consentito di individuare, occultate nelle stive del natante, numerose balle di marijuana avvolte in sacchi di juta riportanti l’indicazione “16” o “20”. In concomitanza con tali operazioni è stata avviata la ricerca di tutte le persone e degli automezzi coinvolti nel traffico illecito con il rintraccio, a Sant’Anna di Riposto, di una delle autovetture in precedenza segnalate a bordo della quale venivano identificati Enrico Maria GIAQUINTA ed Antonino RIELA. I Baschi Verdi nella stessa zona, nascosti a ridosso della spiaggetta, hanno anche individuato Carmelo BERTOLINI, Vincenzo SPAMPINATO, William PATANE’, Fabio SPAMPINATO e Massimiliano BRUNDO, tutti in attesa di partecipare alle operazioni di scarico dello stupefacente. I  militari,  nel corso delle concitate operazioni a bordo del motopeschereccio hanno bloccato i membri dell’equipaggio che  hanno tentato di liberarsi di un “carico” trasportato. I finanzieri intervenuti, infatti, hanno udito distintamente un tonfo in acqua. E’ stato così richiesto l’intervento dei sommozzatori del Corpo che sono riusciti a individuare sul fondale del Porto, a 12 metri di profondità, 2 fucili d’assalto Kalashnikov con relativi caricatori e 87 munizioni, il tutto avvolto accuratamente in un’unica confezione ermetica. Il carico di stupefacente, il cui costo di acquisto è stimabile in oltre 1 milione di euro, aveva, con ogni probabilità, quale destinazione il mercato catanese e avrebbe fruttato, al dettaglio, oltre 4 milioni di euro, in ragione dell’attuale scarsa reperibilità di marijuana sulla piazza di spaccio etnea.


Catania Santapaola, GdF sequestra beni Russo:1,4 milioni€. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, hanno confiscato il patrimonio, pari a circa 1,4 milioni €, illecitamente accumulato da Rosario Russo 63enne, condannato nel 2011 con sentenza definitiva della Corte di Assise di Catania quale appartenente al gruppo diretto da Paolo Brunetto, riconducibile ai “Santapaola – Ercolano”, operante nell’area di Fiumefreddo. Prosegue l’attività delle Fiamme gialle volta ad aggredire gli illeciti profitti accumulati dalla criminalità organizzata nella considerazione che essa rappresenta una delle misure più efficaci per il contrasto alla stessa. Il  Gruppo Misure di Prevenzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ed i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania avevano avviato da tempo mirate indagini patrimoniali nei confronti del Russo e del suo nucleo familiare allo scopo di verificare la coerenza del suo tenore di vita con i redditi dichiarati. Gli investigatori, a conclusione delle attività investigative, condotte anche attraverso l’utilizzo di appositi applicativi informatici sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi di tutte le informazioni disponibili nelle banche dati, hanno evidenziato chiaramente l’illecito arricchimento della famiglia Russo e la netta sproporzione fra il patrimonio disponibile, indebitamente accumulato nel corso degli anni per effetto delle ripetute condotte criminose, ed i redditi ufficiali.  Le Fiamme Gialle hanno acclarato che negli anni dal 2004 al 2008 Russo risultava aver dichiarato complessivamente redditi per soli 12.000€, quale dipendente di una società di costruzioni intestata a propri familiari. A costoro sono risultati intestati tutti beni, del valore di circa 1,4 milioni€, oggetto del sequestro disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale etneo. Si tratta di 4 immobili, 3 terreni, tutti siti in Mascali (CT), due aziende (di cui una attiva nel settore edile) e i relativi automezzi da lavoro.


Frattaminore Na - GdF: Blitz in stamperia 9 milioni€ falsi, presa banda. I falsari tecnologici non hanno portato a termine l’inganno, come Totò e Peppino, i “colleghi” d’altri tempi nel film non furono grado di smerciare il denaro stampato per pentimento e paura, stavolta i maldestri hanno trovato le Fiamme Gialle. I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma e del Comando Provinciale di Napoli, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, da tempo erano sulle tracce dei falsari. I militari hanno scoperto in un locale al pian terreno di una palazzina di Frattaminore (NA) un laboratorio clandestino per la produzione di euro falsi. I responsabili, 3 campani A.T. 33enne, V.P. 25enne, S.P. 54enne, sono stati arrestati mentre erano intenti a stampare e tagliare banconote da 20 euro, pronte per essere immesse sul mercato. I falsari, abilissimi nel mestiere, avevano realizzato un ottimo prodotto finito utilizzando sofisticati macchinari off set, altamente performanti. L’opificio clandestino era stato opportunamente occultato nel retro di un’officina meccanica per riparazioni auto, anch’essa abusiva. Il fulmineo intervento dei militari del Corpo ha impedito ai 3 responsabili di darsi alla fuga. i falsari sono stati colti in flagranza di reato, mentre la produzione di banconote false era a pieno regime. I personaggi, infatti, avevano già realizzato l’imponente quantitativo di 9 milioni di euro falsi. I preliminari accertamenti effettuati sulle banconote hanno permesso di constatarne la pregevole fattura, in grado di ingannare facilmente chiunque ne fosse venuto in possesso. L’operazione di servizio è l’ulteriore testimonianza del costante impegno della Guardia di Finanza nel contrasto del falso monetario, a tutela dei cittadini, dell’economia legale e dei mercati finanziari.








 

 

 

 

 

 

 

  VIDEO INTERVISTA

TEN. COL. MASSIMILIANO SERINO

FIRENZE - ITALIA INONDATA DI BANCONOTE FALSE, GUARDIA FINANZA SCOPRE TRAFFICO INTERNAZIONALE DI DENARO SPESO ANCHE  ALL’ESTERO, OSCURATI 20 CANALI TELEMATICI. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze a comando del Tenente colonnello Massimiliano Serino ,  hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo, adottato dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Firenze dottor Federico Zampaoli, mediante inibizione e oscuramento di 20 canali telematici. Internet era utilizzato per commercializzare grosse quantità di banconote false, rivendute su larga scala sia in Italia che  all’estero. L’attività illegale è stata scoperta dalle Fiamme Gialle fiorentine grazie al costante monitoraggio dei canali telematici e internet. I Baschi Verdi sono riusciti ad individuare pratiche illecite lesive del mercato. Le indagini, sono state condotte in pieno periodo emergenziale dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Firenze, diretta dal Procuratore dottor Giuseppe Creazzo. Gli investigatori hanno individuato numerosi market-place telematici con i quali i cyber-criminali avevano organizzato la commercializzazione delle banconote e documenti falsi in tutto il territorio ed all’estero.  I falsari attraverso procedure complesse, di banconote false di vario taglio e particolarmente contraffatte nei segni distintivi hanno inondato, tramite internet, piazze in Italia ed all’estero .  Gli  accertamenti effettuati, dalle Fiamme Gialle hanno fatto emergere  inoltre che gli stessi canali telematici erano utilizzati anche per la vendita di diversi documenti d’identità falsi. Le banconote false potevano essere acquistate partendo da un stock minimo di 300 euro, a un prezzo di circa il 10% del valore nominale, e l’attività di indagine ha messo in luce un ammontare che si stima, su base annua, di circa 2 milioni di euro di banconote contraffatte commercializzate attraverso i canali telematici ora oscurati. I reati contestati sono quelli di falsificazione di monete (art. 453 c.p.), spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate (art. 455 c.p.), possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (art. 497 bis c.p.).


CATANIA Finanza scopre traffico  droga da Colombia e Repubblica Dominicana in Sicilia orientale, eseguite 27 misure.  Si tratta dei fratelli catanesi di Librino: MAGGIORE Alfio Giuseppe 30enne, Giuseppe 53enne, Orazio Valentino 31enne, di Vincenzo ONETO 58enne(di origini palermitane) e dal catanese Daniele STIVALA  31enne, Giuseppe VASTA  30enne, Gianluca GIARRUSSO 36enne, Omar SACCO 34enne e Marco GALLO CASSARINO 33enne, Salvatore STIVALA 38enne, Angelo MESSINA 70enne siracusano;  Gino GUZZARDI 52enne siracusano; Emanuele BUSSOLETTI 42enne  e Simonetta MAZZOLAI 62enne; Leandro De Jesus “Leon” HERASME MATOS 45enne e Bizchmar CAPELLAN GOMERIS 45enne, entrambi della Repubblica Dominicana. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania,  delegati dalla Procura della Repubblica  etnea hanno dato esecuzione a 1 ordinanza di misure cautelari in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale catanese nei confronti di 16 persone indagate, a vario titolo, per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e, nello specifico, al commercio di hashish, marijuana, cocaina ed eroina.  L’investigazione è stata condotta dal Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania e coordinata dalla Procura Distrettuale etnea, convenzionalmente nota come operazione “Stop and Go”.  L’inchiesta aveva già consentito ai tutori dell’ordine di conseguire, tra gennaio 2016 e maggio 2017,   arresti in flagranza di reato per  27 soggetti accusati di traffico di stupefacenti (artt. 73 e 80, D.P.R. 309/90) ed al contestuale sequestro complessivo di circa 100 kg. di hashish, 70 kg. di marijuana, 10 kg. di cocaina e 4 kg. di eroina. Gli stupefacenti sequestrati, erano destinati al mercato della Sicilia orientale, ed avrebbero fruttato alle strutturate compagini criminali oltre 5 milioni di euro. L’indagine condotta dai finanzieri del G.I.C.O. di Catania ha permesso di disarticolare due distinte compagini associative, aventi la loro base operativa a Catania con ramificazioni attive in Italia (Torino, Siena e Reggio Calabria) ed all’estero (Spagna e Sud America).  Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che un primo sodalizio era composto da: i fratelli MAGGIORE Alfio Giuseppe 30enne, Giuseppe 53enne, Orazio Valentino 31enne, quali promotori, catanesi originari e attivi nel quartiere Librino, nonché da Vincenzo ONETO 58enne ( di origini palermitane) e dal catanese Daniele STIVALA  31enne, i quali si sarebbero occupati di procurarsi rilevanti quantitativi di hashish ed eroina a Torino per poi trasportarla a Catania rivendendola all’ingrosso ai fornitori di piazze di spaccio nei quartieri di Librino, San Cristoforo e Villaggio Sant’Agata. Le Fiamme Gialle hanno evidenziato che alla stessa compagine appartiene Giuseppe VASTA  30enne, già noto per essere stato tratto in arresto, nel quartiere Zia Lisa, con 1,3 kg di cocaina celata tra salumi e per la detenzione illegale di un’arma clandestina e munizioni. Gli inquirenti ritengono che  VASTA fosse il principale collettore degli illeciti traffici orchestrati dal gruppo capeggiato dai fratelli MAGGIORE. Ulteriori acquirenti dell’associazione criminale dei MAGGIORE, nonché destinatari del provvedimento restrittivo eseguito, sono:  Gianluca GIARRUSSO 36enne, tratto in arresto nel marzo 2017, destinatario di un carico di 27 kg di hashish; lo stupefacente era occultato in una cassa di legno per vini all’interno della quale vi erano 53 pacchetti, protetti ciascuno da un palloncino colorato e doppiamente avvolti con plastiche sottovuoto; Omar SACCO  34enne e Marco GALLO CASSARINO 33enne, sono ritenuti dagli inquirenti delle Fiamme Gialle  gli organizzatori di due compravendite di stupefacenti, 1 di cocaina proveniente dalla Calabria e destinata alle  piazze di spaccio catanesi e 1 di hashish da Torino al mercato della Sicilia orientale; Salvatore STIVALA 38enne, tra i promotori di 1 compravendita di hashish sulla rotta Torino-Catania. Gli investigatori hanno evidenziato che differente sarebbe stata la compagine associativa delinquenziale, con proiezioni internazionali, che alimentava le piazze di spaccio di Siracusa, costituita da:Angelo MESSINA 70enne siracusano, quale committente ed acquirente finale;Gino GUZZARDI 52enne siracusano, organizzatore dell’importazione di cocaina dal Sud America (principalmente da Santo Domingo e dalla Colombia); Emanuele BUSSOLETTI 42enne  e Simonetta MAZZOLAI 62ene corrieri dello stupefacente; Leandro De Jesus “Leon” HERASME MATOS 45enne e Bizchmar CAPELLAN GOMERIS 45enne, entrambi della Repubblica Dominicana, quali fornitori della cocaina. I  Finanzieri catanesi specializzati nelle operazioni antidroga, nel corso delle indagini, hanno intercettato, seguendo i fornitori sudamericani che rifornivano il gruppo siracusano capeggiato da MESSINA e GUZZARDI,  2 consegne di prova: 1  dalla Spagna alla Sicilia, nel marzo 2016 a Genova, pari a kg. 1,6 di cocaina occultata all’interno della batteria dell’autovettura in uso al corriere;  la seconda, sempre sulla rotta Liguria/Sicilia, nel settembre dello stesso anno, di kg. 2,6 di cocaina confezionata con cellophane e nastro da imballaggio abilmente occultati all’interno di un “tower” (diffusore acustico) trasportato come valigia da uno dei corrieri giunto, tramite treno, nella stazione ferroviaria di Catania.


CATANIA - GdF in aeroporto sequestra a donna nigeriana 15.000€, 21 cellulari e 3 pc. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania  e funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nell’ambito degli interventi finalizzati a contrastare l’irregolare importazione   ed esportazione di valuta trasportata al seguito da passeggeri in transito, arrivo o partenza nell’aeroporto di Catania Fontanarossa, hanno sottoposto a controllo una donna nigeriana  residente a Catania. La passeggera era in procinto di imbarcarsi su un volo diretto ad Istanbul,  e  stava portando nel bagaglio a mano denaro contante per 15.000€, suddiviso in mazzette da 50 euro, 100 euro e 500 euro. I finanzieri della Tenenza di Catania Fontanarossa, a seguito dell’ispezione dei bagagli da stiva che erano stati già imbarcati sull’aeromobile, hanno rinvenuto all’interno 24 prodotti elettronici (tra cui smartphone del tipo iPhone e Samsung nonché 3 personal computer) per i quali la passeggera non ha fornito giustificazioni circa la loro lecita detenzione e legittima provenienza. Gli approfondimenti eseguiti immediatamente grazie alle banche dati di polizia, hanno permesso ai militari di accertare che per alcuni dei cellulari rinvenuti erano state sporte denunce di furto e/o di smarrimento. I Finanzieri hanno proceduto, pertanto, a denunciare la donna alla Procura della Repubblica di Catania per i reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e riciclaggio (art. 648-bis c.p.) e sottoporre a sequestro oltre ai 21 smartphone e ai 3 notebook anche i 15 mila euro in contanti che lei stava trasportando con sé, poiché sproporzionati rispetto agli esigui redditi dichiarati annualmente al fisco e potenzialmente riconducibili alle predette condotte delittuose accertate.


CATANIA –  Stidda e Cosa Nostra: GdF sequestra beni 45milioni€ a “Titta U Ballerinu”, imballaggi nel ragusano. I  Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania su proposta della Procura della Repubblica etnea hanno eseguito un provvedimento di applicazione di misura patrimoniale, emesso dal Tribunale etneo, Sezione Misure di Prevenzione, finalizzato al sequestro di attività commerciali, immobili, autovetture e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 45 milioni di euro, riconducibili a Giombattista PUCCIO 56enne(cl. 1960, detto “Titta U Ballerinu” per via della sua accertata appartenenza sia alla “Stidda” che al clan di “Cosa Nostra”). Gli approfondimenti disposti dall’Ufficio Procura della Repubblica etnea sono consistiti nella messa a sistema del vasto compendio indiziario a carico del personaggio tratto da intercettazioni telefoniche ed ambientali, dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, dall’esame di documentazione bancaria e contabile e dalle evidenze di atti pubblici e scritture private. L’attività, svolta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Catania ha permesso di tracciare analiticamente il profilo soggettivo del PUCCIO, di ricostruire il complesso quadro di imprese da lui di fatto gestito e tracciare gli asset patrimoniali dallo stesso illecitamente accumulati.  La  Procura della Repubblica etnea ha evidenziato “qualificata” pericolosità sociale del PUCCIO emergente essenzialmente dagli esiti dell’indagine convenzionalmente nota come Operazione “Ghost Trash” che, nel dicembre del 2017, portò all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale etneo su proposta della Procura della Repubblica etnea, nei confronti di otto persone indagate per associazione a delinquere di stampo mafioso - finalizzata all’acquisizione di posizioni dominanti nel settore economico della realizzazione di imballaggi destinati alle produzioni ortofrutticole di Vittoria (RG) -, intestazione fittizia di imprese e traffico illecito di rifiuti.  Giombattista PUCCIO, attualmente detenuto presso il carcere di Siracusa, in tale contesto, è stato destinatario del provvedimento di custodia cautelare personale poiché ritenuto responsabile della creazione di un vero e proprio “cartello mafioso di imprese” che avrebbe assunto il dominio del settore degli imballaggi nel territorio di Vittoria (RG).  Le  investigazioni condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Catania hanno accertato il coinvolgimento di alcune aziende riferibili a PUCCIO in un articolato sistema d’illecito stoccaggio di rifiuti e sono giunte a ricostruire un nuovo modus operandi dei consessi mafiosi che agiscono in territori, quale quello di Vittoria, caratterizzati da importanti realtà produttive, ossia l’acquisizione esclusiva del controllo di settori economici di rilievo come quello, nel caso specifico, della produzione degli imballaggi. Le investigazioni condotte dal G.I.C.O hanno evidenziato che il  controllo del settore sarebbe originariamente avvenuto con il ricorso alle tipiche modalità dell’agire mafioso, caratterizzate dal sopruso e dall‘intimidazione: le aziende di PUCCIO, poi,  sarebbero divenute leader nel settore della produzione degli imballaggi per prodotti ortofrutticoli grazie alla riconosciuta appartenenza dei loro titolari all’organizzazione mafiosa, ed avrebbero estromesso le aziende concorrenti che non si piegavano alle condizioni imposte, assumendo in tal modo il controllo dell’intera filiera commerciale. Il modo di agire sarebbe stato confermato anche dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia secondo i quali: “da decenni il mercato degli imballaggi di Vittoria è in mano a imprese mafiose che, attraverso l’opera diretta degli affiliati al clan Dominante-Carbonaro, impongono agli operatori del settore - con la forza dell’intimidazione e senza ricorrere, quasi mai, all’uso della violenza - l’acquisto di cassette di plastica per l’ortofrutta da aziende conniventi a loro riconducibili; le aziende che non accettano tali condizioni vengono tagliate fuori dal mercato”. Le investigazioni condotte dal G.I.C.O avrebbero appurato che Giombattista PUCCIO, proprio in tale sistema affaristico, che ha asfissiato ogni libera iniziativa economica, stabiliva i prezzi di vendita ripartendosi gli utili con gli altri sodali. Le  investigazioni condotte dal G.I.C.O avrebbero quindi stigmatizzato la caratura di “Titta” che sarebbe altresì evidenziata dalle sue precedenti condanne con sentenze definitive, nel 1999, “per aver offerto assistenza a diversi latitanti appartenenti alla Stidda” e, nel 2003, “per aver fatto parte del clan di Cosa Nostra Mammasantissima negli anni 1997 e 1998”. Le  investigazioni condotte dal G.I.C.O avrebbero evidenziato che nelle imprese mafiose, operanti da anni nella produzione di imballaggi per i prodotti ortofrutticoli e nella gestione dei rifiuti, formalmente amministrate da prestanome (tra i quali, i due figli Giovanni e Luigi, la figlia Giuseppina, le nuore Zaira SCRIBANO e Floriana GUARNERA nonché persone di fiducia quali Salvatore ASTA e Gianluca SANZONE) il PUCCIO non appariva quale titolare di cariche sociali, pur gestendone in prima persona i lucrosi affari. “Titta”,  sarebbe emerso quale dominus indiscusso nei rapporti con i diversi clienti e fornitori, al fine di escludere l’applicazione di misure di aggressione patrimoniale nei suoi confronti, assegnava quote sociali e incarichi amministrativi ad altre persone che, tuttavia, rispondevano solo al suo volere. Le indagini patrimoniali delegate ai Finanzieri, a supporto di tale compendio indiziario, hanno fatto rilevare la sproporzione, per oltre due milioni di euro, delle attività economiche possedute da PUCCIO e dalla sua cerchia familiare rispetto ai redditi da loro dichiarati al fisco. I  militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria, grazie anche ai riscontri ottenuti dall’esecuzione di attività ispettive di carattere fiscale, hanno acclarato la stabile riconducibilità al personaggio delle seguenti attività d’impresa, tutte colpite dalla misura patrimoniale di prevenzione:  - societa’ commerciali: M.P. TRADE S.R.L.; SOCIETÀ COOPERATIVA GIZA A R.L. (già M.P. TRADE); INTERNATIONAL PACKING S.R.L.; G.Z.G. S.R.L. in liquidazione; GR TRADE S.R.L.; SOCIETÀ COOPERATIVA AGRO BIO SERVICE A R.L.; ALBA SOCIETA’ COOPERATIVA AGRICOLA a r.l.– tutte con sede in Vittoria (RG) - aventi quale oggetto sociale la “commercializzazione all’ingrosso e al dettaglio di prodotti per l’agricoltura” nonché la “fabbricazione di imballaggi per prodotti ortofrutticoli”;  - ditte individuali: PUCCIO Giombattista; PUCCIO Luigi; l’impresa agricola di ASTA Salvatore;  - Soc. Coop. DECAPLAST a r.l. e ECOLINE S.R.L. in liquidazione volontaria, entrambe aventi sede a Vittoria (RG) e con attività prevalente nel settore della “raccolta di rifiuti non pericolosi in plastica e imballaggi usati”.  Le complesse indagini patrimoniali, eseguite anche con l’ausilio del sofisticato software “Molecola” sviluppato dalla Guardia di Finanza per l’acquisizione massiva e l’analisi di tutte le informazioni rilevabili dalle numerose banche dati in uso al Corpo, hanno  altresì, consentito di sottoporre a sequestro finalizzato alla confisca di prevenzione i seguenti beni mobili e immobili risultati acquisiti in un arco temporale nel quale il proposto e i suoi prestanome non disponevano di mezzi finanziari sufficienti alla loro acquisizione:    beni mobili registrati: 2 autovetture e 1 motoveicolo;  - titoli e rapporti finanziari: 15 conti corrente e 2 conti deposito; - immobili: 11 fabbricati e 50 terreni situati nel territorio di Vittoria.  Il complessivo patrimonio sottoposto a sequestro per la successiva confisca, è stato stimato in circa 45 milioni di euro.


CATANIA GdF sequestra 170.000 oggetti: giocattoli, gadget e cartoleria falsi. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito dei servizi a tutela del mercato e del consumatore, hanno eseguito un intervento nei confronti di un’azienda che opera nel settore della distribuzione al dettaglio, sottoponendo a sequestro oltre 170.000 articoli risultati contraffatti. Il controllo, eseguito dai Finanzieri del Gruppo di Catania nella zona centrale della città, ha permesso l’individuazione di numerosi giocattoli, gadget e prodotti di cartoleria, riproducenti indebitamente marchi e personaggi senza autorizzazione del licenziatario. Numerosi giocattoli contraffatti sono stati sottoposti a sequestro, riconducibili a personaggi di cartoni animati attualmente in voga tra i più piccoli quali Peppa Pig, Minions, Ben10, Doraemon, Topolino, Tartarughe Ninja, Super Mario, Barbie, Winnie the Pooh e molti altri. Il  titolare dell’attività commerciale di nazionalità cinese, al termine delle attività, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Catania per il reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione.


Catania GdF, 11  misure per traffico internazionale stupefacenti ed  armi, italo-albanese. I soggetti condotti in carcere dai Finanzieri di Catania sono: i catanesi Antonino RIELA 45enne, già noto e ritenuto punto di riferimento di più clan mafiosi etnei per l’approvvigionamento di sostanze stupefacenti, Vincenzo SPAMPINATO  43enne, già detenuto per analoghi reati, e Gianluca PASSAVANTI 36enne; Angelo BUSACCA 36enne ragusano; la componente di origine albanese operativa sulle coste italiane, formata da Moisi HABILAJ 38enne, primo organizzatore del lucroso traffico, e i suoi collaboratori  Maridian SULAJ 28enne    e Fatmir MINAJ 54enne. Gli arrestati, localizzati tra Vittoria e Modica nel ragusano nonché a Palagonia e nel quartiere San Giorgio a Catania, all’alba di sabato 14 ottobre sono stati ristretti presso il carcere catanese di Bicocca ed il carcere di Piazza Lanza. Gli investigatori, nei confronti degli altri 4 cittadini albanesi, non rintracciati nel territorio nazionale, avanzeranno richiesta d’estradizione. Finanzieri del Comando Provinciale di Catania su delega della  Procura Distrettuale etnea hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Catania nei confronti di 11 soggetti appartenenti ad un’organizzazione criminale italo-albanese dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di armi. L’organizzazione negli ultimi anni era riuscita a trasportare in Italia dalla costa albanese oltre 3.500 kg di marijuana che veniva sequestrata, in più occasioni, nel corso di lunghe e complesse indagini. I Baschi Verdi hanno appurato che il sodalizio criminale, avrebbe avuto  disponibilità di armi e munizioni,     accertata col  sequestro di fucili del tipo Kalashnikov e centinaia di munizioni, ed  avrebbe acquisito il controllo dell’importazione dall’Albania di ingenti quantitativi di stupefacente del tipo marijuana che poi venivano utilizzati per approvvigionare le piazze di spaccio sia di Catania che delle provincie di Ragusa e Siracusa, realizzando un giro d’affari stimabile in oltre 20 milioni di euro. L’operazione, convenzionalmente denominata “Rosa dei Venti”, è stata condotta dai Finanzieri del GICO del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, eseguendo complesse attività tecniche di intercettazione telefonica e ambientale per i cui riscontri è stato necessario avvalersi, sia a terra che in mare, del dispiegamento simultaneo di articolati dispositivi di contrasto all’illecito traffico. I militari nel corso delle indagini, sono giunti alla conclusione di attività   di agguerriti componenti dell’associazione a delinquere a carattere internazionale, hanno effettuato ripetuti sequestri di sostanze stupefacenti, arrestando oltre 20 corrieri, anche con l’ausilio di unità “antiterrorismo e pronto impiego” e cinofile del Gruppo della Guardia di Finanza di Catania. L’azione di contrasto è stata condotta anche in mare con l’impiego dei mezzi navali del Corpo della Stazione Navale di Messina e del Comando Operativo Aeronavale grazie ai quali, nel maggio 2015, è stato intercettato, a largo di Riposto, un peschereccio proveniente dalle coste albanesi che trasportava circa 900 chili di marijuana, 2 fucili d’assalto Kalashnikov con relativi caricatori e centinaia di munizioni. La capillare ricerca dei destinatari delle misure cautelari ha portato all’arresto di 7 persone (4 italiani e 3 albanesi) nonché al sequestro in flagranza di reato di circa 20.000 euro rinvenuti in contanti.


Acireale -  Finanza antimafia: operato su richiesta Procura etnea sequestro beni per sproporzione redditi dichiarati. I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito, nei giorni scorsi, un provvedimento di prevenzione patrimoniale emesso dal Tribunale etneo, Sezione misure di prevenzione, su proposta della Procura etnea, per il sequestro dei beni e delle disponibilità finanziarie riconducibili a Salvatore Alfio GRILLO 46enne, persona più volte condannata per reati contro il patrimonio, ricettazione di auto rubate, truffa, spendita di monete falsificate e insolvenza fraudolenta. La Guardia di Finanza, a  meglio definire il profilo del soggetto, rimarca che hanno concorso le condanne, a suo carico, per triplice tentato omicidio e  porto abusivo di armi da fuoco nonché la vicenda giudiziaria che ha visto  GRILLO indiziato di appartenere al clan “Cappello” in ragione della vicinanza e dell’assistenza prestata a Angelo CACISI - detto “Ramazza”,  ritenuto elemento di spicco del  clan tra il 2003 e il 2004 - nel momento in cui quest’ultimo si teneva nascosto per sfuggire alle vendette trasversali di fazioni opposte alla sua. I Baschi Verdi hanno rilevato inoltre, quale elemento di maggiore attualità che  GRILLO è stato tratto in arresto per reati di usura e estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito dell’operazione “Piramidi”, conclusa da questa Procura nel marzo 2017.  I  militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Acireale, a fronte di questo curriculum criminale, che ha reso evidente la persistente pericolosità sociale del soggetto e la tendenza abituale a commettere delitti, sotto la direzione della Procura etnea, hanno avviato, nei confronti di Grillo e del suo nucleo familiare, indagini patrimoniali mirate volte a verificare la coerenza del loro patrimonio e del tenore di vita con i redditi dichiarati. Gli accertamenti di polizia economico-finanziaria hanno fatto emergere che a fronte di redditi complessivi del nucleo familiare ammontanti, dal 1990 al 2015, a meno di 2.000€ annui, nel 2011, è stato acquistato un appartamento, mediante assegni, formalmente intestato al figlio venticinquenne, privo di redditi, del GRILLO. La  Procura etnea pertanto, in attuazione delle previsioni di cui al Codice Antimafia, ha proposto al Tribunale di Catania, Sezione misure di prevenzione, il sequestro anticipato dei beni, nella disponibilità di Salvatore Alfio GRILLO, ancorchè intestati a terzi, risultati ingiustificati e sproporzionati al reddito, poiché potenzialmente riconducibili alle diverse attività illecite da lui commesse nel periodo dal 1985 al 2013. Il provvedimento di sequestro ha colpito l’immobile, del valore commerciale di 260.000€, ubicato nel borgo marinaro di Aci Castello (CT) ed in cui il personaggio risulta residente, nonché 4 conti correnti intestati ai componenti del suo nucleo familiare.


Catania GdF blocca corriere romano con 2 kg cocaina.Si tratta di L. Z. 56enne. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto, presso il casello autostradale di San Gregorio, un soggetto originario della provincia di Roma che trasportava oltre 2 kg di cocaina. Il sequestro della sostanza stupefacente e l’arresto del corriere sono scaturiti dall’intensificazione del controllo economico del territorio, disposta dalle Fiamme Gialle. I militari hanno operato nelle aree particolarmente sensibili ai traffici illeciti, rotabili e specifici punti di accesso alla città. I Baschi Verdi del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, nel corso di un servizio di contrasto al traffico di stupefacenti, nel tardo pomeriggio hanno sottoposto a controllo tale L. Z. 56enne, il quale, sin dalle prime domande di rito poste dai finanzieri, ha palesato chiari segni di nervosismo.  L’attività ispettiva ha consentito di rinvenire ai tutori dell’ordine, occultata nella vettura, 2 involucri confezionati con cellophane e nastro da imballaggio di colore nero, contenenti verosimilmente sostanza stupefacente del tipo cocaina. La successiva analisi qualitativa ha confermato la natura della sostanza in cocaina, per un peso complessivo pari a oltre 2 kg. la Procura Distrettuale della Repubblica è stata informata. Il  corriere è stato tratto in arrestato ed accompagnato presso la Casa Circondariale di Catania a Piazza Lanza. La cocaina sequestrata, verosimilmente destinata al mercato etneo, avrebbe fruttato, nella vendita al dettaglio, oltre 200.000€.


Paternò CT – GdF sequestra beni Call center QE’. I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, su richiesta della Procura di Catania, in esecuzione di un decreto emesso dal Tribunale etneo, nei giorni scorsi, hanno ultimato le operazioni di sequestro di conti correnti e beni, per un valore complessivo di 1 milione di euro, nella disponibilità di Patrizio Argenterio, amministratore pro tempore della QE’ srl con sede a Paternò (CT), società operante nella gestione di Call Center, balzata agli onori della cronaca per il licenziamento collettivo dei suoi dipendenti. L’ex amministratore, 60enne originario di Brescia, è indagato per non aver provveduto, per l’anno di imposta 2014, al versamento di imposte (IVA)  per oltre un milione di euro. Il provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, il cui contesto penale trae origine dall’esito di una attività ispettiva eseguita dall’Agenzia delle Entrate di Catania, consegue alle mirate indagini patrimoniali compiute dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria che hanno, dunque, consentito di individuare e sottoporre a sequestro preventivo 4 unità immobiliari abitative e commerciali ubicate nella provincia di Brescia, 1 autovettura nonché la liquidità presente sui conti correnti del predetto indagato e della società QE’.


Catania  GdF Catania ammanetta in stazione Siracusa corriere con 25 kg hashish. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto presso la stazione ferroviaria di Siracusa un corriere che stava  trasportando 25 Kg. di hashish occultati nel bagaglio personale. Il corriere G.M. 25enne originario dio Torino è stato bloccato nel tardo pomeriggio di domenica, durante un servizio di contrasto al traffico di droga.  I  militari del GICO del Nucleo di Polizia Tributaria avevano attuato, presso le stazioni ferroviarie di Catania e Siracusa, un dispositivo di controllo nei confronti dei passeggeri in arrivo con i treni provenienti da altre regioni. L’attività ha consentito di individuare e fermare, all’interno della stazione aretusea, il G.M. 25enne originario e residente a Torino, che alla vista dei finanzieri ha mostrato un atteggiamento circospetto e sfuggente. L’ispezione del suo “trolley” ha fatto rinvenire circa 50 panetti imballati con cellophane e nastro isolante contenenti complessivamente 25 kilogrammi di sostanza stupefacente del tipo hashish. Il corriere è stato quindi arrestato ed accompagnato presso il carcere di Siracusa Cavadonna. La sostanza stupefacente sequestrata, verosimilmente destinata al mercato della Sicilia orientale, avrebbe fruttato, al dettaglio circa 250.000 euro.


AcirealeBlitz GdF, sequestrati costumi e maschere illegali in negozi. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, nel corso di 4 interventi eseguiti ad Acireale, presso i magazzini e punti vendita gestiti da soggetti di origine cinese, hanno sequestrato circa 4.000 articoli carnevaleschi. L’attività della Tenenza di Acireale rientra nel dispositivo di controllo economico del territorio volto alla tutela della sicurezza e della salute dei consumatori. Il controllo è stato mirato, nel periodo del carnevale di Acireale, per verificare la conformità agli standard di sicurezza previsti dalla normativa comunitaria e nazionale dei prodotti venduti in tale ricorrenza. Le Fiamme Gialle, tra i prodotti irregolari esposti per la vendita hanno rinvenuto maschere, costumi, giocattoli e trucchi non conformi agli standard di legge a tutela della salute, della sicurezza dei consumatori e dell’ambiente. I Baschi Verdi in particolare, hanno evidenziato che la maggior parte degli articoli sequestrati risultava priva della marcatura CE, delle previste indicazioni sulla loro composizione, qualità e origine. I militari hanno notato che un’altra parte dei prodotti, invece, recava una marcatura CE ingannevole, costituita da un’etichetta asportabile e, soprattutto, quelli destinati anche a minori di tre anni, erano del tutto privi di informazioni sui materiali utilizzati nella fabbricazione. I finanzieri, nel corso delle ispezioni ai magazzini hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro anche altri prodotti di uso comune privi dei normali standard di sicurezza, costituiti da oltre 100.000 dispositivi elettrici. I militari hanno sottoposto a sequestro merce irregolare del valore complessivo  stimabile in oltre 22mila € e svolgono accertamenti volti a risalire la filiera di distribuzione. I finanzieri intendono  individuare  a monte i produttori che hanno aggirato le regole previste per immissione in commercio.  I rappresentanti legali delle società e i titolari delle ditte sottoposte a controllo sono stati segnalati alla Camera di Commercio per l’applicazione delle sanzioni amministrative previste.


Catania Assalto a treno ed altro: GdF  sequestra beni 6 mln €, attività non dichiarate. La Procura Distrettuale Antimafia di Catania, a seguito di complesse indagini, anche patrimoniali, delegate al Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, ha chiesto ed ottenuto dal Tribunale di Prevenzione di Catania un decreto di sequestro del patrimonio di circa 6 milioni €, illecitamente accumulato da Nunzio Fabio TENERELLI  31enne, attualmente detenuto ai domiciliari per una serie di reati aggravati contro il patrimonio. Nunzio TENERELLI è destinatario di un’ordinanza cautelare in carcere nel settembre 2015 nell’ambito dell’operazione “Nuova Famiglia” in quanto ritenuto responsabile, tra gli altri, di una rapina commessa il 30 giugno 2014 presso la stazione ferroviaria di Acireale ai danni di una cittadina cinese che era sul treno Siracusa-Roma. Gli investigatori appurarono che le modalità del comportamento delittuoso denotavano la particolare pericolosità del Tenerelli; infatti in quella occasione fu organizzato un vero e proprio assalto al treno da 7 soggetti, di cui alcuni armati, che fecero irruzione sul convoglio bloccando a terra il capotreno e il cuccettista per sottrarre alla cittadina cinese un quantitativo imprecisato di denaro in contante. Gli inquirenti denotano che TENERELLI, oggi colpito da una misura di prevenzione patrimoniale, abbia espresso sin dal 2001 una specifica ed abituale inclinazione nella commissione di furti e rapine dalle quali avrebbe ricavato le risorse finanziarie necessarie per garantirsi un’invidiabile posizione economica. Le azioni criminali sono state compiute sia autonomamente che in concorso con appartenenti al clan Mazzei.  Gli inquirenti hanno raggiunto la consapevolezza che TENERELLI, pur non risultando organicamente inserito nel clan Mazzei, sia legato da rapporti di stretta parentela con Nuccio Mazzei, reggente dei Carcagnusi, in quanto le rispettive madri sono sorelle.  I  militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, sulla base dei gravi indizi di pericolosità sociale riscontrati e dell’abitualità delle sue condotte delittuose, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, hanno  avviato una mirata indagine patrimoniale nei confronti del TENERELLI e del suo nucleo familiare volta a verificare la coerenza del loro tenore di vita e del patrimonio posseduto con i redditi dagli stessi dichiarati. Le investigazioni, condotte anche con l’ausilio di sofisticati software sviluppati dalla Guardia di Finanza per l’analisi incrociata di tutte le informazioni desumibili dalle banche dati, hanno consentito di individuare ai Baschi Verdi i beni, mobili e immobili, illecitamente accumulati dal nucleo familiare TENERELLI. Nunzio TENERELLI, sin dai primi anni del 2000, pur palesando un’elevata capacità contributiva, non ha mai dichiarato al Fisco il possesso di redditi in quanto non occupato in attività lavorative. I militari hanno rilevato  nel corso degli accertamenti patrimoniali ed a fronte di ciò, che TENERELLI aveva la disponibilità di un patrimonio immobiliare di grande valore. Le Fiamme Gialle hanno  accertato che gli immobili erano stati acquistati ricorrendo a denaro contante e, anche quando il soggetto ha fatto ricorso alla stipula di mutui od all’emissione di titoli di pagamento, gli acquisiti siano stati effettivamente, sempre e solo, regolati in contanti. I familiari, dal canto loro, in più circostanze sono risultati essere intestatari di comodo di unità immobiliari e di un’attività imprenditoriale, un bar nel quartiere di San Cristoforo.  La Sezione Misure di Prevenzione ha, dunque, disposto il sequestro di un’attività d’impresa, di 27 immobili, di 3 conti correnti e di 3 autovetture, il tutto per un controvalore complessivo pari a circa di 6 milioni di euro.


Catania GdF scopre truffa 298 falsi braccianti. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito dei servizi a tutela della spesa pubblica, hanno scoperto una truffa realizzata da 2 imprese agricole della provincia etnea. I maldestri attraverso il meccanismo della falsa assunzione di braccianti, arebbero indebitamente ottenuto dall’INPS somme per circa 1,5 milioni di euro a titolo di indennità di disoccupazione nonché, in alcuni casi, di emolumenti a sostegno della famiglia (c.d. assegni familiari). Il sistema di frode corrisponde a quello già noto ai finanzieri in quanto accertato nel corso di altre indagini sviluppate nel medesimo settore. Le ditte, costituite al solo fine di realizzare la truffa ed apparentemente operanti nella raccolta di prodotti agricoli, hanno assunto soggetti compiacenti relativamente ai quali hanno dapprima falsamente attestato all’INPS l’impiego quali braccianti nei campi. I soggetti, in un secondo momento, hanno comunicato all’ente assistenziale il non utilizzo del lavoratore affinché venisse corrisposta a ciascuno l’indennità prevista per i giorni di disoccupazione. Gli accertamenti effettuati sui terreni oggetto delle diverse raccolte hanno consentito di appurare che gli stessi non erano neppure nella disponibilità delle imprese controllate, atteso che sono anche risultati falsi i relativi contratti di comodato d’uso gratuito a favore delle medesime. Per gli organizzatori della truffa e per i 292 falsi braccianti che hanno percepito gli illeciti proventi è scattata la denuncia per truffa e falso all’Autorità Giudiziaria e la segnalazione all’INPS per il recupero delle somme erogate.


Acireale Ten. Laura Boerner assume Comando Tenenza GdF, succede a Ten. Eugenio Marmorale. L’avvicendamento tra i due ufficiali è stato concretizzato il 25 luglio 2016. Il  Tenente Boerner è di origine campana ed è giunta in Sicilia al termine di una importante esperienza operativa maturata nel Settentrione, al comando della Sezione Operativa Volante della Compagnia della Guardia di Finanza di Treviglio (BG).  Il Comandante Provinciale, Col. Roberto Manna, nel salutare i due ufficiali, ha formulato i migliori auguri di buon lavoro al Ten. Boerner, sottolineando come sotto la guida del Tenente Eugenio Marmorale, ora destinato a ricoprire un prestigioso incarico presso il Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, il reparto acese delle Fiamme Gialle abbia raggiunto importantissimi risultati operativi. I migliori auguri di buon lavoro al comandante Laura Boerner .


Catania GdF scopre  17 in B&b abusivi. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un articolato servizio volto alla repressione dell’abusivismo nel settore turistico-alberghiero, hanno effettuato un piano di controlli nei confronti di strutture ricettive operanti nel capoluogo etneo (Bed & Breakfast, affittacamere e case vacanza). I controlli delle Fiamme Gialle sono scaturiti da un’analisi del particolare settore imprenditoriale che, negli ultimi anni, ha registrato una crescita esponenziale di strutture alloggiative di vario genere, spesso pubblicizzate anche su siti internet che operano mediante prenotazioni on line.In tale contesto, si è dato avvio a una serie di riscontri acquisendo l’elenco completo delle strutture regolarmente autorizzate a operare sul territorio del capoluogo, grazie alla proficua sinergia intercorsa con il Comune di Catania che, attraverso la Direzione Sviluppo Attività Produttive e Nucleo Tributi, ha intensificato l’azione di controllo sul corretto adempimento dell’imposta di soggiorno da parte degli operatori del settore. Gli elementi acquisiti dai finanzieri, sia attraverso il monitoraggio dei siti internet sia   mediante accertamenti, sopralluoghi e altre attività investigative, sono stati quindi incrociati con le risultanze delle banche dati dell’anagrafe tributaria. A conclusione di tali approfondimenti è stato avviato un massiccio piano di controlli nei confronti di esercizi operanti in diversi quartieri della città, nelle zone più centrali e a maggiore vocazione turistica, ma anche in quartieri più periferici ovvero nella zona della scogliera.I finanzieri del Gruppo di Catania hanno verificato la presenza delle previste autorizzazioni comunali (SCIA), il rispetto della normativa di pubblica sicurezza concernente la trasmissione alla Questura dei nominativi dei clienti alloggiati, nonché l’assolvimento degli obblighi fiscali, con specifico riguardo alla contabilizzazione delle presenze ai fini delle imposte sui redditi ma anche ai fini dell’imposta di soggiorno prevista dall’apposito regolamento approvato nel 2011 dal Consiglio Comunale di Catania. I controlli hanno consentito di individuare 17 strutture completamente abusive, cioè sprovviste delle necessarie autorizzazioni rilasciate dal Comune e non in regola con gli obblighi tributari. Sono stati constatati redditi non dichiarati al Fisco per oltre 200 mila euro relativi a presenze di clienti non contabilizzate in tutto o in parte. Nella quasi totalità dei casi, inoltre, i titolari delle strutture non avevano adempiuto agli obblighi di comunicazione al Comune ai fini dell’imposta di soggiorno. Ammontano a circa 4000 le presenze rilevate presso le strutture ispezionate e segnalate al Comune di Catania ai fini del recupero dell’imposta di soggiorno nei confronti dei responsabili delle attività ricettive. Infine, sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria 16 titolari di attività per aver omesso di comunicare alla Questura i nominativi dei clienti alloggiati presso la propria struttura, ovvero per aver effettuato dichiarazioni mendaci circa il numero di posti letto autorizzati. In proposito, va evidenziato come la presenza di strutture abusive o non perfettamente in regola – sovente lamentata da operatori e associazioni del settore – oltre a determinare una consistente evasione fiscale, crea una “concorrenza sleale” con le attività regolari, alterando il mercato e determinando rischi per la sopravvivenza di chi opera nella legalità. Va anche sottolineato che la presenza di strutture abusive o irregolari non consente un esatto computo delle presenze turistiche in una determinata area, falsando anche i dati e i resoconti del settore turistico-alberghiero nel capoluogo. I controlli continueranno nei prossimi mesi e saranno intensificati in previsione della stagione estiva, anche nei confronti di strutture alberghiere di maggiori dimensioni.


Catania  GdF seda rissa extracomunitari in Centro Accoglienza. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito dei quotidiani servizi di Ordine Pubblico svolti presso il Centro di Accoglienza per richiedenti asilo di Mineo (CT), hanno tratto in arresto 4 soggetti extracomunitari fermati nel corso di una rissa scoppiata all’interno della struttura. Gli ospiti, classe ’91, ’94 e due del ‘95, tutti di nazionalità nigeriana e richiedenti asilo, nella mattinata di domenica, insieme ad altri connazionali, si sono resi responsabili di un tafferuglio nelle aree antistanti la mensa del Centro di Accoglienza. Il pronto intervento delle Fiamme Gialle etnee, unitamente ai colleghi di Agrigento e Caltanissetta, nonché della Polizia di Stato del Commissariato di Caltagirone, ha permesso di ristabilire rapidamente la normalità nella struttura. La situazione era degenerata per futili motivi connessi all’approvvigionamento di alcuni generi alimentari. Alcuni  più facinorosi, nel corso della lite, hanno fatto ricorso all’utilizzo di alcuni oggetti contundenti recuperati nelle immediatezza (bastoni, mazze chiodate e una lama da cucina), provocando anche una lieve ferita da taglio ad un braccio di uno degli arrestati. Quest’ultimo è stato immediatamente accompagnato presso il presidio ospedaliero della Croce Rossa di stanza al Centro di Accoglienza per le cure del caso e giudicato guaribile in 8 giorni. La  tempestiva opera dei finanzieri, ha subito concluso la colluttazione evitando il coinvolgimento di altri ospiti e facendo sì che tutto tornasse tranquillo. I quattro soggetti responsabili delle turbative per rissa aggravata sono stati, quindi, posti a disposizione della Procura della Repubblica di Caltagirone e condotti presso la locale Casa Circondariale, in attesa del giudizio per direttissima.


Catania – GdF blocca corriere droga vicino pullman. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, nell’ambito di un servizio volto alla repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti, hanno arrestato un giovane che trasportava 250 grammi di marijuana alla fermata delle autolinee in via Archimede a Catania. Le Fiamme Gialle etnee, quotidianamente impiegate in specifici controlli nelle principali piazze di spaccio, hanno intensificato le proprie attività nel corso delle festività pasquali, specie nelle aree portuali, aeroportuali e nei punti di transito, quali, tra gli altri, le autostazioni. Le Fiamme Gialle nel corso di tali controlli, hanno posto  attenzione ad un giovane intento al ritiro del suo bagaglio nel relativo alloggiamento dell’autobus. Il giovane 21enne, proveniente da Bologna ma di origini ragusane, ha subito palesato un atteggiamento circospetto, che ha indotto i finanzieri del Gruppo Catania a sottoporlo ad una accurata ispezione anche dei suoi bagagli personali. I militari del Gruppo di Catania, anche grazie all’ausilio del cane antidroga RAV, appartenente alle unità cinofile in forza al Reparto, hanno così scoperto 1 panetto di marijuana occultato nello zaino, del peso di circa 250 grammi, il cui valore sul mercato alla vendita minuta avrebbe consentito di ricavare oltre 2.500€. L’operazione è culminata con l’arresto del soggetto responsabile per la fattispecie prevista dal Testo Unico in materia di sostanze stupefacenti e messo a disposizione della locale Autorità Giudiziaria.


Catania -  Sbarco 254 migranti, presi 3 scafisti, morta  ragazza 20enne. Polizia   e  Guardia di Finanza di Catania hanno posto in stato di fermo di indiziato di delitto 3 sedicenti cittadini stranieri, di nazionalità nigeriana e gambiana, per il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, in relazione allo sbarco di 254 migranti ed 1 cadavere giunti presso il Porto di Catania lo scorso 20 marzo, a bordo della nave della Guardia Costiera romenaMai 0201. I nigeriani Kevin GABRIEL 31enne e Ebenezer OKE 33enne sono stati individuati quali componenti dell’equipaggio di un gommone su cui viaggiavano 132 migranti e la salma di 1 giovane donna, mentre il gambiano Arfang NJIE 27 enne quale “scafista” di altro gommone soccorso con a bordo 122 migranti. Gli  investigatori della Squadra Mobile della Polizia di Stato e del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catania sotto il coordinamento della Procura della Repubblica etnea,   hanno raggiunto l’assetto romeno in alto mare coadiuvati da personale della Sezione Operativa Navale del Corpo ed hanno ricostruito la dinamica del viaggio acquisendo gli elementi necessari all’adozione dei provvedimenti di fermo.  Gli  accertamenti di rito effettuati sulla salma, hanno acclarato che  si trattava di una giovane cittadina nigeriana di 20 anni, per il cui decesso l’Autorità Giudiziaria sta valutando se sia riconducibile alla condotta degli scafisti. La ragazza, secondo alcune testimonianze, pare fosse partita dalla Nigeria, dove aveva iniziato a studiare come designer di moda. Le precarie condizioni economiche della famiglia, che non le permettevano più di continuare il corso di studi, l’avevano determinata a svolgere la professione di sarta per risparmiare il denaro necessario a lei e alla sorella a raggiungere l’Italia e tentare di realizzare il sogno di lavorare nel campo della moda. I  tre fermati espletate le formalità di rito, sono stati associati presso la locale Casa Circondariale di “Piazza Lanza” a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


NicolosiGdF salva sciatore infortunato. I militari del  Soccorso Alpino della Guardia di Finanza (SAGF) di Nicolosi, alle ore 11,15 circa sono intervenuti in una operazione di soccorso di un turista che si era procurato un trauma ad un arto inferiore, nel corso di una discesa, fuori pista, con lo slittino, in località compresa fra il rifugio Sapienza e i Crateri Silvestri a circa 1900 mt s.l.m. I militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, allertati dalla Centrale Operativa del 118 e con l’ausilio dei volontari del CNSAS, dopo aver raggiunto il soggetto gli hanno immobilizzato l’arto e trasportato sulla barella fino al piazzale del rifugio Sapienza dove è intervenuta l’eliambulanza del 118 per il trasporto del malcapitato al presidio ospedaliero Cannizzaro di Catania.


Catania – GdF seminario  su reati  contro P.A. L’incontro di studi sulla delicata ed attualissima materia dei reati contro la P.A. e della prevenzione della corruzione si è svolto, all’interno della Sala Koiné del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania.Il  Comandante Regionale della Guardia di Finanza, Gen.D. Ignazio GIBILARO, eD il Comandante Provinciale di Catania, Col. t.ST Roberto MANNA, che ha moderato i lavori, hanno presenziato al seminario. I  relatori, intervenuti sono: il Dott. Alfio FRAGALÀ, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Catania, il Cons. Michele CORRADINO, componente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e il Ten.Col. t.ST Alberto NASTASIA, Comandante del Nucleo PT. Il Dott. FRAGALÀ ha tenuto un intervento sulle condotte e sugli indicatori dei reati di corruzione, con specifico riguardo al settore degli appalti; il Cons. CORRADINO ha illustrato il ruolo e le competenze dell’A.N.A.C., soffermandosi, in particolare, sulle disposizioni previste dal nuovo “codice degli appalti”, che entrerà in vigore nel mese di aprile; il Ten.Col. NASTASIA ha esposto i presidi anticorruzione del Corpo, con specifico riguardo al piano triennale adottato dalla Guardia di Finanza in attuazione delle vigenti disposizioni. La giornata di studio, molto proficua,  ha consentito di tracciare un punto di situazione aggiornato sulla normativa di settore, anche in considerazione del duplice impegno richiesto alla Guardia di Finanza dalla legge anticorruzione: da un lato, per effetto delle specifiche funzioni svolte, contrastare i reati di corruzione, che richiedono una conoscenza specialistica della materia amministrativa e contabile;  dall’altro, secondo gli indirizzi dell’Autorità politica di riferimento, provvedere ad aggiornare il piano anticorruzione nell’ottica di implementare ulteriormente il dispositivo di prevenzione. Il  recente rinnovo del Protocollo d’intesa tra l’A.N.A.C. e la Guardia di Finanza è importante in tale contesto,  è disciplinata la collaborazione con specifico riguardo all’esame della contrattualistica pubblica per gli appalti e per i contraenti con la pubblica amministrazione, nonché alla verifica presso gli enti pubblici del rispetto degli obblighi dettati dalla specifica normativa.


Catania - GdF sequestra 62 kg marijuana, 1 in manette.  L’attività dei finanzieri del Comando Provinciale di Catania è anche nel  contrasto del traffico di sostanze stupefacenti, nell’ultimo mese, ed ha consentito di trarre in arresto 7 trafficanti e sequestrare oltre 11 kg di droghe. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria etneo, il 1° dicembre scorso, nel corso di una perquisizione in un’abitazione nelle campagne di Vittoria, in provincia di Ragusa, di proprietà di Vincenzo Palmieri 44enne, hanno sequestrato 62 Kg. di marijuana. Le  Fiamme Gialle sono pervenute al rinvenimento proprio grazie all’analisi dello stupefacente sequestrato nei giorni scorsi, risultato perlopiù di produzione locale, e sviluppando il monitoraggio di alcuni soggetti, con specifici precedenti penali per traffico di marijuana, residenti nell’area di provenienza della sostanza cannabinoide. Le  Fiamme Gialle si sono insospettire sul Palmieri  che pur non svolgendo  attività lavorativa - non sembrava manifestare difficoltà economiche. La perquisizione condotta nell’abitazione del soggetto ha successivamente confermato i sospetti essendo stata rinvenuta marijuana, sia all’interno dell’abitazione, in un locale adibito a ricovero di strumenti da lavoro, che all’esterno della stessa, in una cisterna in plastica. Lo stupefacente era contenuto in 22 confezioni di cellophane, nascoste all’interno di 3 distinti sacchi, per un peso complessivo di 62 Kg. Sebastiano Palmieri è stato quindi tratto in arresto e condotto, a disposizione dell’Autorità giudiziaria, presso la casa circondariale di Ragusa.  La cannabis sequestrata, verosimilmente destinata al mercato ibleo, avrebbe fruttato, al dettaglio, circa 650.000 euro.


Catania GdF  preso 1 corriere  145g cocaina in auto. È finito ai domiciliari : Giovanni Treccarichi  51enne catanese.  L’attività delle Fiamme Gialle a contrasto del traffico di sostanze stupefacenti è continua. I militari, nei giorni scorsi avevano ammanettato 5 corrieri, soprattutto mediante il costante monitoraggio dei principali snodi autostradali e dei punti di arrivo nella città: stazione ferroviaria e dei pullman. I Baschi Verdi  l’11 novembre scorso, durante un normale controllo all’uscita del casello autostradale di San Gregorio, hanno proceduto a fermare una Peugeot 107 nera condotta da Giovanni Treccarichi, 51enne catanese. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria, nello svolgimento degli accertamenti di prassi, hanno notato la crescente insofferenza del soggetto, che rivolgeva agli stessi pressanti richieste per accelerare la conclusione dei riscontri per presunte esigenze lavorative. La titubanza ha indotto i finanzieri ad approfondire il controllo ed in particolare ad effettuare un’ispezione accurata dell’auto.  I minitari hanno rinvenuto, ben occultato sotto la moquette del sedile posteriore, 1 involucro in carta stagnola contenente un sacchetto in cellophane con 145 grammi di cocaina. Le analisi effettuate sulla sostanza hanno consentito di accertare che si trattava di cocaina purissima dalla quale sarebbero state ricavate almeno 530 dosi di stupefacente, che, collocate sul mercato dello spaccio catanese avrebbero potuto fruttare circa 25.000 euro. Il cinquantunenne, incensurato, è stato pertanto posto agli arresti domiciliari, su disposizione della locale Autorità Giudiziaria.


Catania GdF arresta su ragusana svincolo Catania 1 corriere con 6 kg droga. Si tratta di Gino Vella 53enne  vittoriese. L’attività di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti da parte dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania è continua.  I militari dopo l’arresto dei 2 tunisini, nei giorni scorsi hanno concluso un altro importante servizio con l’arresto del  vittoriese Gino Vella 53enne ed il sequestro di oltre 6 chilogrammi di marijuana. Le Fiamme Gialle stavano svolgendo un servizio ordinario di controllo del territorio sulla Strada Statale Ragusana 194, in prossimità dello svincolo autostradale per Catania. Una  pattuglia del Nucleo di Polizia Tributaria ha intimato l’alt ad un’automobilista che, alla vista dei finanzieri, ha proseguito la sua corsa. I militari immediatamente si sono messi all’inseguimento della Lancia, raggiungendola dopo alcune centinaia di metri dal luogo del controllo. I  tutori dell’ordine, fermata l’autovettura, hanno proceduto all’identificazione del conducente, che è apparso nervoso e insofferente alle attività di polizia. Le Fiamme Gialle considerando il tentativo di sottrarsi al controllo e tenuto anche conto delle risposte contraddittorie fornite dal vittoriese, hanno deciso di ispezionare il veicolo. I finanzieri nel bagagliaio hanno rinvenuto, ben occultati, 6 chilogrammi di marijuana nascosti all’interno di 3 diversi sacchi di plastica.  L’auto  e la sostanza stupefacente sono state poste sotto sequestro, mentre il soggetto, peraltro già   noto, è stato associato presso la Casa Circondariale “Cavadonna” di Siracusa, a disposizione della Procura della Repubblica di Siracusa. Le Fiamme Gialle ritengono che il vittoriese, trovato in possesso anche di 840 euro in contanti, fosse il “corriere” dello stupefacente sequestrato, molto probabilmente destinato al mercato catanese, la cui vendita avrebbe fruttato, al dettaglio, oltre 70mila€.


Catania - 5 indagati per favoreggiamento immigrazione clandestina. Polizia   e Guardia di Finanza di Catania hanno posto in stato di fermo di indiziato di delitto cinque sedicenti cittadini egiziani per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, a seguito dello sbarco avvenuto presso il porto di Catania lo scorso 9 luglio. Si tratta di : Ibrahim ABUHIMDAN 44enne, Mohammad ALQADI  28enne, Ahmed Sabri Ali EL SHAEER  34enne, Mohammed Ichta IZAT MOHAMMED 31enne e Mohammad ABDAL RAHMAN  35enne che sono stati individuati quali componenti dell’equipaggio di un peschereccio, salpato dalle coste egiziane, con a bordo 285 migranti provenienti dall’area sub-sahariana e mediorientale. L’intervento di soccorso è stato operato da un’unità navale della Guardia Costiera svedese, il pattugliatore “Siem Pilot”, impegnato nel Mar Mediterraneo nell’ambito del dispositivo “Triton 2015”, con a bordo un militare della Guardia di Finanza, in qualità di “liason officer Frontex” e con funzioni di collegamento. Le preliminari evidenze acquisite dall’equipaggio del pattugliatore, nonché le attività investigative svolte dagli uomini della Squadra Mobile e del G.I.C.O. di Catania, che hanno raggiunto in alto mare l’imbarcazione svedese con unità veloci della Guardia di Finanza, hanno permesso di raccogliere significativi elementi indiziari nei confronti dei cinque egiziani, “scafisti” del peschereccio. Le attività degli investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, proseguite a terra sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria etnea, hanno consentito di acquisire gli elementi necessari all’adozione dei provvedimenti di fermo. I cinque egiziani sono stati associati presso la Casa Crcondariale di Catania “Piazza Lanza” a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.


Catania –  Gdf scopre finanziamento 4 milioni€ per Patto Territoriale Aci somma mai investite. I finanzieri del Comando Provinciale di Catania, coordinati dal gruppo per i “reati contro la criminalità economica” della locale Procura della Repubblica, hanno eseguito nei confronti del noto imprenditore Orazio BOSCO LO GIUDICE il  sequestro preventivo della somma di  4.525.857 €  disposto dal G.I.P. del Tribunale etneo per fatti compiuti allorché questi era amministratore unico della “ITA CTA S.r.l.” e, segnatamente, per aver fraudolentemente percepito, nell’Ambito del cd. patto territoriale delle Aci, contributi e agevolazioni pubbliche di oltre 4,5 milioni€ erogati dal Ministero delle Attività Produttive per favorire lo sviluppo economico e occupazionale di aree depresse. Il progetto finanziato - di importo complessivo pari a 13 milioni€ era orientato a favorire nuova occupazione nel comprensorio del Patto Territoriale delle Aci (Aci Castello, Aci Catena, Acireale, Aci S. Antonio, San Gregorio e Valverde) - prevedeva l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature per lavori di ingegneria edile, da allocare in una struttura logistica a ridosso delle Terme di Acireale. Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania, hanno invece consentito di accertare che l’attività dichiarata non è mai stata svolta dalla società beneficiaria, né è stata mai realizzata l’unità produttiva prevista dal progetto con conseguente danno per l’economia locale che è stata privata di ingenti risorse finanziarie stanziate per la crescita del territorio. I Baschi Verdi hanno evidenziato che i beni strumentali acquistati dalla “ITA CTA S.r.l.” grazie al contributo concesso sono stati utilizzati da altre società riconducibili al medesimo gruppo industriale di riferimento presso propri cantieri, in chiara violazione dell’obiettivo e dell’interesse pubblico cui il finanziamento era destinato. La “ITA CTA S.r.l.”, in sostanza, ha direttamente destinato ed in qualche caso noleggiato i  beni strumentali ad altre società del gruppo attive nell’esecuzione di opere pubbliche, fra cui la “TERNIRIETI S.c.a.r.l.” (impegnata in appalti per la costruzione di opere stradali e ferroviarie al confine tra Lazio e Umbria) e la “SAN MARCO S.c.a.r.l.” (impegnata nella costruzione dell’Ospedale nuovo San Marco di Librino). La Guardia di Finanza con l’indagine è arrivata, quindi, alla denuncia, a piede libero, del noto imprenditore Orazio Bosco Lo Giudice, all’epoca dei fatti amministratore unico della “ITA CTA S.r.l.”, per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di malversazione a danno dello Stato. I militari hanno appurato che di quest’ultimo reato dovrà poi rispondere, in concorso, anche Concetto Albino Bosco Lo Giudice, all’epoca dei fatti, amministratore unico della “TERNIRIETI S.c.a.r.l.” e della “SAN MARCO S.c.a.r.l.”. Altri due dipendenti di società del medesimo gruppo industriale sono poi indagati, in concorso con Orazio Bosco Lo Giudice, per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche avendo indicato falsamente ai funzionari incaricati dei sopralluoghi fisici sui mezzi e macchinari oggetto di agevolazione, quali cantieri di lavoro della “ITA CTA S.r.l.”, cantieri in realtà di pertinenza delle altre società del gruppo.  Anche le società “ITA CTA S.r.l.”, TERNIRIETI S.c.a.r.l.” e “SAN MARCO S.c.a.r.l.”  dovranno rispondere, poi, direttamente, ai sensi del D.Lgs. n. 231/01, per responsabilità derivante da reato a causa delle condotte compiute dai propri organi di vertice avendone comunque tratto significativo beneficio. L’attività si è conclusa con il sequestro di oltre 4,5 milioni€, pari al contributo erogato, in quote societarie intestate a BOSCO LO GIUDICE Orazio la cui gestione è stata affidata ad un amministratore giudiziario nominato dalla Procura della Repubblica etnea.